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Autore: Achernar    14/02/2014    2 recensioni
“Vale- che?” fece Yugi a Jonouchi.
“Valentina” rispose il biondo con aria di superiorità. “Oggi è il 14 febbraio no? Cos’è, sei curioso di sapere se hai fatto breccia nel cuore di qualche pollastra?” ridacchiò.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Atemu, Yuugi Mouto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A conti fatti, non ne avrebbe avuto bisogno.

Certo, era un pensiero carino. E adorabile. E tenero. E tutto il resto. Ma a conti fatti avrebbe potuto risparmiarsi la mano ustionata, la cucina da ripulire da cima a fondo, la levataccia e la fuga al supermercato.

Beh, forse non proprio in quest'ordine... si disse Atem. In effetti: prima aveva deciso di improvvisarsi pasticcere, senza avere la minima idea a cosa sarebbe andato incontro; poi era fuggito al supermercato con una scusa per comprare gli ingredienti senza destare sospetti. Quindi si era alzato alla mistica ora nota come tre e mezza del mattino (o di notte? Come facevano a chiamarlo mattino se era più buio dell’interno del puzzle del millennio e si gelava come si gela solo in Groenlandia?) e si era messo a preparare i dolcetti. Ed ecco che arriva nell’ordine la mano ustionata, l’altra mano sulla bocca per coprire le urla e non svegliare l’Aibou e infine la pulizia della cucina.

Atem si passò una mano sulla fronte asciugandosi il sudore. Sospirò soddisfatto, distrutto, ma soddisfatto. Non aveva praticamente dormito, aveva perso l’uso della mano sinistra, teneva fra le mani spazzoloni e detergenti neanche fosse Cenerentola, ma lì, in bella mostra sul piano di marmo nero della cucina, c’era una scatola. LA scatola. Il cui contenuto era costato tutti questi sacrifici, queste lacrime, sangue, sudore e ustioni.

Depose con poca grazia a terra lo spazzolone e si avvicinò al pacchetto. Cartoncino rosso, forma di cuore, brillantini sul lato destro, fiocco cremisi. Era l’ultimo rimasto al supermercato: aveva dovuto litigare con tre-quattro fidanzatini e coppiette varie per reclamarne il possesso. La tentazione di mindcrusharne qualcuno era stata forte, ma aveva promesso al suo Aibou di non cedere all’ira. Poteva auto-complimentarsi comunque, era stato bravo e si era trattenuto: con solo una dozzina di ceffoni, pedate e un misero pugnetto sulla mascella di quel maledetto ragazzino dai capelli ricci, che non voleva decidersi a mollare il cuore, aveva ottenuto la sua scatola.

Ancora più importante, ovviamente, era il contenuto. Si trattava di cioccolatini. Fatti a mano, ci teneva a precisarlo. E qui mano voleva dire proprio "mano” visto che l’altra era ormai fuori uso. Non avrebbe mai creduto che il cioccolato fuso potesse essere così bollente, e, quel che era peggio, che quando gli era colato sulle dita, aveva fatto un balzo per il dolore e il pentolino incandescente gli era sfuggito, precipitando su quella stessa mano già brutalmente bruciata.

Grazie a Ra san Valentino veniva una volta all’anno.

E già.

San Valentino.

Anche se lui e Yugi erano insieme da un anno ciò non voleva dire che non avesse alcun motivo per essere romantico e lasciare il classico ma sempre d’effetto pacchetto anonimo nello zaino del suo Aibou. Chissà che faccia avrebbe fatto il piccoletto.

A furia di fantasticare, si erano ormai fatte le otto e l’antico faraone poteva sentire piedi correre frenetici sopra la sua testa. Al piano di sopra, a quanto pareva, Yugi si era finalmente svegliato e si era accorto di essere in ritardo (come al solito). Velocemente, Atem prese la scatola e sgattaiolò all’ingresso, dove aveva precedentemente occultato lo zaino di Yugi, e la infilò dentro, bene in fondo così che la trovasse non proprio a inizio giornata; poi tornò in cucina.

