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Autore: Butterfly_fly_away    13/02/2014    0 recensioni
nella mia vita riuscivo a vedere solo l' oscurità che mi circondava, vedevo solo il male nelle persone , odiavo tutti anche se a volte potevo dare a vedere il contrario, poi? Poi sei arrivato tu, arrogante, fastidioso, sexy , profondo, odioso, e forse è proprio il mio continuo fastidio nei tuoi confronti ad avermi fatto innamorare di te, ti avverto , non sono una persona facile, ho un sacco di problemi, non sono la ragazza che meriti, ma ti giuro Derek, io, Mackenzie Stewart ti amo più di qualsiasi altra cosa al mondo, e anche se tra noi magari non potrà mai esserci niente sappi che farei qualsiasi cosa per renderti felice, darei tutto per te, e , nonostante tu, il primo giorno che ci siamo visti mi abbia fatto innervosire come mai prima d'ora penso che ripeterei quel giorno un milione di volte , solo per il fatto che ho incontrato l'unica persona che riesce a farmi sorridere nei momenti più cubi, che riesce a farmi piangere solo alzando un dito, perché io sono così, fragile come il cristallo, e tu meglio di chiunque altro riesci a ridurmi in mille pezzi, ma nonostante questo, non riesco a stare lontana da te
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Universitario
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~~Avete presente gli incubi? Quelli dei bambini, quelli da cui sembra che non ne uscirai mai, ecco la mia vita è il mio incubo.
Il mio nome è Mackanzie, ho sempre odiato il mio nome, troppo lungo , strano , insolito, non capisco perché i miei genitori non mi abbiano dato nomi carini come “Charlotte”,”Kristen” o “Sophie”, evidentemente non ero abbastanza importante per avere un nome carino, ero simpatica solare ,divertente, piena di sogni e speranze, volevo diventare una giornalista, o una cantante e a dodici anni volevo fare la cameriera di StarBucks, mio padre aveva lasciato me e mia madre quando avevo sei anni, ricordo che era sempre lui a venirmi a prendere a scuola, e il giorno in cui se ne era andato sono dovuta tornare a casa a piedi mettendoci più di tre ore visto che la strada non la sapevo, un signore mi aveva persino chiesto se poteva accompagnarmi e io fortunatamente gli avevo detto di no, ho capito qualche anno dopo che era un maniaco pervertito e che se fossi andata con lui chissà che mi avrebbe fatto.
Vi chiederete come mai parlo di me al passato, sapete, io sono morta, non intendo letteralmente, ma dopo un importante avvenimento che ha rivoluzionato la mia vita, ho perso la capacità di provare emozioni, di stare bene con me stessa , di avere amici , di divertirmi , di pensare , credo sia più o meno la stessa cosa no?! Dopo che mio padre aveva lasciato mia madre per un uomo, lei era entrata in paranoia, la sera usciva e tornava ubriaca con un uomo diverso ogni volta, impedendomi di dormire la notte per degli strani rumori dei quali sollo adesso conosco il significato. Una sera mia madre si portò a casa un uomo alto, robusto ,piuttosto giovane per mia madre che, nonostante fosse una bella donna ,i suoi trentasette anni li dimostrava; come ogni sera, mangiai il panino che mio fratello maggiore Jack mi aveva preparato: Jack era fantastico, si prendeva cura di me al posto di mamma, mi veniva lui a prendere a scuola, mi preparava la cena , giocava con me e quando non doveva studiare anche lui, mi aiutava a fare i compiti, era il migliore fratello che si potesse desiderare; dopo aver mangiato il panino mi portò a dormire nella mia cameretta, che per mia sfortuna era vicino a quella di mamma, presto infatti sarei andata a dormire nella camera di Jack e, quando lui si sarebbe trovato un lavoro, saremmo andati a vivere in un altro appartamento; dopo avermi rimboccato distrattamente le coperte, mio fratello se ne andò, lasciandomi da sola in camera con i miei pensieri dei quali il rumore