Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-gi-oh GX
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Autore: DrachettaDance    16/06/2008    6 recensioni
è la mia prima fanfiction, spero vi piaccia. tratta di jadenXjesse molto teneri che scoprono il piacere di amarsi.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Jaden/Judai Yuki, Nuovo personaggio
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Oggi è una giornata schifosa, fa freddo e il cielo è tutto coperto, ma la temperatura è troppo bassa perché nevichi. Il tempo rispecchia il mio umore: il grigio delle nubi come il colore del mio animo, turbato dalla nostra ennesima litigata di questo periodo, la neve che minaccia di scendere come le lacrime che sento pizzicare ai lati degli occhi. In realtà le litigate scoppiano per pretesti futili ma ci basta un niente per scattare. Non dormiamo più insieme da tempo, la prima volta un po’ per caso, poi abbiamo continuato a mettere del gelo fra noi, fino ad arrivare a questa situazione in cui temo ci siano crepe troppo profonde nel nostro rapporto che pian piano stanno rompendo il sogno che avevamo creato. Tu ti ricordi quando è iniziato? Era inverno, durante le vacanze, i nostri compagni di stanza se ne erano tornati a casa, tu mi avevi invitato a passare un po’ di tempo nel tuo paese e io avevo accettato felice. Aveva iniziato a nevicare e faceva un freddo pauroso, eravamo arrivati alla stazione in perfetto orario e il treno era arrivato poco dopo; avevamo posato le nostre valige nello scompartimento, ma poi, dal finestrino, avevamo visto una coppia di anziani che non riusciva a portare via un baule enorme e così non resistemmo e andammo a dargli una mano! Li aiutammo con quell’enorme baule, ma i due simpatici vecchietti, per ringraziarci, ci intrattennero a parlare e così il treno partì senza noi due ma con i nostri bagagli! Sconsolati tornammo all’accademia a piedi, siccome non c’era nessun mezzo che viaggiava con quella bufera. Ricordo che il freddo era terribilmente fastidioso, nonostante io fossi abituato a quello molto più pungente del mio paese, ma quando la neve sciolta bagnò le nostre divise incominciammo a tremare entrambi. Quando entrammo nel dormitorio degli slifer rossi, trovammo un piacevole calduccio ad aspettarci, così ci dirigemmo nella nostra stanza per toglierci i vestiti bagnati; ma una volta arrivati ci ricordammo che tutti i nostri vestiti erano sul treno e tu con aria risoluta tu dissi “Beh valutiamo le possibilità. Con questi vestiti non possiamo restare…” e io finii “Questo è un dato di fatto!”. Tu mi guardasti con quegli occhi che adoravo e continuasti “Potremmo prendere in prestito dei vestiti dei nostri compagni…” e di nuovo io conclusi “ma direi che i vestiti di Syrus sono troppo piccoli. Rimangono i vestiti di Tyrano, ma a giudicare dalla quantità di valigie che aveva quando è partito non penso che ne siano rimasti molti!” Tu mi guardasti un po’ perplesso e poi con l’aria di chi non si lascia scoraggiare da niente e da nessuno mi rassicurasti “Tu non ti preoccupare, vai a farti una bella doccia calda e io intanto cerco qualcosa, ok?” Io sorridendoti annui e mi diressi in bagno. Quando uscii avevi ancora la testa infilata dentro l’armadio e quando ne uscisti vidi che in una mano reggevi dei pantaloni di una tuta blu e una maglietta a maniche lunghe dello stesso colore, mentre nell’altra mano reggevi un orribile paio di pantaloni di pelle nera attillatissimi e una maglietta rosa della stessa misura extra small dei pantaloni, insomma il tipo di completo che avrebbe fatto impazzire il professor Crowler! Guardai spaventato il secondo completo e deglutendo a vuoto ti chiesi “Jaden, come facciamo a decidere a chi va un completo e a chi va l’altro?” Tu con calma rispondesti “Dai non fare quella faccia lì! Non è poi un grosso problema! Facciamo come risolvevo tutti i miei litigi da piccolo. Allora: prendi il tuo deck e mischia le carte, poi ognuno di noi pesca la carta che è in cima e chi ha il mostro più potente vince. Le carte magia, terreno o trappola vincono rispetto ai mostri, ma sono tutte in parità fra loro, per te va bene?” Io presi il mio deck e annuii ma dentro di me pensavo – Ti prego non adesso, non mi tradire adesso, mio caro deck!