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Autore: EvrenAll    14/02/2014    1 recensioni
Lei aveva intanto abbassato lo sguardo sul bicchiere di vodka che era appoggiato sul tavolo e giusto perché le sembrava troppo pieno e perché non era possibile che Ville Valo fosse nello stesso locale e perché quando aveva un'allucinazione almeno voleva che fosse bella chiara, inghiottì un altro bel sorso bruciandosi la gola. E poi la vodka pura nemmeno le piaceva... perché l'aveva ordinata?
Genere: Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Preda




Non è possibile.

Fu il suo primo pensiero quella sera quando vide entrare lui nel locale.

Lui, proprio lui, HIM. Era andato fino al bancone, rimanendo in piedi e guardandosi attorno, poi aveva iniziato a conversare con il proprietario. Lei aveva intanto abbassato lo sguardo sul bicchiere di vodka che era appoggiato sul tavolo e giusto perché le sembrava troppo pieno e perché non era possibile che Ville Valo fosse nello stesso locale e perché quando aveva un'allucinazione almeno voleva che fosse bella chiara, inghiottì un altro bel sorso bruciandosi la gola. E poi la vodka pura nemmeno le piaceva... perché l'aveva ordinata?

Un movimento davanti a lei. Alzò la testa e si congelò.

Due fari verdi.

Avvicinò ancora il bicchiere alle labbra e lo svuotò completamente.

-Se avessi saputo che l'alcol dà queste allucinazioni allora avrei iniziato a bere molto prima-

Lui sorrise e puntò il suo sguardo negli occhi di lei mentre inspirava piano: se lo concedeva una sola volta all'anno, almeno la preda doveva essere buona.

-Perché bevi?-

-Ehm... per dimenticare?- aveva il bicchiere vuoto, ma voleva che la testa le girasse ancora di più.

-È una cosa seria: di solito le ragazze non vanno a cercare posti malfamati come questi per ubriacarsi completamente da sole-

-Neanche io pensavo che le star del rock internazionali andassero ad imbucarsi in posti del genere e invece...- girò il bicchiere tra le mani.

-...invece riesco ad immaginare anche queste cose: Ville Hermanni Valo che si siede con me al tavolo di una catapecchia mentre bevo. Sì, l'alcol fa miracoli-

Si alzò e raggiunse il bancone camminando in linea quasi retta -Albert, ce l'hai un po' di sambuca?-

-Ho tutto piccola, ma non è meglio fermarsi? La vodka che ti ho dato fin'ora non era poca, e questo che hai finito non era il primo bicchiere, ne sono più che certo-

-Ma sto benissimo Albert!- disse lei sorridendo -E c'è Ville al tavolo con me: la mia coscienza si manifesta come il mio sogno erotico stasera-

-C'è veramente un uomo seduto al tuo tavolo, Ollie, e ti sta guardando in modo divertito, molto-

Lei si girò, fissando il giovane castano vestito di nero -Ah, non lo vedo solo io?-

Il barista sospirò versando un dito del superalcolico nel bicchiere insieme a tanto ghiaccio: almeno così si sarebbe diluito.

-Grazie- canticchiò lei tornando al tavolo. Era in scarpe da ginnastica quella sera, come anche nelle ultime tre in cui aveva visitato il locale. Solo la prima volta che ci era capitata aveva portato tacchi e vestito e non volutamente.

Mentre si risedeva ed appoggiava il bicchiere sul tavolo sospirò, facendo arrivare alle narici del cantante un odore insieme dolce e amaro, misto delle bevande, del suo respiro, della sua pelle e del suo sangue che scorreva veloce fluido sotto quella superficie chiara.

Sospirò ed inspirò anche lui profondamente, come per saggiare il vino prima di berlo: sarebbe stato migliore, più dolce, senza tutta quella vodka, però era buono, ottimo, anche più di certe altre giovani potenziali prede che aveva incontrato per strada. Doveva portarla via da lì.

-Vuoi un po'?- disse lei, porgendogli in bicchiere di malavoglia.

-No, preferisco altro-

-Bravo ragazzo, così ce n'è di più per me-

-Non ti fa bene-

-Oh, fa benissimo invece, anche se tu non sei un'illusione-

Beh. Comunque sarebbe morta a ore.