“Atem!!

Atem! Dov’è??

Dimmi che sai che fine ha fatto!!”

Un trafelatissimo Yugi con i pantaloni  ancora semi infilati, la maglietta al contrario, la giacca di scuola sotto le braccia e i calzini spaiati (e tralasciamo lo stato dei capelli) scese i gradini a gruppi a tre alla volta e irruppe in cucina ansimando, rompendosi per poco l’osso del collo scivolando dall’ultimo gradino.

Atem si girò placido, afferrò la giacca di Yugi, se la sistemò in mezzo alle gambe e cominciò ad allacciare i pantaloni del suo Aibou. Intanto questo continuava a smaniare strillando ‘Dov’è? Dov’è finito?’.

“Dov’è cosa, tesoro?” chiese infine Atem, abbottonando l’ultimo bottone.

“IL MIO ZAINO!” urlo isterico l’altro. L’egiziano gli diede un bacio sulla fronte e lo aiutò a infilarsi la giacca (non prima di aver fatto rimettere a Yugi la maglietta, dal verso giusto questa volta).

“Tranquillo, è all’ingresso”.

Yugi tirò un gran sospiro di sollievo. Ringraziò il cielo in almeno quattro lingue diverse: non sarebbe mai potuto andare a scuola senza zaino, senza contare che dentro c’erano tutti i libri che gli servivano per i prossimi due giorni: perderlo sarebbe stato terribile.

“Sei sempre il solito, Aibou: dove volevi che fosse, eh?” fece il faraone appoggiandosi al tavolo della cucina con nonchalance.

“Ecco... io.. io ero convinto di averlo lasciato in camera mia così quando non l’ho visto più mi sono fatto prendere dal panico e ho pensato di averlo perso! Ed era così tardi che- oddio. È ancora tardi!” disse l’altro fissando all’improvviso le implacabili lancette dell’orologio della cucina.

Diede un rapido bacio sulle labbra al suo ragazzo e scattò come un fulmine verso l’ingresso.

“Menomalecheciseitucomunque, ciaotiamoadopo!” disse mentre si allacciava le scarpe, metteva la cartella sulle spalle, apriva il portone e correva fuori verso la scuola.

Atem si avvicinò all’ingresso, chiuse la porta di casa e tornò in cucina.

“Non c’è di che” mormorò. Anche se, forse, Yugi non lo avrebbe ringraziato così se avesse saputo chi era stato a cambiare di posto allo zaino. Però sul ritardo, lui non c’entrava niente: quello del suo Aibou era un talento naturale.

In un modo o nell’altro il ritardatario era riuscito ad arrivare a scuola prima che persino i bidelli lo cacciassero fuori a pedate per l’orario vergognoso, non sarebbe stata la prima volta. Ansimando si era diretto verso la sua classe, aveva bussato, il professore di turno gli aveva lanciato la solita occhiata accompagnata dal classico ‘Mutou, vedo che ci degna della sua presenza’ al che Yugi aveva grugnito a capo chino ed era andato a collassare al suo posto.

La prima metà della giornata era andata tranquilla, fra palline di carta tirate da Jonouchi e Honda, manate sulla testa di Jonouchi e Honda da parte di Anzu, i bla bla bla senza senso dei professori, noia e appisola menti vari. Solita solfa.

Per fortuna adesso stava suonando la campanella del pranzo.

Yugi tirò un gran sospiro di sollievo, e afferrò la cartella: finalmente si mangiava. In realtà non era ancora sicuro se avrebbe mangiato, lui di certo non si era preparato nessun bento: poteva solo sperare che Atem fosse stato misericordioso come al solito e gli avesse infilato almeno un panino nello zaino, così, per pura e semplice pietà del suo povero Aibou ritardatario e sonnolento.

