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Autore: Frida Rush    15/02/2014    6 recensioni
Sherlock e Jim sono due uomini estremamente simili eppure allo stesso tempo così diversi.
Per i fan della Sheriarty una one shot che si basa sull'evoluzione del rapporto tra i due dal processo Moriarty fino all'ultima puntata della terza stagione, dunque attenti agli SPOILER.
SMS e freemorm.
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jim Moriarty, Sherlock Holmes
Note: Lime, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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Aloha Jimlockiani xD voglio solo dire che questa fan fiction è un vero e proprio esperimento perche’ mi sono resa conto che non scrivevo altro che lemon e ho voluto cimentarmi in qualcosa di diverso. È anche la prima volta che pubblico avendo una pagina da gestire dedicata solo a questa splendida coppia (che poi ho notato che ultimamente le Sheriarty stanno spuntando come funghi e la cosa mi rende non poco felice xD) quindi vi prego di non essere troppo duri con i commenti.
La voglio dedicare in particolare a Noruwee, Arias, That Star, Albascura perche’ le adoro troppo e sono delle grandi scrittrici oltre che simpaticissime e anche a Jim MisaleilCrimine Moriarty che non ho idea se ha un account qui sopra ma chissene tanto il raiting è arancione e se la vuole leggere lo puo’ fare senza registrarsi :D
Grazie in anticipo a tutti coloro che recensiranno, leggeranno, metteranno tra i preferiti seguiti ricordati.
 
 
 
 
 
 
-James Moriarty lavora su commissione- aveva risposto Sherlock alla domanda della donna nel tribunale e questa aveva ribattuto come un elettricista
-No, piuttosto come uno che ti piazza una bomba in camera da letto, ma penso che se la caverebbe anche con il riscaldamento-
Era stata la risposta del detective. Eppure non era da lui fare certi doppi sensi, in pubblico poi, e che riguardavano le performance sessuali di un pazzo psicopatico che si divertiva ad uccidere la gente. A quella sua battuta si era alzata una risatina di tutti i presenti e gli sguardi di Sherlock e Jim si erano incontrati, quest'ultimo ruotando gli occhi e assumendo un'espressione alquanto stranita, ma piacevolmente sorpresa. 
E poi il detective aveva iniziato ad innervosirsi. Quelle domande stupide di tutte quelle persone altrettanto stupide... non ne capiva assolutamente il senso! Tanto non sarebbero comunque riusciti ad incastrare quel ragno, lui era troppo sveglio per farsi fregare in quel modo. Non sapeva per quanto avrebbe ancora retto, tanto che dopo poco disse qualcosa che evidentemente non andava bene al giudice e si ritrovo' in una cella del tribunale per averlo insultato. Si accorse solo dopo un po' che stavano facendo la stessa cosa con l'accusato, scortandolo nella cella proprio accanto alla sua. Egli aveva un sorrisetto inquietantemente soddisfatto sul viso ed entro' nella stanza dietro la spinta della guardia. Le porte si chiusero con un colpo sordo e metallico, lasciando i due uomini soli con loro stessi e separati unicamente dalla parete di ferro che distingueva le due fredde cellette. 
Sherlock si sarebbe aspettato che l'altro iniziasse una conversazione o che magari lo stuzzicasse e lo portasse a domandare di avere ulteriori dettagli sulle sue intenzioni. Ma dall'altra parte non si sentiva nulla, dunque Sherlock si poggio' con la schiena contro il e si mise a pensare a quello che aveva detto davanti alla corte poco prima: ho subito sentito che tra noi c'era qualcosa di speciale. Chissa', forse era vero...


 

Quando Sherlock e John tornarono a Baker Street dopo che il buon dottore ebbe pagato la cauzione, iniziarono a parlare del fatto che se Moriarty si trovava in prigione era perche' era lui a volerlo e non di certo le autorita'. Poi John era sparito in camera sua per dormire un po' e lui si era sprofondato in poltrona con il violino tra le mani a pizzicarne le corde e fu allora che accadde una cosa strana.
Il suo cellulare squillo' per un messaggio e lui lo prese svogliatamente dalla tasca della giacca e rimase non poco perplesso quando lesse il mittente. 