-Sono il tuo sogno erotico?-

Lei posò il bicchiere ed iniziò piano a gesticolare fissandolo dritto negli occhi mentre lui ricambiava con molta più intensità.

-Se sogno di portarti a letto? Sì, mi è capitato. Anche se tu dici di no e fai finta di niente sei sexy, punto. E io non so neanche perché te lo sto dicendo! Forse perché non ti incontrerò mai più nella mia vita e quindi mi interessa farti una buona impressione? Forse perché tanto la figura di merda l'ho già fatta fin dal principio? Forse perché ho bevuto un po' troppo?-

-Non mi interessa- finì lei alzando le spalle e bevendo un altro sorso.

Almeno la sambuca le piaceva.

Ville sorrise ancora con discrezione -Grazie per i complimenti, Ollie, ma soprattutto per la schiettezza-

-Ma figurati- La stanza girava, ma lui rimaneva straordinariamente fermo nella sua visuale.

-Da vicino forse sei ancora più bello, sai? Ma voglio vedere meglio i tuoi occhi-

Nel suo cuore lei stava lodando la vodka per aver tolto da lei ogni patina di scrupolo o timidezza, anche se dopo quello che aveva passato ormai gliene erano rimaste in minima quantità.

Lui si sporse in avanti sul tavolo, avvicinandosi pericolosamente a lei.

-Abbagliano, sembra che abbiano vita propria-

Si tirò indietro sulla panca, di nuovo al suo posto, poi iniziò a scivolare piano per avvicinarsi al suo corpo caldo: erano quasi le due e aveva fame.

-Grazie ancora, Ollie- sussurrò, mentre lei intontita si faceva togliere il bicchiere dalle mani seguendo il suo tocco.

-Ma non mi hai ancora detto nulla...-

-Amo quando canti “One last time” e “Gone with the sin”, esprimono tutto ciò che ho fatto: lasciarsi andare al peccato e sperare in un'ultima volta che non è arrivata. Mi ha lasciata dilaniata- le parole scorrevano veloci dalla sua bocca, come se si fosse sbloccato un interruttore e pronunciando l'ultima la sua mano andò al collo velocemente, con urgenza.

-Ti ha lasciata in vita-

-Mi ha lasciata morta, non viva. Non riesco a dimenticare...- la sensazione di piacere seguita da un dolore atroce all'altezza del collo: non era vero che i vampiri si accontentavano di un piccolo foro sulla pelle.

E lui aveva scorto la candida e ancora fresca cicatrice sul suo collo. E stava per impazzire.

Si accostò ancora di più a lei, mettendosi al suo fianco e sfiorandole il viso rigato da lacrime. Albert era sul retro, i clienti erano solo altri due, il tavolo nella penombra, distante dal bancone.

Le prese il mento con una mano e la obbligò a guardarlo negli occhi.

-Ollie, può essere tutto molto più semplice se ti lasci andare. Perfino la morte, se ti affidi a lei può essere dolce-

E lui era la morte, la sua morte. E sarebbe stato il più gentile possibile.

Ville sorrise di nuovo, però questa volta fece una cosa diversa dalle precedenti: piegando le labbra all'indù lasciò che i denti fossero visibili, tutti. La sensazione di potenza e godimento si fece ancora più acuta quando vide gli occhi della vittima spalancarsi di orrore alla vista dei suoi canini, ma lei non fece resistenza. Scese piano e le baciò quel dolce collo pulsante.

Poi divenne tutto solo denso e fluido calore rosso.

E quando ormai il battito sembrava debole come il suono delle ali di una farfalla la lasciò e sussurrando canticchiò una frase al suo orecchio.

...Baby join me in death...

Le coprì il collo con i capelli anche se le ferite erano minuscole e si confondevano tra quelle precedenti, poi si alzò.

Salutò Albert portando un indice alla bocca e emettendo un sibilo mentre indicava la giovane e lui annuì: ora che finalmente dormiva neppure il barman desiderava che Ollie si svegliasse.

La porta del locale si chiuse alle sue spalle, facendo tintinnare piano il campanello d'entrata.

  
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