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Autore: atonement    16/02/2014    5 recensioni
Ora, Rachel ha un cugino. Un cugino che vive qui a New York. E fin qui niente di male, giusto? Voglio dire, finché il cugino rimane suo, a me non importa davvero.
Finché è lei che deve fargli fare una specie di tour all’interno della nostra scuola perché Blaine è così pieno di talento, Kurt, ma i suoi genitori non lo fanno nemmeno avvicinare alla NYADA perché vogliono che vada alla NYU a studiare medicina, allora va più che bene, almeno io ho l’appartamento libero per qualche ora e posso pure cantare Pop porno nudo sotto la doccia, volendo.
Ma quando mi chiama alle sette di mattina di Sabato, perché con questo brutto tempo devo rimanere a Lima fino a Domenica sera, ti prego porta tu Blaine in giro per la NYADA ti voglio bene ciao, allora permettete che io mi incazzi.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Di piattole petulanti e scoiattoli spelacchiati.

Disclaimer: I personaggi descritti non mi appartengono, ma sono proprietà di Ryan Murphy. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro, anche perché siamo sinceri, chi mi pagherebbe per scrivere certe scemate?









Rachel Berry ha il potere di ricordarmi costantemente perché non ho mai voluto una sorella.

Anzi, sapete cosa? Rachel Berry ha il potere di farmi ringraziare i miei genitori per avermi fatto nascere gay. Perché insomma, conviviamo insieme a New York e sanno tutti come vanno a finire queste cose quando sia il ragazzo che la ragazza sono single, giovani ed eterosessuali. E penso che avere una relazione, anche solo a scopo sessuale, con una piaga umana del genere, avrebbe seriamente arrecato dei danni irreversibili alla mia salute mentale.

Ché poi io sono tanto una brava persona, davvero. Studio, pulisco casa, cucino, lavoro. Nemmeno riesco a trovarmi uno straccio di fidanzato, il che vuol dire che non faccio sesso da parecchio – troppo tempo. Perciò, caro dio, se esisti, ho capito che sei arrabbiato perché sono gay e lo do pure a vedere, ma potresti anche evitare che Rachel scarichi le sue disgrazie su di me non appena ha un impegno, sai?

E poi santo cielo, io odio i poppanti. Li odio.

Perché ve lo sto dicendo? Ah, ve lo dico io perché.

Ora, Rachel ha un cugino. Un cugino che vive qui a New York. E fin qui niente di male, giusto? Voglio dire, finché il cugino rimane suo, a me non importa davvero.

Finché è lei che deve fargli fare una specie di tour all’interno della nostra scuola perché Blaine è così pieno di talento, Kurt, ma i suoi genitori non lo fanno nemmeno avvicinare alla NYADA perché vogliono che vada alla NYU a studiare medicina, allora va più che bene, almeno io ho l’appartamento libero per qualche ora e posso pure cantare Pop porno nudo sotto la doccia, volendo.

Ma quando mi chiama alle sette di mattina di Sabato, perché con questo brutto tempo devo rimanere a Lima fino a Domenica sera, ti prego porta tu Blaine in giro per la NYADA ti voglio bene ciao, allora permettete che io mi incazzi.

E questo Blaine ha sedici anni. E i genitori non sanno nemmeno che sta venendo qui in metro, perché sono andati non so dove per il finesettimana e lui ha pensato bene di fare questa gita qui senza che loro lo sapessero.
E io non ce la posso fare.

Insomma, è… è un bambino! E se è petulante solo la metà di quanto lo è sua cugina Rachel (che io adoro, giuro, ma se è petulante non è colpa mia), non so davvero come faremo ad andare avanti. Come farò ad andare avanti.

E vogliamo parlare dei genitori? Dove sono finiti i genitori che si portano i figli in vacanza con loro? Dove sono finiti i genitori che non lasciano il figlio sedicenne a casa da solo? Eh?

Perché l’universo ce l’ha con me?

