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Autore: P h o e    14/02/2014    6 recensioni
{ • Happy valentine's day | Mericcup | Song fic.
Proprio sul punto di comportarsi come le era sempre stato insegnato e lasciar andare ogni proposito di farsi Hiccup amico, sentì qualcosa di morbido finirle sull'attaccatura dei capelli e in un attimo realizzò.
Hiccup nel frattempo le sorrideva dall'altra parte del tavolo.
Genere: Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hiccup Horrendous Haddock III, Merida
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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e a r t  b y  e a r t
Happy Valentine's day








 
 Quando la tua anima trova l'anima che stava aspettando.
Quando qualcuno attraversa il tuo cuore, come se fosse una porta aperta.
Quando le tue mani trovano le mani che erano destinate a stringere, non lasciarle andare.
Qualcuno entra nel tuo mondo ed improvvisamente il tuo mondo è cambiato per sempre.

No, non ci sono altri occhi che possono guardare dentro me.
Non ci sono altre braccia capaci di sollevarmi, sollevarmi così in alto.
Il tuo amore mi solleva fuori dal tempo e conosci il mio cuore a memoria.

La regina Elinor sospirò nuovamente, incapace di tenere buona la bambina che da ormai quella mattina -in cui le aveva svelato che avrebbero avuto ospiti a cena- sembrava più irrequieta di un cavallo imbizzarrito.
Cercò di distrarsi, mentre la piccola insisteva ai piedi della sua gonna, con un complicato intreccio a maglia. La madre conosceva bene il legame indissolubile di amicizia che legava lei ad Hiccup, quel timido bambino dalle buffe guance e dal naso a patata, là dove si estendeva la più numerosa famiglia di lentiggini che la regina avesse mai visto, rimaneva nascosto quasi tutto il tempo dietro l'ingombrante veste del padre, mentre Merida cercava di invogliarlo a giocare con lei.
E ad Elinor fece quasi tenerezza, perché ancora Merida non era riuscita nel suo intento, le insicurezze di quel bambino era come se lo bloccassero.
In cuor suo sperò che un giorno quella creatura si aprisse.
Qualcuno bussò alla porta e la regina lo invitò ad entrare. Il cameriere fece un modesto inchino ed informò entrambe le nobili che Stoik ed Hiccup erano arrivati al castello.
La donna si alzò, interrompendo il suo lavoro e dirigendosi in sala da pranzo, insieme ad un'impaziente Merida che saltellava da tutte le parti.
Quando giunsero in sala, entrambe riconobbero il massiccio uomo, seguito dal Re Fergus, che con la sua camminata da orso era tutto fuorché aggraziato, entrambi lo erano a dire la verità.
E dietro al padre, come da copione, si trascinava un timido Hiccup che, non appena vide Merida, cercò di attaccarsi più che poté alle stoffe del padre.
Elinor diede il benvenuto ad entrambi, invitandoli a sedersi a tavola. Merida sgusciò fuori da tutta quelle moltitudine di giganti che portavano la cena in tavola e si arrampicò sulla sedia, di fronte ad Hiccup, fissandolo senza vergogna.
Lui, in tutta risposta, chinò il viso adornato di lentiggini ed illuminato da quei grandi occhi verdi come le foreste in primavera, sul piatto nel tentativo di smorzare l'imbarazzo.
La cena si svolse come di consueto, quelle poche volte che Stoik ed Hiccup facevano loro visita -a causa della distanza che separava Berk da Dumbrok- il grande uomo si abbuffava e rideva sguaiatamente insieme a Fergus che lo assecondava amichevolmente, nonostante i rimproveri della moglie, ed Hiccup rimaneva in silenzio, come se non gli avessero mai insegnato a parlare.
Ma Merida era decisa a distruggere quei muri, era sempre rimasta nella più completa solitudine in un castello troppo grande per lei e in quel momento come mai, sentì il bisogno di un amico al suo fianco.
Così la piccola bambina dai lunghi capelli ribelli cominciò a stuzzicarlo, lanciandogli qualche pezzetto di mollica di pane e notando il suo naso storcersi in una smorfia infastidita, Merida fu sul punto di sorridere, quando sua madre la riprese.
«Merida!» esclamò con tono autoritario «Smettila, è maleducazione lanciare il cibo.»
E la piccola principessa non fu più in grado di rialzare lo sguardo verso Hiccup, per la vergogna, era stata sgridata davanti a tutti, anche se suo padre e Stoik continuavano a conversare animatamente, coprendo ogni suono o azione con il loro vociare.
Proprio sul punto di comportarsi come le era sempre stato insegnato e lasciar andare ogni proposito di farsi Hiccup amico, sentì qualcosa di morbido finirle sull'attaccatura dei capelli e in un attimo realizzò.
Hiccup nel frattempo le sorrideva dall'altra parte del tavolo.