speravo che sovrastasse quelli che uscivano dalla camera di mia madre, ma purtroppo non era così, decisi di chiudere semplicemente gli occhi ed attendere il sonno; dopo circa mezz’ ora i rumori cessarono, ringraziai il Signore per avermi concesso qualche ora in più di sonno, ma poco dopo quel bellissimo silenzio, sentii delle grida e una porta sbattersi , mi rifugiai sotto le coperte , sperando di non sentire più quelle grida, che si fecero sempre più lievi, sentii una porta aprirsi, ciò voleva dire che i rumori sarebbero continuati per un po, tenni la mia posizione e cercai di chiudere gli occhi, ma qualcuno tolse le coperte che scaldavano  mio piccolo corpo, non volli girarmi , strinsi le dita al materasso per opporre resistenza ma la persona che poco fa mi aveva scoperta mi prese il braccio e mi mise a faccia in su mettendosi a cavalcioni su di me, solo in quel momento riuscii a riconoscere quel volto che avevo visto solo per poco tempo era il tipo che, mezz’ora fa era salito con mamma e ora era su di me completamente nudo, e la cosa mi faceva abbastanza schifo , prese la mia camicetta da notte con le sue schifose mani e me la strappò lasciandomi scoperta, quando le sue mani iniziarono ad andare su e giù per il mio corpo iniziai ad urlare, a scalciare , a ribellarmi, ma cosa poteva fare una ragazzina di dieci anni contro un uomo di venti? Mi tolse tutti gli indumenti che rimanevano sul mio corpo , riuscii a dargli un calcio nel mento ma lui mi zittì con uno schiaffo seguito da un bacio, continuai a gridare, prese le mie cosce e le fece alzare entrando con forza in me, un grido straziante uscì dalla mia bocca seguito dalle lacrime e dai singhiozzi, guardai verso la porta e vidi mia madre sullo stipite di essa con le braccia conserte che guardava, guardava la brutalità con cui quell’uomo toccava sua figlia ,guardava una bambina che soffriva come non mai, guardava un probabile futuro trauma , guardava e basta; fortunatamente dopo poco, mio fratello arrivò in camera mia, togliendomi quel signore di dosso, mettendosi su di lui e riempiendolo di botte, rimasi scioccata da quanto Jack fosse forte per avere solo quattordici anni, il sangue di quel signore si fece vedere dopo poco, ma ci volle ancora meno tempo perché si ribaltasse la situazione e Jack si ritrovasse sotto l’aggressore, vedevo la faccia di Jack piena di sangue e non sapevo che fare se non piangere, feci la prima cosa che mi venne in mente, presi la mia lampada delle principesse e la scaraventai con tutta la mia forza sulla testa dell’uomo che cadde a terra perdendo i sensi
“L’ho ucciso?” chiesi a Jack terrorizzata
“No tesoro ,ora chiamo la polizia” disse mio fratello
“No, non puoi!” si intromise mia madre
“Perché no mamma?! Hai paura? Che sbattano dentro anche te per essere stata una pessima madre e per essere rimasta a guardare mentre tuo figlio veniva picchiato e tua figlia...? Non riesco nemmeno a dirlo perché non ci posso credere, mi fai schifo , mi vergogno di averti come madre ma soprattutto di essere tuo figlio! Di avere il tuo stesso DNA, ora fammi il piacere di stare zitta mentre vado a prendere il telefono” mio fratello aveva pienamente ragione, sarei andata ad abbracciarlo ma tutte le mie forze erano svanite, il mio corpo non rispondeva più ai comandi del mio cervello, riuscivo solo a pensare ciò che mi era capitato :avevo dieci anni, dieci maledettissimi anni, e mi era stata portata via una delle cose più importanti, avevo solo dieci anni quando vidi mia madre che veniva arrestata insieme a quell’ uomo , avevo solo dieci anni quando mi diedero il mio primo sonnifero alla centrale di polizia per farmi dormire, avevo solo dieci anni quando vidi mio fratello con la faccia tutta insanguinata, avevo solo dieci anni quando persi la mia innocenza, che a quell’ età non sapevo nemmeno che cosa fosse, infatti non avevo ben chiaro cosa quell’uomo mi avesse fatto.