Oltretutto, ora che ci penso, non so nemmeno che faccia abbia questo ragazzino. Rachel gli ha detto di venire qui al nostro appartamento – dovrebbe arrivare tra un’ora e qualcosa, quindi potete immaginare i livelli che ha raggiunto la mia disperazione – e spero che sia come minimo puntuale. Voglio dire, Rachel è già fortunata che io non le abbia chiesto qualcosa in cambio di questo piccolo tour, perciò se suo cugino si dimostrerà antipatico, privo di talento e pure privo di orologi, beh, mi dispiace ma dovrà pulire casa da sola almeno per una settimana. Come minimo.

E può anche scordarsi di portare qui altri nudisti. Passi Brody, che almeno aveva dei bei pettorali, ma il tipo con cui è uscita il mese scorso era veramente –

«Ehi! C’è qualcuno?»

Uh? Mi è sembrato di sentire una voce. Cos’è, adesso spunterà un grillo parlante sulla mia spalla perché mi sono lamentato un pochino per il mio nuovo ruolo di guida turistica per cugini di migliori amiche? O magari apparirà sul bordo della mia tazza di caffè, rischiando pure che io lo mandi giù insieme alla caffeina e al mio zucchero di canna.

O magari sto impazzendo.

«Ehi! C’è qualche anima viva lì dentro?»

Oh. Quindi c’è davvero qualcuno alla porta. Che bussa. E che urla come se non fossero le nove di mattina di sabato e come se io, volendo, in questo momento non potessi essere a letto nudo, addormentato e in attesa di svegliarmi con i postumi della sbornia del venerdì sera.

Volendo.

Ma comunque, non può essere il cugino della piattola. Voglio dire, è presto e, se assomiglia almeno un po’ a Rachel, si farà aspettare come tutte le brave dive. Mica come me, che quando voglio so essere una diva puntuale.

Il tipo dietro alla porta continua a bussare e davvero, è così fastidioso che devo per forza alzarmi da una delle mie costosissime e comodissime sedie vintage per andare ad aprirgli. Ma perché la gente non ha una vita? Eppure siamo a New York, cazzo, ci sono tante cose da fare, tante cose da vedere, tante cose da mangiare! Perché semplicemente non –

«Ciao! Tu devi essere Kurt. Rachel mi ha detto che sarai tu a farmi fare un giro per la NYADA – oh, non vedo l’ora! – ed ero talmente eccitato che ho fatto un po’ prima, spero non sia un problema! È un maglione di Marc Jacobs quello? E, oh, perché ci hai messo così tanto ad aprirmi?»

Senti gnomo, intanto ti calmi. E magari ripeti pure, perché mi ero incantato a fissare le tue assurde sopracciglia triangolari e ho già valutato dieci possibili modi per cercare si sistemartele in modo quantomeno decente.

Però aspettate un attimo, ha detto… Rachel? NYADA?

… No. Oh, no. Non può essere davvero lui il cugino di – no.

Me lo guardo meglio. Beh, effettivamente il nanismo è familiare. E direi che anche i livelli di esaltazione prossimi alla pazzia sono simili. E la parlantina talmente veloce che mi viene il mal di testa solo a ripensarci. E l’abbigliamento decisamente discutibile.

«Allora, quando si parte?»

E, come dimenticarla? L’innata capacità di rompere i coglioni.

Questa sarà la giornata più lunga della mia vita.

 
-

 
Ho come l’impressione che Blaine sia emotivamente instabile.

Non che la cosa mi sorprenda più di tanto, vista la sua parentela con Rachel, anche se ammetto che stare con lui è… mm. Non del tutto insopportabile. Voglio dire, Rachel è fantastica, davvero, ma ha anche il potere di farmi saltare i nervi quando meno me l’aspetto, con la sua parlantina impossibile da fermare e le sue manie di protagonismo e il suo incredibile egocentrismo.

Ma comunque, dicevo: credo che Blaine sia emotivamente instabile.
E no, non lo dico perché oh come mi diverto a prendere in giro i nani da giardino, ma perché abbiamo vagato in giro per la NYADA per più di un’ora e lui era tutto eccitato e davvero, non avevo mai visto una scena così inquietante da quando Rachel, al liceo, ha tentato di far diventare eterosessuale un tipo gay che piaceva a me. Il che è tutto dire.

E okay, forse l’ho trovato un po’ adorabile. Ma non è colpa mia! Blaine riesce a vestirsi contemporaneamente come un bambino e come un vecchietto – proprio come Rachel ai tempi del liceo, signore – e fa versi che sono allo stesso tempo inquietanti e adorabili e stupidi e mi fa tenerezza, okay?