 
— Quando sei insieme a chi è fatto apposta per essere trovato da te.
Tutto combacia, tutte le stelle si allineano.
Quando sei stato toccato dalla nuvola che ha sfiorato la tua anima, non lasciarla andare.
Qualcuno entra nella tua vita ed è come se ci fosse stato da sempre.

No, non ci sono altri occhi che possono guardare dentro me.
Non ci sono altre braccia capaci di sollevarmi, sollevarmi così in alto.
Il tuo amore mi solleva fuori dal tempo e conosci il mio cuore a memoria.


Dopo un pesante inverno passato al freddo e al gelo, Merida poté respirare nuovamente l'aria primaverile e godersi appieno quel momento che poi le sarebbe mancato per tanto tempo, forse troppo.
Aveva patito troppo l'assenza del suo migliore amico, il castello era realmente troppo nudo e solitario per una sola principessa, la primogenita del clan Dumbrok, quella ragazza ribelle che non intendeva sposarsi anche a costo di rinunciare al suo titolo nobiliare.
Eppure sapeva che prima o poi sarebbe stata obbligata per generare gli eredi della sua famiglia e così via, in un infinito ciclo di parenti e re.
Ma il solo pensiero di un destino così ingiusto le piombò addosso come un masso di tonnellate e tonnellate che nemmeno il più possente dei vichinghi di Berk sarebbe riuscito a spostare.
Hiccup era sdraiato di fianco a lei, in quell'immenso spiazzo di verde il quale si distingueva dal fitto bosco che si estendeva alle loro spalle. Raccontava senza troppo entusiasmo tutto ciò che era successo in quei sei anni in cui non erano riusciti a vedersi per via degli inverni rigidi che si erano lasciati dietro tonnellate di neve impenetrabile alle gambe umane.
E Merida lo sapeva, Berk ospitava un ambiente freddo, non esisteva l'estate o la primavera e quando le bufere si prolungavano per mesi, beh... le conseguenze portavano a non poter arrivare in altri luoghi per via del manto bianco di neve che ricopriva ogni sentiero o via.
Ed Hiccup ne aveva veramente passate di tutti i colori in quegli anni. Osservò il drago nero davanti a sé e lo accarezzò energicamente, mentre lui si godeva quelle coccole.
«Cosa si prova?» domandò Merida riferendosi alla gamba perduta di Hiccup in uno scontro mortale, subito dopo sostituita da una protesi in ferro.
Lui storse il naso, era successo proprio qualche mese addietro, ricordava tutto benissimo come se fosse ieri, si era visto la morte passargli davanti agli occhi, ma aveva lottato per la salvezza delle persone che amava.
«Quasi niente, ci ho fatto l'abitudine ormai» rispose alzando le spalle e passandosi subito dopo la mano tra i capelli. Lo faceva spesso e Merida lo sapeva bene.
La principessa si lanciò all'indietro, spalancando le braccia e sospirando, mentre Hiccup voltava la testa per capire la causa di quello sbuffo.
«Mia madre ha già cominciato» parlò, cercando di celare la voce rotta.
«Che cosa?» domandò lui, inconsapevole delle tradizioni dei reali.
Lei voltò la testa a sua volta, entrambi si trovarono gli occhi verdi riflessi in quelli azzurri e viceversa, come se il cielo e la terra si fossero mischiati. 
«La preparazione al mio futuro matrimonio.»
«Matrimonio?» domandò lui, non condividendo l'idea della regina. «Non ti sembra un po' presto? Abbiamo solo quattordici anni.»
E lei si ritrovò quasi di nuovo a sospirare, perché Hiccup aveva ragione, se fosse stato per lei avrebbe vissuto tutta la vita senza il pensiero di eredi e non eredi al trono, ma a questo giro era sua madre che comandava. Tuttavia confidava in un piano ingegnoso e strategico che avrebbe rivelato solo al suo migliore amico.
«Credo di esserne costretta, Hic» disse con il tono di chi si era arreso al proprio destino. «Comunque ho un pia-»
«Be' sai è davvero un peccato che debba andare a finire così» la interruppe il ragazzo alzandosi in piedi improvvisamente e mostrando un sorriso che non gli apparteneva. «Dopotutto anche tu dovresti trovare il vero amore, com'è successo a me, a mio padre, a-»
«Cosa?» domandò Merida cambiando radicalmente espressione. «Il vero amore? Tu?!»
Hiccup sembrò offendersi e mostrò una smorfia risentita, ora i suoi sentimenti riuscivano ad essere celati meglio.
«Certo, non credere che non sia stato capace di trovarmi la ragazza, anzi, ti dirò di più: E' la ragazza più bella di Berk!» replicò con un'audacia che sorprese Merida, la quale non riuscì neppure a dire una parola che Hiccup salì su Sdentato e le sue ultime parole furono: «Comunque ora devo proprio ripartire, è tardi, ci vediamo!»
E lo pronunciò con una tale leggerezza, come se le facesse visita ogni giorno, che Merida rimase immobile a fissare Sdentato ed Hiccup allontanarsi, fino a quando il cielo non diventò del colore del suo stato d'animo.


