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Autore: AsiaPianezzi    13/02/2014    7 recensioni
Ciao ragazzi! Di nuovo qui! :) Questa dovrebbe essere una Fanfiction in capitoli. Non avendo ricevuto recensioni nella storia pubblicata qualche giorno fa, non so cosa ne pensiate di quello che scrivo, perciò, ditemi voi se pubblicare poi un secondo capitolo di questa! Temo di essere troppo banale nella scrittura, quindi tutti i consigli sono ben accetti. Detto ciò, buona lettura (?) :)
Quando era arrivata a Starling, si era ripromessa di iniziare da capo, si era ripromessa che questa vita, la sua nuova vita, sarebbe stata la più bella di tutte, e si era ripromessa di prendersi cura solo di se stessa. Il suo passato l'aveva resa così vulnerabile, eppure così forte e determinata. Quando c'era da tirar fuori le unghie non si tirava indietro, ma lottava, per tutto quello che credeva giusto. Poi era arrivato lui, Oliver Queen. Dal loro primo incontro, al dipartimento informatico della Queen Consolidated, non aveva mai smesso di balbettare e rendersi ridicola quando i suoi occhi celesti incontravano i suoi. Era incredibile come, con una sola parola, lui riuscisse a cambiare il suo umore, era incredibile come lei fosse totalmente dipendente dalla sua voce, dal suo corpo.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, Oliver Queen
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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4370. Felicity inserì il codice, sbloccò la porta e con una spinta secca, la aprì. Un sorriso adornava il suo viso, come spesso accadeva quando, dopo il lavoro si precipitava al Verdant,  il Night Club di copertura del suo capo, Oliver Queen. Tablet alla mano, scendeva lentamente le scale che portavano alla Arrow Cave pronta ad iniziare una nuova ricerca. In realtà sapeva già cosa dovesse fare. Una mostra di armi d'epoca era stata da poco svaligiata a Starling City, e toccava a lei scoprire di più sui possessori di quei gioiellini in città. Due scalini la separavano dalla parte più bella della sua giornata quando si rammentò che John le aveva gentilmente chiesto di riferire al Vigilante della sua assenza. Si doveva occupare del suo nipotino, Carly avrebbe dovuto coprire un turno ad una sua collega. "Oliver..Devo dirti una co.." Alzò gli occhi verso di lui. Una fitta allo stomaco le bloccò il fiato, non permettendole di completare la fase. I suoi occhi scorsero la sua schiena, nuda, perfetta, piegata leggermente sul tavolo di fronte. E poi due gambe, strette sulla sua vita, avvinghiate, che non lasciavano scampo al Vigilante. Pochi secondi, giusto il tempo per realizzare quello che aveva davanti, per accorgersi di chi fosse la ragazza, per rendersi conto che no, non se lo stava immaginando.

"Oh...io...ripasso più tardi, scusate." 

Girò di spalle, le lacrime inondavano già i suoi occhi, ma le rimandò indietro. Lo faceva spesso, odiava mostrarsi così vulnerabile agli occhi degli altri, odiava sentirsi debole, indifesa. Si mosse a passo veloce verso la scala, adesso di fronte a lei,  e salì sul primo gradino.

 "Felicity..." 

Oliver l'aveva raggiunta e frenata per un polso, perché non andasse oltre. 

"Ci puoi lasciare da soli?"

 Con un cenno del capo, si rivolse alla ragazza dietro di loro.

 "Non ti disturbare, sto andando via." 

Ribatté Felicity secca. La delusione aveva lasciato il posto alla rabbia. Come aveva potuto? 

"Sarah..." 

Con voce calma e ferma Oliver invitò ancora la più piccola delle Lance a lasciare la stanza. Senza batter ciglio, Black Canary si rivestì, e uscì dalla porta posteriore. Felicity non si mosse, né nell'attesa, né poi. 

"Felicity..."

 Ripeté Ollie. Non riusciva a guardarlo. Continuava a fissare la grande porta rossa in cima alle scale, con una voglia matta di superarla, e non tornare più. Quando era arrivata a Starling, si era ripromessa di iniziare da capo, si era ripromessa che questa vita, la sua nuova vita, sarebbe stata la più bella di tutte, e si era ripromessa di prendersi cura solo di se stessa. Il suo passato l'aveva resa così vulnerabile, eppure così forte e determinata. Quando c'era da tirar fuori le unghie non si tirava indietro, ma lottava, per tutto quello che credeva giusto. Poi era arrivato lui, Oliver Queen. Dal loro primo incontro, al dipartimento informatico della Queen Consolidated, non aveva mai smesso di balbettare e rendersi ridicola quando i suoi occhi celesti incontravano i suoi. Era incredibile come, con una sola parola, lui riuscisse a cambiare il suo umore, era incredibile come lei fosse totalmente dipendente dalla sua voce, dal suo corpo. 

"Felicity...mi dispiac..." 

"No..." 

Lo interruppe con un sospiro. Nonostante quell'affermazione fosse debole e flebile  la sua reazione colse impreparato Oliver.

"...Non dire che ti dispiace..." 

Continuò, gli occhi fissi davanti a se. 

"È colpa mia. Pensavo che dopo il viaggio in Russia qualcosa fosse cambiato. E invece ho solo frainteso le informazioni...questo è un altro motivo per cui preferisco i computer alle persone, loro non lo fanno, non fraintendono niente."

 Volse lo sguardo a lui per qualche secondo e senza troppo sforzo si liberò dalla sua presa. Un velo di tristezza mista a delusione adornava il suo viso. Salì lentamente le scale. 

4370. Felicity inserì il codice, sbloccò la porta e con un colpo secco, la aprì, sparendo dalla vista del Vigilante. 
  
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