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Autore: Perviglia    14/02/2014    0 recensioni
I dialoghi sono tratti completamente dall'episodio 3x14 ("Relazioni pericolose"), io mi sono limitata a descrivere quelli che secondo me sono stati i sentimenti di Damon durante la discussione con Elena.
"Era rimasto ancora una volta solo con i suoi rimpianti, svuotato di ogni cosa se non del suo dolore.
Aveva perso. E aveva perso tutto.
Così fece l'unica cosa che aveva sempre saputo fare bene. Distolse lo sguardo da Elena, e riempì quel vuoto che lo attanagliava da dentro con l'odio e la rabbia."
Parecchio gradite le recensioni, pace e amore a tutti ^^
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Sei arrabbiato perchè ho coinvolto Stefan?
-No, sono arrabbiato perchè ti amo!

Le parole uscirono dalle labbra aspre di Damon in modo improvviso, probabilmente troppo in fretta.
Per un istante che sembrò durare un'eternità tutto scomparve intorno a loro. Le voci degli invitati si affievolirono diventando un lontano ricordo avvolto nella nebbia, i profili dei mobili che arredavano l'ingresso divennero vaghi, quasi sfocati; la musica di sottofondo sempre più debole, più distante, come il borbottio di una televisione dimenticata accesa da qualcuno.
Tutto aveva perso importanza di fronte alla pesantezza di quelle parole che adesso aleggiavano intorno a loro come fantasmi. 
Tutto era immobile, in silenzio, come in attesa. Sembrava che al minimo movimento, al minimo rumore tutto sarebbe potuto crollare scatenando la bestia addormentata.
Entrambi sgranarono gli occhi, ugualmente sorpresi di sentire quelle parole pronunciate ad alta voce, e schiusero appena le labbra, senza tuttavia riuscire ad emettere alcun suono.
Ogni cosa in quella stanza era in muta attesa, il tempo stesso lo era.
E poi accadde. Un suono finalmente uscì dalle labbra tremanti di Elena. Un suono lugubre, che sapeva di morte.

-Beh, forse è questo il problema.

Sembrò quasi di sentire il silenzio spezzarsi al suono del cuore di Damon che smetteva di respirare. Ed Elena poteva leggerlo nei suoi occhi vitrei e assenti, come se di lui non rimanesse più nulla, come se avesse abbandonato quel corpo ferito, sanguinante e schiacciato dalla verità di quelle parole.
Lo sguardo del vampiro si fece freddo come la carne di cui era fatto, e il suo volto si contrasse in una smorfia.
Tutto il dolore trattenuto così a lungo sembrava ora voler improvvisamente emergere tutto insieme, e graffiava, mordeva per uscire.
Le lacrime spingevano dietro agli occhi come spilli affilati, i pugni chiusi e le unghie che affondavano dolorosamente nei palmi.
Elena indugiò qualche istante sul ghiaccio degli occhi di Damon, senza sapere cosa dire o cosa fare, perchè in quel momento qualsiasi cosa sarebbe sembrata sbagliata.

-No, io non volevo dire...
-No.- la interruppe bruscamente lui, il tono arrogante che tentava di celare tutto il resto. 
-Ho capito Elena. A te ci tengo troppo. Sono un peso per tutti. Ironia della sorte.

E combatteva contro se stesso mentre parlava, un costante braccio di ferro con la sua umanità, questo era sempre stata la sua vita, e la sua morte.
Aveva ceduto solo un breve istante, per un singolo attimo si era concesso di lasciar cadere a terra la maschera che da sempre portava con sè, ed era stato ripagato di tutto il male inflitto che ora tornava indietro, investendolo con violenza.
Aveva abbattuto il muro che diligentemente aveva costruito intorno a sè durante tutta una vita, lo aveva visto crollare davanti ai suoi occhi, sgretolarsi lentamente ad ogni sorriso di Elena, e ciò che aveva ricevuto in cambio era stato solo dolore.
Si era fidato di lei, consegnandole la sua stessa umanità e mostrandosi in tutta la sua debolezza come non aveva mai fatto prima, e ancora una volta era stato ripagato con una nuova e atroce sofferenza.
La maschera giaceva a terra insieme alle rovine  di una fortezza che ormai non lo avrebbe più protetto, e nient'altro gli restava se non un buco profondo all'altezza del cuore.
Era rimasto ancora una volta solo con i suoi rimpianti, svuotato di ogni cosa se non del suo dolore.
Aveva perso. E aveva perso tutto.
Così fece l'unica cosa che aveva sempre saputo fare bene. Distolse lo sguardo da Elena, così sarebbe stato più facile, e riempì quel vuoto che lo attanagliava da dentro con l'odio e la rabbia. 
Non aggiunse altro, non attese ulteriormente e senza sollevare più lo sguardo su di lei si voltò e si allontanò.
  
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