Senza guardare, come per scaramanzia, il ragazzo infilò speranzoso la mano nella cartella e cominciò a farla vagare all’interno, schivando libri e matite, alla ricerca di una forma che ricordasse un sacchetto o una scatola.

“Ehi Yugi, che fai? Cerchi qualche Valentina?”

“Vale che?” fece questi a Jonouchi.

“Valentina” rispose il biondo con aria di superiorità. “Oggi è il 14 febbraio no? Cos’è, sei curioso di sapere se hai fatto breccia nel cuore di qualche pollastra?” ridacchiò.

“Dimentichi che lui ha già trovato una pollastra, anzi un pollastro. I due piccioncini sono inseparabili” interruppe Honda.

“E piantatela con i paragoni ornitologici” sbuffò Anzu.

“In realtà mi ero completamente dimenticato della festa: davvero è oggi?” domandò assente Yugi.

“M-mh” annuì Anzu. “quasi tutte le ragazze hanno passato l’intera giornata di ieri a impiastricciare dolcetti e cioccolatini per i loro innamorati segreti. E oggi li hanno consegnati come regalo anonimo. Quindi potresti scoprire che anche tu hai un’ammiratrice” cinguettò facendo l’occhiolino.

Brrr, meglio di no pensò il ragazzo dagli occhi viola Mou Hitori No Boku diventa così irascibile quand’è geloso...

Tuttavia, spinto dalla curiosità e dalla fame, lasciò che la sua mano continuasse a vagare all’interno dello zaino, finché finalmente non colpì qualcosa di solido diverso dai noiosissimi tomi scolastici. 

Con un sorriso soddisfatto e al contempo grato al suo ragazzo, così premuroso da preparargli un bento, Yugi estrasse la scatola.

Ma quando si ritrovò davanti una piccola confezione a forma di cuore con brillantini, fiocco cremisi e annessi e connessi anziché una scatola nera rettangolare, impallidì.

“Oh-oh, a quanto pare il nostro piccoletto riscuote successo” fece Honda dando una gomitata a Jonouchi, che in tutta risposta gli mollò una vigorosa pacca sulla schiena.

“Non è giusto, lui è già fidanzato. Ma dove vanno a guardare le ragazze? All’unico alunno gay della sezione?”

All’affermazione del biondo Yugi riacquistò un po’ di colorito, se non altro perché per l’imbarazzo di essere definito ‘l’unico gay della sezione’ si era tinto di rosso porpora.

“Mi chiedo chi possa essere...” mormorò Anzu che aveva strappato la scatola dalle mani del piccoletto l’istante in cui era venuta alla luce dalla cartella e ora la stava esaminando in un misto di sorpresa e scetticismo con aria da James Bond.

“I-io non ne ho idea... non mi pare che nessuna ragazza mi stesse fissando di recente... e per recente intendo gli ultimi cinque anni di liceo...”

“Dai, non fare il modesto: e se fosse un ragazzo?”

Yugi passò dal porpora al melanzana. “L-lo escluderei?” fece impacciato. Gli altri tre sembravano decisamente interessati alla faccenda e ai suoi eventuali risvolti piccanti.

“Comunque dobbiamo assolutamente scoprire chi è: chissà se ci sono impronte digitali su questo coso o-“

“ASSOLUTAMENTE NO!”.

Anzu, Honda e Jonouchi si voltarono contemporaneamente verso Yugi, gli occhi dilatati dallo stupore, la scatola a metà fra le mani della ragazza e del moro, e le dita di Jono che cercavano disperatamente di afferrare il nastro.

“Non ho alcuna intenzione di scoprire chi mi ha mandato una cosa simile: Mou Hitori No Boku lo ucciderebbe!”
 
“Ah, quindi ammetti che potrebbe essere un ragazzo!”

“NO! Io- oh, cavolo: non ho alcuna intenzione di indagare, Atem LA, o anche LO ucciderebbe!” disse esasperato.

“Ma non aveva promesso niente più mind crush?” domandò Honda.

“E credevo che ormai si fidasse di te, state insieme da una vita...” aggiunse Anzu.