– tu riscuotendomi dai miei pensieri dissi “Forza prima pesca tu!” io presi la carta titubante ma mi rilassai quando vidi tra le mie mani Pegasus Zaffiro: in fondo era una delle mie carte più potenti. Ovviamente tu mi sorpresi tirando fuori una banalissima polimerizzazione, che purtroppo batteva il mio Pegasus. Quindi il completo alla Crowler toccò a me! Guardandomi divertito, mi lasciasti tra le mani il secondo completo e poi andasti anche tu a farti la doccia, non prima di avermi tirato un’affettuosa pacca sulla spalla, lasciata scoperta dall’asciugamano che avevo legato in vita. Il tuo tocco mi procurò un brivido lungo tutta la schiena. Mentre tu eri in bagno io iniziai, con un po’ di schifo, a vestirmi e, mentre finivo di mettermi la maglia, che nonostante tutti i miei sforzi di allargarla era rimasta incredibilmente piccola, iniziai a pensare a te e a come saresti stato con i vestiti che invece la sorte aveva assegnato a me: ti vedevo bello come un angelo sceso sulla terra solo per me, con i tuoi capelli disordinati, i tuoi occhi sinceri, e il tuo fisico allenato messo in risalto dal nero e dal rosa… decisamente quei vestiti iniziavano a piacermi! Ero così distratto da quell’immagine, che la mia mente aveva creato solo per farmi soffrire, che nemmeno mi accorsi che tu eri uscito dal bagno, già vestito, e che mi stessi guardando; così il mio cuore perse un battito quando con voce che tradiva sincera curiosità mi chiesi “A cosa stavi pensando?” decisi che l’unica strada possibile era cercare di mantenersi sul vago “Niente in particolare” ma tu non eri così facile da sviare “Avevi un’aria molto assorta, quasi come stessi contemplando una carta unica al mondo!” - in realtà pensavo a qualcosa di molto migliore - avrei voluto risponderti ma avevo paure che se te lo avessi detto tu ti saresti spaventato e così avrei perso per sempre la possibilità di averti. Ma non sapevo quanto mi stessi sbagliando! “In realtà stavo pensando a…al cioccolato. Vedi io adoro il cioccolato, ma nel mio paese non è una cosa molto comune. Mi era venuta voglia di cioccolato!” in realtà dissi cioccolato perché, nonostante tu fossi a più di tre metri di distanza, il tuo ottimo profumo, di cioccolato appunto, mi faceva impazzire. “Stasera sei un po’ strano, mi sa che il freddo ti ha fatto male! Ok adesso io andrei a letto, sono abbastanza stanco, tu che fai?” -Io rimarrei qui ore a guadarti…- “Certo vengo, emh volevo dire vado… a letto anch’io!” arrossii un poco pensando: Jaden, Jaden, Jaden un giorno o l’altro mi farai impazzire! “Jesse, sei sicuro di stare bene, mi sembri davvero strano” Mi spieghi come potevo resistere a quei tuoi occhi così profondi e sinceramente preoccupati? Mi spieghi come potevo anche solo pensare di resistere a quel bacio tenerissimo che mi hai lasciato sulla fronte? Con voce preoccupata, che sicuramente non ti si addiceva, mi dissi “Non sei caldo ma secondo me è meglio se ti stendi un poco, che dici?” io annuii ancora intontito dal tuo bacio e dal tuo profumo di cioccolato così intenso che mi stava per far svenire. Poi tu ti allontanasti e ti stesi nel letto, io seguii il tuo esempio dopo aver spento la luce. Dopo circa mezz’ora, in cui io non ero riuscito a chiudere occhio ancora scombussolato dal tuo bacio, l’aria nella stanza si era fatta incredibilmente fredda. Cercai di convincermi che era solo una mia impressione ma quando, alla fioca luce dei lampioni che entrava dalla finestra, vidi che anche il tuo profilo perfetto aveva iniziato a tremare ti chiesi “Jaden, lo senti anche tu questo freddo tremendo?” la tua risposta non tardò ad arrivare “Sì. E adesso mi sta venendo in mente che Crowler ha fatto passare un avviso la scorsa settimana in cui diceva che, siccome in queste vacanze non ci sarebbe dovuto essere nessuno all’accademia, avrebbero spento il riscaldamento.” Io con quei pantaloni di pelle, che non trattenevano il calore, non sentivo più il mio corpo dalla vita in giù. “Non so tu Jaden, ma io sto morendo di freddo!” ti eri girato verso il mio letto e potevo intravedere il luccichio dei tuoi occhi quando dissi “In