E vederlo qui, rannicchiato su una panchina della NYADA con la testa tra le mani e la schiena curva, tutto silenzioso, mi fa anche un po’ preoccupare – oltre a lasciarmi perplesso perché ehi, vomitava arcobaleni fino a tre minuti fa. Ma, com’era? Parente di Rachel, giusto?

La genetica spiega tante cose.

Ora, io potrei fare due cose. Riportarlo temporaneamente nel mio appartamento come niente fosse, solo per prendere uno degli scatoloni che devo buttare e ficcarcelo dentro, così da poterlo rispedire a casa sua – tanto, piccolo com’è, ci sta pure comodo – o… beh, consolarlo.

Ecco, questo sì che sarebbe inquietante. Insomma, io non sono bravo in queste cose. Mi commuovo di fronte al palco di Broadway, piango guardando Moulin Rouge!, mi vengono i brividi ogni volta che sento la voce di Whitney e sì, piango pure quando vedo gli osceni abbinamenti di vestiario di certe star a premiazioni importanti – seriamente, come si fa a rovinare meravigliosi capi di abbigliamento con tanta nonchalance?

Ma questa cosa non fa proprio per me. Non posso prendere e consolare e abbracciare questo cosino minuscolo che –

«Sono una persona orribile.»

… Eh?

Me lo guardo un po’ perplesso, seduto accanto a lui e con una mano ancora per aria nell’atto di dargli una pacca sulla schiena e – cosa? L’ho detto che non sono bravo a consolare. E poi, consolare per cosa? Cos’è che lo affligge tanto? È alla NYADA, il top delle scuole per futuri (si spera) artisti professionisti, cosa c’è da disperarsi? Al massimo potrebbe deprimersi perché i suoi non vogliono che lui venga qui, quindi perché si sta lamentando perché è una persona orribile? Non ha senso.

«Scusa, Blaine, ma temo di non capire.»

Anzi, la verità è che è lui che non ha tutte le rotelle a posto, e penso che nessuno potrebbe capirlo, ma dirlo sarebbe da maleducati, giusto?

Sì, giusto. Quindi, dov’eravamo rimasti?

«Sto tradendo la fiducia dei miei» borbotta, mordendosi il labbro inferiore.

Sta tradendo… O povero me. Questo qui sta messo peggio di Rachel.

E, se in questo momento qui accanto a me ci fosse stata Rachel, probabilmente l’avrei lasciata sfogarsi e piangersi addosso e altro, aspettando la fine delle sue crisi con le cuffie nelle orecchie. Ma Blaine ha qualcosa che… mm. Okay, sa essere irritante come sua cugina, e anche a bassezza si trovano sugli stessi livelli, ma questo ragazzo ha qualcosa che mi dà da pensare. Voglio dire, le stesse cose che fa Rachel, e gli stessi atteggiamenti che in lei sanno essere incredibilmente irritanti, in lui sono quasi… teneri. Blaine mi fa tenerezza, in un certo senso. Se Rachel è più o meno la conferma che i nani sono malefici nel novanta per cento dei casi, Blaine dà più l’impressione di essere un ragazzo piccolo, indifeso e con un tremendo bisogno di aiuto.

E okay, ammetto che a volte persino io so fare pensieri carini, ma ehi, è lui quello con occhi enormi e vestiti da bambolotto, è ovvio che poi uno si intenerisce.

Appoggio una mano sulla sua coscia sinistra e gliela stringo leggermente, cercando di incoraggiarlo.

«Non stai tradendo proprio nessuno, Blaine» sorrido, scuotendo la testa. «Sei tu a dover decidere cosa fare della tua vita, non i tuoi genitori.»

Quando inclino un po’ il viso per poter osservare i suoi occhi, mi accorgo che ha le guance un po’ rosse e gli occhi puntati sulla mia mano, quella che gli stringe una gamba.

Oh.

Oh.

Credo di aver messo in imbarazzo qualcuno, qui.
E no, non sono io quello che ha appena tolto la mano dalla sua coscia e ha balbettato qualcosa di decisamente stupido e senza senso, vero? E poi perché avrei dovuto farlo e – ah. Cosa diamine sto facendo? Perché non posso semplicemente dirgli qualcosa di offensivo per prenderlo un po’ in giro?

