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Autore: roseinwonderland    15/02/2014    0 recensioni
Vago tra le stanze di questo castello di pietra fondato sui ricordi dimenticati.
Apro le mille porte dei segreti della mia mente. Ognuna di loro
mi pare diversa, eppure sono tutte uguali.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NOTA DI PRELETTURA
Non è una vera e propria poesia, più un’idea, un viaggio mentale. Se avete voglia di leggere leggete, se non avete voglia andate oltre.

 
La ricerca della felicità
 
Vago tra le stanze di questo castello di pietra fondato sui ricordi dimenticati.
Apro le mille porte dei segreti della mia mente. Ognuna di loro
 mi pare diversa, eppure sono tutte uguali.  Non posso conoscere il
 mondo esterno, perché le finestre sono oscurate.
 Non posso sentire il vento senonché dagli spifferi,
perché è tutto sbarrato con tavole di legno e chiodi.
 Il pavimento è uno specchio, ora è erba del colore del sangue, ora sabbia dorata.
 I muri sono false finestre, che riflettono mondi immaginari mai visti.
 Il soffitto è un firmamento di diamanti splendenti, incastonati nel velluto scuro.
 
 
Sono alla ricerca della mia felicità, e so dove trovarla.
 Sprofondo nella mia mente, nelle immaginarie vite che potrei percorrere,
che disperatamente vorrei che si avverassero. 
Uno scalino nel buio. Uno nel vuoto. Uno nella solitudine.
Uno nella tristezza.  Uno nell’isolamento. Uno nella disperazione.
Uno nell’indifferenza. Uno nella durezza. E l’ultimo nell’oblio.
Chiudo la porta, scatta il lucchetto senza aperture. 
 
 
Qui il tempo non scorre, le persone non muoiono, l’amore è per sempre
 e tutti sono eroi della propria realtà. E’ un’avventura che posso riscrivere e cancellare.
Ma dove sono realmente?
Attorno a me c’è solo roccia, il terreno è duro e spigoloso. Il caldo è insopportabile freddo,
il cielo è di un grigio senza nuvole. Il mio cuore non è agitato, la mia anima è serena, la mia mente piatta.
 
 
 
 La mia felicità che tanto ho cercato è un’illusione.
Attorno a me c’è solo una gabbia, quattro pareti e una porta chiusa.
Non c’è sole, pioggia o neve, ma un soffitto di cemento e un pavimento di plastica e metallo.
Il mio terrore della realtà mi ha rinchiuso dietro la mia stessa roccaforte.
Il mio palazzo, con i suoi saloni e i suoi meravigliosi corridoi,  non è più una pietra scintillante,
 ma un bullone arrugginito.
 
Nessun uomo anziano o giovane, nessun dio, nessuna madre e nessun padre è venuto, tu sì.
 Mi hai teso la mano, mi hai sorriso e mi hai riportato indietro.
 Hai aperto ogni blocco, ogni catena, ogni ricordo imprigionato con una piccola lucciola di vita.
Hai spalancato le finestre alla luce del sole, aperto gli abbaini al vento fresco dell’autunno.
Hai raso al suolo il mio palazzo scintillante di pittura spray color argento.
 
Ora ci sono dieci milioni di stelle nel cielo, vivide e reali.
L’erba sembra ridere di gioia per il mio ritorno, e il cielo infinto mi guarda con la sua immensità.
Gli altri mi osservano con preoccupazione, disprezzo, odio. Alcuni con curiosità, o affetto.
Cosa importa?
Oggi mi meraviglio per ogni cosa, con gli occhi di un bambino.
 
Ho cercato invano la felicità nella mia mente e nei suoi pensieri, e ho raccolto solo polvere.
Non so dove sia la felicità, ma forse un giorno quelle dieci milioni di stelle me lo riveleranno.
   
 
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