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Autore: Chayu Juliette    13/02/2014    3 recensioni
ATTENZIONE: questa storia è il Sequel di 'Born to die'.
''A Baekhyun piace guardare Chanyeol mentre guida. I suoi movimenti sono fluidi ed i suoi gesti animati da una sicurezza spontanea. Gli piacciono le vene che galleggiano sul dorso della sua mano quando impugna il cambio. Gli piacciono le forme rotondeggianti dei muscoli degli avambracci mentre controlla lo sterzo.''
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Baekhyun, Baekhyun, Chanyeol, Chanyeol
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa va a tutte tutte le chanbaek shippers che seguo su twitter.


Clicca Qui per 'Born to die'♥

Dear lord when I get to heaven
Please let me bring my man
When he comes tell me that you’ll let me
Father tell me if you can.

Far ruotare la chiave è come ultimare una micro operazione chirurgica, ogni volta, senza eccezione. Ogni volta, senza eccezione, Baekhyun detesta farlo. La sensazione di essere la cagione motrice di un meccanismo, lo fa sentire inadeguato e spaventato. Succede da quando ha memoria, solo che l'esperienza ne ha accentuato gli effetti.

-Accendi i fari. Percorriamo in prima tutto il rettilineo.-

Chanyeol si rifiuta di allacciare la cintura; ha le sopracciglia aggrottate, congiunte su un unico piano convesso, e le dita appoggiate sul bordo del sedile. Non sul freno a mano. Se le mette sul freno a mano sa di ferire Baekhyun nell'orgoglio; sarebbe come prepararsi preventivamente ad un imminente e assicurato sfacelo. Anche se Baekhyun non lo ha mai invitato a farlo, gli è grato per questa sua meticolosa reattività ad ogni  minimo sbandamento emotivo. D'altronde, anche se adesso stanno insieme, Baekhyun non ha mai smesso di essere sensibile ed estremamente empatico e, se non si trattasse di Park Chanyeol, e della sua fiducia e della sua mano che è vicino e non sopra  il freno a mano, il loro rapporto sarebbe crollato da tempo.

-Okay. Piano ora.-

Piano. Piano è quando  Chanyeol accorda la chitarra. Forte, invece, è  la rabbia di Baekhyun quando ascolta il mondo  intorno a lui continuare ruggire la propria banalità senza alcun rispetto per ciò che si accinge a creare. Piano è quello che il mondo dovrebbe fare, quello che Chanyeol fa sempre nei confronti nel mondo. Piano quando accorda  la chitarra, piano quando sorride, Chanyeol fa piano, come  una piuma che cade. Baekhyun non è capace di fare piano.

Baekhyun esercita una lieve lievissima pressione sull'acceleratore e libera lentamente la frizione.

-Così, pianissimo: un buffetto, un bacino.-

Le piante dei piedi s'incastrano in un movimento simultaneo e-

-Un bacio, un bacino...Baekhyun! Attento!-

Allora Baekhyun lo fa di nuovo e non è piano, anzi. È forte e brusco e impreciso e non va bene così. È come se il bisturi gli sfuggisse di mano, come se sbagliasse a ricucire insieme tessuti vitali. Baekhyun vede il mondo corrergli incontro e, anche se in realtà è lui ad andare incontro al mondo, prova la stessa sensazione di quando è caduto giù. È un sogno che fa spesso, ha fatto, e continuerà a fare. Sogna di cadere giù dal cielo, e bucare la vita di Chanyeol. Un palloncino fa piano quando cade, Baekhyun no. Se lo buchi scoppia. Non ricorda il prima e il dopo, ma da qualche tempo a questa parte ha iniziato a domandarsi cosa sarebbe successo se non fosse mai caduto giù. Se Baekhyun non fosse mai caduto e non avesse mai bucato la vita di Chanyeol, allora non sarebbe in alcun modo possibile che Baekhyun uccida Chanyeol in un incidente stradale, ad esempio, perché è palese come non sia capace di portare un'auto. E questo è solo un esempio a caso che pure sottolinea quanto sia inerte la vita umana, e in balia di ogni cosa, dell'umanità stessa. Invece Chanyeol insiste perché impari, Chanyeol vuole che Baekhyun sia indipendente, per il suo bene. Ma indipendente, se da una parte significa maggior libertà di fare del bene per se stessi, dall'altra è maggior libertà di fare del male agli altri.

Non necessariamente per volontà propria, e questa è la parte peggiore.

Anche stavolta Chanyeol tira il freno a mano con tempismo impeccabile. L'auto rantola due o tre volte e poi si spegne, immobile in un silenzio percorso dell'eco raschiante degli ingranaggi.

-Mi dispiace...Mi dispiace...-
 
Le dita  indugiano sul volante, urtandone la pelle sintetica, incapaci di stringere la presa. Il petto di Baekhyun sembra il pezzo monolitico di un puzzle grottesco.

-Non volevo farti del male, mi dispiace, non volevo farti...-

Chanyeol non sa il perché di tante cose, quando si tratta d Baekhyun. Ma è proprio questo suo essere inspiegabile sotto numerosi aspetti, a renderlo unico ai suoi occhi. A volte è come se Baekhyun fosse una persona dilatata. Come se conoscesse di più, pensasse di più, ricordasse di più...Il tutto in maniera estremamente caotica, però. Chanyeol non sa che cosa sia quel qualcosa di più, e domandarlo sarebbe quantomai imbarazzante e inutile. Ma questa impalpabile universalità lo fa rabbrividire dalla testa ai piedi. Così si limita ad assecondarlo. Piano.

-Sto bene, non mi hai fatto male. Vedi?-  Sussurra. Non sono parole queste, sono fiotti d'aria che si piegano intorno alla lingua di Chanyeol e, incredibilmente, per Baekhyun assumono forme precise e hanno un significato.

Gli mostra le mani e poi se le batte sul petto, come a provare che davvero non si è fatto niente.

-Quando sei in prima non devi avere paura. Anche se vai a sbattere non succede niente...-

-Ma non voglio andare a sbattere!-

-E non farlo allora.-

Baekhyun abbassa il capo e preme il mento sul petto. Socchiude gli occhi come se stesse cercando di addormentarsi. Lentamente, le sue dita smettono di tremare e si arricciano sulla stoffa della tuta.