E cosa cazzo sono questi pensieri?

Mi siedo in maniera più composta, scuotendo la testa e sbattendo più volte le palpebre per scacciare via queste… cose. Blaine, accanto a me, sta più o meno facendo la stessa cosa. Lo sento sospirare.

«Kurt, io… io sono gay» dichiara, senza guardarmi.

Eh?

… Ah. No. Nel senso, un momento. Cosa? Ho un leggero ritardo nel capire ciò che mi si sta dicendo quando mi sento… insicuro. Sì, va bene, forse so provare sentimenti del genere anch’io, contenti?

«Sono gay» ripete Blaine, giusto per sottolineare il concetto. «E, uhm, se tu fai cose come quella io… sì, insomma – non che mi abbia dato fastidio, sia chiaro! Tu sei stato gentilissimo e davvero non so cosa avrei fatto senza di te, quindi non vorrei metterti in imbarazzo o altro perché – »

«Blaine, frena» lo blocco, appoggiandogli una mano sulla spalla.

Oh, no. Niente contatto fisico, no. E io vorrei togliere la mia mano, lo vorrei davvero, ma lui è così carino

«Sono gay anch’io» sospiro, e mi viene quasi da ridere mentre i suoi occhi diventano enormi e le sue guance ancora più rosse. «Quindi non devi sentirti in imbarazzo o altro, davvero.»

Blaine annuisce, guardandomi come Rachel guarderebbe Barbra Streisand se dovesse trovarsela davanti. Ed è un po’ inquietante.
Ma credo anche di capirlo, in un certo senso. Da come Rachel mi ha parlato dei suoi genitori, e dalla paura che sembra che Blaine abbia di deluderli, non devono essere così aperti mentalmente. Ed è probabile che questo ragazzo non abbia incontrato molti ragazzi gay, figuriamoci omosessuali come me che non hanno né problemi né altro ad ammetterlo.

E io sto diventando troppo sentimentale. Questo ragazzo è pur sempre quel matto che si è presentato stamattina davanti alla porta di casa mia e – sì. Niente pensieri strani.

Mi alzo in piedi all’improvviso, guardandolo con un sorriso.

«Allora, che ne dici di un giretto a Central Park?»

 
-
 

Scoiattoli.

Questo ragazzo deve avere una specie di fetish per gli scoiattoli, perché altrimenti non si spiega l’ora che abbiamo appena passato a cercare quei piccoli roditori tra gli alberi. Sono a malapena riuscito a convincerlo a prendere un panino per pranzare, prima che mi trascinasse nuovamente in mezzo al verde.

E, ripeto, deve avere qualche disturbo di personalità o essere emotivamente instabile, perché stamattina è già passato dall’essere schizzato all’essere depresso, per poi diventare eccitato e tremendamente adorabile mentre mi indicava gli scoiattoli sugli alberi. Oddio, in realtà c’è sempre stato un leggerissimo velo di adorabilità nei suoi comportamenti, ma era proprio leggero leggero, giuro.

«Kurt!» mi sento chiamare. «Vieni qui, c’è uno scoiattolo che è identico a te!»

… Okay, forse quel velo è appena appena più che leggero. Ma non è niente che io non possa controllare o a cui io non possa resistere, nossignore.

Non mi stupisco affatto quando lo trovo a terra, a quattro zampe – non guardargli il sedere, Kurt, santo cielo non farlo – e con gli occhi fissi su uno scoiattolo che sembra molto impegnato a mangiucchiare una ghianda. Mi siedo accanto a Blaine, osservando l’animaletto e inclinando la testa di lato.

«E questo coso spelacchiato dovrebbe assomigliarmi?»

Blaine mi guarda sconvolto e offeso, con la bocca spalancata e le sue assurde sopracciglia triangolari corrugate in modo strano. Come ho potuto trovare almeno dieci modi per sistemarle? Non sarebbe Blaine, senza quei due cespugli scuri.

E io non ho appena fatto un pensiero così disgustosamente sdolcinato.

