Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: ale93    14/02/2014    4 recensioni
In una notte piena di luci, musica, amici, c’è l’inizio di qualcosa o forse no. Ma non importa perché Matteo e Luca sanno che, anche quando questo rumore bianco finirà, si ritroveranno a casa. Insieme.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
- Questa storia fa parte della serie 'Fuori e dentro il cerchio'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Un rumore bianco intorno
E ti senti il diritto di sentirti leggero.
[Leggero, Ligabue]
 
 
 
 
 
 
 
Quando Matteo gli dice «dai, smettila di fare il morto. Andiamo al mercoledì», Luca per poco non si strozza con il tè della mattina. Il mercoledì è il mercoledì universitario, una serata stupida e insensata. Solo una scusa per una sbronza infrasettimanale, un buon modo per non capire un cazzo delle lezioni del giovedì. Ma poi Matteo gli fa un mezzo sorriso e infila otto biscotti in una tazza con due dita di latte. Luca vorrebbe dirgli di legarsi quei capelli lunghi che gli stanno davanti alla faccia e per poco si dimentica di quanto effettivamente odi quelle cazzate da ragazzi cool.
«Matte, lasciami in pace. Lo sai che non ci vengo»
Matteo mette il broncio, si sporge oltre il tavolo e gli prende la faccia tra le mani. «Eddai. Tipregotipregotiprego. È divertente, te lo giuro», gli soffia sul viso, mordendosi un labbro. E Luca quasi si tira uno schiaffo perché sta per cedere.
«No. E mollami, cretino. Andiamo ch’è tardi.»
 
Matteo e Luca stanno a Pavia, in un buco d’appartamento in Via Porta Damiani sul Lungoticino, Matteo dice che è un posto triste, ma di quella tristezza bella, che ti gonfia il cuore. Quel ragazzo è un po’ svitato, Luca lo sa da tre anni, ha un modo tutto strano di stare al mondo, come se cercasse sempre l’inquadratura migliore d’ogni scena. Studia pochissimo, ma legge ad ogni ora del giorno, seduto a gambe incrociate sul divano letto, succhiando i legnetti di liquirizia che compra nel negozietto all’angolo. Ogni tanto di notte non torna e quelle volte Luca studia fino a tardi, sbirciando l’orario ogni quarto d’ora circa, perché lo sa che Matteo va a scopare a casa di qualche suo amico, ma non resta mai per la colazione.
Vanno a lezione col motorino un po’ scassato di Luca, aggirano il centro e volano dritti in piazza Botta. La facoltà di Filosofia che frequenta Matteo e quella di Economia di Luca sono in una struttura comunicante. Tra una lezione e l’altra si trovano al terzo piano, alle macchinette, e Matteo puntualmente perde qualche appunto per le scale, si versa il caffè addosso e Luca ride da morire come non ride mai con nessuno. Dio, Matteo è strano.
 
 
 
 
-
 
 
 
«Luca, non ci vieni così, al mercoledì. Sembri un damerino del cazzo.»
«Ma perché?»
«Hai una camicia
«E allora?»
«Luca. È una camicia
«Mi sfugge il punto. Non è stirata?»
«Sei un caso umano, seriamente. Toh, mettiti questa.»
Matteo gli lancia una maglia nera dei Guns n’ Roses e Luca sbuffa. Si sbottona la camicia mentre Matteo lo guarda. E lo guarda, lo guarda, lo guarda. Luca sente una specie di groppo in gola a cui non vorrebbe pensare. Infila la t-shirt dando le spalle a Matteo e si schiarisce la voce. Tre volte.
«Dai, andiamo a ‘sta festa. Ma se mi rompo me ne vado.»
«Sì, sì. Madonna, Luca.»
 