I poliziotti ci permisero di rimanere nella nostra casa, ma sarebbe arrivato un controllore tre volte a settimana per verificare se fosse tutto a posto e per darci i soldi per continuare a vivere normalmente, o almeno con il necessario. A quindici anni tornai a casa, c’era un gran silenzio, Jack doveva essere uscito, trovai una lettera sul tavolo del salotto la lessi, era del mio fratellone
“Cara Mackanzie,                                    
Quando leggerai questa lettera io non sarò più qui, non spaventarti piccola, sto bene adesso, ma non riuscivo più a vivere con il ricordo di tutti gli avvenimenti passati, non riesco a non darmi la colpa per quello che ti è successo cinque anni fa, se solo fossi arrivato prima... spero che però tu non ti farai una colpa anche di questo, ero stanco Mack, di tutto lo schifo che mi circondava, mamma compresa ,non c’era un giorno in cui io fossi felice, a parte quei piccoli momenti in cui i tuoi occhi brillavano nel vedermi, quelli si che mi riempivano di felicità. Sei una sorellina fantastica, abbiamo passato così tanti momenti insieme: Ricordi quando avevamo scommesso dieci dollari che sarei riuscito a salire sull’albero nel cortile? Tu hai perso dieci dollari e io mi sono slogato un braccio cadendo da quell’albero ahah.
Ricordi invece quando ti eri lasciata con quel bambino in prima media... Jasper?Jimmy? non sono mai riuscito a ricordare quel nome, tu avevi passato la sera a piangere fin quando io non ti ho portato giù e abbiamo guardato “le pagine della nostra vita” con una coppa di gelato grande quanto la tua faccia, ero aumentato di un chilo per colpa tua ahah; oppure ricordi quando sono andato a farmi il mio primo tatuaggio? Io volevo qualcosa di brutale e aggressivo ma tu insistevi perché mi facessi una stellina o la chiave di sol, hai insistito così tanto che alla fine sei voluta venire con me e mi sono tatuato il tuo nome, ma se ci pensi bene ,anche tu sei brutale e aggressiva, ovviamente sai che scherzo; oppure il momento in cui avevi fatto l’interrogatorio alla ragazza che ho portato al ballo, ricordo che le avevi persino chiesto la taglia delle scarpe commentando i suoi grandi piedi, che non erano nemmeno così grandi , cosa su cui abbiamo discusso a lungo.
