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Autore: Sakura Hikari    12/02/2014    0 recensioni
Era stata una giornata tranquilla, quella. Troppo tranquilla, in effetti. Non si era verificato nessun imprevisto, nessuna tragedia o emergenza di alcun genere e non era stata richiesta la sua presenza in qualche missione sul campo; tutti avevano svolto il loro dovere con precisione ed efficienza, persino gli agenti più giovani e quegli più problematici, come Sutcliff. Per quanto incredibile che fosse, per tutta la durata del suo turno non era accaduto nulla fuori dall’ordinario, e per la prima volta William T. Spears aveva sperimentato cosa significasse trascorrere una giornata nel suo ufficio a lavorare tranquillamente senza che nessuno lo disturbasse.
Si sentiva strano, però. Ed era strano il fatto che si sentisse in quel modo. Aveva sempre sognato -no, desiderato ardentemente una giornata in cui tutto andasse per il verso giusto, eppure ora che era finalmente il suo desiderio si era realizzato provava una strana sensazione di disagio. Come se mancasse qualcosa.
PROMPT: Per una volta, William non è poi così contrario a festeggiare il loro “anniversario”, di Ashtart.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Grell Sutcliff, William T. Spears
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il giorno
 
 

PROMPT: Per una volta, William non è poi così contrario a festeggiare il loro “anniversario”, di Ashtart.


 
 