 
 
 
 
-
 
 
 
 
 
 
 
Pavia è uno scoppio di voci, c’è un fiume di gente sui ciottoli delle strade, i mocciosi che s’imbucano alle feste degli universitari, le ragazze dei collegi che tirano fino a mattina perché il mercoledì proprio non possono rispettare il coprifuoco a mezzanotte. Il pub però è giustamente nell’unica viuzza deserta della città. Luca pensa che palle e che strapalle. Non conosce nessuno e non sa manco come abbia fatto Matteo a convincerlo, come faccia Matteo a convincerlo sempre. Che cazzo.
Sono in un locale sfigato, con la musica alta, Matteo ha bevuto un drink dietro l’altro e Luca lo tiene d’occhio adesso, mentre balla con le palpebre abbassate e il corpo morbido. Gli sguardi su di lui sono come leccate umide. Matteo ha quel modo di fare che toglie il fiato alla gente, Matteo ti fa ridere fino alle lacrime e poi ti guarda fin dentro il cervello, te lo rivolta e te lo svuota di botto.
Luca butta giù tre shot di fila e sente la testa sfarfallare velocemente da un’altra parte. Lui non lo sa che effetto fa alle persone, forse lo prendono per uno sfigato e basta, che alla fine nella vita la gente manda a 'fanculo tutto quello che hai nella testa se poi non sai farlo. Forse Luca é solo uno che pensa a manetta, ma poi nessuno sa che farsene di quel suo macchinare col cervello.
«Luca», lo chiama Matteo lasciando scivolare a lungo la u sulla lingua. «Sei ubriaco. Non t’ho mai visto ubriaco», e ride a voce alta come un coglione, in risposta un ringhio basso della gola di Luca.
«Senti chi parla», borbotta incazzoso, con la testa affondata tra le braccia sul bancone del pub.
Matteo lo tira per un braccio fuori dal locale, ripetendo come una cantilena «andiamo a prendere aria fresca. Aria fresca, fresca, fresca. Luca ma quanto sei ubriaco». Luca c’ha già un mal di testa con i fiocchi prima ancora del post-sbronza e quel demente continua a gridare. Il vento è così freddo fuori, che Luca si caccia le mani nelle tasche dei jeans e comincia a saltellare.
«Oh, Matte, vuoi stare zitto?»
Matteo gli sta facendo il verso con quella faccia da schiaffi che ha. «Matte stai zitto, Matte studia, Matte mangia di più. Eddai che palle, Luca. Sei un musone.»
Ora Matteo sta ridendo con la bocca sulla spalla di Luca, lo strattona un po’ e a Luca gira così tanto la testa che non sa più dove sta il sotto e dove sta il sopra. Si ritrova per terra con i ciottoli ficcati nella schiena e Matteo addosso, deve tastare la strada per formulare il pensiero sono caduto.
«'Mazza se pesi. Levati!»
Ma Matteo manco lo sente, ride ancora così forte, anche quando Luca lo afferra per le spalle e gli dà uno spintone. Solo che Matteo stringe nei pugni il colletto della maglia nera dei Guns n’ Roses che c’ha addosso Luca.
«Ti sta bene lo sai? Sembri normale.»
«Perché di solito come sembro?»
«Boh. Uno strano.»
«Matte, tu sei strano.»
 
Matteo vede il mondo tutto al contrario, dev'essere così perchè Luca non s' è mai sentito più anormale di 'sta sera. Luca sente le orecchie calde e non riesce nello sforzo di spostarsi Matteo di dosso.
«Oh, Luca. C’hai gli occhi azzurri, lo sai? Ma guarda quanto sono blu!», gli dice Matteo avvicinando la faccia fin quanto la sua fronte non cozza dolorosamente con quella di Luca.
«O sono azzurri o sono blu. Deciditi», comincia a sentire il peso di Matteo che se ne sta accucciato sui suoi fianchi -«Ma ti vuoi alzare?», «Non ci riesco, Luca. Mi gira tutto», «Ma siamo per strada! Dai al tre», «Luca io ho già contato fino a cinque e siamo ancora a terra»- e non sa esattamente dire perché da quella prospettiva gli sembra che il cielo sia così vicino. Una coperta enorme tutt’intorno a lui, a loro. E sente una tranquillità dentro così diversa dal solito perchè, cazzo, quella non è noia. No, quella è una bella sensazione viva.
«Sono bluazzurrati. Credo.»
«Ma che cazzo dici?»
«Non lo so. Sono belli, comunque.»
Anche gli occhi di Matteo sono belli, solo che Luca non glielo dice, ma Matteo è Matteo e dice un po’ il cavolo che gli pare anche quando non è ubriaco e Luca invece c’ha il filtro cervello-bocca così intasato che quasi non passano più neanche le cose fondamentali, figuriamoci le stronzate come quelle. Però sì, decisamente gli occhi di Matteo sono belli, Matteo ha le ciglia più lunghe che Luca abbia mai visto in vita sua e può rendersene conto solo ora perché sono così chiare, così sottili, da poterle vedere solo da vicino.
 
