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Autore: luma99    15/02/2014    1 recensioni
Questa é la prima fanfiction che pubblico, e spero vi piaccia. Questa storia parla di una ragazza di nome Hanna ed é scritta in prima persona. Ho deciso di tralasciare la parte in cui scopre di essere un semidio, quindi tutto comincia quando Hanna ha già passato due anni al campo. In questa fanfiction si parla del cambiamento sia fisico che mentale di questa ragazza. Spero vi piaccia e sono ben accette le critiche di ogni tipo. Mi scuso in anticipo per alcuni errori di battitura.
Genere: Fantasy, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clarisse La Rue, Nuovo personaggio, Percy Jackson, Quasi tutti, Travis & Connor Stoll
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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. Mi giro solo per vedere la faccia di Connor quando lo scoprirà. Sono dietro un albero gigantesco e, grazie al cielo, Connor non mi ha ancora visto. Il giorno prima mi ero intrufolata nella loro cabina e avevo ehm...preso in prestito i loro..."attrezzi". Avevo riempito di ragni e vermi l'armadio di Elen, figlia di Atena, perché lei mi aveva deriso per il semplice fatto che a tiro con l'arco faccio schifo. Ma non é colpa mia! E poi odio le armi! Mi piace usare SOLO i miei poteri. -HANNA! ESCI FUORI, SO CHE SEI QUI!- urla Connor guardandosi in giro come uno psicopatico. Purtroppo non posso usare i miei poteri, avrebbe subito la conferma che sono io! A parte Percy, sono l'unica figlia di Poseidone. E, guardacaso, Percy non c'é! Ah, mio fratello è un imbranato assoluto. La scorsa settimana fui io a convincerlo ad uscire con Annabeth. Quanto mi piace quella coppia. Ma ora sto rischiando la vita. Il figlio di Ermes non si arrende e comincia a correre da una parte all'altra cercando di scovarmi. Sto per ridere, ma tengo a freno la lingua fra i denti. Cavolo, mi ha sentito. Strabuzzo gli occhi cercando di non respirare, ma una mano mi tappa la bocca e rabbrividisco. Chiudo gli occhi per non guardare Connor che mi lancia sguardi assassini e penso "Oh, cavolo, ti prego. Fai che sia un eroe venuto a salvarmi. Aiuto!". Ma il proprietario della mano non mi risponde. Non so come, ma trovo il coraggio di aprire un occhio e guardare in faccia il pericolo. É Travis. Gli lancio un'occhiata interrogativa molto esplicita e lui sorride. Non ci avevo mai fatto molto caso, ma ha dei denti perfettamente dritti e splendenti. Anche le fossette non sono male. Sorrido per l'agitazione e l'imbarazzo e mi sembra quasi di avere le mani legate. Non riesco a capire cosa mi farà. Sicuramente mi strangolerà sul momento oppure mi farà strangolare da Connor. Ma vedo che mi fa cenno di restare in silenzio e io obbedisco, cercando di capirci qualcosa. -Connor, andiamo! Non é qui!- grida al fratello -Ma non sarà stata lei, sicuramente-. Mi lascia nel mio nascondiglio e va via. Sento dei gemiti, grugniti e alla fine alcuni passi che si dirigono verso le cabine. Tiro un sospiro di sollievo e mi guardo intorno: nessuno. Forse é una trappola? Naaah. Esco dal mio nascondiglio e infilo le mani nelle tasche. I miei capelli castano scuro mi oscurano la visuale e mi acconcio i capelli in una treccia alla francese. I jeans che ho indosso sono i miei preferiti e le scarpe sono un regalo di Clarisse per il mio compleanno. In fondo, é molto simpatica, ma si vede che ha sofferto molto. Fisso le punte degli anfibi mentre cammino e la mia felpa ondeggia leggermente alla brezza marina. Sento l'odore del sale entrarmi dalle narici e farsi strada dentro me e cerco in qualsiasi modo di tenermi stretto quell'odore. Lo adoro. E adoro i denti di Travis. Già...Travis...perché mi ha "salvata"? Non era incavolato nero con me? Oh, ma valli a capire i figli di Ermes. Non so per quale assurdo motivo, mi ritrovo con un sorriso sul volto. Ma...continuo a sorridere, é una bella senzazione. Il sole che splende sembra riflettere alla perfezione il mio umore. Così, fra pensieri e allegria, arrivo nella mia cabina. Come letto, uso un'amaca e come mensola un enorme tavola da surf. Abitavo in Australia e lì il surf é molto popolare. Ma, per qualche oscuro motivo al di là delle mie capacità intellettive, mio fratello non vuole provarci. Ora, non per vantarmi, ma me la cavo alla grande con questo sport. Lancio un'occhiata all'orologio che ticchetta e vedo che sono le sei in punto. Ho ancora un pomeriggio intero a disposizione. Faccio spallucce ed esco, tanto per farmi un giro. La vita al campo non é come tutti dicono, non é vero che non ti annoi mai, io mi annoio ECCOME qui! Fischiettando, busso alla porta della casa di Demetra. Una ragazza dai capelli biondi e con l'alito che profuma di lamponi, mi apre la porta raggiante. -HANNA! Avevo sentito i fratelli Stoll che...