 
— In qualche modo siamo riusciti a trovare la strada che ci unirà.
In qualche modo ho trovato la mia strada per arrivare a te.
No, non ci sono altri occhi che possono guardare dentro me.

No, non ci sono altri occhi che possono guardare dentro me.
Non ci sono altre braccia capaci di sollevarmi, sollevarmi così in alto.
Il tuo amore mi solleva fuori dal tempo e conosci il mio cuore a memoria.
E conosci il mio cuore a memoria.


Merida estrasse malamente un ricciolo dallo scomodo abito da nozze che sua madre le aveva propinato.
Lo odiava, odiava ogni dettaglio di quell'inutile cerimonia, aveva pianto diverse notti quando sua madre, qualche mese addietro l'aveva informata dell'imminente arrivo dei pretendenti e una parte di lei si disse che non avrebbe dovuto piangere tutte quelle lacrime, quando già da diversi anni conosceva la sua sorte.
Erano ormai cinque anni che non vedeva la persona più cara con cui aveva incatenato la sua amicizia, in quel momento sarebbe stata l'unica spalla su cui piangere e una parte di lei si domandò quanto fosse cambiato Hiccup in questi anni, quali fossero le sue intenzioni future e le sue storie passate, avrebbe voluto vedere quanto era migliorato nel volo con Sdentato -nonostante la sua testa si ripeteva che in quei diciannove anni in cui aveva visto solo due volte Hiccup, di voli ne aveva visti solo uno ed era stato quello d'addio-.
E Merida a quel pensiero scosse la testa ripetutamente, Hiccup l'aveva abbandonata, l'aveva sentito nel modo in cui se n'era andato, senza nemmeno un arrivederci -sempre se quello era un arrivederci- come si deve, né un abbraccio, né niente e la principessa in tutto quel tempo pensò che probabilmente lei era solamente una seccatura da accontentare di tanto in tanto, per quieto vivere.
Non poteva biasimarlo: Infondo a Berk aveva tutto ciò che desiderava, che cosa avrebbe potuto darle lei che lui già non avesse?
A differenza sua, Merida necessitava di qualcuno che in quel momento fosse lì per lei, per aiutarla a superare quel momento orribile, ma ancora una volta si ritrovò da sola.
Le pesanti porte si spalancarono, mentre Merida si metteva al suo posto, lasciando entrare una miriade di uomini preceduti da un sovrano che probabilmente avrebbe presentato suo figlio.
I tre clan si inchinarono al cospetto del re e della regina, mentre Merida mostrava una smorfia disgustata per ognuno di loro. Le dispiaceva, ma il suo interesse non poteva essere attirato da qualcuno di cui non conosceva nemmeno il nome.
I Lord presentarono i loro figli, tre individui completamente diversi tra di loro, così tanto che Merida se fosse stata una ragazza obbediente, avrebbe sicuramente avuto l'imbarazzo della scelta.
La cerimonia per ognuno di loro fu lunga e noiosa e i presenti dovettero sorbirle tutte e tre senza una protesta.
