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Autore: hugmeJoshua    14/02/2014    2 recensioni
Peeta è stato fatto prigioniero delle grinfie di Capitol city e con lui anche Enobaria e Johanna.
''Cazzo, voglio Katniss, qui! Qui vicino a me, voglio sentire il suo calore vicino al mio, le mie braccia intorno alle sue, le sue labbra contro le mie, la mia lingua che cerca la sua, i nostri corpi nudi a contatto, i suoi capelli, le sue dita, i suoi occhi di un grigio mai visto prima. Non triste come queste schifose pareti, di un grigio brillante, grigio luna, lei è la mia stella.''
-è la prima fan fiction che faccio lol
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Peeta Mellark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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IL RISVEGLIO

Vedo un vuoto. Nero. Riesco poco a distinguere gli oggetti, le cose, la luce, e me stesso.
Sono su un letto, su un sottilissimo materasso grazie al quale sento il mio culo toccare il ferro. Sono in una stanza ampia circa tre metri per dieci, priva di colore, di un grigio antracite, inquietante. In questo momento avrei tanto bisogno di colore… di poter dipingere… e di poter stringere fra le mie braccia Katniss. Si soffoca, ma c’è aria gelida, non ci sono fessure per poter vedere la luce, c’è solo una porta blindata (se si può definire porta) chiusa da un catenaccio appeso al collo della maniglia arrugginita. Mi volto e alla mia destra trovo una piccola fessura, una piccola finestrella, ci ficco il naso per curiosità e vedo che affaccia su un altro tugurio che sembrerebbe più piccolo del mio. Non so da quanto tempo sono rinchiuso in questo orrore. Il mio stomaco sta cominciando a ruggire voracemente e questa è la mia risposta. Per ululare così tanto, il mio stomaco insieme a me deve essere stato rinchiuso qui dentro per non poco tempo. Appoggio la tempia su un cuscino, che tanto cuscino non è, sembrerebbe più un panno straccio appoggiato su lenzuola bucate e sporche. Sento uno scricchiolio di porte, mi volto alla mia sinistra ma la mia è ancora sigillata da quell’ odioso ‘’chiudoleportepersoffocartiquadentro’’, e così, per istinto mi volto dalla parte opposta, mi affaccio all’apertura e vedo dei pacificatori che spingono a spintoni e calci una magra ragazza dai capelli rasati da poter vedere le tempie sanguinanti, non so a che pensavo ma lo urlo, si lo urlo: —KAAAATNISS! SEI TU? KATNISS!.
Una piccola quantità di capelli ( non riesco a definirne il colore per quanto sono corti) mi danno le spalle e scoprono il viso. Non è Katniss, anche se lo speravo con tutto il mio cuore e la mia gamba mancata. I nostri occhi si incrociano per un attimo, un attimo bastato per riconoscere quei lineamenti che ci sono solo nel Distretto 7. È ‘’Johanna Mason, distretto 7, legname, carta, volentieri gli pianterei una scura in faccia’’ mi rimbomba ancora la sua voce nella mia mente confusa. Lacrime salate gli scorrono sul viso tremolante e sanguinante come tutto il resto del suo corpo vestito solo da una misera brassiére e uno slip,sporco che probabilmente non cambiava da quando stava dai giochi. Ora ci rifletto, anche le mie mutande sono le stesse? O questi spregevoli hanno avuto il misero pensiero di cambiarmele?, scaccio subito il pensiero dalla testa, e me le tengo senza nemmeno guardarle. Non so come posso pensare a questo quando ho davanti a me una persona che, si vede! Soffre. E quando non so se io sono su un precipizio di morte.
Le sue ossa fuoriscenti dalla carne mi danno le spalle, per prendere degli oggetti indistinti. Si rivolta e viene verso di me, versandomi, tramite la fessura, un carboncino e uno schifoso pezzo di carta accartocciato su se stesso. Per quanto non riesca a parlare mi sussura, con voce lieve e piagnucolante: — tieni, Peeta, scrivile delle lettere, anche se non le riceverà penso che ti possa aiutare, scrivi un diario.
con una voce mozzata le dico solo un povero ma sincero —grazie. Cerco di sorriderle con l’angolo della bocca e con le lacrime che mi scorrono sopra il viso.
In questo posto c’è solo il letto, una fessura e una porta, niente di più, niente di meno. L’opzione è o scrivere sul letto o per terra. Scelgo la seconda. Mi accovaccio sul pavimento sporco e incrocio le gambe, be’, la gamba e la protesi, stiracchio il foglio e incomincio a impuntare la punta del carboncino sul foglio. E scrivo testuali parole:
‘’ Cara Katniss, amore, voglio sapere dove sei se stai bene! Io sto bene ( anche se so benissimo che non è vero) non ti preoccupare, presto tornerò da te.’’ Riesco a scrivere solo queste 4 parole. Sì, sono bravo con le parole, me lo dicevano sempre tutti, ma la mia mente ormai pensa ad altro. Mi alzo e mi accascio sul materasso e appoggio la tempia sul cuscino. Fa un freddo cane, con un sottile lenzuolo che mi copre solo da braccia a ginocchio. Cazzo, voglio Katniss, qui! Qui vicino a me, voglio sentire il suo calore vicino al mio, le mie braccia intorno alle sue, le sue labbra contro le mie, la mia lingua che cerca la sua, i nostri corpi nudi a contatto, i suoi capelli, le sue dita, i suoi occhi di un grigio mai visto prima. Non triste come queste schifose pareti, di un grigio brillante, grigio luna, lei è la mia stella. Non so sinceramente io cosa sono per lei, ma lei deve saperlo! La amo, con tutto me stesso, è la cosa più bella che mi potesse capitare.
Sento delle pupille che mi fissano, è impressione? Non lo so, non sono in vena di pensare. Però mi giro d’istinto.
— stai pensando a lei? Dice johanna con un lieve sorriso.
— be’, si, mi manca tantissimo.
— a me manca casa.
— anche a me, vorrei tornare dai miei.
non risponde, mi sorride soltanto. Le mie palpebre si chiudono e sento un tonfo, forte. Mi alzo e guardo al di là della fessura e vedo johanna stessa sul pavimento con le braccia allargate, ed è li che penso ad alta ma bassa voce: — è morta.
  
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