Hai visto le loro facce? Esilarante. JM

Non dovresti avere un cellulare, sei in prigione. SH

Dimentichi che posso essere molto persuasivo, zuccherino. JM

Che cosa vuoi? A meno che tu non voglia arrenderti non ho tempo da perdere con te. SH

Mi annoio. Qui non c'è niente di divertente da fare. JM

Non è un problema mio. SH

Sì, invece. Sto facendo tutto questo per te. JM

Non ti dovevi disturbare. SH

Oh, lo faccio con molto piacere. JM

Buon per te. SH

Mi annoiooo! JM

Questo l'hai gia' detto, non essere ripetitivo. SH

Ma non c'è niente da fare. Forse potrei mostrarti che sono davvero bravo con il riscaldamento... Anche se da qui non posso fare molto JM

Voleva essere un doppio senso? SH

Deducilo da te. JM

Sei disgustoso. SH

Però ammettilo, ti piaccio, soprattutto per questo. JM




A quel punto Sherlock spense il telefono, cosa che faceva molto di rado, e lo lancio' sulla poltrona di John di fronte alla sua, lasciandosi andare alla sua meditazione. 
Se c'era un uomo in grado di intrigarlo incredibilmente era proprio Jim Moriarty. Egli sembrava il rovescio della sua medaglia, il suo lato oscuro, da cui era estremamente attratto ma che allo stesso tempo rifiutava perche' timoroso dell'ignoto. Ma, dio, quanto gli piaceva quel brivido che provava quando lo guardava, quando ripensava al loro incontro nella piscina o anche solo se pensava a come poteva essere stare accanto ad una persona simile. 
Oh, a Sherlock piaceva il brivido. E voleva averne sempre di più.

 
 
 
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-Non mi sono mai piaciuti gli indovinelli- mormoro' Sherlock, alzandosi in piedi e abbottonandosi la giacca sull'addome davanti al suo nemico che stava seduto sulla sua poltrona. Si alzo' anche lui e si tiro' il colletto della giacca del prezioso e costoso completo grigio perla per lisciarla. Lo guardava con gli occhi neri grandi ed inquietanti. 
-Abituati. Perche' ti devo una caduta, Sherlock. Te ne. Devo. Una-
A quelle parole Sherlock si irrigidì e fisso' gli occhi ghiacciati in quelli caldi e scuri del criminale che teneva le labbra appena socchiuse a lasciar intravedere i denti bianchissimi che se fossero stati completamente scoperti gli avrebbero donato un sorriso smagliante. Sherlock lo aveva visto sorridere poche volte, il consulente criminale, durante il loro primo ed unico incontro nella piscina e ne era rimasto affascinato. Il sorriso di Jim non era un semplice e normale sorriso. Era più che altro un ghigno pazzo e con una sfumatura di sfida. Le rughe che gli si formavano sulle guance quando lo faceva lo rendevano una persona apparentemente innocua e dolce. 
Sherlock era talmente immerso nei suoi pensieri che non si accorse che Moriarty si era leggermente alzato sulle punte dei piedi fino ad avere il proprio viso al suo stesso livello. Il detective rimase immobile senza osare muovere un muscolo anche perche' il profumo della pelle e dell'alito di Jim sembrava avere uno strano effetto paralizzante ed eccitante su di lui. Per questo non si ribello' quando sentì le labbra morbide e sottili del più basso posarsi leggermente sulle proprie, facendogli scorrere brividi lungo la schiena. Al primo impatto fu un bacio casto, a fior di labbra, ma a quanto pareva il criminale non si accontentava con poco. Separo' le labbra del ricciolo con la lingua ed esploro' la sua bocca con essa. Sherlock teneva gli occhi sbarrati, ad osservare le palpebre chiuse dell'altro che gli accarezzava il palato con la lingua. Pote' percepire il flebile sapore del te' che aveva bevuto e l'aroma di mela e anche un accenno a qualcosa che sembrava menta. Fu proprio nel sentire la morbidezza della sua bocca, il suo sapore, il suo tocco aggressivo eppure delicato che rendeva quel gesto tanto intimo cosi speciale, che si accorse dell'errore che avevano commesso entrambi nel farsi la guerra per così tanto tempo, nell'essere nemici. E poteva percepire che Jim stava facendo i suoi stessi pensieri, d'altronde erano uguali. Lui era Jim e Jim era lui. 
Poco prima che si staccassero Moriarty spinse con la lingua qualcosa dentro la bocca di Sherlock, lasciandolo spaesato e se ne ando' dal 221 B senza dire una parola. Il detective si rigiro' con la lingua il ricordino che l'altro gli aveva lasciato: una cicca. Il ragazzo comprese cos'era l'aroma di menta che aveva gustato poco prima. 