«Ma ha il tuo stesso ciuffo biondo!» esclama convinto Blaine, indicando lo scoiattolo.

Ssh. Fatelo smettere, fatelo smettere!

«Ed è anche molto carino, sai» sussurra, senza nemmeno provare a guardarmi in faccia.

Oh, sapessi quanto sei carino tu.

Ma – un momento. Blaine ha detto che quello scoiattolo mi assomiglia. E poi ha detto che è carino. Quindi mi ha praticamente detto che pensa che io sia carino e… oh.

Credo che questa realizzazione mi abbia appena fatto diventare rosso come un pomodoro. E non è da me, accidenti. Ma lui è qui accanto a me, e… e continua a guardare quello scoiattolo in quel suo modo tremendamente dolce e adorabile, con le guance rosse rosse e le mani che tremano leggermente tra i fili sottili del prato, e io non riesco proprio ad usare il mio solito, stupido cinismo accompagnato dal mio solito, stupido sarcasmo.

E sto sorridendo in un modo piuttosto imbarazzante, ma oh, chi se ne frega.

«Sei piuttosto carino anche tu» mormoro con un filo di voce, senza guardarlo.

Eppure, quando si gira di scatto verso di me, riesco comunque a percepire il suo sorriso dolce. Ed è carinissimo.

 
-
 
 
«Blaine… Blaine – Blaine

Blaine chiude finalmente la bocca, e mi fissa confuso e forse un po’ impaurito. Ha appena passato un quarto d’ora buono ad assicurarmi che non è la prima volta che prende la metro di sera e che non è davvero un problema, ma io non ho voluto sentire ragioni. Un sedicenne come lui, così adorabile e innocente e carino, in giro da solo a quest’ora? Non se ne parla proprio.

«Resterai a dormire qui, okay? È tutto meno che un problema. E ti presterò tutto ciò di cui hai bisogno per la notte.»

Blaine mi guarda ancora un po’ intimorito, ma annuisce e si siede sul divano di fronte alla tv.

«È solo che avevo l’impressione di non starti molto… simpatico» mormora, guardandomi dal basso. Questo ragazzo mette un’esagerata quantità di gel sui capelli. Certo, non tantissimo, perché i suoi ricci scuri sono abbastanza liberi da quella roba, ma comunque più di quanto farebbe una persona normale. E veste in modo decisamente attillato, con quei suoi pantaloni strettissimi che non superano la caviglia, il suo maglioncino colorato e il suo adorabile papillon.

«Kurt?»

Scuoto la testa, riscuotendomi dai miei pensieri. Blaine continua a fissarmi, un po’ indeciso e un po’ timido, e a me… e a me fa tenerezza, non posso farci niente. Mi siedo accanto a lui, sorridendogli rassicurante per qualche istante. Poi sbuffo una risata divertita.

«Okay, ascolta. Ammetto che all’inizio mi sembravi la versione maschile di Rachel, quindi una piattola rompiscatole» annuisco, facendolo ridere. Rido di rimando, stringendomi nelle spalle. «Ma oggi siamo stati bene insieme, giusto?»

Blaine annuisce, mormorando un piccolo “sì”. È carino così – tutto timido e impacciato mentre cerca di non far caso a quanto le nostre ginocchia e le nostre cosce siano vicine, qui sul divano.

Si schiarisce la gola, abbassando lo sguardo.

«Posso – Posso farmi una doccia?»

Io rido e annuisco, perché è davvero troppo formale.

 

Quando esce dal bagno, con indosso uno dei miei pigiami e un paio di spessi calzini di spugna che ho trovato in fondo ad un cassetto, mi fermo qualche istante a fissarlo senza volerlo davvero. È solo che, vestito in quel modo, sembra così… piccolo. Innocente. Non ha più un filo di gel, ovviamente, e i suoi ricci sono davvero un soffice casino, ma la cosa che più mi stupisce sono gli occhiali, perché non pensavo che portasse le lenti a contatto. Ha gli occhi tutti rossi, sicuramente per via della doccia e della stanchezza.

Io non dovrei fare attenzione a tutti questi dettagli, davvero. E lui non dovrebbe essere così timido e adorabile, mentre si siede accanto a me sul divano.
Stamattina, quando l’ho visto per la prima volta, ho subito pensato che fosse una nano insopportabile. Sembrava così petulante, così assillante, così insopportabile. Poi è diventato tutto… carino e adorabile e tenero e insicuro in un modo che mi ha reso impossibile anche solo pensare di trattarlo male.