“E poi non è necessario che lo sappia” terminò Jou. Yugi gli lanciò un’occhiata assassina.

“Ho detto di no. Amo troppo la vita per vedere qualcuno perderla fra atroci sofferenze e incantesimi in ieratico egiziano".

Jonouchi roteò gli occhi e anche Anzu e Honda non poterono fare a meno di alzare le iridi al cielo.

“Per non palare delle torture cinesi... di recente Atem si sta interessando alle tecniche persuasive e d’interrogatorio in voga presso le dinastie ming e qin, ha un’intera enciclopedia a casa sulle usanze dell’antica Cina” aggiunse con tono enciclopedico.

“Perciò acqua in bocca e questo coso”, disse indicando la scatola rossa come se fosse il misterioso, temutissimo vaso di Pandora contenitore di ogni disgrazia e pestilenza... “finisce dritto dritto nel secchio”. Detto ciò si alzò, tolse l’oggetto dalle mani di un’attonita Anzu e si avviò verso il cestino.

“Ma non assaggiamo neanche i dolcetti?” un’altra occhiata omicida convinse Jonouchi a chiudere qui la questione.

Quando Atem riaprì gli occhi, la prima cosa che vide fu la sveglia nera che mostrava in tutta la loro fosforescente gloria le cifre delle 17.21.

Brontolò qualcosa in una lingua morta da millenni e si alzò dal divano con una certa riluttanza. Non che ricordasse di esservici mai disteso sopra, e tantomeno di essersi addormentato lì, ma evidentemente tutte quelle ore di sonno perse lo avevano fatto collassare e dormire tutto il pomeriggio.

Una cosa positiva c’era però. Se erano le 17 e 21, Yugi era sicuramente a casa. E Yugi aveva sicuramente trovato il suo regalo.

Si fermò un attimo. Allora com’è che non era venuto a congratularsi con lui? A ringraziarlo perlomeno; la sua mano ancora fasciata avrebbe dovuto parlare chiaro su quanto duramente si era impegnato perché il suo Aibou potesse gustarsi qualche misero cioccolatino. Non dimostrava forse tutto il suo affetto?

Le opzioni potevano essere due.

O Yugi non era ancora tornato a casa.
O Yugi era troppo dolce per svegliarlo e ringraziarlo.

Sì, doveva essere quello. Era ovvio che Yugi fosse tornato da scuola ormai: sicuramente lo aveva visto che dormiva sul divano e aveva pensato di non disturbarlo. Probabilmente ora era in camera sua, ad aspettare che l’antico faraone si svegliasse e come la bella addormentata venisse a reclamare il suo bacio. La sua ricompensa. Se la meritava in fondo, e magari anche qual cosina in più di un bacio...

Ridacchiò salendo le scale silenziosamente, dirigendosi verso la stanza del più piccolo.
Yugi era sdraiato sul suo letto, pancia in su e cubo di Rubik in mano, ma non stava realmente provando a risolvere l’impossibile grattacapo. Era più intento a scrutare il soffitto di casa sua, o meglio, a fissare nel vuoto al di sopra della sua testa, come se i granelli di polvere fluttuanti nell’aria lievemente dorata dalla luce di un sole che stava tramontando fossero la cosa più interessante dell’universo.

Yugi era preoccupato.

Che doveva dire ad Atem?

Quel cuore rosso trovato nello zaino era sicuramente stato messo lì da una ragazza che aveva una cotta per il piccoletto dai capelli a stella, una ragazza senza speranze, ovvio.

Non c’era una possibilità su un milione che Yugi avrebbe lasciato il suo faraone per lei (senza contare il fatto che era gay). Nemmeno una su un numero di Avogadro di possibilità. E, anche se Yugi non aveva la più pallida idea di cosa fosse un numero di Avogadro, ricordava che il professore di fisica aveva detto che era piuttosto grande. E poi suonava bene.