 
 
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Non me lo dirai, vero? Come hai fatto a sopravvivere. JM

Potrei farti la stessa domanda. SH

Sto venendo a prenderti. JM

Stai venendo di persona o mi stai mandando una Rolls Royce? SH

Pensavo di mandarti una carrozza a forma di zucca, veramente, ma se preferisci la Rolls Royce va bene lo stesso :) JM

Sei incorreggibile. Ancora non capisco perche' ti sia voluto rifugiare in Francia. SH

Perche' la Francia è ideale per la luna di miele. JM

Non siamo sposati, Jim. SH

Ci manca poco. JM

La tua è una proposta? SH

Se dovessi farti una proposta di matrimonio la farei a lume di candela inginocchiandomi con un anello in mano. JM

Preferirei di no, ma grazie. SH

Ero ironico, ovviamente. JM

Ora sono sollevato. SH

Dimmi che sei quasi arrivato all'hotel, o rischio di mandare a fuoco qualcosa per la noia. JM

Il tuo autista dice che manca poco. Sono il tuo personale scaccianoia, adesso? SH

Solo se usi il frustino che ho qui accanto a me. JM

Arrivo subito! SH




 
Sherlock giunse all'hotel nel giro di un quarto d'ora e scese dalla macchina che il suo compagno gli aveva mandato per poi entrare nella lussuosa hall. Con la mente vago' indietro, ricordando cio' che aveva lasciato a Londra. John, Lestrade, Molly, Mrs Hudson... Si domando', per un istante, se stesse facendo la cosa giusta abbandonandoli. Ok, la residenza in Francia con Jim non sarebbe durata a lungo, ma si sentì in colpa pensando al dolore che stava causando la cosa a John. Dopo averlo visto che cedeva alle lacrime al cimitero davanti alla sua tomba vuota chiedendogli il miracolo di non essere morto, di tornare da lui... Un giorno lo avrebbe accontentato, ma quel giorno non era ancora arrivato. 



