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Autore: Diamante Narcissa Uchiha    15/02/2014    4 recensioni
*^*Storia partecipante al contest "A ciascuno il suo - Scegli il tuo genere! [Multifandom e Originali]" indetto da shirangel.*^*
10 febbraio 3442 - In piena IV guerra mondiale.
Il plotone d'avanzamento inglese capeggiato dal generale William T. Spears scopre che tra le proprie truppe si è infiltrata una spia tedesca.
Il suo sottoposto, il tenente Grell Sutcliffe, viene incaricato di eliminarla.
Scritta per l'evento "San Valentino Grelliamoso". X3
Genere: Azione, Guerra, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Grell Sutcliff, Sebastian Michaelis, William T. Spears
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'God save the Grelliam'
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Valentine’s Death
10 febbraio 3442 - In piena IV guerra mondiale.
Il plotone d'avanzamento inglese capeggiato dal generale William T. Spears scopre che tra le proprie truppe si è infiltrata una spia tedesca.
Il suo sottoposto, il tenente Grell Sutcliffe, viene incaricato di eliminarla.
 
14 febbraio 3442
Camminò piano all’interno dell’edificio, attento a non far scricchiolare le assi di legno sotto i suoi piedi.
Possibile che si fosse nascosto proprio in una casa vecchio stile, con quel pavimento così rumoroso?
“Minimo l’hai fatto apposta, spia. Ti conosco bene.”
Si guardò intorno: le finestre erano ormai inesistenti, rimaneva solo qualche pezzo di vetro sulle assi spezzate, le pareti stavano su per miracolo tanti erano i buchi che le martoriavano, le scale erano anch’esse in pessimo stato ma sembravano abbastanza stabili.
Poggiò lo stivale rosso sul primo gradino composto dal medesimo materiale del pavimento e il guanto cremisi sul corrimano.
Sempre con molta lentezza, cercando di non farsi sentire, si addentrò al piano di sopra.
Lo accolse la medesima desolazione che aleggiava di sotto: nessun mobile o traccia di essi, nessuno all’orizzonte.
Si diresse verso quella che una volta doveva essere stata una delle camere da letto. Si affacciò a quello che rimaneva della porta e non trovò nessuno.
Passò alla stanza successiva e a quella ancora. Ne rimase solo una.
“Sto arrivando, tesoruccio.”
Camminò verso l’ultima porta a destra in fondo al corridoio.
Poggiò la mano allo stipite e piano allungò il viso all’interno. Quando i suoi occhi, coperti dai suoi fedeli occhiali rossi, ebbero l’intero spazio della camera a disposizione, si accorse che nemmeno lì vi era qualcuno.
“Dove diavolo è finito?”
Improvvisamente si sentì bloccato: i suoi muscoli s’irrigidirono e non risposero più ai suoi comandi, fatta eccezione solo per quelli del viso.
-Dimenticavo che voi tedeschi passate anche attraverso le superfici.- disse l’inglese, guardando di sbieco dietro di sé.
Sentì una risata beffarda alle sue spalle che spezzò il silenzio di quella casa abbandonata.
-È da tanto che non ci si vede, "principessa".-
Il tenente girò appena il volto, quel tanto che bastava per vedere l'altro, e i suoi occhi ne incontrarono un paio di un rosso profondo.
-Quanto tempo che non mi sentivo chiamare in quel modo.- sospirò e le sue labbra si tesero in un sorriso dolce e felice.
-Dodici anni, Grell.-
Quest'ultimo si sentì privato dalla morsa che lo opprimeva, aprì e chiuse le mani più volte come per accertarsene del tutto.
Fronteggiò, dunque, l'altro uomo e passò lo sguardo sul suo corpo da capo a piedi: indossava la sua stessa divisa da militare inglese, quella standard per la precisione, quella disegnata per i soldati di più basso grado, lunga, nera, semplice, con l'effige della madrepatria sul petto; i guanti in lattice neri, gli anfibi di gomma del medesimo colore, i suoi capelli, più lunghi di quanto se li ricordava, erano fermati in una piccola coda sulla nuca, gli occhi e le labbra erano rimasti gli stessi invece, i primi così sanguigni e indagatori, le seconde così sottili e beffarde.