Quando anche l'ultimo terminò di parlare Merida capì che avrebbe dovuto fare la sua scelta e subito, ma come poteva se le parole le morivano in gola per il magone che le stava salendo dallo stomaco e contorcendo le corde vocali?
Sentì il cuore uscirle dal petto quando sua madre la incitò con un cenno del capo ed un sorriso rassicurante, come se quella fosse una questione da tutti i giorni.
Il silenzio risuonò nell'aria.
«E-ecco...» deglutì a vuoto.
Ma prima che potesse anche solo pronunciare un voto, una voce si fece largo tra la folla.
I presenti rimasero muti ed immobili, dinanzi ad un'aggiunta inaspettata, che si mostrò di fronte ai sovrani. Si trattava di un ragazzo abbastanza alto, indossava un'armatura ingombrante persino per lui ma visibilmente comoda ed un elmo che gli copriva completamente il viso, ma a Merida non servì indagare per capire chi si celasse dietro a quella voce inconfondibile e a quell'inimitabile protesi che partiva da metà polpaccio.
Il cuore le batté il doppio più forte di quanto non le fosse mai battuto in tutta la sua vita, compreso qualche momento prima al verdetto finale.
Il ragazzo si tolse definitivamente l'elmo, rivelando dei ciuffi castani i quali incorniciavano due inimitabili occhi verdi che facevano invidia alla vegetazione e a quella spruzzata di lentiggini che lampeggiavano sulle guance chiare, con qualche traccia quasi invisibile di barba.
«Io sono Hiccup Horrendous Haddock III, discendente del clan Haddock, primo Cavaliere di drago e sono qui per la mano della principessa!» proclamò a gran voce.
Merida si portò una mano alla bocca, lasciando che le lacrime le rigassero le guance e, dimenticando la cerimonia, dimenticando gli ospiti e dimenticando le maniere adatte, si alzò, correndo incontro ad Hiccup e lanciandosi tra le sue braccia, mentre lui la sollevava da terra, facendola roteare.
Il cielo incontrò di nuovo la terra e la decisione fu più che logica.








 

 

Ed io che pensavo di non farcela, sono riuscita a scriverlo e finirlo entro mezzanotte, proprio all'ultimo minuto.Nota autrice:
Heart by heart è la canzone che ho usato  Demi Lovato.
Ed io che pensavo di non farcela, sono riuscita a starci nel giorno di San Valentino.
Beh, diciamo che non è una festa che io festeggio, non la amo particolarmente, ma amo la Mericcup e alcune gif e post su Tumblr mi hanno dato l'idea giusta.
Comunque è una storia abbastanza comune, insomma penso che anche voi qualche volta che la siate immaginata, non è nulla di che.
Comunque spero ugualmente che vi piaccia, io ce l'ho messa tutta, voi fatemi sapere mi raccomando.
"Under the clouds" la aggiornerò a breve, datemi il tempo, in questo periodo ho una lista di cose da fare che mi domando come sia riuscita a scrivere, davvero me lo sto domandando hahah! Va bene, allora alla prossima, un bacio e buon San Valentino!









 
 
  
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