Sappi che non dimenticherò mai questi momenti, sono parte di me, tu sei parte di me, sei la cosa migliore che mi sia mai capitata, scusa se non ti ho detto più volte “ti voglio bene”, mi distrugge il fatto che non potrò più vederti sorridere, ridere e scherzare, ma il dolore che ho dentro di me mi stava lentamente lacerando dentro, mangiando la mia sanità mentale e fisica, mi sono guardato allo specchio e non mi sono riconosciuto, mi facevo schifo, mi sento in colpa anche per ciò che ho detto a mamma, ha sbagliato in tutto e per tutto ma non si meritava di sentirsi dire quelle cose, non da suo figlio , sono stato un figlio orribile, sono una persona orribile, so che magari adesso tu starai pensando che non è vero e in questo momento starai arricciando il naso, cosa che fai sempre quando non sei d’accordo con quello che gli altri dicono, ma so  per certo di non essere una brava persona. Nel caso te lo stessi chiedendo, non soffro di nessuna dipendenza da alcool e droga, non volevo essere come mamma, mi fumavo qualcosa ogni tanto ma solo con gli amici, solite cavolate da ragazzi giusto? Scusa se non ci sarò più, se non potrò più vederti crescere, se non potrò assistere al tuo matrimonio e vendicarmi facendo l’interrogatorio al tuo ragazzo, mi sento peggio solo al pensiero , ma vedi, io non mi riconoscevo più , era come se stessi morendo dentro, ogni giorno che passava mi sentivo sempre più vicino alla morte e francamente non volevo vivere così ,e non volevo nemmeno che tu mi vedessi in quello stato. Ti prego di non chiuderti in te stessa dopo questo episodio, ti supplico , continua la tua vita con la consapevolezza che io ora sto bene, sono un angelo tesoro mio, il tuo angelo e veglierò su di te, qualsiasi cosa succeda sarò con te, non sentirti mai sola, tienimi sempre nel tuo cuore; spero per te tutto il bene di questo mondo , spero che tu possa trovare qualcuno che ti ami , e che tu lo possa amare come mai hai amato prima, ricorda che le pazzie bisogna farle , sempre , una vita senza pazzia non è una vita vissuta in pieno , non voglio che rimugini su niente quando sarai vecchia. Segui sempre il tuo cuore, e continua la tua vita, starò sempre al tuo fianco sorellina, mi mancherai tantissimo, con affetto
Jack.
P.S : preferirei che questa lettera rimanesse tra noi , voglio che sia una cosa nostra, tienila sempre con te. E sorridi sempre , fai vedere quelle tue adorabili fossette che non so perché odi  tanto.  “
Posai la lettera sul tavolo, la spesa era caduta per terra, caddi con le ginocchia sul pavimento , sovrastata dai pianti e dai singhiozzi infrenabili che mi impedivano di respirare, mi alzai con tutta la forza che avevo nelle gambe e lo andai a cercare per tutta la casa, andai in camera nostra, non c’era , controllai in bagno, non era nemmeno li, l’ansia saliva, sentivo il cuore uscirmi letteralmente dal petto, andai nel giardino , in quel maledetto giardino, e lo trovai  a terra con la pistola affianco e steso in un bagno di sangue, iniziai a gridare con quanta più forza avevo nel corpo , piansi , gridai ancora più forte, mi inginocchiai affianco a lui , presi il suo corpo senza vita e lo strinsi forte a me , chiesi perché mi avessero voluto infliggere questa tristezza, che avevo fatto di sbagliato per meritarmi questo? Perché mi avevano portato via l’unica persona che mi era davvero rimasta accanto? Mi avevano preso tutto , chiunque fosse rimasto affianco a me se ne era andato in un modo o in un altro, guardai le mie mani sporche del sangue che mio fratello aveva versato, mi alzai barcollando, andai in cucina e presi un coltello, volevo raggiungerlo , lo giuro , ma allora perché mi avrebbe scritto quella lettera? Lo avrei deluso, urlai un ultima volta, presi tutti i piatti che avevo e li scaraventai  a terra riducendoli in mille pezzi, presi i bicchieri e feci la stessa cosa, mi ero tagliata la mano con un pezzo di vetro per sbaglio ma poco mi importava , ribaltai il divano , il tavolo, distrussi tutto ciò che mi capitava sotto mano, il rumore della pistola con cui mio fratello si era ucciso rimbombava nella mia mente, non lo avevo sentito , ma purtroppo potevo immaginarlo , quel rumore non mi dava pace, era sempre presente, e ne avevo il terrore. Chiamai un ambulanza , magari poteva salvarsi, magari aveva ancora una possibilità. Suonò il campanello
“ Dove è il ferito?” chiese il medico
“ in giardino, sbrigatevi , salvatelo vi prego!” li condussi in lacrime al giardino , il dottore controllò il suo battito e le ferite , poco dopo si girò verso me
“ Mi dispiace, non possiamo fare più niente, non ce l’ha fatta”
“ Non è vero!” gridai, ripetei le mie ultime parole all’infinito  mentre davo pugni al petto del dottore che cercava di calmarmi, ma non servì a niente, niente sarebbe servito a placare il dolore che sentivo dentro, mi ero completamente svuotata di ogni emozione.