Camera 217, sbrigati! JM



Il suono di quel messaggio lo fece tornare alla realta'. 
Jim Moriarty, il suo lato oscuro, la sua nemesi e da qualche tempo, il suo compagno, amante. La relazione che aveva da poco intrapreso con lui era alquanto strana perche' nonostante entrambi fossero attratti incredibilmente l’uno dall’altro, continuavano a combattersi. Sherlock stava ancora tentando di distruggere la sua rete criminale e Jim, ovviamente, tentava di impedirglielo. Quanto adoravano il loro gioco.
Bene e male, angelo e demone, luce e buio. Erano come lo yin e lo yang, loro due, opposti e uguali allo stesso tempo e dipendenti l’uno dall’altro. Sherlock si chiese chi dei due fosse il buio, ma forse non era il momento adatto per pensarci. 
Mentre faceva queste riflessioni era arrivato alla stanza del suo amante, una suite all'ultimo piano, enorme e sicuramente di buon gusto, conoscendo l'individuo. 
Era sicuro di trovare la porta aperta così abbasso' la maniglia e l'aprì per godere della vista di una splendida camera da letto arredata con mobili antichi, un grande frigo-bar e con al centro, contro la parete dalla sfumatura piacevolmente turchese, un enorme letto dove Jim se ne stava sdraiato e coperto dalle leggere lenzuola di seta azzurra. Sorridendo Sherlock chiuse a chiave la porta alle proprie spalle e si tolse il cappotto e la sciarpa, lasciandoli su una sedia lì vicino. Poi ando' verso il letto dove Jim si mosse appena, facendo scivolare un lembo di seta dalla spalla che si rivelo' nuda. Il detective sogghigno' e lo sovrasto' poggiando i palmi ai lati della sua testa, sprofondata nel cuscino e iniziando a baciargli i capelli. Jim sospiro'. 
-Sei in ritardo- mugugno' per poi girare il capo quel tanto che bastava per incontrare i suoi occhi, sorridendo appena -Forse dovrei punirti...- e poi il suo viso si contrasse in un'espressione sensuale e minacciosa allo stesso tempo e che lo faceva impazzire. 
Sherlock lo fece spostare e lo mise di schiena sul materasso, tirandolo a se' per baciarlo con foga, mordendogli il labbro e tenendogli il collo. I suoi vestiti sfregavano contro i capezzoli duri di Jim, irritando la pelle, e lui con un calcio si libero' completamente delle coperte e resto' nudo ad attendere una risposta del detective. 
-Hai il frustino?- domando' infatti poco dopo e Jim sorrise pazzo, tirando fuori da sotto il cuscino la tanto desiderata stecca di cuoio e con l'estremita' ando' ad accarezzargli gli zigomi affilati e la bocca che la fece sparire, provocando un gemito piuttosto alto di Jim, anche perche' una mano bianca ed affusolata del ricciolo era abilmente e silenziosamente scivolata tra le sue gambe, a stuzzicare quella parte del suo corpo così intima e sensibile. 
Jim non lo avrebbe mai ammesso a Sherlock, non se l'erano mai detto esplicitamente, ma lo amava. Se c'era una cosa che era in grado di apprezzare in modo particolare era una bella mente e quella di Sherlock era la più brillante che avesse mai visto. Il modo in cui ragionava e in cui si approcciava ai problemi era a dir poco sublime. Si concentro' poi sul piacere che gli stavano dando le dita di Sherlock che sfioravano il suo membro gia' eretto e si aggrappo' con le mani ai suoi riccioli, aprendo di più le gambe e impunto' gli occhi in quelli dell'altro. Ansimo' quando il ricciolo prese a fare dei giochini con i polpastrelli sulla punta del suo organo e fu a quel punto che si rese conto che Sherlock, di tutti gli amanti che aveva avuto, era l'unico in grado di farlo contorcere in quel modo, di farlo urlare solo con le dita e a volte di farlo supplicare. E pensare che Jim Moriarty non si abbassava mai a supplicare. 
Dopo poco si libero' nella mano del suo amante e prese a strusciarsi sul suo viso come un gatto e gli abbraccio' il collo per trascinarlo in un bacio passionale e carico di passione. Poi fece scivolare una mano tra le gambe del detective e gli accarezzo' il cavallo dei pantaloni facendolo gemere sonoramente perche' colto alla sprovvista. Avvicino' le labbra al suo orecchio e ne lecco' lascivamente il lobo. 
-Vogliamo iniziare con il frustino?- sussurro' poi. 
-Con piacere- fu la risposta di Sherlock, che afferro' l'asticella di cuoio. 



 
 
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Sherlock non avrebbe mai immaginato di finire addirittura in Serbia per dover smontare la rete di Moriarty, ma a quanto pare era proprio successo.
Imprigionato, torturato e salvato da suo fratello. Non avrebbe chiesto di meglio. Insomma, doveva la sua libertà a Mycroft e gli era grato di averlo salvato dalla prigione di quei sanguinosi soldati, ma, diamine, era stato troppo lento. Aveva la schiena completamente coperta di cicatrici che pulsavano doloranti e la cosa non era per niente piacevole. Il suo fratellone iniziava a perdere colpi. Avrebbe anche dovuto immaginare che, una volta giunti a quel punto, sarebbe dovuto ritornare a Londra, la sua amata città, visto anche il probabile attacco terroristico che si sarebbe potuto verificare nei giorni a seguire e questo significava anche tornare da John. Lo avrebbe proprio sorpreso.
-Magari potrei saltare fuori da una torta-
Purtroppo per lui, le cose non andarono esattamente come aveva pensato…
 