-Chanyeol, andiamo a casa.-

Chanyeol sospira, gli rivolge un sorriso dolce.

-Certo, andiamo.-

A Baekhyun piace guardare Chanyeol mentre guida. I suoi movimenti sono fluidi ed i suoi gesti animati da una sicurezza spontanea. Gli piacciono le vene che galleggiano sul dorso della sua mano quando impugna il cambio. Gli piacciono le forme rotondeggianti dei muscoli degli avambracci mentre controlla lo sterzo.

Baekhyun non ha mai voluto essere padrone di se stesso. Ha investito gran parte della sua intraprendenza nel conquistare Chanyeol, ed ora non desidera altro che godersi passivamente la sua presenza viva. E lieve. Una presenza qualunque nel mondo che pure, qui e adesso, è la migliore di tutte.

Ma le persone sono così freneticamente ansiose di vivere, solo perché sanno di dover morire. Fuggono da uno spettro che s'illudono di avere alle calcagna, e invece ce l'hanno dietro e davanti e dentro, ovunque. E non le insegue: le osserva. Ma questo le persone non lo capiscono, e sono incapaci di vivere la vita, perché nella vita vedono una durata, e non un ciclo.

Ma forse, in fondo, è così che deve essere.
 


 


Chanyeol di notte russa, ma  questo non ha  rilevanza nel giudizio  -di parte,  certo, persino fazioso- che Baekhyun si è fatto  di lui.  

Può russare quanto vuole, come vuole. Può anche sbavare, concessione mai delusa, e tirare su col naso. Comunque sia, Chanyeol fa  piano, e Baekhyun pensa che  la sua pazienza potrebbe tenere al caldo il mondo, sempre più  angustiato da questa umanità negletta e affamata di vita.

È inverno, il vero inverno , che ti mangia le mani se  ti azzardi a non indossare i guanti prima di uscire. Prima le colora di blu e poi  le divora , giù per il gargarozzo invisibile.  

Baekhyun muove le dita dei piedi sotto la coperta, e ficca le mani  nelle tasche della  maglia di Chanyeol. Poi gli guarda la bocca e si ricorda di quella volta che è  arrivato al Piccolo Principe senza cappotto, sei mesi e un inverno non meno  ingordo prima. Tre minuti di ritardo gli avevano tinto di azzurro  le dita e mezza faccia, labbra comprese; sembravano boccioli di rosa appassita, piccoli  embrioni  soppressi dalla propria debolezza.

Baekhyun si era arrabbiato così tanto che aveva perso la voce.  Quel giorno il piccolo  palco del locale era rimasto in ombra. Corde vocali impotenti e dita congelate si erano appartate a bordo campo. Poi però avevano fatto pace, e Baekhyun si era seduto sulle sue ginocchia, e avevano mangiato gallette e marmellata, imboccandosi a vicenda e sentendosi  schifosamente romantici.

Di tanto in tanto Baekhyun perde la voglia di dormire, e il silenzio della notte  favorisce un rimembrare  particolarmente fervido che sarebbe follia poter pensare di tradurre in parole. Sono riflessioni di matrice sensista,  piccole punte di spillo in un cuore troppo  innamorato. Ognuna di esse lega al petto di Baekhyun un filo che conduce  ad un particolare aspetto di Chanyeol. 

Chanyeol dorme  come un sasso, ma non russa come un sasso, perché i sassi non russano e se russassero non farebbero -Baekhyun sghignazza- questo rumore osceno. Ha una cintura di Orione in faccia: tre brufoli quasi allineati sulla guancia destra, più un herpes  polare all'angolo delle labbra. Quel buco nero paffuto della sua bocca esala folate di alito profumato al caffè sulla faccia di Baekhyun e gli fa svolazzare i capelli , e arrossire le guance.

Gli occhi di Baekhyun vorrebbero piangere perché oh  com'è bello  ma la sua bocca sorridente conferisce alle palpebre una flessione che non è esattamente adatta ad un romantico  colare di lacrime.

Baekhyun ama avvicinarsi alla sua faccia, vicino  quanto vicino è il suo viso allo specchio quando si deve strappare un pelo sul mento. E ama pensare che potrebbe baciarlo da un momento all'altro, proprio ora( ma no no, non ora, tra un po', cinque minuti,  aspetta, guarda com'è bello, guardalo) e la sua testa ciondola avanti e indietro, avanti e indietro, finché Chanyeol si sveglia e la blocca avanti (avanti e avanti, avanti e avanti) , e lo bacia con tanto di lingua.
Gliela ficca proprio in bocca, la lingua, in quel suo modo quasi volgare ma volgarmente lieve, come un bambino strafottente che ha un lecca lecca  e tu invece no.

Chanyeol gli preme le dita sulla nuca, le infossa nella pelle, scavandosi una trincea di carne nel collo di Baekhyun, e gli lecca la  bocca e poi la morde, e Baekhyun pensa che in effetti è sempre stato un po' troppo generoso di lingua,  come mosso da un'innata ingordigia e, bonariamente e con affetto che in realtà è più che affetto, pensa anche che non sarebbe la stessa cosa senza tutto questo casino di lingue e saliva e umido e oh mio dio  mi sa che sono venuto nelle mutande.

 





È gennaio. Le giornate sono corte, con le gambe spezzate.  Il sole è stanco e la neve, esausta, cade in lenti turbinii d'inerzia.

Un giorno di gennaio, il Piccolo Principe chiude. Nessuna parola,  poche righe su di un settimanale di poco conto; si parla di frode di commercio: si servivano prodotti scaduti e non correttamente conservati.

Gli ex dipendenti, ragazzi per lo più, sono una folla piccola e  appartata che si accalca su se stessa ma non avanza. Guarda le luci spegnersi e i nastri venire affissi sulle vetrine svuotate. Li in mezzo ci sono gli occhi increduli di Baekhyun e la sua mano, dentro quella più grande e sicura. Chanyeol la stringe, piano.

Si è spezzato un anello  della catena. Entrambi vacillano, ma è  più che altro a causa della perdita di qualcosa di bello e comune.  La loro vita non è una catena, ma  un groviglio di catene,  una trama di catene che racconta una storia tangibile e sofferta; un anello non è niente. Non è proprio niente.