Io l’ho detto che soffre di personalità multipla, davvero. Anche se probabilmente il fatto che lui mi trovi carino ha inciso molto sul suo cambiamento. Senza contare che – oh, aspetta un attimo.

Lui mi trova carino!

… E sì, io sono appena mentalmente tornato ai livelli di un adolescente in piena crisi ormonale.

Blaine mi sta guardando, sicuramente confuso dal mio sguardo vacuo e dalla mia faccia imbambolata. Oddio, ho una faccia da fesso? Cavolo, perché non sto attento a questo genere di cose imbarazzanti che –

«Uhm, Kurt, stai bene? Stai diventando viola.»

Smetto di trattenere il respiro – non mi ero nemmeno accorto di non respirare più, sono così grave? – e tossisco un paio di volte, raddrizzandomi sul divano. Fortuna che Blaine è abbastanza innocente da non immaginare neanche cosa mi passa per la testa.

E questo pensiero mi fa fermare mentre sto per sedermi appena un po’ più vicino a lui, in modo quasi impercettibile.

Blaine è davvero innocente. Ha sedici anni, dei genitori tremendamente protettivi, i capelli disordinati, gli occhiali con una ditata sulla lente destra, e i pantaloni del mio pigiama gli stanno talmente lunghi da coprirgli tutti i piedi. Santo cielo, ho irretito un ragazzino. Ho irretito il cugino di Rachel. Ho irretito il cugino della mia migliore amica!

«Sono una persona orribile» mormoro tra me e me, passandomi le dita tra i capelli.

Sento la risata di Blaine accanto a me e mi giro per guardarlo con la confusione negli occhi. Si sta tenendo la pancia ed è tutto rannicchiato sul divano, le spalle scosse dalle risate e gli occhiali storti sopra il naso.

«Scusa» ride. «È solo che – stamattina non ho fatto che ripetere quanto io fossi una persona orribile e devo essere sembrato davvero un idiota, ed ora sei tu che – » si blocca, asciugandosi gli occhi. Sporca con le dita anche l’altra lente, e oddio, perché è così adorabile?

«Forse dovremmo andare a letto» sussurro, accennando un sorriso e lasciando cadere così la conversazione. Ma a cosa pensavo? Blaine ha bisogno di un bel ragazzo che stia nella sua scuola, non di uno prossimo ai vent’anni che abita a più di un’ora di distanza da lui. Quindi trovarlo carino è fuori discussione. Anche se è dolce e tenero e adorabile e… e così carino che io –

«Ho detto qualcosa che non va?» sussurra, guardandomi di sottecchi. Si siede più vicino a me, facendomi sobbalzare. «Non intendevo dire che sei idiota, sai.»

Ma cosa sta – oh, giusto. Si riferisce a ciò che ha detto prima. Scuoto la testa, ridendo piano.

«Ma no, figurati. È solo che… non sei stanco?»

Blaine arrossisce adorabilmente e si stringe nelle spalle, giocando con il bordo del pigiama che gli ho prestato.

«Non so. Voglio dire, no. Io… ti va di vedere un film?»

 
-
 

“Tu devi andare avanti, Chistian… Hai ancora tanto da dare. Scrivi… racconta la nostra storia. Promettimelo… promettimelo. Così io… sarò sempre con te.”

 
«Kurt? Stai… stai piangendo?»

Sobbalzo sul divano, portandomi istintivamente una mano sul viso. Ho le guance umide, gli occhi gonfi, i capelli incasinatissimi e o mio dio, devo essere un fottuto mostro. Un fottuto mostro che si è appena commosso di fronte ad uno stupido film. ‘Fanculo Moulin Rouge!, ‘fanculo Nicole Kidman e ‘fanculo pure quell’altro stronzo di Ewan McGregor. Anche se qui l’unico stronzo sono io, visto che insisto sempre nel vedere film drammatici con attori troppo bravi che mi fanno piangere – no, non dire quella parola sennò diventi di nuovo una fontana.