 
 
 
 
 
 
Con un fazzoletto premuto contro il naso sanguinante, Sherlock guardava Jim che prendeva un kit del pronto soccorso per curargli le ferite che gli aveva procurato John dopo aver saputo che era vivo.
-Io proprio non lo capisco! Sono il suo migliore amico, no? Avrebbe dovuto essere felice e invece mi ha quasi rotto il naso-
Moriarty gli sorrise andando a sedersi su una sedia di fronte a lui tirando fuori delle bende e del cotone imbevuto con l’alcool.
-Non lo so, tesoro, effettivamente hai ragione. Quel tuo amico è una persona ordinaria e io le persone come lui non le capisco proprio. Ora togli il fazzoletto e spogliati, che ti pulisco le ferite-
Sherlock si spogliò della giacca e della camicia restando a petto nudo mentre Jim gli puliva il sangue dal naso. Poi lo fece stendere di pancia sul materasso e si dedicò con cura alle ferite provocate dalle torture dei Serbi. Baciò un segno profondo dopo averlo pulito dal sangue rappreso.
-Le cicatrici ti rendono più sexy di quanto tu non lo sia già- sussurrò contro la sua pelle.
Sherlock si mise seduto quando ebbe finito e aggredì le sue labbra, esplorando la bocca con la lingua e scendendo poi a leccargli il collo fin dove la camicia glielo permetteva, sentendolo sospirare.
-Tu sì che mi sai capire, Jim- mormorò nel suo orecchio sorridendo.
 
 
 
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Puoi venire a prendermi? SH

Sei ancora in ospedale, non è il caso che tu ti muova di lì. JM

Devo andarmene, John deve sapere di Mary. SH

Non me ne frega niente di John. E non avresti dovuto fidarti di quella puttana. JM

Jim, smettila ora! Vuoi aiutarmi o no? SH

No. JM

Jim, ho bisogno di aiuto e tu sei l'unico su cui posso contare in questo momento. SH

Hai bisogno di me perche' c'è di mezzo John, non per altro. JM



Sì è vero. Sei forse geloso? SH

Sì, forse. JM

Eppure non lo eri quando ti ho detto di Janine. SH

Lei non la amavi, era solo una marionetta nelle tue mani. John è diverso e sono sicuro provavi qualcosa per lui. JM

Lo sai che tra noi non c'è niente. Lui è sposato e io non nutro nessun interesse per lui che vada oltre l'amicizia. Per favore. SH

L'auto è appena partita. Sara' da te in cinque minuti. JM

Grazie. SH

Non fare cazzate, capito? O la pagherai. JM

Non preoccuparti, tesoro. SH

Mh. JM




 
 
 
 
 
 
 


TI AVEVO DETTO DI NON FARE CAZZATE! JM

Mi dispiace... SH

Mi dispiace un cazzo!!! Lo sai cosa succedera' ora che hai ammazzato quel lurido ricattatore davanti a degli esponenti del governo britannico?! JM

Mycroft mi ha gia' detto che mi manderanno nell'est dell'Europa per un missione che mi sara' fatale in meno di sei mesi. SH

...Vaffanculo, Sherlock! JM




 
 