-Mi fa piacere vedere che sei diventato un uomo  così sexy.- rise Grell, avvicinandoglisi con passo felino. Gli poggiò le mani sul petto e lo accarezzò attraverso i propri guanti e la sua uniforme. Allungò il viso verso la bocca di lui, il suo fiato che si condensò nel freddo di febbraio la accarezzò.
-Non ti smentisci mai.- lo sbeffeggiò la spia.
Grell fece un sorriso storto e i suoi denti affilati parvero quasi inquietanti.
-Oh, Sebastianuccio, io rimango sempre coerente con me stessa.- sbatté più volte le ciglia lunghe e mise il suo corpo in stretto contatto con l'altro.
-Coerente nella tua illogicità.-
Il tenente sembrò non badare a quelle parole e, anzi, appoggiò le labbra su quelle gemelle: sentimenti sopiti per anni si riaffacciarono ai cuori di entrambi e le loro braccia andarono a stringersi su spalle e vita apposte in un abbraccio possessivo.
Si staccarono e Grell sospirò.
-Mi ero quasi dimenticata come fosse sublime amarti, anche se allora ero solo una ragazzina.-
Sebastian sorrise appena e fissò i suoi occhi in quelli dell'altro.
-Mi sembra inopportuno rivangare certi momenti proprio ora.- il tedesco allungò una mano guantata verso una guancia arrossata del tenente e la accarezzò piano.
-Sai perché sono qui, vero?- disse Grell, strinse le proprie dita su quelle di lui e girò il viso appena per approfondire quel contatto. Un gesto dolce per nascondere invano, fino all'ultimo, l'obbiettivo della sua missione.
-Potresti lasciarmi andare...- il moro appoggiò la fronte su quella dell'altro. -...infondo, mi ami.-
Il militare inglese proruppe in un risatina isterica.
-Oh, tesoro, ti ho amato. Ma per quanto ora tu sia dannatamente irresistibile, c'è già un altro maschione nella mia vita.- la risatina divenne sempre più flebile finché non ne rimase solo un ghigno divertito.
-Ed è proprio lui che mi ha mandato qui.- si staccò da Sebastian e gli voltò le spalle.
-Che sleale, il mio William. Fa uccidere la concorrenza alla propria signora, non è certo un comportamento da cavaliere. Appena lo rivedo lo rimprovererò.-
La spia lo fissò con indifferenza, ormai abituato sin da piccolo a quei suoi momenti di sproloquio insensato ed incoerente.
Poi lo vide rimanere immobile, come se avesse visto qualcosa di sconvolgente e, d'improvviso, si sentì sbalzato all'indietro, fino a spezzare con la schiena quel che rimaneva della parete di legno e a cadere al suolo.
Riuscì a non schiantarsi sul terreno umido e freddo grazie a un campo di forza creato all'ultimo secondo.
Si alzò in fretta e si concentrò per non sentire il dolore crescente al fianco sinistro. Probabilmente gli era entrata una scheggia.
Guardò la casa, il punto da dov'era caduto e vide la figura del tenente stagliarsi nel nuovo buco creatosi.
Si accorse solo in quell'istante di come anche Grell fosse cresciuto: i suoi capelli si erano notevolmente allungati ed ora erano raccolti in una lunga treccia che gli ricadeva sul davanti, la sua gestualità, il suo modo di atteggiarsi, comprese, non era più quello del ragazzino strambo che saltuariamente si faceva chiamare “principessa”, che gli correva incontro appena lo vedeva, ma quello di un uomo meglio, una donna, adulta, fiera, consapevole del mondo che la circondava e forte.
Lo vide balzare giù dal secondo piano e atterrare sui suoi stivali rossi di gomma come se nulla fosse.
