Arms
“How many times will you let
me change my mind
And turn around?
I can’t decide if I’ll let you
save my life or if I’ll drown”
Era ufficiale: Alex non
riusciva più a vedere Piper Chapman in quello stato.
Dopo aver aggredito Pennsatucky, oltre ad aver ottenuto un
lieve aumento di pena, era stata immediatamente spedita in isolamento,
rimanendoci per quattro lunghissime settimane.
Era difficile non dare di matto in quelle condizioni, tutti lo sapevano: più
tempo rimanevi là, più erano le possibilità di non tornare quella di prima.
Erano ormai tre giorni che
Piper era stata reintegrata nel ghetto, ed erano settantadue ore che non faceva
altro che starsene coricata, rannicchiata sul suo letto a fissare la parete
divisoria accanto a sé.
Le uniche volte che si alzava
era per andare in mensa, e non sempre aveva fatto la fila per avere la sua
razione di cibo.
Parole dette? Praticamente nessuna.
Così come nessuna detenuta aveva avuto il coraggio di avvicinarsi troppo a Chapman, alcune volte per paura di interrompere in lei qualche
precario ed invisibile equilibrio interiore.
Era ora di finirla.
“Oh andiamo cazzo, non si può
andare avanti così!”
“Vause
cosa vorresti fare? Ne abbiamo già parlato e siamo praticamente tutte
d’accordo: dobbiamo darle il suo tempo.” rispose Nicky, continuando a svogliare
distrattamente un giornale.
“Veramente io ero e sono ancora
ora in disaccordo” riprese allora Vause “Potrebbe
andare avanti così per mesi”
“Meglio, non si metterà in
situazioni spiacevoli…”
“Se non si autodistruggerà
prima…” concluse la mora, togliendosi gli occhiali e sfregandosi gli occhi
stanchi.
Il silenzio fra le due durò
solo pochi secondi.
“Cosa pensi potremmo fare?”
ricominciò Nichols.
“Io comincerei con una bella
doccia.”
Era l’alba.
Come previsto dal piano,
Morello era riuscita ad allontanare l’unica guardia prevista per quell’ora con
non sapeva quale scusa. Vause allora si alzò, prese il
necessario per la doccia e si incamminò verso Piper.
Come il giorno prima la
ragazza era distesa sul suo letto, totalmente passiva. Cosa che Alex odiava fottutamente, tanto da dover passare
sopra all’ultima conversazione, o meglio litigio, che avevano avuto.
Al suo arrivò si appoggiò al muro, beccandosi un’occhiata storta dalla compagna
di camera, Claudette. Questa decise di ignorare la cosa e girarsi semplicemente
dall’altra parte.
“Chapman…”
Sentendo quella voce chiamarla la bionda si girò, senza esternare però
alcuna reazione.
Vause allora le si avvicinò, sussurrando per non farsi
sentire “Senti io sto andando alle docce… Non penso ci sia ancora nessuno a
quest’ora, quindi se vuoi ti posso accompagnare.”
Niente. La mora a questo
punto si spazientì.
“Andiamo Chapman,
ormai puzzi più di questa merda di fogna!”
Stavolta ottenne come risposta un mugugno incomprensibile. La sua testa dura
decise di prenderlo come un sì.
“Avanti dai…” Vause la aiutò ad alzarsi prima che potesse cambiare idea,
mettendosi un braccio attorno al collo per sostenerla.
Il tragitto, solitamente
breve, sembrò ad Alex tremendamente lungo per due motivi: la paura che le
scoprissero e il fatto di dover portare praticamente un peso morto.
“Arrivate.” annunciò con voce
inespressiva.
Dopo aver verificato che non
ci fosse nessun altra detenuta, lasciò le cose di Piper e ciò che aveva portato
con sé sui ripiani dei lavandini. Poi, praticamente, sistemò la donna in una
delle ultime docce, staccandosi da
lei.
“Tutto ok?” le chiese.
Senza nemmeno il coraggio di incrociare il suo sguardo, la bionda non faceva
altro che starsene in piedi ad osservare le sue ciabatte.