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Moriarty era arrivato ad una conclusione: odiava Sherlock Holmes. 
Il modo in cui quell'uomo influiva sulla sua mente era assolutamente nocivo.
Ma per quanto non sopportasse il suo modo di comportarsi si rifiutava di starsene con le mani in mano a guardarlo mentre andava letteralmente a morire, percio' se ne stava su una collinetta a un miglio dal luogo in cui stava l'aereo che avrebbe portato via dall'Inghilterra Sherlock, che poteva vedere senza problemi perche' munito di un potente binocolo e osservava da lontano la scena. Si poggio' con il sedere alla sua macchina mentre guardava Mycroft e Mary allontanarsi lasciando John e Sherlock da soli a parlare. Moriarty sapeva che non avrebbe dovuto essere geloso del buon dottore, non ne aveva motivo, ma forse non era nemmeno gelosia quella che stava provando in quel momento. Era invidia, pura e semplice invidia perche' da quando il detective aveva ucciso Magnussen, Mycroft lo aveva tenuto sotto sorveglianza, impedendogli di allontanarsi da solo, anche perche' era ovviamente accusato di omicidio volontario. Dunque non si erano potuti vedere e in ogni caso Sherlock aveva detto chiaramente di non volerlo vedere per dirgli addio, perche' non lo avrebbe sopportato. 
Ma Jim si rifiutava categoricamente di lasciar correre la cosa e aveva programmato il suo ritorno in modo teatrale che comprendeva le televisioni di tutta l'Inghilterra, un telecomando e una piccola clip. Sarebbe stato rischioso, certo, non aveva previsto il suo ritorno in campo cosi presto, ma se Sherlock era un emerito idiota non era colpa sua. 
Era invidioso perche' Sherlock aveva scelto di passare gli ultimi minuti con John anziche' con lui e la cosa non gli andava giu'. 
Poi vide che si stringevano la mano e il suo ragazzo che saliva sull'aereo che inizio' a mettere in funzione il motore e solo quando si fu alzato in volo mando' in tilt tutte le televisioni della nazione mandando in onda un'immagine del suo viso con una finta mandibola che si muoveva e che ripeteva la frase did you miss me? Vi sono mancato?
Vide Mycroft prendere il telefono e chiamare qualcuno e sorrise soddisfatto quando vide l'aereo tornare indietro e solo quando vide Sherlock scendere e tornare a terra sali in macchina. Sapeva che Mr Governo inglese non avrebbe lasciato che il paese perdesse l'unico uomo in grado di tenergli testa. 
Felice che Sherlock fosse al sicuro e adirato al tempo stesso per la situazione in cui si era andato a cacciare, sfreccio' lontano da quella immensa distesa di prato. 





Che accidenti hai combinato? SH

Ti ho salvato il culo, Sherlock. Ora, non mi interessa se sei impegnato, tu vieni a casa il prima possibile, capito? Dobbiamo parlare. JM

