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Autore: maeg    15/02/2014    5 recensioni
Sono fan di TORADORA! (il mio manga preferito) così ho pensato di scrivere come immagino il futuro della coppia drago(Riuji)&tigre(Taiga). La storia inizia al termine della cerimonia per il diploma, quando dopo essersi rincontrati, si ritrovano a casa Takasu dove Yacchan ha una notizia sconvolgente per i due piccioncini, che cambierà le loro vite.
Non vi anticipo nulla, spero la leggerete.
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ryuji Takasu, Taiga Aisaka, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La fatidica giornata della confessione era finita molto velocemente e di sicuro in un clima decisamente più festoso del suo inizio. L’arrivo a casa dei nonni di Ryuji e il calore con cui erano stati accolti avevano allontanato dalla mente di Taiga tutte le domande lasciate senza risposta che l’avevano accompagnata durante tutto il viaggio, mentre il ragazzo sonnecchiava al suo fianco.
 
Durante il viaggio in treno Taiga si chiese se Ryuji si fosse accorto di quello strano comportamento dell’amica. In fondo era la stessa amica che qualche tempo prima aveva confessato i suoi sentimenti al ragazzo che ora le dormiva accanto la notte, la stessa amica che in quella stessa occasione aveva rinunciato a lui e che ora, alla notizia che fra i due le cose andavano più che bene, sembrava infastidita.
 
Pensando a questo, anche lei aveva preso sonno e al momento del risveglio, una volta giunti in stazione, non aveva più avuto un minuto libero per pensare a quella faccenda. Il nonno li aspettava alla stazione ed una volta arrivati nella casa di famiglia era iniziata una vera e propria festa. Fra i manicaretti preparati dalla nonna, quelli improvvisati da Ryuji e la sua torta, avevano passato la serata a raccontarsi le novità.
“Ryuji dovresti prepararle qualcosa di sostanzioso a questa ragazza, così cresce un po’ ” aveva esordito ad un certo punto la nonna e tutti erano scoppiati a ridere. Sapevano che in realtà Taiga era una divoratrice di cibo senza eguali e che per quanto potesse mangiare il suo fisico non sarebbe cresciuto, almeno non in altezza.
 
-Non ti ho ancora ringraziato Taiga.
 La ragazza non si era accorta della presenza della donna, tanto era assorta nell’assaporare la tranquillità che emanava quel piccolo giardino “segreto”. Era molto piccolo, benchè la casa dei nonni fosse una delle più grandi del quartiere dove le tutte abitazioni erano in stile tradizionale. E non era in bella vista, ma un po’ nascosto, lo si notava solo attraversando il piccolo corridoio della casa che univa le stanze da letto, quindi la parte più privata della casa.
Quella sera la luce della luna illuminava il piccolo laghetto che si trovava giusto al centro dello spazio verde ed illuminava anche il dorso dei pesci rossi che vi nuotavano tranquillamente. I cespugli di rose di cui la nonna si vantava tanto, diceva che nel quartiere non se ne trovavano di più belle, erano abitati dai grilli che canticchiavano in quella perfetta sera estiva.
-Per cosa?-
-Per quello che hai fatto. Non ti sei tirata indietro quando ti ho chiesto di aiutarmi a recuperare il tempo che ho perso con i miei genitori, facendo venire Ryuji a vivere con te. – Yacchan guardava davanti a se, il sorriso sulle labbra e lo sguardo dolce.
-Figurati. Adesso è sicuramente più semplice mangiare, dato che non rischio di rompermi il collo per venire a casa vostra passando dalla finestra.-
-Già. Quando non lo facevi mi dispiaceva molto. Quando c’eri tu, sembravamo una vera famiglia. Il figlio, la nuora e la suocera.- le due risero anche se quella di Taiga era una risata alquanto imbarazzata. Era entrata in quella casa senza chiedere il permesso, era stata accettata da Yacchan senza riserve e lei le aveva fatto un po’ da madre, preoccupandosi per lei, per la sua salute, per i suoi pasti ed i suoi voti a scuola. I genitori di Taiga le dato la possibilità di vivere da sola, senza che fosse stata lei a chiederlo. Si era ritrovata da sola quando avrebbe voluto in realtà avere una famiglia che la sostenesse non solo economicamente. Quindi non solo era riconoscente verso Yacchan, ma capiva anche il suo desiderio di sentirsi di nuovo figlia.
 