Dopo aver fatto portare via il corpo di mio fratello, un uomo mi disse che sarei dovuta andare a vivere da mio padre fino a quando non avrei raggiunto la maggiore età; il funerale del giorno dopo fu un strazio, tutti piangevano e si disperavano, io guardavo la bara con negli occhi il vuoto e la sua lettera tra le mani, da cui ero certa che non mi sarei mai separata. Due giorni dopo salutai tutti gli amici di Londra e partii per raggiungere mio padre a Seattle ,Washington, atterrata all’aereoporto trovai mio padre a braccia aperte, non sapevo se abbracciarlo e sfogarmi con lui o gridargli contro per averci lasciati soli, ma infondo che colpa ne aveva lui se amava gli uomini, quindi mi buttai tra le sue braccia e scoppiai a piangere, il suo abbraccio mi rassicurava e mi spaventava allo stesso tempo, ma mi spaventava il tocco di chiunque da quel giorno con “l’Amico” di mamma, papà mi ripeteva parole di conforto  che purtroppo non servirono a niente, stavo ancora male per ciò che era successo, erano successe tante cose in una volta, era troppo, quando mi fui calmata andai a casa con il suo fidanzato Brad a cui, di sicuro , mi sarei dovuta abituare.
Adesso ho diciotto anni, vivo a Seattle con i miei genitori, se così posso chiamarli, ho finito a stento il liceo avevo buoni voti solo nelle materie letterarie in cui non credo di aver mai preso una insufficienza ,non ho amici, mi sono chiusa completamente in me stessa, non ho mai parlato con nessuno del mio passato, non volevo che gli altri lo sapessero e non volevo essere compatita, è una cosa che odio, soffro di attacchi di  panico , che adesso per fortuna stanno diminuendo , ho paura che qualche sconosciuto mi tocchi , e ho paura dei rumori troppo forti che mi ricordano il rumore di quella pistola, per un periodo ho sofferto di autolesionismo ma mi sono resa conto che non sarebbe servito a far tornare mio fratello quindi dopo qualche mese ho smesso, mio padre mi aveva persino proposto di andare da uno psicologo ma mi ero rifiutata, non sono una malata di mente e non ho intenzione di comportarmi come tale. Faccio lezioni di canto ,  Brad pensa che abbia bisogno di distrarmi un po e a me cantare piace ma ho perso ogni sogno e speranza da tanto tempo ormai, quindi, a che serviva dirmi che ero brava?! Non credo di avere un brutto fisico , poco mi importa se mi danno della convinta, io dico solo ciò che penso, e non credo di dover dire agli altri che sono brutta per farmi dire il contrario, non vado a vantarmi, certo, ma se mi chiedessero cosa penso del mio fisico risponderei che mi piace. Ho gli occhi verdi, i capelli castano-rossi , la pelle chiara , e poche e quasi invisibili lentiggini nel naso e nelle guance , ho anche due odiose fossette negli angoli della bocca che non ho mai sopportato e le labbra rosse e carnose . Ho finito il liceo da poco , non so se andrò al college, mi hanno offerto una borsa di studio per la NYU , a New York, che comprende studi , alloggio , e uno stage per la scrittura che è il motivo per il quale ho avuto la borsa di studio, non so ancora che fare, ma tanto ho ancora qualche mese per decidere. Sto sempre per conto mio, per mia scelta, quindi mi sembra che non sia nemmeno necessario dire che non ho un ragazzo e che non ne cerco minimamente uno, e , col caratteraccio sgarbato e irascibile che mi ritrovo cedo che nessuno voglia me.
 
  
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