Non posso, Mycroft mi tiene d'occhio. SH

ME NE SBATTO DI TUO FRATELLO! Muoviti! JM

...Ok, sono li tra un'ora. SH




 
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La villa privata di Moriarty era in campagna, fuori Londra ed era lì che Sherlock lo raggiunse entro un'ora dal loro scambio di SMS da cui aveva potuto dedurre che il criminale non era solo arrabbiato, ma era più furioso che mai. Ma che male aveva fatto? In fondo aveva solo voluto proteggere il suo migliore amico e Jim non poteva fargliene una colpa. Che poi Jim si sarebbe potuto risparmiare di mettersi in mostra con quella clip davanti al regno intero compromettendo la sua sicurezza. Ma ne avrebbero discusso tra poco. 
Nell'entrare in camera da letto Sherlock si rese subito conto della tensione elettrica che stava li dentro anche perche' Jim lo aspettava seduto sul letto, le gambe accavallate, le braccia incrociate sul petto, lo sguardo truce rivolto al pavimento e le labbra serrate. Quello stesso sguardo lo poso' su di lui non appena ebbe richiuso la porta della stanza alle sue spalle. Sospiro' mentre lo guardava alzarsi e gli si avvicino' parandoglisi davanti. 
Stava per dire qualcosa quando accadde l'impensabile. Moriarty gli spacco' il labbro inferiore, facendolo sanguinare, con un forte schiaffo che, nonostante la mano piccola, gli fece più male del previsto. La forza che ci aveva messo nel darglielo gli aveva fatto voltare leggermente il capo e il sangue colo' dal labbro al collo e gocciolo' sulla costosa camicia bianca. Solo dopo una manciata di secondi riuscì a tornare a guardarlo negli occhi in cui brillava una luce feroce, uno sguardo che non aveva mai rivolto a lui, una furia omicida immensa. 
-Bastardo egoista- rotolo' fuori dalla bocca di Jim, lentamente, come una lama che lacera la carne sadicamente. 
-C... cosa?- fu la confusa risposta del ragazzo e Jim gli prese il viso con una mano e lo guardò.
-Ho detto che sei un bastardo egoista. Questa non la passerai liscia, capito?-
-Jim… non fare così, ti prego…- sussurrò Sherlock.
-Oh, no tesoro, non te la caverai facilmente-
A quel punto lo lasciò andare per spingerlo violentemente di pancia contro la parete, bloccandogli un braccio dietro la schiena e facendolo gemere di dolore.
-J… Jim!-
-Lo sai che cosa sei, tu? Sei una persona assolutamente malvagia. E non osare ribattere che lo sono anche io perché uccido la gente, Sherlock, perché c’è una bella differenza su questo piano, tra noi due. Ora capisco cosa ha provato John quando ti ha visto spiaccicato contro il marciapiede sotto l’ospedale, con la testa spappolata. Dimmi, genio, hai pensato alle conseguenze che avrebbe portato l’assassinio di quell’uomo? Hai pensato anche solo per un istante a me?- sibilò lentamente Moriarty nell’orecchio dell’altro.
-A te?-
-SI A ME BRUTTO STUPIDO! Hai mai pensato a come mi sentirei se ti dovesse succedere qualcosa? Anzi, ora che ci penso, hai mai pensato alla gente? A quelli che tengono a te, Sherlock? Perché a me non sembra che tu ci pensi, a me sembra che non te ne freghi proprio niente!- ando’ avanti Jim senza stopparsi mai.
-Non fare il bambino, sai benissimo che ci tengo a te e non ti farei mai soffrire…-
-Ma l’hai fatto! Maledizione, l’hai fatto! Ho a disposizione centinaia di assassini in gamba, avresti potuto mandarmi un SMS dicendomi “ehi, Jim, ho bisogno che fai fuori questo tizio, puoi farlo?” e io ti avrei detto “sì, Sherlock, certo che posso”. Avrei fatto qualsiasi cosa per averti di nuovo con me e invece hai dovuto complicare tutto!-
Sherlock stava in silenzio ad ascoltare quello che il criminale stava dicendo, senza battere ciglio, dopo quelle poche cose che aveva detto e che non avevano fatto altro che far aumentare l’ira del suo compagno.
-Per questo sei un egoista, Sherlock. Hai pensato solo a te stesso, dimenticandoti di me, dimenticandoti di John e che c’è qualcuno su questo cazzo di pianeta che farebbe qualunque cosa per te. Ma sembra che la cosa non sia ricambiata…-
A quel punto il detective si mosse fluidamente, scivolando fuori dalla presa di Jim e ribaltando le posizioni, facendolo sussultare perche’ non se l’aspettava.
-Ok, hai parlato e ora è il mio turno. Tu invece hai pensato alle conseguenze di quella clip? Che avrebbe potuto compromettere la tua sicurezza? Hai pensato che forse non volevo il tuo aiuto perche’ volevo proteggerti, Jim?-
-E’ quello che ho fatto io, Sherlock. Ti ho protetto mettendo a rischio me stesso. E bada, non lo faccio con il primo che passa- rispose il criminale, aggrappandosi con la mano libera alla carta da parati del muro cui era inchiodato.