effetti anch’io, ma cosa proponi?” Jaden, Jaden, Jaden come potevo dirti a quello che stavo pensando senza terrorizzarti? “Innanzi tutto io proporrei di… di…” ma per fortuna non avevo tenuto conto di ciò che mi avresti risposto. “Jesse, mi è venuta un’idea! Potremmo dormire nello stesso letto. Farebbe indubbiamente più caldo. Che dici?” Cosa dico? Cosa avrei dovuto dire? Pensavo fossi troppo ingenuo! Ma non sapevo quanto mi sbagliassi. “Penso sia una buona idea!” così mi alzai dal mio letto e mi avvicinai al tuo, tu ti spingesti contro il muro e mi facesti segno di entrare. Era bellissimo osservare i tuoi occhi così da vicino, non so per quanto rimanemmo così: semplicemente straiati uno di fronte all’altro a fissarci negli occhi tu guardavi i miei azzurri e io mi perdevo negli abissi dei tuoi. Poi a un certo punto tu distogliesti lo sguardo abbassando la testa e mi dissi in un sussurro “Senti Jesse, ti devo dire una cosa, perché non penso di poter resistere ancora per molto così. Ma ho una paura folle di come reagirai…” potevo sentire il tuo respiro contro la mia faccia e di nuovo il tuo profumo di cioccolato mi fece perdere la testa, ma poi ti sorrisi e con voce che sperai fosse il più normale possibile dissi “Sai è buffo perché sono nella tua stessa situazione e ho anch’io paura della tua reazione…” alzasti di nuovo la testa per guardarmi, ma il tuo movimento ci aveva avvicinato ancora di più e quando parlasti di nuovo potevo sentire il tuo fiato direttamente sulla mia bocca “Che ne dici di parlare insieme al mio tre?” annuii, pensai che quella fosse la cosa più giusta o la cazzata più grande che potessi fare, in qualsiasi caso mi sarei tolto da quella situazione di mezzo, in cui stavo solamente impazzendo. “Ok, Jesse, allora… uno…due…tre” “MI PIACI DA IMPAZZIRE” “MI PIACI DA IMPAZZIRE” Non ci potevo credere, anche tu… pensai che non potesse essere vero ma mi bastò perdermi un attimo nel tuo profilo, nel tuo viso con i tuoi occhi realmente impauriti dalla mia possibile reazione, il tuo naso perfetto che quasi stava sfiorando il mio e la tua bocca semi aperta… Già la tua bocca, che desideravo ormai da mesi. “Jaden! È la cosa più bella che mi sia mai capitata! Tu mi piaci, mi piaci veramente tanto, mi piaci quando duelli, quando dormi, quando mangi, quando parli, quando ridi, soprattutto quando ridi, quando sei con me! Io… penso di amarti!” conclusi convinto. Tu mi sorridesti e mi sussurrasti accorciando di nuovo la distanza che involontariamente avevo messo mentre parlavo “Anche…anch’io penso di amarti. L’ho sentito esattamente dalla prima volta in cui ci siamo visti, quando ci siamo stretti la mano ho avvertito un brivido scuotermi dal profondo, ma allora non capivo ancora cos’era e solo più tardi ho capito perché stavo così bene quando stavo con te. E perché non volessi stare con nessun altro che non fossi tu.” alle tue parole non resistetti più e mi appropriai di quelle labbra che tanto avevo bramato. Un bacio a fior di labbra, un semplice sfiorarsi, per vedere la tua reazione, che come al solito mi sorprese. Una volta separati tu ti rifondasti sulle mia labbra cercando di forzarle, per la sorpresa di sentire la tua lingua si dischiusero lasciandoti libero accesso a tutta la mia bocca, incominciando una lotta per il predominio. Quando ci staccammo per riprendere l’ossigeno che la passione ci aveva tolto, la lotta era ancora aperta, tu mi guardasti con occhi di sfida e mi sussurrasti all’orecchio “Lo sai che stai proprio bene vestito così? Questi pantaloni di pelle, questa maglietta così attillata che lascia poco, anzi praticamente niente, all’immaginazione… mi piaci ancora di più così!” e poi incominciasti la tua dolce tortura con teneri morsi che si alternavano a baci sul mio orecchio, per poi scendere giù lungo il collo, soffermandoti in un punto che appena toccato mi fece gemere più forte, per poi scendere ancora sul mio petto sopra la maglietta. A quel punto invertii i ruoli e in attimo mi ritrovai a cavalcioni sopra di te. Incominciai lentamente a baciarti sulle labbra prima di iniziare a leccartele, in attesa che mi concedessi il tuo lasciapassare. Quando finalmente le apristi incominciai dai