D’altra parte sarebbe stato comunque scortese non ringraziare nemmeno la ragazza: aveva preparato quei cioccolatini con tanta cura, fatto quel pacchetto così carino, atteso il momento giusto per infilarlo di nascosto nello zaino di Yugi, e lui che aveva fatto? Lo aveva buttato in tutta furia nella spazzatura, senza neanche aprirlo, senza un minimo di rispetto. Avrebbe potuto ringraziarla. Anzi, avrebbe potuto ringraziarla. Perciò avevano ragione i suoi amici: doveva cercare scoprire chi fosse.

Ma lui non poteva scoprire chi era! L’anonimato le avrebbe garantito sicurezza e decisamente maggiori chance di sopravvivere alla furia di Atem qualora avesse scoperto di avere una possibile ‘concorrente’. Non che avesse qualche speranza la poverina, si era già detto, ma Atem era semplicemente così geloso... e terribilmente vendicativo e crudele per essere un faraone di tremila anni fa che si diletta con gli Yami no games nel tempo libero. E i faraoni che giocano agli Yami no games erano già abbastanza crudeli di norma!

Avrebbe dovuto tenere nascosto al suo ragazzo tutto quanto: dalla scatola al fatto che era San Valentino (Atem non lo sapeva, vero? Quando mai si era sentito che gli egiziani avevano un San Valentino?) per non parlare del significato della scatola e della ragazza, e, soprattutto, della sua identità nel caso Yugi (o i suoi amici per lui, ci scommetteva) l’avessero scoperta.

Ma come poteva nascondere qualcosa al suo mou Hitori No Boku? All' altra metà della sua anima? Il senso di colpa già lo divorava, lo sentiva, gli pareva di sentire la sua voce sensuale e dolce: ‘Tutto bene a scuola Aibou?’ quando invece era andato tutto bene un corno e doveva mentire a quel fisico slanciato e abbronzato, a quegli occhi color rubino infuocato a-

“Yugi? Tutto bene? Ti ho fatto una domanda...”

Cavolo, non era solo la sua immaginazione allora: la voce c’era davvero!

“Tuttobeneperchèmelochiedi?” Yugi scattò sull’attenti sul letto, sorriso finto a trentadue denti in bella mostra.

Atem arretrò di un passo, perplesso. Per il momento ignorò la reazione di Yugi, cercando di convincersi che il ragazzo era semplicemente stato colto di sorpresa, e si avvicinò a lui di nuovo, sedendosi al suo fianco sul letto e guardandolo con sguardo d’attesa.

Yugi si rimise a sedere, allontanandosi un pochino dall’altro.

Alzò lo sguardo: Atem lo stava fissando sorridente, compiaciuto, come se aspettasse qualcosa.

Yugi lo guardò a sua volta, fra il perplesso e l’intimorito.

Silenzio.

Da lontano si sarebbero potuti udire i grilli frinire, se non fosse che era febbraio e di grilli non ce n’era l’ombra, ma quello strano suono era probabilmente dovuto ai granelli di polvere dorati di prima che cozzavano l’uno contro l’altro.

Silenzio.

Il sorriso di Atem cadde a poco a poco. Non riusciva proprio a spiegarsi questa timidezza del suo Aibou. Quel gesto così semplice lo aveva imbarazzato forse? Forse lo avevano preso in giro di nuovo quando aveva trovato il cuore? Magari era successo davanti a tutta la classe o qualcun altro l’aveva trovato al posto di Yugi...

Perché Atem lo fissava così? Voleva scandagliare la sua anima? Non bastava il senso di colpa adesso? Ci si metteva pure lui, con quello sguardo e tutto il resto. Il ragazzo continuava a ripetersi come un mantra Io non ti sto nascondendo niente, io non ti sto nascondendo niente, io non ti sto nascondendo niente...

“Aibou, è successo qualcosa oggi a scuola?”

“P-perché me lo chiedi?”

“Perché hai una faccia terribile”.

Grandioso, sono un gran dissimulatore, come al solito si disse Yugi.