Baekhyun è costretto a forzare Chanyeol, per staccarselo di dosso.  Poi inspira a fondo e si asciuga le labbra  bagnate.

-Guarda che mi soffochi.-

-Non è vero. Io lo capisco quando stai per svenire. Inizi a frullare le ciglia freneticamente, come le ali di un colibrì. Allora mi stacco.- Fa  il più giovane. Poi gli tocca il sedere e Baekhyun sussulta. Sono ancora sul divano, è ancora notte e Baekhyun non ha sonno, ancora.  E qualcosa gli suggerisce che non lo avrà per parecchie delle ore successive, quando Chanyeol tasta lentamente le  sue mutande appiccicaticce, e sorride  malizioso  nel sentire la consistenza viscosa di sperma fresco che gli imbratta le cosce.

-Baekhyun, hai appena avuto un orgasmo?-

Baekhyun deglutisce due volte , mentre  piccole gocce di sudore contrito  solcano  le  increspature tra le sue sopracciglia.

-S...sss-ì- E si gratta la nuca. Il suono delicato dei polpastrelli contro la cute fa pensare a Chanyeol alla pelle d'oca sulle sue cosce pingui.  Le molecole d'aria intorno alla sua testa vibrano e lo stordiscono. Quando  gli abbassa l'intimo Baekhyun non si oppone.




Chanyeol resta disoccupato per due settimane e mezzo, prima di trovare impiego come segretario di studio legale in un edificio di periferia. Dopo tre anni passati dietro un banco a vendere gelati e cioccolata la prospettiva lo esalta, e Baekhyun arrossisce quando, la mattina, lo guarda -ancora languidamente sdraiato sul letto- mentre esce in giacca e cravatta.

Una di queste mattine si alza prima che Chanyeol varchi la soglia, e lo tira indietro tenendolo per la cravatta, come si vede fare nei film. Attenendosi ad un frivolo copione immaginario, gli sistema il colletto, aggiusta il nodo, e poi si puntella sulle dita dei piedi per dargli un generoso bacio in bocca, con tanto di schiocco.

Chanyeol gli arriccia i lembi della maglia slabbrata sui fianchi, e stringe la vita concava e soffice. (Guarda che vita da vespa  hai, Baek.)

Ha le spalle larghe, Chanyeol, il suo corpo ha la forma di un torsolo di mela piallato. Incombe, ma non in maniera spaventosa o possente. Chanyeol incombe piano. Come i fuochi d'artificio.

-Senti, mi piacerebbe trovare un lavoro. Un part-time magari...Qualcosa di semplice di...adatto a me.-

Il  sorriso di Chanyeol brilla di un esultante  assenso prima di abbattersi sulle labbra di Baekhyun. Magari Chanyeol pensa alla cessata ostilità delle sue tendenze misoneiste, e Baekhyun sente  il proprio cuore avvinghiarsi all'ego retrivo e  appartato che ha sempre avuto.


Poi Chanyeol se ne va, e Baekhyun rimane a fissare il legno nodoso della porta, chiedendosi se avrà il coraggio di affrontare il mondo a viso aperto  o se è stato solo il guizzo  impavido della felicità ad oscurare per un momento la sua misantropia.



Fare il postino non è poi così terribile. Per la maggior parte del tempo  siete tu e le lettere, e l'interazione umana è ridotta al minimo. Baekhyun si occupa solo di alcuni quartieri, preventivamente selezionati, ed utilizza la vecchia bici di Chanyeol per spostarsi (occasionalmente imprecando contro la sella troppo alta).  Baekhyun è gentile e quando consegna le lettere le infila nelle apposite fessure con calma, ed in maniera ordinata, precisa. Quando  la delibera prevede pacchi,  suona il campanello con garbo e spiega alle persone dove devono firmare. Spesso le donne più anziane gli offrono un caffè (e alcune di esse non disdegnano il mollargli, bonariamente, una bella pacca sul sedere); la bambina del quarto piano lo chiama Oppa e vuole sposarlo.

Il tempo che passano insieme si è drasticamente ridotto, ma non è  del tutto un male.  Il tenore di vita va arricchendosi di orpelli che prima non c'erano e,  quando la sera si abbracciano, lo fanno con più trasporto.


-A Songpa-Gu c'è un condominio in cui vive una bimba davvero carina. Ha giurato che mi sposerà e temo possa presentarmi il contratto da un giorno all'altro.-

-Accidenti, credo di non avere speranze. Che cosa può Park Chanyeol col suo mero metro e ottantacinque e i suoi boccoli d'oro e che dire di questo glorioso cu...-

Baekhyun gli tira la presina in faccia, e  Chanyeol tira Baekhyun sul divano. Poi gli crolla sopra di peso. È visibilmente esausto.

-Stavo pensando che uno di questo giorni ti potresti esercitare con la macchina. Mi dispiace se ho trascurato la questione e...- Chanyeol si passa le mani sugli occhi, sollevando gli occhiali di qualche centimetro.

-Non hai -abbiamo tempo per questo, e poi non è così importante.-

-Lo è invece.  Non voglio che tu dipenda da me; devi essere libero di andare dove vuoi quando vuoi. Insomma, pensa  se dovesse verificarsi un'emergenza. Un ubriacone  bastardo mi investe e tu all'ospedale ci arrivi a piedi?-

-Chanyeol!-  

Baekhyun fugge le dita dell'altro come se fossero tentacoli pronti ad annegarlo in un mare di lacrime. Invece è il mare della sua paura ingiustificata, e Baekhyun lo sa, ed esce dalla stanza.

-nononomidispiacemidispiacenonvolevo torna qui!-

-NO!-

È esattamente quello che dice la porta quando si chiude.  

 NO.  Le porte sanno dire solo No. Chanyeol  ha sempre sognato di vivere in un loft. 






Chayu si chiama, la bambina del quarto piano. Chayu significa libertà, spiega la mamma a Baekhyun  mentre chiacchierano, divisi dalla staccionata di legno. Chayu è nata prematura, e affetta da una grave forma di  leucemia. Per settimane la prospettiva di dare un nome alla sua vita così labile e precaria era stata spaventosa. Ma il coraggio risiede nelle piccole cose e nella quotidianità e, soprattutto, non è sedentario.

Ora Chayu ha sei anni ed è sana come un pesce.