denti, fino al palato e per ultima gustali la tua lingua, finche non mi staccai dalla tua bocca strappandoti un verso contrariato, che si trasformò in gemiti di piacere quando iniziai a stuzzicarti il collo con lenti baci, veloci leccate e qualche morso che, a giudicare dai tuoi gemiti, ti faceva impazzire. Così ti tolsi con impazienza la maglia per poter ampliare la mia superficie d’azione, per conquistare centimetro dopo centimetro tutta quella terra inesplorata che era il tuo corpo… I gemiti che cercavi di soffocare mi stavano facendo impazzire, così ritornai alla tua bocca rubandoti un altro bacio, a cui tu rispondesti con passione e desiderio; e mentre io mi perdevo in quel momento, chiedendomi se stessi facendo la cosa giusta, tu incominciasti a togliermi la maglietta e quando mi staccai per lasciare che me la sfilassi mi sussurrasti “Va bene che questi vestiti ti stanno divinamente, ma io voglio vedere anche quello che c’è sotto!” Mi sorrisi e io ti sorrisi di rimando, poi continuai con la mia dolce tortura e mi concentrai sull’ombelico, cosa che, a giudicare dai tuoi gemiti e dal modo ansioso in cui stringevi le mani tra i miei capelli e sulla mia schiena, ti piaceva da morire. Con impazienza ti spogliai e tu, sorridendomi malizioso, facesti lo stesso. Poi ti avvicinasti convinto e a un millimetro dalle mia labbra mi soffiasti “Voglio fare l’amore con te. Voglio che sia tu il primo a entrare dentro di me.” ti sorrisi e ti dissi “Da dove l’hai tirata fuori tutta questa disinvoltura?” arrossendo leggermente farfugliasti frasi senza alcun senso. Mi fermai a contemplarti; eri una visione così stupenda da sembrarmi quasi divina: i tuoi capelli castani arruffati e sudati che ti circondavano il viso angelico un po’ arrossato e i tuoi occhi appena velati di piacere. Come potevo resistere a te e alla richiesta che mi avevi fatto? Avevo forse qualche possibilità di scappare da quel sogno che finalmente diventava realtà? Vedendo che io ancora non mi muovevo mi prendesti una mano e incominciasti a inumidirmi un dito. io ti sussurrai “Potrebbe farti male” tu per tutta risposta prendesti altre due dita in bocca, gesto che mi fece perdere il minimo di lucidità che ancora ero riuscito a conservare. Lentamente incominciai a prepararti, ma appena infilai il primo dito tu ti contorcesti dal dolore. Non potevo sopportare la smorfia di dolore che crudele deturpava il tuo viso, così cominciai a masturbarti per cercare di distrarti dal dolore e, quando mi sembrasti abbastanza rilassato, inserii anche il secondo dito e così anche il terzo, fin quando non trovai il tuo punto magico che ti faceva gemere più forte ogni volta che lo sfioravo. Quando mi sembrasti abbastanza pronto mi posizionai meglio tra le tue gambe facendotele aprire di più e feci uscire le mie dita iniziando a penetrarti lentamente. Tu lanciasti un urlo cominciando a dimenarti dal dolore, nonostante cercassi di rimanere fermo. Ormai le lacrime scendevano copiose dai tuoi occhi. Mi fermai e con infinita dolcezza iniziai ad asciugartele con teneri baci. Quando ti rilassasti, segno che il dolore era diminuito, ricominciai a muovermi lentamente dentro di te. Dopo poco incominciasti a graffiarmi la schiena sussurrandomi all’orecchio “Di più” e aprendo maggiormente le gambe. Io raggiunsi così il tuo punto magico facendoti venire e, dopo un’ultima spinta, ti seguii anch’io. Uscii delicatamente da te e mi accasciai al tuo fianco e tu ti appoggiasti sulla mia spalla e ti addormentasti mentre ti abbracciavo e ti sussurravo che adesso avevo capito veramente di amarti. Quei tempi mi sembrano così lontani eppure adesso sono qui, di nuovo in camera nostra, da solo. Siamo di nuovo nelle vacanze invernali, i nostri compagni sono di nuovo via, e io di nuovo ti desidero. Crudeli coincidenze che martoriano il mio cuore ferito dal desiderio di averti e dalla consapevolezza che stasera nessuno riscalderà il gelo dell’inverno. Decido di andare a farmi una doccia per cercare di cacciare quei pensieri molesti, o forse solo per piangere senza sentirmi così fragile. Mentre sono sotto la doccia chiudo gli occhi e alzo il viso in modo che l’acqua porti subito via le mie lacrime. Quando