-Avresti potuto evitarlo…-
Calo’ un imbarazzante silenzio durante il quale si udì solo il suono dei loro respiri affannati e insicuri. Poi Jim voltò leggermente la testa all’indietro per incontrare gli occhi indecifrabili di Sherlock.
-Cosa provi per me, Sherlock?- domando’ poi.
-Sono profondamente attratto da te. Sei come una droga a cui non riesco a rinunciare e te lo dice uno che ha esperienza nel campo. Forse le persone comuni chiamerebbero questo sentimento ‘’amore’’, ma io non so come denominarlo-
-Allora perche’ non pensi a quello che provo io?- sussurro’ il più basso –Perche’ mi hai fatto soffrire in quel modo? Perche’ non mi hai chiesto aiuto quando sapevi benissimo che te l’avrei dato? Per quale motivo non hai pensato a me quando hai sparato a Magnussen?-
-Posso solo risponderti che nonostante quello che pensi, l’ho fatto per le persone che, come hai detto tu, mi vogliono bene. Come John, Mary, come te. Non ti ho chiesto aiuto perche’ non volevo che tu rischiassi tanto e se mi sono sacrificato per qualcuno nella mia vita è solo perche’ provavo un sentimento tanto forte da spingermi a dare la vita per quello- poi gli prese il viso tra le mani dopo averlo lasciato libero e lo guardo’ negli occhi neri –Perche’ se c’è una persona per cui darei la vita, quella sei tu-
Sherlock gli lasciò il viso e si guardarono a lungo negli occhi per poi essere colti dall’improvviso impulso di abbracciarsi e si strinsero l’uno nelle braccia dell’altro. Jim si alzò leggermente sulle punte per andare a baciargli la guancia e il collo, reprimendo l’enorme groppo che gli si stava formando in gola. Sherlock lo teneva stretto in vita, come se temesse di vederlo scomparire e lo costrinse a baciarlo sulle labbra, con foga e passione. Jim si aggrappo’ ai suoi riccioli, tirandoli con le mani e intrecciandoseli tra le dita.
-Ti voglio dentro di me…- sussurro’ Moriarty e Sherlock lo bacio’ con più foga prendendolo in braccio e portandolo verso il grande letto, facendolo stendere di schiena sul materasso.
-Tanto per mettere le cose in chiaro, ho amato John. Ma non pensare mai che la cosa possa interferire tra di noi, chiaro?- confesso’ Sherlock. Era vero, c’era stato un periodo in cui aveva provato qualcosa per John che era molto simile a cio’ che stava provando in quel momento per l’uomo che pra lo stava guardando sorpreso e con gli occhi leggermente lucidi.
-Non voglio parlarne ora. Sta zitto e fai quello che devi fare- fu la risposta di Jim che inizio’ a slacciarsi il nodo della cravatta e i bottoni della camicia di Sherlock.
Questi sorrise e spogliò entrambi di tutti i vestiti, non perdendo altro tempo e iniziando subito a far contorcere il suo amante tra le lenzuola, solo con la sua bocca, scendendo dal petto verso il basso ventre, finche’ la sua folta capigliatura nera si confuse con i peli pubici di Jim che gemette sonoramente, ondeggiando il bacino e chiudendo gli occhi. fu quando sentì che avrebbe raggiunto il limite troppo presto che chiese all’altro di fermarsi e di procedere oltre, cosa che non si fece ripetere due volte e prese i glutei tra le mani, separandoli ed entrando in lui lentamente mentre lo baciava con dolcezza, per farlo distrarre dal dolore che sicuramente stava provando.
In quel momento l’immagine dello yin e dello yang si presento’ nuovamente nella mente di Sherlock, proprio mentre guardava le mani di Jim che stringevano convulsamente le lenzuola, mentre vedeva il sudore bagnare la sua fronte, i capelli adorabilmente scompigliati e le labbra rosse a causa dei baci. Sul momento non comprese il significato di quel simbolo in quel preciso istante, ma poi penso’ che forse si riferiva al fatto che avevano bisogno l’uno dell’altro per completarsi. Moriarty aprì gli occhi per bearsi della visione del detective che, sopra di lui, ansimava e poggiava la fronte sulla sua e lo guardava negli occhi. Divarico’ di più le gambe per permettergli di muoversi più agevolmente e Sherlock si poggio’ con le mani ai lati della sua testa, mentre spingeva forte in lui con il bacino e gli leccava il collo e i capezzoli.
Non manco’ molto che vennero assieme, con un gemito alto e accasciandosi esausti uno sull’altro, Jim sul materasso e Sherlock sul suo petto a sentire distintamente il battito del suo cuore. Le mani del criminale andarono ad afferrare i suoi riccioli e li accarezzarono mentre Sherlock gli accarezzava i fianchi.
-Smetteremo mai di combatterci, io e te?- domando’ il ricciolo poco dopo e Jim sorrise.
-Io non credo. Dopo tutto, se cerchi la pace prepara la guerra-
  
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