La prossima volta mi sparo la saga di Twilight, almeno mi faccio due risate e torniamo tutti a casa felici e contenti.

E Blaine mi sta ancora fissando, smarrito e preoccupato.

«Uhm» mi schiarisco la voce, stropicciandomi gli occhi con forza. Mi sento così stupido. «Scusa, è solo – Moulin Rouge! tende a farmi quest’effetto. È stupido, lo so.»

«Non è stupido» sorride, guardandomi con dolcezza. Dio, perché deve fare così? Eppure è in imbarazzo, si vede benissimo. Ha le guance tutte rosse e non mi guarda negli occhi, non proprio. Credo che al momento sia più interessato alle mie guance ancora umide. Prima che io possa rispondere, avvicina una mano al mio viso e mi asciuga una lacrima rimasta tra le mie ciglia con il pollice, accennando poi un sorriso. Le sue dita scendono sulle mie labbra, premendo su un lato in modo che io possa accennare un sorriso a mia volta.

«Sorridi» mi ordina con semplicità, il sorriso ancora fermo sul suo viso. E io sorrido, perché non posso proprio farne a meno.

«Sei dolce» sussurro, prendendo la sua mano. Stava per toglierla dalla mia guancia, probabilmente perché si era appena reso conto del suo gesto, ma io non voglio che lo faccia.

Arrossisce adorabilmente, facendo di tutto per non guardarmi negli occhi e cercando allo stesso tempo di capire se lo sto fissando. E allora mi dico, ‘fanculo i pronostici, la sua età e la sua parentela con Rachel, non sarò tanto ipocrita da dire che mi importa davvero di tutte queste stronzate, perché non è affatto così.

Il suo viso è improvvisamente molto, troppo vicino al mio perché possa fraintendere le mie intenzioni, quando lo sento sussurrare: «Non sono mai stato baciato da nessuno.»

Faccio scontrare i nostri nasi, prendendogli il mento tra indice e pollice.

«Posso?» sussurro.

Blaine annuisce, timido e insicuro, e io annullo la distanza tra le nostre labbra.
E sì, ora ne sono certo: adoro questo stupido ragazzino petulante.

 

Una mezz’ora abbondante più tardi, c’è un cosino piccolo e adorabile che sonnecchia sul mio petto, i ricci che mi fanno il solletico sul collo e sulle labbra e i suoi occhiali abbandonati da qualche parte a terra. Era da un po’ che non mi capitava di limitarmi a baciare e coccolare un ragazzo – probabilmente da quando avevo la sua età – senza il bisogno di togliere i vestiti di mezzo per passare ad altro, ed è stato… bello. Lui è bello e adorabile e sono sempre stato io quello meno intraprendente della coppia, quindi questa situazione è un po’ nuova.

Lo sento che borbotta qualcosa contro la mia maglietta e gli chiedo di ripetere con una risata. Lui mi pizzica un fianco, offeso, ma poi apre la bocca per parlare.

«Ho detto…» protesta, la voce decisamente assonnata. «Che succede adesso? Insomma… tu sei bello, più grande, studente della NYADA, affascinante, più grande, ed io… io vivo ad un’ora di distanza, sono più piccolo, ho i miei ricci disordinati, due genitori rompi palle e… e sono più piccolo

Scoppio a ridere, scompigliandogli i capelli e facendolo sbuffare contrariato.

«E hai dimenticato la parte peggiore» annuisco solennemente. Lui sgrana gli occhi, improvvisamente sveglio e preoccupatissimo. Sospiro in risposta, scuotendo la testa con apprensione.

«Sì, insomma… sei il cugino di Rachel Berry. Come dimenticare un simile, terribile particolare?»

Blaine quasi ride, ma si impone di restare serio.

«Lo vedi? Ce le ho proprio tutte.»

Io sbuffo una risata e gli massaggio la cute, facendolo sospirare. Lo stringo un po’ più forte, permettendogli di aggrapparsi a me mentre mi chino per baciargli la fronte.