riesco a calmarmi e ad aprire gli occhi ancora un po’ appannati sento la porta del bagno aprirsi e vedo te entrare. Sento il mio cuore perdere un battito quando in un attimo ti spogli ed entri nella doccia con me. Ti avvicini e mi abbracci e io sono ancora immobile, pietrificato dalla tua visione. Poi mi dici all’orecchio “Sono un idiota. Un grandissimo idiota. Perché stavo per commettere l’errore più grave della mia vita: stavo per perdere la cosa più importante e più bella che fosse mai stata mia, stavo per perdere il tuo amore… se non l’ho già perso…” e a questo punto abbassi gli occhi ma riesco comunque a vedere le piccole gocce salate che incominciano a rigare il tuo viso. Io finalmente mi riprendo e ti stringo al mio petto, accarezzandoti la schiena e sussurrandoti “Non dire così, amore mio, perché anch’io ha una paura terribile di perderti.” Tu alzi finalmente il tuo viso e mi guardi negli occhi dicendomi “Ero in cortile quando ha iniziato a nevicare e mi sono ricordato di quella volta in cui abbiamo perso il treno, la prima volta in cui ci siamo confessati il nostro amore. Ho pensato che nonostante tutto io ti amo ancora, se non di più di allora e che non voglio assolutamente perderti, non senza lottare!” e io guardandoti in quegli occhi ancora un po’ lucidi capisco “Ecco perché ti amo. Perché sei la persona più dolce che conosco, che con la sua spontaneità mi colpisce ogni volta! Ti amo più della mia vita!” ti fisso negli occhi e ti vedo piangere “Ehi Jaden, non volevo farti piangere!” tu sorridi di me, della mia insicurezza della mia paura, anzi del mio terrore, di ferirti, di vederti soffrire. Mi guardi negli occhi e mi dici “Amami come hai fatto quella sera, fammi sentire protetto, ma soprattutto desiderato!” e io come quella sera ti guardo negli occhi e mi faccio rapire dalla tua richiesta. Così inizio a baciarti: prima un tenero sfiorarsi di labbra, poi, appena tu dischiudi le labbra, senza fretta approfondisco il bacio e con estrema dolcezza mi riapproprio di quella bocca, che da troppo tempo non esploro, mentre le nostre mani si ritrovano su quei corpi che ormai conoscono bene. Poi ti appoggio delicatamente al muro e inizio a riempirti di baci, partendo dal petto e scendendo sul collo per poi scivolare, accompagnato all’acqua che continua a scendere, sul tuo petto. Mi fermo nei punti che so che ti fanno impazzire, sono marchiati a fuoco nella mia memoria. I tuoi gemiti crescono di intensità quando inizio a scendere con i miei baci, tu mi tiri su e mi dai un altro bacio in cui cerchi con molta calma di prendere il comando che ti lascio volentieri. Poi alzi una gamba e inizi a strusciarla contro la mia coscia: sai che mi fa impazzire, così ti sollevo di peso e tu ti avvinghi alla mia vita con le gambe. Ti stringi stretto a me e ti fai penetrare in un solo colpo, quasi con violenza. Questa mossa ti ha strappato un grido di dolore, che mi fa soffrire; rimango immobile mentre ti accarezzo la schiena e, dandoti dei piccoli baci sul collo, non faccio altro che chiederti scusa. Dopo poco tu sei di nuovo rilassato e le lacrime hanno finalmente smesso di scendere. Mi dici che adesso stai meglio che posso incominciare a muovermi, così inizio lentamente a entrare e a uscire da te. Poi inizi a muoverti anche tu, aumentando il ritmo e veniamo insieme: io dentro di te tu tra i nostri stomaci, che però vengono puliti dall’acqua che continua a scorrere. Ti poso delicatamente per terra trattandoti come una bambola di porcellana che si romperebbe in mille pezzi se soltanto fosse stretta un po’ più forte. Restiamo ancora un attimo a fissarci mentre l’acqua continua a scorrere. Poi diventa improvvisamente fredda e noi usciamo di corsa dalla doccia, ridendo. Prendo l’accappatoio che avevo preparato per me e te lo infilo, mentre io prendo un asciugamano dal mobiletto. Torniamo in camera e ci stendiamo entrambi sul letto. Poi ci fissiamo un poco negli occhi e tu cadi tra le braccia di Morfeo mentre mi sussurri per l’ennesima volta di amarmi. Ti guardo dormire sulla mia spalla e in questa situazione perfetta giuro a me stesso che non ti lascerò mai!
  
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