-Sai, Taiga, credo sia arrivato il momento di andare a fare spesa di reggiseni.- disse Yacchan, trovando la ragazza seduta su di uno scalino nel giardino interno della casa.
-Dici?- Taiga si guardò il seno, notando che effettivamente il suo petto era cresciuto e non sembrava più quello di una bambina. Ma prima che riuscisse a parlare si trovo la mano di Yacchan che le tastava il seno destro.
-Sì, credo che adesso siamo ad una seconda.. Oh tesoro mio! Visto? Stai ancora crescendo, quindi non dar peso alle parole di mia madre.-
Taiga aveva la guance in fiamme per quel gesto così intimo, così inusuale. Neanche Ryuji, che in fin dei conti era la persona con la quale lei era più in intimità, l’aveva mai toccata così e non era neanche sicura che lui ci aveva mai pensato a toccarla così. Certo le aveva sfiorato il seno, quella volta in piscina per rimetterle a posto la tetta finta, ma era finito lì. Da quando vivevano assieme non si erano sfiorati neanche una volta, non avevano ancora approfittato dell’intimità della loro nuova casa, per esplorarsi un o’ di più.
-Mamma lasciala stare!- Ruyji, che nel frattempo si era uscito dal bagno ed aveva ancora addosso l’odore floreale del bagnoschiuma, aveva assistito alla scena e si era alquanto imbarazzato quando la madre aveva toccato in quel modo la fidanzata.
Più tardi, nel suo letto, Ryuji si era quasi arrabbiato con la madre perché a lui, un privilegio simile, non era stato ancora concesso e scoprì di esserne geloso.
Per la prima volta si rese conto che non gli bastava più qualche carezza, i dolci e lunghi baci che si scambiavano. Voleva dare alla loro storia d’amore una svolta più.. fisica ed intima.
 
Il giorno dopo, secondo i piani di Yacchan, lei, Taiga e la nonna erano uscite a far spese. Guardando i vestiti che Taiga aveva portato con se, decise che era ora che la ragazzina diventasse una “piccola” donna. “Addio tulle, fiocchi e nastri! Benvenuti reggiseni, tacchi e minigonne!” così urlando le aveva spinte fuori casa, lasciando i due uomini da soli, Ryuji ovviamente ai fornelli ed il nonno a fare i soliti lavoretti di casa.
 
Dopo aver tagliato tutti gli ingredienti per la zuppa a base di tè verde e riso, aveva messo la pentola sul fuoco basso e non avendo più nulla da fare, aveva iniziato a gironzolare per casa.
Nelle poche volte in cui si era trovato in quella casa, c’erano stati momenti in cui si era sentito fuori posto. Se sua madre aveva dovuto abbandonarla era per colpa sua, perché portava lui nella pancia. Figlio illegittimo di un padre di cui non sapeva nemmeno il nome, quando sentiva quella sensazione di inadeguatezza faceva di tutto per non pensarci, si indaffarava  a pulir casa, cucinare. Ma in quel momento non si trovava in casa sua, non poteva fare liberamente ciò che voleva, per quanto i nonni avessero sempre insistito affinché si sentisse come a casa.
Gironzolando si era imbattuto nel nonno, seduto sul tatami a fumare la classica pipa ed a leggere il giornale. Gli era venuto da sorridere ed il nonno, accortosi della sua presenza, lo aveva invitato a sedersi con lui. Per il pranzo ci voleva ancora tempo e la cucina era avviata, così Ryuji si sedette dall’altro lato del tavolino sul quale il nonno aveva poggiato il tè e se ne versò un po’ in una tazzina pulita.
 
