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Autore: Ombro Manto    13/02/2014    4 recensioni
"Tua sorella è morta. Per colpa tua..."
La mia mente ci mise qualche secondo a realizzare il significato di quelle parole.
Intorno a me adesso, il rumore del vento che soffiava come impazzito era diventato quasi insopportabile.
Mi voltai dando le spalle a Hans, dimenticandomi persino della sua presenza. Mossi qualche passo incerto, ma sentivo le gambe sempre più deboli, sempre più incapaci di sorreggere il peso di quel mio corpo che ormai stava venendo prosciugato di ogni forza.
E alla fine crollai.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anna, Elsa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Frozen
Paura, Speranza e Vuoto




"Tua sorella è morta. Per colpa tua..."
La mia mente ci mise qualche secondo a realizzare il significato di quelle parole.
Intorno a me adesso, il rumore del vento che soffiava come impazzito era diventato quasi insopportabile.
Mi voltai dando le spalle a Hans, dimenticandomi persino della sua presenza. Mossi qualche passo incerto, ma sentivo le gambe sempre più deboli, sempre più incapaci di sorreggere il peso di quel mio corpo che ormai stava venendo prosciugato di ogni forza.
E alla fine crollai.
Per tutti quegli anni ero riuscita a restare in equilibrio tra il baratro e la salvezza. Un equilibrio precario certo, ma comunque presente. In quel momento invece, per la prima volta nella mia vita, crollai davvero.
Sentii il silenzio calare intorno a me. La tempesta era stata come spazzata via e una calma irreale aveva invaso l'aria.
Mi sembrò di essere tornata indietro nel tempo, quando fui informata della morte dei nostri genitori. Anche allora il mondo intorno a me pareva essersi fermato, immerso in un vuoto che pareva risucchiare ogni forza ed emozione. Perchè era così che mi ero sentita allora: vuota. E il nulla era ciò che sentivo adesso.
Poi, gradualmente, avvertii qualcosa crescere in me. Rabbia.
Tutti quegli anni di sacrificio e di dolore. Tutto quel tempo passato ad abbracciare una solitudine scelta, vista come un'àncora di salvezza per me, ma soprattutto per chi mi stava intorno. Valevano così poco? Resi vani da un singolo istante nel quale la paura era riuscita ad accecarmi completamente. La stessa paura che da quel giorno maledetto di tanti anni prima si era insediata nella mia mente. E da li era cresciuta insieme a me, avvolgendomi giorno dopo giorno, fino a raggiungere il mio cuore.

L'urlo che avvertii mi penetrò nella testa spazzando via la rabbia. Quella voce così maledettamente familiare, l'avevo davvero sentita? Tutto intorno a me sembrava così lontano, così irreale nella quiete che lo dominava. Sembrava che la voce che aveva rotto il silenzio poco prima fosse stata estranea a quell'ambiente. Esitai a voltarmi perchè temevo quello che i miei occhi avrebbero visto. Sentii il mio corpo, prima vuoto, riempirsi nuovamente della paura. Come se la tregua che mi aveva concesso fosse giunta al termine.
Con movimenti lenti spostai lo sguardo dietro di me.
E nuovamente mi sentii svuotata.
"Anna!"
Con una forza che non pensavo più di possedere scattai in piedi, portandomi davanti a lei.
"Anna.."
Cos'era quella strana pressione che avvertivo nel petto? La sentii farsi largo tra la paura, lottando per non essere soppressa.
"No.. Ti prego.. No.."
Era speranza forse? Sapevo che per quanto avrei potuto continuare a chiamare il suo nome, per quanto avrei potuto implorare, lei non mi avrebbe risposto. Eppure continuai.
Quando le sfiorai il viso però, capii che non avrebbe avuto senso continuare a sperare. Fredda. Era fredda come il ghiaccio. Era diventata ghiaccio. Per colpa mia.
E in quel momento, quando compresi che non avrei potuto più fare nulla, che continuare a scappare non mi sarebbe più servito a niente, che avevo fallito nel mio dovere più importante, lasciai scendere una lacrima. La prima di molte.
Mi aggrappai al corpo ghiacciato di mia sorella e lasciai che i singhiozzi m'invadessero.
Io che per anni avevo rifiutato il contatto umano, ora ne avvertivo il bisogno. Volevo sentire il calore provenire dal corpo di Anna. Ma il freddo fu tutto ciò che mi avvolse.