Grell sorrise, avvicinandosi a Sebastian.
-Posso non sentire alcun dolore se voglio, in più i miei arti inferiori sono totalmente robotici. La guerra cambia le persone, Sebastianuccio.-
Quando gli fu a pochi centimetri di distanza, gli mise la mano destra aperta davanti al viso, il palmo praticamente a contatto con il naso di lui.
-Mi piacerebbe tanto sapere perché ti sei infiltrato proprio nella nostra divisione, ma non ho tempo: Will mi sta aspettando.-
Il moro sentì una vibrazione sempre più crescente farsi strada nella sua testa, se non si fosse spostato subito sarebbe sicuramente esplosa.
Riuscì a reagire prima del tempo e balzò all’indietro, allontanandosi.
-E’ un peccato che quella tecnica sia utilizzabile solo a brevissima distanza.- gli rinfacciò, quando fu a una distanza di sicurezza.
L’inglese sorrise.
-Non credere che io sappia fare solo questo.- detto ciò, lasciò le braccia lungo i fianchi, abbassò il capo, chiuse gli occhi e strinse i pugni.
Le assi che componevano la casa alle sue spalle si separarono l’una dall’altra e si librarono in aria, sostenute da una forza invisibile.
“Telecinesi, sorprendente. Per quanto ne sappia, solo i soldati più potenti possiedono quel tipo di potere. Chi l’avrebbe mai detto.”
Appena concluse quel pensiero, i pezzi di legno si diressero verso di lui a una velocità sorprendente.
Creò un campo di forza intorno a sé e le assi s’infransero contro di essa.
-Sei proprio bravo, Sebastianuccio.- urlò Grell.
-Non quanto te.- urlò in risposta, Sebastian.
Il tenente sparì improvvisamente dalla sua vista per ricomparire, altrettanto fulmineamente, alle sue spalle.
Lo colpì al collo, stordendolo appena, facendolo cadere a terra. La scheggia nel suo fianco penetrò ancora più a fondo.
Il rosso cercò i suoi occhi e, appena li trovò, la sua volontà scalzò quella di Sebastian nel suo stesso pensiero e gli impose di rimanere sdraiato.
-Abbiamo giocato abbastanza, non credi?- Gli mise il piede sinistro sul ventre.
Dal nulla fece comparire un pugnale dalla fattura antica, con l’impugnatura nera, intarsiata, con pietre rosse, simili a cristalli di sangue.
-In nome di san Valentino, santo dell’amore e della passione, io ti ucciderò con tutto il mio cuore, perché la morte è il più bel simbolo dell’amore.-
Sebastian a quelle parole rise.
-Non pensavo te la ricordassi ancora.-
-Era la mia favola preferita di quando era bambina, Valentine's Death. Non la dimenticherei mai.- tolse la lama dal fodero che mise, poi, con calma nella propria divisa.
-La principessa uccideva il principe alla fine della storia, ricordi? E, si da il caso, che la principessa sia sempre stata io.- lo fissò intensamente, la sua vista arrivò fino ai pensieri del tedesco.
Immagini di loro due bambini gli corsero davanti agli occhi. Erano felici allora, erano amici, erano… Innamorati. Sorrise sghembo.
-Non essere così sentimentale, non è da te.- disse, sollevando il pugnale sopra la propria testa.
Sebastian rimase in silenzio, senza sapere se per sua reale volontà o per quella di Grell che ancora lo teneva a terra.
-Addio, mio amato.- Si lasciò cadere sulla spia con tutto il corpo. Poco prima che la lama affondasse nel cuore di Sebastian, sentì la sua voce per l’ultima volta.
-Ero venuto per te.-
L’arma gli trapassò la pelle e il muscolo cardiaco.
Il tenente lo guardò spegnersi lentamente, mentre il sangue gli macchiava le labbra e il petto.
Avvicinò il viso al suo.
-Il miglior spettacolo di san Valentino.- soffiò sulla sua bocca, divertito.