Quando la bimba esce nel piccolo cortile che precede l'ingresso, Baekhyun sorride e le porge la lettera a suo nome. In cambio riceve un foglio tutto pasticciato sul quale riesce vagamente a riconoscere il proprio ritratto e il proprio nome, scritto in caratteri grandi e storti.

Frulla le ciglia, imbarazzato, e fa un piccolo inchino, ma quando è sul punto di inforcare di nuovo la bici la bambina lo ferma.

-Torna domani. -

-Ma io consegno le lettere. Domani ci sarà una lettera per te?-

-Non lo so,  ma torna! Ti devo far vedere una cosa.-


Il giorno seguente, Baekhyun torna. È lunedì, il lavoro è tanto, decine di lettere, un pacco, la bicicletta ha le ruote sgonfie e piove. Ma Baekhyun torna. Assicura la catena ad un palo della luce ed attraversa il cortile per imboccare la via centrale. Suona il campanello tre volte, ed anche dopo non aver ricevuto risposta, rimane fermo a fissare il tappeto impolverato, tutto accartocciato in un angolo del pianerottolo e il portaombrelli rovesciato. Il portaombrelli è vuoto, come è vuoto il vetro opaco della finestra, e la lente convessa dello spioncino. Baekhyun ha come l'impressione di aver superato una linea immaginaria che non andava superata e, all'improvviso, viene travolto dall'urgente necessità di Chanyeol, e della sua presenza lieve e discreta e, nondimeno, rassicurante.

Così se ne va in fretta, libera la bici e pedala freneticamente, svicolando per le traverse che separano i quartieri. A metà strada  incappa in ciò che resta dei fanali di auto probabilmente coinvolte in un tamponamento. La ruota posteriore mastica i frammenti e si buca con un fischio sibilante. Baekhyun fa un bel volo sull'asfalto. Atterra scompostamente, diritto in una pozzanghera, con un rigore che può essere figlio solo del dannato espediente che è il fato avverso, più comunemente noto come sfiga.

Allora, dopo che si è rialzato e ripulito la faccia dal nero dell'asfalto, Baekhyun capisce che è della sfortuna che ha paura, o meglio, del fato, perché ora è come essere con l'auto in folle; fare parte del mondo, significa anche esserne succubi, ed essere succubi della forza motrice che muove la vita e la morte.

Si muore per così poco pensa Baekhyun, e non capisce perché non ci ha mai pensato prima. Mentre zoppica verso casa cerca di ricordare se in realtà l'abbia  mai fatto, ma ad un certo punto la sua memoria diventa pigra e subentra un vuoto che non può essere riempito con nulla.

Quando lo vede, Chanyeol si spaventa a morte. Baekhyun sembra un pulcino spelacchiato, ma la tenerezza è nettamente smorzata dalla mano che si tiene sul mento, e i graffi che gli riempiono la faccia e le dita.

Entrambi sono appena rientrati, e s'incontrano sul pianerottolo. Potrebbero essere due sconosciuti e invece, grazie al cielo, sono dalla stessa parte della stessa soglia.

La voce di Chanyeol gli arriva prima avvilita, poi arrabbiata, poi terrorizzata, poi non arriva più e Chanyeol ammutolisce e stringe Baekhyun fortissimo, e Baekhyun piange, perché la faccia gli fa un male cane.

La sera s'infilano nel letto, senza però andare oltre qualche bacio. Magari limonano anche un po', esortati dal lume soffuso dell'abat jour, ma nulla di più. Chanyeol infila la testa nel maglione di Baekhyun e la fa spuntare dal girocollo slabbrato, in un turbinio di ciocche elettrizzate. Il suo alito caldo in faccia fa arricciare segretamente i piedi di Baekhyun.

-Secondo te devo tornare domani?- È tutto il giorno che vuole chiederlo.

-Oddio, non lo so; non è comodo continuare a deviare sul lavoro. Però potresti aspettare una o due settimane e riprovare.-

-Perché non c'era nessuno? Mi aveva detto di tornare e io sono tornato, e invece non c'era nessuno. Io sono tornato e non c'era nessuno....Sono tornato e...Andiamo al Piccolo Principe domani?-

Baekhyun accarezza con le labbra le punte delle dita di Chanyeol. Chanyeol ha le ciglia molto lunghe. Baekhyun no. Le ciglia di Baekhyun sono quasi invisibili.

-Il piccolo principe ha chiuso, Baekhyun.-

-Sì, lo so.-

-Ti ricordi la prima volta che ci siamo incontrati?-

-Sì-

-E quando mi hai baciato?-

-Certo.-

-Dov'è successo?-

-Senti....andiamoci lo stesso, domani.-

Baekhyun sa che a Chanyeol piace il suo odore; non perché glielo abbia detto. A volte Baekhyun prende coscienza nel cuore della notte, e sente la bocca di Chanyeol parlare alla sua pelle, sempre in quel suo modo piano. Spesso struscia le labbra sulla sua fronte per ore, poi, quando il respiro di Chanyeol si fa più denso e caldo, segno che sta per addormentarsi, si soffermano esattamente sul neo che Baekhyun ha sul labbro superiore. Qui Chanyeol inspira a fondo duo o tre volte, poi il suo respiro bivacca sulla bocca di Baekhyun fino alla mattina.

Questa volta però è diverso. Chanyeol è agitato. Passano ore prima che il suo petto assuma un movimento regolare e la sua faccia plani sul cuscino, acquietandosi. Le sue dita affondano malinconiche tra i capelli di Baekhyun e ne tirano affettuosamente alcune ciocche.

-Ti ricordi Baekhyun?-

Baekhyun sogna un faro bianco che squarcia un mare agitato, e prosegue verso il cielo come una stalagmite monolitica e imponente. Il sogno pesa, e Baekhyun si sente soffocare. È sicuro che sia la prima volta che ne serba ricordo, ma nel momento in cui riapre gli occhi, sa che lo sogna da sempre, dall'inizio, da quando è nato.

Ma quand'è che è nato, Baekhyun?





-Signore, quando muoio, lasciami portare il mio amore, Signore, quando muoio lasciami portare il mio amore, Signore, quando muoio lasciami portare il mio amore, Signore, quando muoio...-

Baekhyun è solo su una piattaforma di roccia. È solo. Su una piattaforma di roccia.