-Allora Ryuji, com’è la vita coniugale?- domandò il nonno senza alzare gli occhi dal giornale e con voce tranquilla.
-Bè..- come da copione le guance di Ryuji divennero subito rosse- .. non male.
-Tutto qui?-
-Bè.. non saprei dire com’è. Non siamo sposati e non abbiamo fatto.. – si rese conto che senza pensarci, stava dicendo al nonno che lui e Taiga non avevano fatto sesso e subito si portò le mani alla bocca. Era stato davvero strano, pensò, trovarsi senza pensarci a fare una confessione del genere, ad un uomo con il quale condivideva una parte del patrimonio genetico ma che aveva visto pochissime volte nella sua vita e tutte concentrate negli ultimi tempi.
Il nonno scoppiò a ridere, visibilmente imbarazzato ma anche divertito. Tentò di rassicurarlo, dicendogli che non doveva preoccuparsi, aveva una faglia e sua figlia aveva un figlio quindi sapeva come andassero certe cose. Ovviamente l’imbarazzo di Ryuji non aveva accennato a dissolversi anzi, era quasi tangibile. Allora l’uomo cominciò a raccontare alcuni aneddoti divertenti sull’infanzia di Yacchan. Di quando da piccolina non si era accorta di un secchio che aveva alle spalle ed indietreggiando, vi era finita giusto dentro. Ne era uscita tutta bagnata ed aveva il pannolino pieno d’acqua. E quello era solo un episodio dell’incredibile repertorio di Yacchan. Ne raccontò moltissimi ed il tempo volò impercettibile. Era quasi ora di pranzo e nessuno dei due se n’era accorto. Anche Ryuji, rapito dai racconti di un’infanzia di cui non conosceva nulla, cominciò a raccontare al nonno ciò che lui non sapeva, cose che sua figlia aveva fatto nel lungo periodo in cui non aveva avuto sue notizie.
Nel giro di poco tempo, Ryuji aveva una visione più definita di sua madre. Si rese conto che prima di essere la sua super mamma, quella che a prezzo di sacrifici, lo aveva cresciuto nel miglior modo che conosceva, era stata una figlia combina guai, sempre allegra, che non si era mai arresa. Adesso capiva il perché di alcuni atteggiamenti della mamma, come la paura di cadere all’indietro.
Si ripromise di abbracciarla non appena fosse tornata.
 
-Tua madre è molto orgogliosa. Quando sapemmo.. insomma.. sapemmo che ti aspettava, rimanemmo scioccati. Immagina. Sapevamo che era una testa calda, ma non credevamo che potesse essere tanto incosciente da farsi abbindolare da un uomo che una volta saputa la notizia se la diede a gambe. Non mi fraintendere Ryuji, adesso che ti conosciamo, che ti conosco so che ti ha cresciuto bene e che tu le vuoi un gran bene. Ma quando ce lo ha detto, la nostra reazione non è stata delle migliore.- dalla voce, Ryuji capì che per il nonno quella storia non era chiusa e che si sentiva in colpa.
-Lo capisco- fu l’unica cosa che il ragazzo riuscì a dire.
-Il giorno in ce lo disse, finimmo con il litigare pesantemente e tua madre se la legò al dito. Nel giro di pochi giorni andò via ed a nulla servirono le preghiere di tua nonna. Non ne volle sapere. Dicemmo che ci saremmo presi cura di lei e del bambino, ma e ne andò comunque- la sua voce vaccillò – e da allora, fino a qualche tempo fa, non sapevamo cosa ne era stato di lei. Finché non sei arrivato quel giorno con tua “moglie” come dicesti tu.
Il viso del nonno aveva cambiato espressione. Era più addolcito. Sorrise e di rimando lo fece anche Ryuji. Penso che evidentemente quell’uomo anziano voleva togliersi un peso dallo stomaco. Voleva far sapere a suo nipote che non l’avevano abbandonato, che non avevano allontanato volutamente sua madre. Era stata lei ad aver scelto. E per quanto quella scelta era stata sicuramente dolorosa, lei l’aveva affrontata ed aveva cresciuto un bel giovanotto che dalla madre aveva preso poco o niente, ma che le assomigliava tanto. Soprattutto per nel coraggio e nel sapersi prendere cura degli altri.
 
-Mi piace quella ragazzina. Si vede che le vuoi bene ed anche lei te ne vuole.
Parlare di Taiga lo fece sorridere istintivamente.
-Si, piace molto anche a me. Insomma.. credo di amarla, amarla davvero. Capisci che intendo?
Il nonno accennò un “sì” con la testa.
-Prenditene cura, mi raccomando.  Lei sembra molto fragile e non solo di corporatura. Per quanto si mostri forte, sembra molto fragile.
 
Proprio in quel momento sentirono il portone di legno massiccio del recinto di mattoni aprirsi e poco dopo le tre donne di casa tornarono ad essere non solo le protagoniste dei loro discorse, ma anche le protagoniste chiassose della loro giornata.
  
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