«Sai,» mormoro, senza allontanare le labbra dalla sua pelle, «qui quello davvero incasinato sono io. Voglio dire, non è normale che io abbia questa strana attrazione per piccole piattole che non smettono di parlare nemmeno mentre dormono – e non guardarmi così, tua cugina parla nel sonno e io ti ho sentito borbottare cose senza senso mentre dormicchiavi, prima. Ma comunque, il problema rimane. Rachel è la mia migliore amica e tu sei qui, spalmato addosso a me dopo che ti ho baciato fino a farti diventare le labbra tremendamente rosse, e – o dio, adesso sono io la piattola petulante della coppia, vero?»

Blaine ha riso per tutto il mio pseudo discorso, ma smette di farlo quando finisco. Mi sorride.

«Quindi, siamo una coppia?»

Arrossisco un po’, stringendomi nelle spalle.

«Potremmo esserlo. Dopo esserci conosciuti meglio, intendo. Per quanto mi riguarda, un’ora di distanza non è niente. E non lo sono nemmeno tre anni.»

Blaine si morde il labbro inferiore e annuisce. Si sporge per baciarmi, ma lo fermo premendo un indice sulle sue labbra.

«Ho una condizione, però.»

Lui annuisce ancora, tutto serio e convinto. È adorabile.

«Qualunque cosa» sussurra poi, guardandomi con i suoi occhi enormi.

Io sorrido diabolico.

«Glielo dici tu a Rachel?»

 
 
Fine.







 
Note finali: Salve! Se siete arrivati alla fine di questo delirio, beh, spero che vi sia piaciuto almeno un pochino. Per quanto io mi renda conto che sia, appunto, un delirio.
L'idea è venuta grazie a questo gif set (l'avevo detto che avrei scritto un'altra storia ispirata a Rapunzel!), o più precisamente grazie a Blaine/Rapunzel che prima è tutto contento ed è tipo "Questo è il giorno migliore di sempre!", e poi è depresso e continua a ripetere che è una persona orribile. Ed era troppo adorabile per non scriverci qualcosa (di idiota) al riguardo.
Poi, due piccole precisazioni: visto che il POV è di Kurt (e o mio dio, è troppo bello scrivere in prima persona dal suo punto di vista, non l'avevo mai fatto!), ho semplicemente cercato di mettermi nei suoi panni, quindi tutto quello che dice su Rachel non vuole essere né offensivo né altro. Anche perché io adoro quella nanetta. È solo che a volte ho l'impressione che Kurt vorrebbe strangolarla, come nella 4x13 - anche se, alla fine, si sa che si adorano a vicenda. E, oh, so che Pop porno è una "canzone" italiana e quindi Kurt non potrebbe mai conoscerla, ma mi è uscita spontanea e mi sono presa questa piccola "licenza poetica". XD
Riguardo alla lieve critica a Twilight, spero che nessun fan se la sia presa. A parte che è una one shot comica quindi su, facciamoci due risate, e poi non è colpa mia se mi hanno fatto odiare quella saga. Tutti a consigliarmi di comprare il libro, perché era bellissimo e bla bla bla, poi sono arrivata al terzo capitolo e ci mancava poco che lo gettassi giù dal quinto piano. E sì, ogni volta che passo davanti alla libreria e mi ricordo che l'ho pure pagato 17,50 euro mi viene da piangere. Senza contare che la mia migliore amica mi ha costretto a vedere tutti i film, quindi il mio amore per quella saga non è esattamente arrivato alle stelle. Cosa non si fa per le persone a cui si vuole bene, eh?

Detto ciò (parlo un sacco, lo so) mi sono divertita a scrivere questa storiella, che probabilmente sarà l'ultima della luuunga serie di scemenze comiche che ho scritto, almeno per un po'. Non so, è da quando ho scritto Creep che non mi cimento in qualcosa di angst e mi è proprio venuta voglia di farlo, forse è colpa della sessione invernale che mi ha distrutto psicologicamente e quindi adesso ho bisogno di sfogarmi. °-° Poi va beh, io sono più mentalmente instabile di Blaine, quindi è pure capace che tra un mesetto torni a rompere con una storiella della serie Before the Kledding!

E okay, ora mi eclisso e smetto di rompere. Spero che la storia vi sia piaciuta almeno un po'. :*
Oh, ecco che mi ero dimenticata! La piattola petulante è Blaine, mentre lo scoiattolo spelacchiato è Kurt. ♥ Ma forse l'avevate già capito.
 
  
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