Baekhyun è solo.


-Signore, quando muoio lasciami portare il mio amore.-


Baekhyun si ficca le dita nei capelli e li tira e fa male.

-Signore...Ti prego...Il mio amore, dov'è il mio amore? Dov'è?-

Il suo amore non c'è, e non c'è nemmeno il signore. Non c'è niente. Ci sono solo un faro e un mare qualsiasi...E poi c'è Baekhyun, che c'è sempre stato, e non ne può più.





-SIGNORE TI PREGO LASCIAMI PORTARE IL MIO...LASCIAMI  PORTARE...LASCIAMI!-

Baekhyun si dimena e caso vuole che la sua mano finisca diritta in faccia a Chanyeol. Proprio com'era successo a lui con la pozzanghera. Chanyeol incassa, storce la bocca, e schiaccia Baekhyun sul materasso. In viso ha un'espressione totalmente, innegabilmente terrorizzata.

Non appena Baekhyun spalanca gli occhi (così energicamente che i bulbi oculari gli fanno male, abbacinati dalla luce artificiale) la pressione che esercitava sulle spalle del maggiore si allenta, ma non scompare. Baekhyun occhieggia in giro come un animale braccato. Poi si rilassa; affonda il capo nel cuscino e fissa le guance di Chanyeol, che hanno assunto un buffo pigmento fulvo.

-Baekhyun stai calmo. Hai fatto un incubo?-      

Gli trema la voce. Gli trema così tanto.

-No, volevo solo portarti con me.-

-E dove?-

-In paradiso, volevo portarti con me in paradiso, ma non me lo permettevano, e questo è l'unico posto in cui io non sono solo e allora...io...È per questo che ho sempre paura. Riesci a capirmi?-

Chanyeol sorride, e c'è un pochino di sollievo in questo sorriso stanco. Si alza e va a prendere il termometro. Dopo che lo ha infilato sotto l'ascella di Baekhyun, si sdraia accanto a lui, puntellando la tempia sul gomito e accarezzandogli dolcemente la fronte.

-Se siamo insieme qui, lo saremo anche in paradiso.-

Allora Baekhyun scoppia a piangere perché Chanyeol non capisce che non è vero.

Non è vero.

-Non è affatto vero. È per questo che vi inventate le religioni, ma non è così, a volte ad aspettarti c'è solo un mare di niente.-

Baekhyun si addormenta poco dopo, con la faccia paonazza ed una frenetica litania sulle labbra. Chanyeol gli rimane vicino per un po', gli tampona la fronte con un panno fresco e gli bacia le guance e la bocca, piano.

Baekhyun dorme per ore, e Chanyeol si prende cura di lui; quando il campanello trilla, facendolo sussultare, Chanyeol va alla porta e si trova davanti un uomo in smoking nero. È affascinante e di bell'aspetto. Ha in faccia il tipo di sorriso che ti rivolge chi ti vuole vendere qualcosa, ma non sembra una persona sgradevole o untuosa.

-Il signor Park...?- Domanda, con gli occhi che luccicano di chi sa cosa cerca e dove trovarlo.

Chanyeol s'inchina brevemente.

-Sono io.-

L'altro sorride sibillino, poi gli consegna una busta da lettera marrone, prima di defilarsi senza altro gesto di saluto se non quello stesso sorriso con cui si è presentato.

Quando Chanyeol apre la busta marrone intestata a Byun Baekhyun, dentro non vi trova che un foglio completamente bianco. Così la richiude, e la getta nel cestino.

Pensando a uno scherzo o ad un nuovo -e strano- tipo di propaganda pubblicitaria, lascia che si depositi in cima al cumulo di rifiuti.




Baekhyun si sveglia e ha la febbre alta. O forse non si sveglia affatto, e il rumore delle proprie piante sul pavimento se l'è immaginato. Sì, deve essere così. Ha sognato di svegliarsi e di camminare. Ha sognato di brancolare nell'oscurità e di aprire la credenza perché voleva bere del tè, e poi ha sognato -e a questo punto è un incubo e non più un sogno- di gettare l'involucro dell'aroma nel cesto della spazzatura. E lì, tra bucce vizze e fondi di caffè, ha sognato di trovare una busta da lettera marrone.

Di quelle che ha visto milioni e milioni di volte, e che non ricorda. Oppure sì?
Baekhyun si ficca le unghie nelle guance e serra gli occhi, e cerca di ricordare. Scava in questa memoria dilatata e sfuggente...

E ci sono un faro e un mare, e c'è Baekhyun e Baekhyun è solo, ma non ci sono lettere. Nessuna lettera e nessun involucro marrone, con nessuna data e nessuna lieta novella...C'è solo un grande vuoto e in mezzo al vuoto Baekhyun e Baekhyun è solo.

 Nessuna. Dannata. Lettera.

Baekhyun ha paura lo stesso.




Chanyeol, invece, è sicuro di non averlo sognato l'odore di bruciato. Ed è più che sveglio quando si precipita in soggiorno nel cuore della notte, e trova Baekhyun accovacciato a terra; il suo piccolo corpo ha una corolla di fiammiferi usati e carta incenerita, e le sue mani sono coperte di bolle. Piange e continua ad accendere fiammiferi e a gridare e a tremare. Vicino a lui, il cestino dei rifiuti è rovesciato.


-Signore, quando muoio, lasciami portare il mio amore, Signore, quando muoio lasciami portare il mio amore, Signore, quando muoio lasciami portare il mio amore, Signore, quando muoio...-







Il marciapiede è colmo di biglietti, cartoline e mazzi di fiori vaporosi che lo rendono impraticabile. Quando Kyungsoo vi scava una piccola nicchia e vi deposita solo un mazzetto di carte da gioco ingiallite, la gente scuote il capo e si volta dall'altra parte. Ma a Kyungsoo non importa. A Kyungsoo importa solo della mano snella che gli stringe la spalla, e del polso forte, e delle unghie curate sulla pelle di ambra. JongIn gli bacia via una lacrima dalla tempia, e poi lo aiuta ad alzarsi, e lo sostiene mentre si allontanano dall'edificio, per metà distrutto dal fuoco. In uno dei quartieri urbani di Seoul, un pennacchio di fumo sale verso il cielo,  e somiglia ad una grossa stalagmite nera.