- ma la zittisco subito -Linda, se mi fai entrare, ti spiego tutto-. Lei mi fa accomodare in una sedia di legno e io le racconto tutto come promesso. Alla fine della storia, Linda mi rivolge un sorriso a trentaquattro denti. Si, a trentaquattro, avete capito bene. -Si é preso una cotta per te!- strilla in preda all'agitazione. Io la zittisco con uno sguardo -Non osare...- ma lei é già partita in quarta -OH, CHE BELLA COPPIA. Siete carinisssssimi! Vi adoro così tanto, ma lo sapevo!- e via dicendo. Mentre blatera sul nostro matrimonio, io scuoto la testa cercando di sembrare indifferente, ma la pelle mi tradisce. Sto letteralmente avvampando, non sopporto quando la gente mi tratta così. E Linda se ne accorge -TU HAI UNA COTTA PER TRAVIS!-. Okay, il mio rossore é stato interpretato male -Linda, calma. Zitta e buona. Lo sai che non sono il tipo per queste cose!-. Ma come se bastasse! A quella non la ferma più nessuno. Mi alzo e scuoto daccapo la testa -Tu sei pazza! Me ne vaaadooo!- canticchio l'ultima parola ed esco fuori dalla cabina. Che giornata assurda. Non so cosa fare e allora vado nell'arena da Clarisse. Non sono una brava combattente e allora mi alleno con lei. Almeno ci provo! Camminando, prendo a calci i sassi davanti a me e penso a Connor che voleva strangolarmi. In quei casi vorrei saper usare spade e armi. Una volta ho provato con una pistola e non é andata affatto male, devo dire. Ma...preferisco i miei poteri, grazie. Clarisse mi vede in lontananza e molla un pugno a suo fratello. Mentre mi viene incontro, lancia tre o quattro colpi di spada e fa volare Leo con un calcio. Aspetta...Leo? Che cavolo ci fa lì? Scuoto la testa e mi trovo faccia a faccia col mostro che ha terrorizzato mio fratello fin dal primo istante. -Ehi- mi saluta con un ghigno. Ha la fronte umida di sudore e la bendana rossa é completamente zuppa. -Ti sei fatta una doccia, vedo- commento indicando l'arena col mento. Lei si massaggia la spalla -Si, bellezza. Ma l'allenamento é tutto nella vita.- si ferma per lanciare un'occhiata assassina al capocabina della casa di Efesto -E quell'imbecille mi sta rovinando tutto. Sta cercando di far funzionare un...qualcosa. Non ne ho la più pallida idea- poi socchiude gli occhi come per toglierlo dai pensieri -Tu piuttosto. Che hai intenzione di fare? Sei qui da...da due anni e non hai ancora scelto un'arma. Cavolo, deciditi!- afferra un giavellotto caduto per terra e me lo porge, ma io lo allontano con le due mani leggermente sovrappensiero. -No, grazie. Ho chiuso con i giavellotti- -Arco? Nah, meglio di no. Una spada?- mi propone elecando le armi. Alla fine faccio spallucce -Mmh...no,dai. Proviamo con la spada- -Ma con la pistola te la cavi bene, eh!- -Nah. Niente armi da fuoco-. Lei si arrende e mi lancia una spada. La afferro al volo. Ehi, sono migliorata! Mi sento gasata solo per averla impugnata bene! Ma il peggio sta per venire. Clarisse comincia a menare fendenti a destra e a manca, e io per poco non rimango infilzata. Dopo circa mezz'ora sento la testa pulsare e mi fermo. Non ce la faccio più, mi manca il fiato, so di fare schifo e ne sono consapevole! Getto la spada per terra e mi distendo sulla ghiaia. Sono sfinita. C'é un sole cocente, ma Clarisse mi protegge dai raggi del sole con la sua testa. -Avanti, pasticcino. Ti arrendi così in fretta?- grida visibilmente delusa, ma corruga la fronte e sorride subito dopo -Vai a bere e sciacquati la faccia! Ci vediamo dopo-. Annuisco, ma rimango per terra, senza muovere un muscolo. Qualcuno mi tira un calcio, io scatto in piedi e scappo verso la fontana. Ingurgito mezzo litro d'acqua e mi siedo su una pietra gigantesca. Ne ho abbastanza!
  
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