William terminò di scrivere l’ultima frase del rapporto e appoggiò il foglio sopra gli altri, i quali erano sistemati in una pila ordinata sulla sua scrivania. Si lasciò andare contro lo schienale della poltrona, emise un lieve sospiro e buttò uno sguardo all’orologio: erano le diciotto meno un quarto. Il suo turno sarebbe terminato ufficialmente tra quindici minuti esatti.
Era stata una giornata tranquilla, quella. Troppo tranquilla, in effetti.  Non si era verificato nessun imprevisto, nessuna tragedia o emergenza di alcun genere e non era stata richiesta la sua presenza in qualche missione sul campo; tutti avevano svolto il loro dovere con precisione ed efficienza, persino gli agenti più giovani e quegli più problematici, come Sutcliff. Per quanto incredibile che fosse, per tutta la durata del suo turno non era accaduto nulla fuori dall’ordinario, e per la prima volta William T. Spears aveva sperimentato cosa significasse trascorrere una giornata nel suo ufficio a lavorare tranquillamente senza che nessuno lo disturbasse.
Si sentiva strano, però. Ed era strano il fatto che si sentisse in quel modo. Aveva sempre sognato -no, desiderato ardentemente una giornata in cui tutto andasse per il verso giusto, eppure ora che era finalmente il suo desiderio si era realizzato provava una strana sensazione di disagio. Come se mancasse qualcosa.
Nemmeno Grell Sutcliff era venuto a fargli visita com’era suo solito, rifletté. A quel pensiero il suo sguardo corse al calendario appeso sulla parete di fronte a lui e le sue sopracciglia si corrugarono quando si rese conto di che giorno fosse: il 16 Dicembre, data in cui, senza fallo, quella canaglia piombava nel suo ufficio gridando festante “Buon anniversario, Will!”, e porgendogli uno dei suoi assurdi regali. E a nulla valevano le sue proteste e i suoi tentativi di spiegare che quello non era un anniversario, Grell su quell’argomento era sordo a qualsiasi obiezione. E William, nonostante tutto, alla fine conservava tutti i regali che il rosso gli faceva: erano stravaganti, audaci e a volte imbarazzanti, proprio come lui, e non vedeva proprio come una sola di quelle cose avrebbe potuto tornargli utile; eppure, non si decideva a disfarsi neanche di uno solo di quelli.
Solo che oggi non era ancora accaduto nulla. Non che la cosa gli dispiacesse, al contrario, era ben felice che quest’anno non si fosse ripetuto il solito teatrino come negli anni precedenti. Ciò nonostante, non riusciva a scacciarsi di dosso quell’orrenda sensazione che ci fosse qualcosa di sbagliato.
Il rumore di qualcuno che bussava alla sua porta lo riscosse da quei pensieri. “Avanti.”, disse con voce atona.
La porta si aprì e da dietro fece capolino una testa rossa. “Will? Ti ho portato i rapporti delle morti di oggi.”, cinguettò Grell.
“Bene. Mettili lì.”, rispose lui, indicandogli distrattamente un angolo libero della scrivania, mentre lui riprendeva a concentrarsi sull’ennesimo rapporto.
Grell entrò ed appoggiò la pila di fogli dove gli era stato indicato. “Com’è andata la tua giornata, caro?”, chiese questi.
“Uhmm… Non male, Sutcliff.”, borbottò Will, continuando a tenere gli occhi bassi sul suo lavoro. “Meglio di quanto mi aspettassi, in realtà. Oserei dire la migliore di quest’anno.”
Percepiva lo sguardo dell’altro su di sé, come se lo stesse analizzando, e ciò gli procurò una sensazione di disagio, unita allo stesso tempo ad un moto di fastidio per il modo in cui si sentiva: non era mai accaduto che la sua presenza gli causasse quell’effetto, perché oggi doveva essere differente? E da quando in qua, onestamente, si preoccupava di cosa faceva o non faceva Grell Sutcliff?
“Quindi, devo dedurre che il mio regalo ti è piaciuto?”, chiese Grell allegramente.
Quella frase lo prese completamente alla sprovvista, e lo costrinse a sollevare gli occhi dal foglio ed incontrare i suoi. “Il… tuo… regalo?”, ripeté, confuso.
Grell annuì. “Ho pensato che ti avrebbe fatto piacere trascorrere una tranquilla giornata di lavoro nel tuo ufficio, e così… ho convinto tutti gli altri a darmi una mano.”
“Tu hai fatto… cosa?”, chiese scioccato. Non riusciva a credere alle proprie orecchie. Tutt’ad un tratto si spiegarono tutte le anomalie della giornata.
“Lo ammetto, non è stato per niente facile all’inizio. Qualcuno ha anche avuto bisogno di un piccolo incoraggiamento da parte della sottoscritta”, e il suo sorriso si trasformò in un ghigno, che William sapeva troppo bene cosa implicasse: probabilmente era ricorso anche alle minacce per ottenere ciò che voleva. “Ma con l’aiuto di tutti, alla fine ci siamo riusciti. Niente emergenze o disastri per ventiquattr’ore esatte, e tutto questo solo per te, Will. Buon anniversario.”, concluse dolcemente.
Rimase a fissarlo, attendendo la sua reazione.
William era spiazzato. Grell aveva davvero fatto tutto questo per lui? Era semplicemente pazzesco. Non riusciva a capire come lo shinigami di fronte a lui fosse riuscito così brillantemente in un’impresa che appariva impossibile a tutti,  persino ad un supervisore come lui; doveva essere parte di quel gran mistero che era Grell Sutcliff,  quel mistero composto da gesti teatrali e solenni, reazioni esageratamente emotive e melodrammatiche, qualche volta maliziose, azioni impulsive e passionali, e raramente, da atti di pura gentilezza, come in quel momento; era un mistero che neanche lui era riuscito a svelare appieno nei quasi cent’anni in cui si conoscevano.
In realtà, Will aveva sempre nutrito una certa curiosità nei confronti dell’altro shinigami, sin dai giorni dell’Accademia, ma non si era mai applicato seriamente per scoprire qualcosa di più su di lui. D’altronde, era naturale: nel Regolamento erano previste regole ben precise circa le relazioni extra-lavorative, in particolare tra superiori e sottoposti.
Ma quel giorno, e solo per un giorno, William avrebbe ignorato quelle regole. Quello era, senza alcun dubbio, il regalo più bello che Grell gli avesse mai fatto. E sarebbe stato terribilmente scortese da parte sua non ricambiare in qualche modo. Non voleva sentirsi in debito nei suoi confronti.
Ci stava ancora pensando, quando vide il rosso voltarsi e dirigersi verso la porta.
“Sutcliff, aspetta!”, lo chiamò.
Grell si fermò e lo guardò, sempre sorridendo. “Sì, Will?”, domandò.
“Io…”, cominciò Will, ma si bloccò subito: aveva agito d’impulso, senza prima prepararsi un discorso, e adesso non sapeva bene come continuare. “Tu, cioè… insomma…”, balbettò e si interruppe, emise un profondo sospirò e ricominciò: “Quello che voglio dire è… grazie. Grazie davvero.”
Il sorriso di Grell si fece più ampio. “È stato un piacere.”
“E, ecco… se sei d’accordo…”, continuò, incerto. “Ti andrebbe di andare a prendere un tè, una volta finito il turno?”, domandò infine.
“Oh!”, esclamò Grell. “Sì! Sì, mi piacerebbe tanto, Will!”, rispose deliziata.
Lui si limitò ad annuire. “Bene.”
Sì, per una volta, William non era poi così contrario a festeggiare il loro “anniversario”.
 
 
 
 
 
I pensieri profondi di Sakura Hikari
Originariamente era stata concepita come flashina facente parte della mia raccolta, ma alla fine ne è venuta fuori una ‘breve’ one-shot, e si è guadagnata un posto tutto suo.
Un grazie ad Ashtart per il prompt dolcioso.
Il titolo è ispirato ad una canzone che mi ha accompagnato nel corso della scrittura, “I giorni” di Ludovico Einaudi. A voi il link: 
http://www.youtube.com/watch?v=P2K7D-uMH2g
Ahimè, temo di averli resi un po’ OOC:  c’è da dire che William si è trovato per la prima a chiedere a qualcuno di uscire e non sapeva che parole usare, invece Grell era nella modalità “mostriamoci carini e coccolosi in modo che stasera Will si addolcisce e me lo da.”
Sta a voi giudicare come è andata a finire. Anzi, fatemelo sapere in una recensione.
Un bacione a tutti quanti!
  
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