Chanyeol è fermo a lato della strada, accanto ad un segnale di STOP. Non ha la minima idea di a chi si rivolga il cartello: qui l'unica cosa che passa sono le ore.

Chanyeol aspetta. Vicino a lui c'è un tipo strambo con una coperta sulle spalle a mo di mantello e una corona in testa. Ogni tanto balza in piedi e inizia a parlare con tono solenne, e poi rimane in silenzio, attendendo un'ovazione che non arriva. Le arringhe sono intervallate da lunghe pennichelle, e alla fine anche Chanyeol si addormenta sulla panchina di plastica arancione.

Quando riapre gli occhi il monarca velleitario è scomparso, rimpiazzato da una vecchia signora che si cimenta in un solitario.

Chanyeol alza il polso, ad istinto, per controllare l'ora. Però si rende conto di non avere un orologio. Non ci sono orologi.

Lo spazio cola sul tempo e il tempo si scioglie, coagulandosi in una sagoma grigia in progressivo avvicinamento. La donna anziana non fa caso all'uomo in smoking grigio, e non distoglie l'attenzione dal suo solitario. All'inizio Chanyeol strofina le suole delle scarpe sul terreno, facendo finta di nulla, ma ben presto gli riesce difficile ignorare il ragazzo biondo, che gli si accosta e sorride, e Chanyeol è sicuro di conoscere questo sorriso. E siccome a istinto non lo associa a nulla in particolare o a nulla di particolarmente positivo, evita il suo sguardo.

-Il signor Park...?-

Chanyeol alza il capo di scatto, e un deja vu lo fa rabbrividire.

-Sono io...?-

-Bene, seguimi pure: ho un lavoro per te.-
 




Chanyeol si sveglia e inizia a vivere. O meglio, a esistere.

Chanyeol non sa cosa voglia dire vivere, finché non vede la neve. La neve fa scattare un interruttore dentro di lui, e innesca un lento, faticoso lavorio di ingranaggi arrugginiti.

La prima volta, la guarda scendere da una delle finestrelle rettangolari del faro, infagottato in una coperta felpata. È bella, ma sembra troppo fredda e tagliente per una persona sola; eppure  l'animo di Chanyeol è sereno, e si riaddormenta con la guancia spiaccicata sullo stretto davanzale.

 



Ad un certo punto Chanyeol comincia a parlare da solo. Nulla di nevrotico, le persone, normalmente, lo fanno. Solo che lui lo fa più spesso e a voce più alta. Senza che se ne renda conto, ore e ore di parole gli scavano dentro un buco che ben presto si configura in una vera e propria mancanza.

Un giorno Chanyeol sta impilando libri, separando i tomi in base all'argomento trattato. Li accosta con cura su scaffalature che prima erano invase dal disordine -accidenti al vecchio inquilino!-  finché, tra il ramo scientifico e quello geografico, rimane un buco incolmato. Chanyeol infila la mano nello spazio vuoto e pensa peccato: ne sarebbe bastato uno solo, magari uno abbastanza spesso da creare la pressione necessaria per compattare il rigo di volumi...ma uno solo.

Arretra di qualche passo, e la nostalgia scava una profonda depressione sulla sua fronte. È la prima volta che Chanyeol sente che manca qualcosa.




A volte Chanyeol si siede a terra, fuori dal faro, con la schiena appoggiata a uno dei battenti. Suona la chitarra -una che ha pescato nella caterva di cianfrusaglie che colonizzano il faro- ma la musica esce stinta e debole, come se l'aria circostante fosse troppo densa per lasciarla fluire senza sopprimerla; Chanyeol si stanca presto e quando un'anima approda al blocco di scogli, trova un custode giovane con le rughe di un vecchio.

Spesso le persone lo compatiscono in silenzio, a volte gli danno pacche sulle spalle, annuendo come se sapessero che cosa sta passando Chanyeol. Ma cosa sta passando Chanyeol? Non lo sa nemmeno lui.
 
-È che ti senti solo.-

Gli dice un giorno una bambina, mentre mangia la minestra che Chanyeol le ha cucinato. Chanyeol si preme il mestolo sulle labbra e sgrana gli occhi. È così ovvio, ma anche così sorprendente.

-Tu puoi restare con me?-

La bimba sorride con gli occhi saccenti della fanciullezza, e scuote il capo energicamente.

-Non posso, devo tornare.-

-Dove devi tornare?-

-A casa mia, giù sulla terra. Devo fare ancora molte cose.-

-Che genere di cose?- Chanyeol si appoggia al tavolo coi gomiti, e guarda la piccola, e nella sua espressione c'è la malinconia più grande che la bambina abbia mai visto. Gli occhi le diventano lucidi, e per qualche secondo il cucchiaio rimane incollato al piatto.

-Uhm, non lo so...adottare un cane, diventare una ballerina, mangiare il gelato alla violetta e sposarmi.-

-Non sei un po' giovane per pensare al matrimonio?-

-So già chi sposare, quindi perché non dovrei? Guarda, ti faccio vedere.- Con un sorriso sornione che le va da orecchio a orecchio, fruga nelle tasche della salopette e ne estrae un foglio tutto accartocciato. Lo dispiega con cura, e poi lo porge a Chanyeol.

Gli occhi del ragazzo solcano le linee colorate a lungo, rapiti. Quando la piccola ospite finisce di mangiare, Chanyeol è ancora preso dal disegno. È il ritratto di un bambino: distorto, impreciso e stilizzato. Ma non si può dire che sia brutto. A giudicare dai capelli corti il soggetto è un maschio,  un ragazzo. 

-Si chiama Baekhyun, era il mio postino.- 

-È meraviglioso.- Impossibile dire se si riferisca al disegno o al soggetto. È meraviglioso e basta.

-Lo so. Avrei voluto darlo a lui, ma ne ha già un altro; quindi se vuoi puoi tenerlo.-

Chanyeol le rivolge un sorriso raggiante e, per ringraziarla, le prepara una cioccolata calda. Per tutto il tempo il disegno rimane ben dispiegato sul tavolo. Dopo aver accompagnato la piccola anima alla vita, Chanyeol lo ripone nello spazio vuoto sulla scaffalatura di libri.