“No, no niente. Tu piuttosto: hai una mano fasciata” disse indicando la mano sinistra dell’ex faraone. Questi la nascose rapidamente dietro la schiena: era imbarazzante che colui che aveva sconfitto Zork e ucciso demoni e nemici fosse stato sconfitto da del... cioccolato. Per quanto bollente.

“Non è niente. Non devi sentirti in colpa” disse: certo, Yugi non era mica responsabile della sua scottatura, aveva fatto tutto da solo.

Yugi andò nel panico. Sentirmi in colpa? Oddio: sa già tutto! Ma come fa? Come accidenti fa?

“A proposito: buon San Valentino, Aibou” aggiunse sorridendo.

Cavolo! Sa pure che esiste San Valentino! E' finita, ho unaltra vittima sulla coscienza, fa che non trovi quella poverina...

“Come fai a sapere che oggi è San Valentino? Chi te l’ha detto?” restò sulla difensiva.

“Beh, Yugi, i giornali li leggo anche io” eppure il suo Aibou non sembrava affatto contento da questa sua erudizione. Atem divenne mogio “Quindi il regalo...”

Come fa a sapere del regalo? Lho sempre sospettato, il mio fidanzato è un veggente. Perché a me?

“R-regalo?” continuò a fare il vago.

Atem annuì “La scatola a forma di cuore-“

“Quale scatola? Non esiste nessuna scatola, ti stai sbagliando, non c’è nessuna scatola rossa con fiocco cremisi e brillantini e assolutamente non a forma di cuore, ti sbagli” farfugliò distogliendo lo sguardo.

“Come sarebbe a dire ‘non esiste nessuna scatola’?” alzò la voce Atem.

A questo punto Yugi crollò miseramente e tutti i propositi di mantenere la segretezza andarono a farsi benedire nel Nilo. “No, ti prego: lei non c’entra, sai che non potrei mai tradirti! È solo una ragazza, un’innocua anima umana, non conosco neanche il suo nome, non essere geloso”.

“Che cos- quale ragazza??” fece tra il sorpreso e l’infuriato.

“Quella che ha messo la scatola a forma di cuore nel mio zaino” aggiunse umile Yugi.

“Quella rossa col fiocco cremisi-“

“-e i brillantini e i cioccolatini dentro” finì.

“Ma se ce l’ho messa io!” esclamò esasperato Atem.

“Tu... cosa?”

Il faraone sospirò e afferrò le spalle di Yugi scuotendolo con ferrea grazia. “Aibou: quante scatole hai ricevuto oggi?”

“Una” rispose questi. Pure troppa non poté fare a meno di pensare.

“Ma non l’hai aperta? Dentro c’era un bigliettino, un mio biglietto” aggiunse ancora più esasperato il faraone.

“No, l’ho buttata perché non volevo che tu fossi geloso e te la prendessi con la ragazza che aveva messo- aspetta: ma tu sei un maschio” fece Yugi.

“Beh, direi di sì altrimenti non ti chiamerebbero gay, no? Che vuol dire che l’hai buttata e chi diavolo è questa fantomatica ragazza che continui a citare??”

Yugi fissò Atem. Poi le mani che gli tenevano ancora le spalle. Poi i suoi occhi rosso rubino, poi la fasciatura sulla mano sinistra del suo ragazzo. Uhmmm. Si avvicinò a lui, poggiò le labbra sui suoi capelli e inspirò profondamente col naso...

Ciocco...lata? mormorò fra se e se. E finalmente fece due più due.
“Ce l’hai messa tu la scatola nel mio zaino” disse.

“È quello che sto cercando di spiegarti da mezz’ora!” il faraone alzò gli occhi al cielo, Ra sia lodato.

“E hai fatto tu i cioccolatini”.

“Sì” annuì Atem, ormai allo stremo.

“E ti sei... bruciato la mano nel farli” non poté che constatare Yugi con un mezzo sorrisetto. Atem arrossì un po’ sulla punta del naso. Tentò di giustificarsi.