Gli spostò una ciocca corvina sfuggita alla coda, dietro all’orecchio.
-Sei tu l’incostante, Sebastianuccio: se dovevi riportarmi a casa, direi che per questa volta, hai fallito la tua missione.- detto ciò, lo baciò un ultima volta, rimanendo in quella posa fin che l’ultimo respirò si perse in quel contatto.
 
 
Era ancora sul corpo di Sebastian, nella medesima posizione, quando sentì dei passi venire da dietro di sé.
-Ottimo lavoro, Grell Sutcliffe.- la voce di Will riecheggiò nel silenzio di quel posto desolato.
Grell, sentito il suo amato lodarlo, si rialzò, estraendo intanto la propria arma dal petto della spia.
-William, tesoro. Hai seguito tutto?- si girò verso di lui e gli camminò incontro, quasi trotterellando, felice di vedere finalmente il suo uomo. Allungò le braccia verso di lui e lo abbracciò, incrociando le mani dietro la sua schiena.
-Ogni momento. Certi tuoi atteggiamenti non sono stati professionali, avresti potuto risparmiarteli, onestamente.- disse il generale.
Il rosso sorrise e si allungò sulle punte per raggiungere il suo volto.
-Sei sempre così insensibile. Era sempre qualcuno che ho amato.- unì le loro bocche, come poco prima aveva fatto con Sebastian; il sangue di quest’ultimo si fuse con la saliva di entrambi in un bacio macabro.
-Ora dovremmo festeggiare, è pur sempre san Valentino.- Grell gli accarezzò una guancia con il guanto sporco di liquido carminio.
-Non abbiamo altro da fare per oggi.- disse William, la voce atona.
Il tenente accarezzò ancora le sue labbra con le proprie in un breve contatto e, separatosi dall’altro, s’incamminò dietro il generale.
Quando fu a pochi metri da lui, si voltò indietro.
-Ah, Will… Devi farti perdonare.- disse, indicando il corpo di Sebastian, esanime in una pozza di sangue che ora inzuppava il terreno sotto di sé. -Non si fa svolgere il lavoro sporco a una signorina.-
L’altro militare inglese lo raggiunse e gli porse il braccio. Si sistemò gli occhiali, a disagio, e rimase in silenzio.
Grell rise fin a che non si smaterializzarono nella loro base operativa.
Oh, quel san Valentino sarebbe stato il più bello della sua vita.

 
Dia's Time
Buon san Valentino! Anche se in ritardo. -.-
Dunque, questa è la prima sci-fi che pubblico ma non sarà di certo l'ultima. Aspettatevene un bel po' da ora in poi. XD
Questo genere mi è ormai entrato sottopelle e tendo ad applicarlo in quasi tutto ciò che faccio perciò, ragazze, sopportatemi. u.u
Spieghiamo delle cosucce:
-Se Sebastian vi è parso debole, ebbene lo è: rispetto a Grell è un semplice soldato, in Inghilterra hanno istruito Grell sin dal primo momento del suo ritorno in patria alle arti militari e ad utilizzare i suoi poteri. Inoltre, diciamo, il possederle tutte è una sua "abilità innata".
Sebastian non è nulla in confronto a lui, ha poteri diversi, non è stato educato come Grell (la guerra in Germania è giunta anche più tardi) e, di certo, non si aspettava cotante abilità dal suo "amico" d'infanzia, quindi ecco spiegato perchè viene battuto in quattro e quattr'otto.
-Per la favola: potrei delinearne l'intera storia se volete. Potrei farne un capitolo aggiuntivo. Ditemi voi. Se siete curiose, lavorerò per soddisfarvi. ;)
Se c'è altro di poco chiaro o che volete comunque sapere, dite/chiedete pure, io sono sempre a vostra disposizione. :)
Con la speranza che vi sia piaciuta e che lasciere qualche parere, vi saluto.
Un bacio
Dia 
X* X* X*
   
 
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