Quando YiFan fa visita a Chanyeol, è passato tanto tempo dall'ultima volta che si sono incontrati. Il ragazzo biondo solleva il batacchio e lo lascia cadere una volta. Chanyeol ha bisogno di qualche minuto per ricomporsi e credere alle proprie orecchie. Le anime non bussano: se ne stanno lì imbambolate finché lui non le convince a rassegnarsi al fatto che sono morte.

YiFan però, non ha l'aria di uno che è appena morto. Non indossa un completo stavolta, ma una una tuta stinta e delle converse. Ha le guance belle colorite e i capelli biondi riavviati alla sbarazzina.

-Come andiamo qui?!- Esclama, col tono meccanicamente allegro di un medico che visita un paziente malato da anni.

Chanyeol lo guarda e si gratta la nuca.

-Non lo so...bene credo.-

-Sei felice?-

-Quand'è che uno è felice?-

-Quando ha tutto ciò che desidera...?-

Chanyeol sospira, e si appoggia con la spalla allo stipite della porta.

-Se solo sapessi cosa desidero.-


YiFan piega il capo a destra e si ferma a pochi metri da Chanyeol. Il suo sorriso è scomparso, sostituito da una smorfia stanca, insofferente e vecchia come l'umanità.

-Se solo fosse possibile non desiderare.-



Certo è che su uno sputo di scogli in mezzo al mare, desiderare cose, oggetti, persone, è difficile. Ma tutt'altro che impossibile.
Tutto ciò che c'è è tuo, ciò che non c'è è così materialmente irraggiungibile che non esiste. Ma se anche Chanyeol avesse desiderato qualcosa, inconsciamente, smise di farlo quando Baekhyun accadde.

Un giorno fra tanti, Chanyeol sta pranzando seduto su quella che, tra le asperità rocciose, ha la qualità di essere perfettamente perpendicolare alle onde. È una giornata soleggiata, ma fredda e ventosa. Come le domeniche di febbraio.
Chanyeol sbocconcella pigramente una fetta di un panettone che ha scovato in credenza.

Baekhyun è prima un baluginare indefinito nella nebbia invisibile. Poi Chanyeol si alza e si sporge e allunga le mani verso un non meglio definito oggetto galleggiante. Le dita si attorcigliano strette sull'ansa del cestino malandato, che viene issato sulla piattaforma. Il viso di Chanyeol s'illumina mentre scava tra i drappi ricamati, eppure non lo sfiora nemmeno il pensiero di stare cercando la felicità, perché una manina grande quanto il polpastrello del suo pollice fa capolino da un'insenatura di tessuto e improvvisamente non c'è niente di più importante al mondo. Niente di più importante di queste unghiette opache, o di questo faccino morbido, o degli occhi -ancora ermeticamente serrati- così cadenti che Chanyeol teme possano scivolare via sulle guance paffute, e perdersi nel nulla insieme al suo cuore.




All'inizio Chanyeol ha paura di chiamarlo o di stargli troppo vicino. La voce di quella bambina -quanto tempo è passato? Giorni, mesi, anni, una vita o tante vite?- lo ammonisce e spezza i piloni di speranza che continuano a sorgere nel suo mare di solitudine.

E tu puoi restare con me?
No non posso, devo andare, devo tornare. Tutti devono sempre tornare. Tutti devono sempre fare cose. Incontrare persone.

Chanyeol ha smesso di parlare da solo. O meglio, parla ancora, ma non più a se stesso. Chanyeol dorme sul pavimento perché la branda è sfondata. Era già così quando è arrivato, e non ha mai pensato di ripararla.

La sera si rannicchia tra le coperte e porta il cesto con dentro il neo-non-nato vicino a se. Gli racconta tantissime cose, e forse, pensa, era a lui che le raccontava, anche quando non c'era ancora. Questo genere di pensieri gli innesta dentro un flusso continuo di entusiasmo che la prudenza non è sufficiente ad arginare.

La sera che Chanyeol gli racconta di quella bambina, dopo aver recuperato il disegno spiegazzato, il piccolino spalanca gli occhi per la prima volta. Sono due piccole perle lucide, sono il punto focale di quel flusso di entusiasmo che Chanyeol cercava di reprimere.

Chanyeol solleva il fagotto, estraendolo esitante dalla cesta di vimini, e non sente rimorsi nel dargli il nome di Baekhyun.






I primi non-anni Chanyeol è un padre.
Anche calcolare il tempo è un'abitudine puramente strumentale. Una volta ogni cento giorni, Chanyeol e Baekhyun festeggiano il loro anniversario. La ricorrenza è quella semplice del loro essere insieme.

I primi non-anni Chanyeol è un padre, ed è un tempo relativamente breve. Baekhyun cresce in fretta, e la natura scolpisce in quel piccolo ammasso di incarnato roseo, prima un infante grazioso, poi un bimbo piantagrane e infine un adolescente dai capelli setosi e bruni e la pelle di perla.

E Chanyeol si adatta a questo divenire umano come fosse stato creato apposta per farlo.

Quando Baekhyun è neonato, Chanyeol  è per lui un buon padre.

Un fratello affezionato durante l'infanzia.

Un amico fedele nei primi anni dell'adolescenza.


Poi, arriva un momento -non meglio definito nel tempo e, dopotutto, come potrebbe?- in cui dentro Chanyeol scatta qualcosa e qualcos'altro si spegne.

C'è qualcosa di più nella bocca di Baekhyun, e nella maniera in cui le sue labbra si arricciano quando sorride. C'è qualcosa di più nell'angolatura peculiare che le sue dita affusolate assumono nello spazio. C'è qualcosa di più nei tracciati di vene sul suo collo, e nei suoi capezzoli carnosi quando si fa il bagno.

È c'è qualcosa di più anche in Chanyeol.

Chanyeol se ne rende conto un giorno di pioggia. L'interno del faro è tiepido e accogliente e Chanyeol è felice. Dal piccolo bagno arriva il rumore dell'acqua che riempie la vasca di ottone. È quel rumore, soffice e scrosciante, ad evocare un'immagine del Baekhyun presente: ed è un Baekhyun nuovo, mai visto prima, bello in maniera conturbante.

Chanyeol deglutisce a vuoto e realizza di non essere più padre né fratello né amico.