Quando Matteo lo bacia sulla bocca, Luca non fa in tempo neanche a chiedersi perché. Ha le labbra calde, morbide e non gli fa per niente schifo. Luca scopre com’è il sapore della vodka sulla lingua di Matteo e quanto siano stretti i suoi fianchi quando li stringe e poi li graffia forte con le dita. «Porca miseria, Matte»
«Che?»
«Mi stai baciando», le labbra di Matteo sul collo, i suoi capelli lunghi e biondi che solleticano la faccia di Luca.
«Sì, guarda quanto ti dispiace», gli soffia Matteo nell’orecchio, Luca sente il sangue che gira più forte e fissa gli occhi sul piercing al suo sopracciglio destro. Un anellino che Luca ha sempre trovato da coglioni e forse Matte un po’ coglione lo è, ma a Luca sta bene.
Quando Matteo lo bacia di nuovo, Luca sente la sua stessa voce che geme, geme -forse continuerà a farlo per sempre- e avverte un rumore bianco nei timpani. Un sottofondo colloso e ovattato che lo avvolge e lascia colare ogni pensiero fuori dal suo cervello. Per un momento non sa bene che cazzo sta facendo, ma fa scivolare una mano tra i capelli di Matteo, gli preme il palmo contro la nuca e lo bacia fortissimo. Fanculo tutto. Gli piace baciare Matteo e chi se ne importa se non è una cosa che ha calcolato, chi se ne frega se non era nei programmi, chi se ne frega. Per una volta ha qualcosa nel petto che sente di poter chiamare suo e di nessun altro. Una scelta, un imprevisto, una cazzo di caduta, come precipitare in un mare bollente e riemergere ridendo.
 
 
 
 
 
-
 
 
 
 
 
Luca si sveglia per miracolo nel divano letto del suo appartamento, sfatto, con gli occhi cerchiati di nero e un vuoto nauseante alla bocca dello stomaco. Matteo gli stava preparando il tè prima di correre in bagno a rimettere, probabilmente. A Luca viene da sorridere.
Sente che c’è qualcosa di bello da qualche parte nella sua testa, non è un ricordo, è più una sensazione calda e confortevole.
Entra nel bagno e guarda Matteo con la fronte attaccata alla ceramica fresca del cesso, gli viene un po’ da ridere. S’inginocchia vicino a lui e gli sposta i capelli sudati dalla fronte. «Stai una merda, Matte»
«Grazie, amore. Sei bellissimo anche tu.»
Luca fa schioccare forte la lingua contro il palato. C’ha sempre ‘ste uscite, Matteo, che non se ne capisce il senso.
«Matte?»
«Eh.»
«Ma che è successo ieri sera? Non mi ricordo niente.»
Matteo ci pensa con la fronte corrucciata e il broncio da bambino sulla bocca, Luca sta sorridendo e non sa neanche il perché.
«Non lo so, ma mi sembra sia stato piuttosto bello.»
«Già.»
 
E comunque Luca smette di farsi domande dopo un po’, mentre guarda Matteo che spalma la nutella sui biscotti. È la cosa più strana che abbia mai pensato, ma in quella cucina, con Matteo che straparla a bocca piena, si sente bene. 
 
 
 
   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: ale93