“Ecco... non è così facile come sembra eh? Il cioccolato è insidioso e-“

“E tu sei il solito ignorante! Se vuoi documentarti sugli usi occidentali e giapponesi almeno fallo bene!”

“Prego?”

“Immagino che il grande e possente faraone d’Egitto ignorasse come il tenero cervello di un pargoletto in fasce che in Giappone i regali di San Valentino li danno solo le ragazze” disse incrociando le braccia sul petto.

“Vuoi dire che in tutto questo tempo tu hai creduto di avere un’-“

“Ammiratrice segreta, come la chiama Anzu, che mi aveva regalato i cioccolatini e che dovevo a tutti i costi tenere al sicuro da te che con la tua gelosia non avresti esitato a mindcrusharla senza starci a pensare”.

“Ah” fece Atem.

“Ah” rispose fintamente stizzito l’Aibou.

“Quindi adesso sarebbe colpa mia?
“Scusami se mi sono svegliato alle tre e mezza, mi sono ammazzato per preparare degli stupidi cioccolatini, ho perso l’uso della mano sinistra, ti ho nascosto il regalo nella cartella e ho tentato di farti una sorpresa per mostrarti quanto ti amo. Giuro che non succederà più” e mise il broncio.

Era troppo adorabile quando faceva il broncio. Yugi non resistette più. Si avvicinò di soppiatto al già vicino ragazzo e allungò una mano sul suo fianco, traendolo a sé. Il broncio di Atem si trasformò in un sorrisetto malizioso e si avvicinò a sua volta a Yugi, socchiudendo gli occhi, i loro visi si avvicinavano sempre di più e poteva già pregustare il sapore delle sue labbra-

“Ah- ahah- no, questo è sleal-ah!” la mano che era sul fianco del faraone ora si stava muovendo impietosa su e giù: il punto debole più debole del faraone, soffrire il solletico! Un segreto che Yugi non avrebbe mai rivelato a nessuno perché nessuno aveva il diritto di avvicinarsi al suo Atem tanto da fargli il solletico, ma che tornava moooolto utile in certi casi.

“Dammi un bacio: subito” minacciò il ragazzo dagli occhi viola “Altrimenti non smetto” ridacchiò.

“Sai che non ahahai bisogno di minacciarmi per quello” rispose l’altro cercando di avvicinarsi mentre si divincolava inutilmente cercando di evitare la mani di Yugi che implacabile trovava sempre la sua destinazione.

“Può darsi” mormorò il più piccolo chinandosi sull’altro fino a sfiorarne con le sue labbra quelle ancora increspate dal riso di lui. vi posò un delicato bacio, veloce e dolce. Poi un altro e un altro ancora.

“Ma è troppo divertente” sogghignò piano.

“Mmh?” mormorò Atem. Afferrò il suo Aibou per la maglietta e lo strascinò a sé in un bacio più profondo e affamato. Dopo lunghi secondi, Yugi si allontanò di poco e sussurrò guardando di sfuggita la mano fasciata del suo Mou Hitori No Boku, saldamente ancorata alla sua maglietta.

“La prossima volta però il cioccolato lo preparo io”.
 
Owari
 
 
 
Allora, che rush eh? La Fe_10 ne sa qualcosa, grazie infinite per il tuo aiuto honey, come sempre. Direi che è una delle storie più veloci che abbia mai scritto, ma spero che un po’ di sano fluff abbia addolcito il giorno di S.Valentino tanto a chi ha qualcuno con cui passarlo quanto a chi (come la sottoscritta) si fa compagnia con baci perugina e sushi.
Per questa storia, nata all’ultimo minuto, ringrazio anche Flame Drago del Fuoco e Masaya-chan (probabilmente senza di lei non l’avreste mai letta) e che hanno dato il prompt: cioccolato. E non dimentichiamo la fan art! fumettosamente made in masaya
 
  
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