Un giorno Chanyeol viene svegliato da un tonfo possente. Ad istinto si rizza a sedere e lancia occhiate rapide in giro. Nel trovare mezzo giaciglio vuoto, il nome di Baekhyun gli sale spontaneo alle labbra, proprio nel momento in cui questi -solo una felpa sgualcita addosso- entra nella stanza reggendo uno spesso tomo impolverato.

-Scusa, non ti volevo svegliare- sorride, soffiandosi via la frangia dagli occhi. Poi attraversa la piccola camera, diretto verso una delle scaffalature di libri -quella col buco in mezzo, in particolare-. I volumi si sono accasciati gli uni sugli altri, disfacendo la simmetria cavillosa con la quale Chanyeol li aveva disposti, tempo prima.

Baekhyun emette un verso di soddisfazione, prima di sfilare il vecchio disegno e spingere il pesante atlante nella fessura vuota, sistemandolo in modo che gli altri libri siano ben pressati tra di loro.

Nonostante sia ormai nel pieno dell'adolescenza, non è cresciuto molto in altezza: per poter aver libertà di movimento si alza sulle punte e, nel sollevare le braccia, l'orlo della maglia si solleva sui fianchi, rivelando le cosce paffute e parte dei glutei, sodi e pieni, inframezzati da un paio di slip di tessuto leggero.

Chanyeol si tira le coperte fin sopra il mento e chiude gli occhi, sperando che qualcosa accada. Ma quando li riapre Baekhyun è ancora lì, con il suo corpo e le sue gambe e le sue mutande bianche.

Così Chanyeol si volta, portandosi dietro la coperta.

-Copriti, altrimenti prendi il raffreddore.- Mugugna col collo incassato nelle spalle. Poi va nella piccola cucina e si prepara una camomilla. Forse anche due.




Il tempo passa e Baekhyun non passa mai.

Questo però, non significa che la loro vita insieme sia stagnante o sia sul punto di diventarlo. Baekhyun non passa mai, ma si trasforma, evolve, e sboccia in qualcosa di sempre più bello.

Chanyeol non smette mai di meravigliarsi, ed ogni volta che si sorprende a guardarlo di nascosto, ha paura che Baekhyun, prima o poi, passi. Come il tempo, come la neve. Ma il tempo e la neve sono ciclici giusto?

Ma è forse questo un buon motivo per restare a guardare?







Baekhyun ha l'età di Chanyeol.

Sono due persone qualunque, immerse fino alle costole in un buon metro di neve. Chanyeol è sicuro che sta per baciare Baekhyun (certo, come lo era le cento e passa precedenti) quando un anima silenziosa emerge dal silenzio ovattato.

1, 2, 3.

Chanyeol conta.

Peccato. Sarà per la prossima.

Si tratta di una donna anziana, ma con la faccia da bambina. Il suo viso è familiare, in qualche modo. Baekhyun le va incontro, arrancando tra la neve, ma non si avvicina troppo. Chanyeol pensa che sembra uno di quei bambini piccoli che hanno paura dei vecchi.

-Ben arrivata- s'intromette allora, -gradisci un té...?-

La signora annuisce con un movimento secco del capo e sorride.

Pochi minuti e sono tutti e tre seduti al piccolo tavolo circolare, a scaldarsi le mani su tazze di forma e colori sfalsati.

-E così sono morta.- Beve un sorso ed emette un verso di sufficienza. -Se non altro stavolta mi è andata meglio-

Chanyeol finisce il té tutto in una volta e si scotta la lingua. 

-Ed è stata una bella vita?-

-Tutto sommato sì...Ma è raro che una persona riesca a realizzare tutto ciò che vuole in una sola vita. Il tempo è così strano: ci sono ancora tante cose che vorrei fare-

-Ad esempio?-

-Non so, ricordo di aver avuto velleità da artista. E poi bé...-

La donna accarezza l'orlo della tazza con un unghia e rivolge a Baekhyun un sorriso materno.

-...non sono mai riuscita a sposarmi. Ma questo dipende da me: l'amore mi ha sfiorata più volte ma io, forse per pigrizia e forse per presunzione, ho pensato bene di lasciarmi corteggiare e lasciar passare ancora un po' di tempo e...alla fine sono passata io.-



Poco prima di tornare alla scogliera, la vecchia signora domanda di poter portare con se un vecchio disegno accartocciato che ha raccolto da terra, dove giaceva dimenticato.

Chanyeol e Baekhyun non hanno il coraggio di infierire sull'insolenza infantile che si decompone nelle sue rughe.






Chanyeol bacia Baekhyun quando lui non se lo aspetta, per ammortizzare un eventuale rifiuto. In effetti ha passato più tempo a prepararsi argomentazioni per vanificare questo suo tentativo di avance che per fare in modo che vada tutto bene.

È notte. Baekhyun è seduto sulle coperte, vicino a lui; si sta infilando un calzino, ed alla luce soffusa della lampadina improvvisata è bellissimo e caldo.

Chanyeol, che si è finto addormentato fino ad ora, conta fino a tre (facendo un largo e codardo uso di frazioni -1...2...2,5..2,6...-) e poi balza a sedere, afferra le spalle dell'altro e gli piazza la bocca -sbagliando le misure- a metà tra il labbro inferiore e il mento.

Resta così per un po', sforzandosi -con movimenti millimetrici- di renderlo un bacio migliore, ma Baekhyun interviene a correggere la posizione critica e, con una tenerezza che fa tremare Chanyeol, gli prende il viso e lo bacia sul serio.




Quando Chanyeol finisce di accordare la chitarra,  il cielo è arancione e dipinge la primavera sulle guance di Baekhyun, seduto accanto a lui. Chanyeol gli dice che è bello e che lo ama e poi gli bacia il viso.

Non sa cosa sia cambiato, ma ora, quando pizzica le corde piano con le dita, ne ricava un suono nitido e vibrante. O forse è solo la voce di Baekhyun che ne amplifica la musica e la rende bella. Completa.

Ora Chanyeol si sente felice. Il tempo scorre , la neve cade, si scioglie e cade ancora, ma nulla passa e nulla è per sempre.

A volte Chanyeol vorrebbe dirlo a quel ragazzo biondo in smoking che incontrava ogni tanto.

Sfortunatamente, né lui né Baekhyun lo videro mai più.



Fine.





   
 
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