Quando scappai da Arendelle rifugiandomi sulla montagna, ero sicura di avercela fatta. In quel momento non avevo più avvertito la paura avvolgermi in una morsa. Avevo pensato di essere libera e mi ero beata di quella sensazione di pace che, credevo, sarebbe potuta durare per sempre. Ma era stato assurdo sperare di potermi scrollare di dosso quel terrore semplicemente lasciandomi tutto alle spalle. Esso mi aveva seguita, e nel momento in cui Anna si era presentata davanti a me al palazzo di ghiaccio, l'avevo sentito riprendere il controllo sul mio corpo e sulla mia mente.
Buffo. Avevo giurato che nessuno mi avrebbe mai vista piangere.
Eppure quelle non erano lacrime di paura, perchè essa ormai aveva lasciato la presa su di me. Mi aveva già portato via tutto ciò che avevo di più caro e se n'era andata. Solo in quel momento capii come avevo fatto a restare in equilibrio tutti quegli anni. Nel mio cuore paura e speranza avevano combattuto ogni giorno. La seconda era sempre stata troppo debole e fioca per potermi dare la forza di cui avevo bisogno per risollevarmi, ma abbastanza forte da permettermi di sopravvivere. E ogni giorno era stata alimentata da un singolo gesto. Il bussare quotidiano di Anna alla mia porta, per quanto dolore ogni volta portasse con sè, mi aveva permesso di non annegare completamente nella paura. In quel momento mi sentii egoista. Mi resi conto che, nonostante sapessi quanto lei soffrisse per ogni mio silenzio quando chiamava il mio nome, per quanto la sua voce suonasse sempre così piena di speranza, ogni volta distrutta, io avevo avuto bisogno di sentirla. Ogni giorno, seppur inconsciamente, avevo aspettato quella voce. E quando Anna aveva smesso di bussare, mi ero sentita spezzata.
Ora che l'unica fonte di speranza si era spenta, e che la paura se n'era andata soddisfatta del suo operato, ciò che si preoccupò di riempire quel guscio vuoto che era diventato il mio corpo, fu la disperazione.
E di essa erano cariche quelle lacrime.
Padre, madre, mi dispiace. Non sono stata in grado di proteggerla.
Mi dispiace Anna. Per tutto il dolore di cui sono stata la causa. Per averti privata della vita. Tu, che ne eri l'essenza stessa.
Non avrei avuto più la forza di tenermi in piedi, di andare avanti. E non ne avevo voglia. Volevo solo restare li, immobile, mentre la mia anima si svuotava lentamente di ogni emozione ed energia.
Il mio cuore non era mai stato così freddo, così vuoto.
Eppure avvertivo il mio corpo scaldarsi lentamente. Era un calore che non sentivo da molto, troppo tempo.
Quasi per inerzia alzai leggermente la testa. Quando vidi gli occhi di mia sorella riempirsi nuovamente di vita e osservarmi, sentii la speranza avvolgermi prepotentemente, inondandomi di una forza che non pensavo la mia anima avrebbe potuto racchiudere.
"Anna.."
La abbracciai stretta, senza più paura di perdere il controllo di me stessa. Quel calore, il calore di un abbraccio, il calore di una vita.
"Oh Elsa..".
Avevo sempre avuto bisogno di sentire quella voce.
Mi aveva sempre aiutata a sopravvivere, a resistere.
E ora mi avrebbe permesso di vivere.

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Ciao a tutti!
Devo ammettere che questo film mi ha davvero colpita nel profondo. Arriverei a dire che è diventato una parte di me e della quale ormai non posso più fare a meno. E' una sensazione davvero bellissima.
Questa scena in particolare mi è rimasta impressa. Forse per la scelta di far tacere tutto intorno ai personaggi, lasciando che si sentissero solo i singhiozzi di Elsa.
Ho provato a immaginare da quali pensieri ed emozioni poteva essere travolta in quel momento e questo è quello che la mia mente a partorito >.<
Spero possa piacere nel suo piccolo. Ringrazio in anticipo chi leggerà e chi vorrà lasciare una recensione :]
A presto!

Ombro Manto.

  
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