‘Non è cambiato un fottuto
cazzo, prima era una morta coricata, ora è una morta in piedi’ pensò Vause, arrabbiata con sé stessa per non essere riuscita a
elaborare un approccio migliore.
“Ti aiuto io.”
Bastò quello, e finalmente la
mora conquistò un suo scatto, un’occhiata vera,
che parve un misto di terrore e speranza.
Cominciò allora a spogliarla,
con delicatezza, togliendo un indumento alla volta e riponendoli accuratamente
vicino a quelli di ricambio “Questi te li faccio lavare la prossima volta che
scendo in lavanderia…” disse, rendendosi conto solo dopo di quanto la sua voce
fosse roca.
Una volta terminato di
svestirla aprì il getto d’acqua e recuperò spugna e bagnoschiuma.
Nonostante la situazione non
fosse minimamente paragonabile alle volte che si erano trovate assieme in una
doccia quando stavano assieme, i pensieri di Alex non poterono che focalizzarsi
su quei ricordi.
La schiuma su tutto il corpo.
Pelle contro pelle.
Bocche che si cercano….
“Alza il braccio.” disse, tentando di tornare a quella ripugnante realtà in cui
era intrappolata.
“… Mi ami ancora?”
Vause interruppe immediatamente qualsiasi cosa stesse
facendo.
“Cosa?”
Non poteva credere di aver
sentito quelle flebili parole. Forse era solo stata una voce nella sua testa.
E invece si sbagliava.
“I-io devo sapere s-se tu…
se… Mi ami ancora?”
La mora lasciò cadere le
braccia lungo i fianchi, bagnandosi in parte i pantaloni della tuta beige.
Spiazzata.
Era forse una delle poche
volte che nella sua vita si sentiva così.
“Per favore, dimmelo…”
riprese supplichevole Chapman, dopo quella che era
sembrata un’eternità.
Solo in quel momento Vause recuperò il suo classico atteggiamento. Mettendosi
gli occhiali sulla nuca riprese a strofinare la pelle pallida della complice,
in modo da finire prima che potesse arrivare davvero qualcuno.
“Sì… Forse riesco ancora ad amarti
più di quanto non sia arrivata ad odiarti,
un po’ come te… Alla fine facciamo una bella coppia no?” rispose continuando il
suo lavoro.
“Grazie” sussurrò Piper,
socchiudendo gli occhi.
“Non è questione di fottuta gentilezza.
Non lo è mai stata, dovresti saperlo…” replicò offesa la mora, incrociando
nuovamente il suo sguardo “È che… avevo così
paura…”
E pochi secondi dopo la sua Pipes iniziò
a tremare e piangere, silenziosamente.
Fu allora che Alex trovò il
coraggio di abbracciarla, stringendola a sé con avidità.
Finalmente si sentiva sollevata, come se avesse ritrovato qualcosa a cui teneva
quanto la sua vita e che era andato perso.
E forse era davvero così.
“I tried my best to
never let you in to see the truth
And I never opened
up
I never truly loved, ‘till you
[…]
[…] I hope that you can see right through my walls
I hope that you catch me ‘cause I’m already falling
I’ll never let a love get so close
You put your arms around me and I’m home.”
° ° ° ° ° ° °
Di nuovo qua, di nuovo a scrivere di questo pairing!
Che ci posso fare? Dopo aver finito di vedere la prima stagione ne sono rimasta orfana.
La canzone di cui compaiono i versi è “Arms” di Christina Perri… Dopo averla sentita sono andata a cercare il testo e mi sono imbattuta in queste splendide parole! Posto sotto una traduzione:
“Quante volte mi farai cambiare idea e
voltarmi?
Non riesco a decidere
se mi salverai la vita o se affogherò”
“Ho fatto del mio meglio per fare in modo che non vedessi mai la verità
E non mi ero mai
aperta
Non avevo mai amato
veramente prima di te […]
[…] Spero che tu
riesca a vedere attraverso i miei muri
Spero che tu mi prenda
perché sto già cadendo
Non lascerò mai che il
nostro amore diventi così intimo
Metti le tue braccia
intorno a me e mi sento a casa.”
Come sempre ringrazio chi ha letto la storia, sperando che l’abbia anche apprezzata.
Alla prossima! ^^