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Autore: Ayoungnovelist    16/02/2014    1 recensioni
Quattro anni dopo che Caleb si è trasferito a Ravenswood, Hanna, Spencer e Toby si sono trasferiti in California. Spinta dalle sue amiche ad andare ad un'uscita a quattro al buio, Hanna trova davanti a sé la persona che non si sarebbe mai aspettata di rivedere, ma il ragazzo non è lì per lei. Come reagiranno incontrandosi di nuovo dopo quattro anni? E come reagirà Caleb alla notizia di essere padre di una bambina di quattro anni, Tiffany? HALEB. [Storia tradotta]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caleb Rivers, Hanna Marin, Spencer Hastings, Toby Cavanaugh, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
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[N/A: La storia è una traduzione dell'originale "Four Years" che trovate qui.
Il permesso per la traduzione rilasciatomi dall'autrice è invece qui.
Buona lettura!]





CAPITOLO 1 - Prefazione


"Hey, stai bene?" chiese Hanna, entrando nell'appartamento di Caleb. "Sembravi alquanto serio al telefono." Raggiunse la cucina, dove il ragazzo era seduto a tavola, con le lacrime agli occhi. "Stai bene?" Caleb scosse la testa, ed Hanna gli prese il viso tra le mani. "Cos'è successo?"

"Mi trasferisco a Ravenswood." disse Caleb, mordendosi un labbro. E le braccia di Hanna caddero a peso morto al pensiero di separarsi da lui. La ragazza annuì, con i bordi della bocca incurvati verso il basso.

Si voltò e chiuse gli occhi, sforzandosi di non singhiozzare. "M-ma non capisco, p-perché devi lasciarmi?" urlò Hanna, con le lacrime che le cadevano al pensiero di stare senza Caleb.

"Hey, hey." La ragazza non lo guardava. E non si voltò quando lui le poggiò una mano sul braccio. Si chinò, stringendosi lo stomaco, mentre respirava dal naso, cercando di non piangere, ma fallendo miseramente. Liberò un singhiozzo, scrollandosi le braccia di Caleb di dosso. "Non ti dimenticherò mai, questa è una promessa. E ti amerò sempre." disse lui, e ad Hanna caddero ancora più lacrime, e a quel punto caddero anche a Caleb. Le lacrime venivano giù come una dannata cascata. "Tu. T-tu hai cambiato l-la mia vita nel miglior modo possibile. T-tu sei la persona che mi ha incoraggiato ad andare in California, t-tu sei la persona che mi ha spinto a dare una seconda possibilità a mio padre. Tu s-sei il mio tutto, H-Hanna." balbettò lui. Non voleva lasciarla, ma ora suo padre aveva l'affidamento legale, e si sarebbe trasferito a Ravenswood, e Caleb sarebbe dovuto andare con lui. Lontano da Hanna.

E non voleva stare lontano da Hanna.

"Ti amerò sempre anch'io." mugugnò Hanna. "E volevo davvero un lieto fine per noi."

"Lo volevo anch'io, ma questo non significa che è finita tra noi. I-io voglio rivederti. E voglio poterti tornare a chiamare 'mia' di nuovo, e non mi importerà se ti starai frequentando con qualcun altro o se lo starò facendo io, o se sarai fidanzata o se lo sarò io. Io lotterò per te."

"Ah sì? Perché tra qualche anno, io sarò solo quella ragazza con cui hai fatto sesso in una tenda. Sarò quella ragazza con un mucchio di problemi con cui dovevi fare i conti tu, perché lei non poteva vivere un solo giorno senza mettersi nei guai." gridò Hanna.

"Sarai sempre più di una qualunque ragazza con cui ho fatto sesso in una tenda. Sarai la ragazza che amo." urlò Caleb. "Sarai la ragazza che è stata la miglior persona che io abbia mai incontrato, e non smetterò mai di amarti. Tu sei il mio mondo, ed io non ti dimenticherò mai." disse Caleb, tirando su con il naso, con la vista annebbiata dalle lacrime.

"E allora perché mi stai lasciando?" urlò Hanna, con il cuore che le si stringeva, avrebbe potuto giurare che lo sentiva spezzarsi. Caleb prese un respiro, passandosi le mani tra i capelli.

"Devo farlo. Non voglio, ma devo."

"Dopo tutto quello che abbiamo passato. Dopo tutto quello che abbiamo fatto l'uno per l'altra non posso credere che questo sia il modo in cui finisca." Lui sospirò, con la bocca tremante. "Continuavi a dire che io fossi la miglior cosa che ti fosse mai capitata, ma se è vero, allora perché mi stai lasciando?"

"Non voglio farlo. Ma è mio padre, Hanna."

"Ma pensavo che io fossi tutto il tuo mondo. L'hai detto anche tu, hai detto che io non ero una stella, che ero tutto il tuo dannatissimo cielo. E hai detto che non mi avresti mai spezzato il cuore, ed io ti ho creduto." urlò Hanna, con le lacrime che le cadevano dagli occhi. Caleb sollevò una mano per asciugargliele, ma la ragazza gliela scostò via. Entrambe le loro bocche erano tremanti, e le lacrime cadevano dai loro occhi come cascate.

"Non avrei mai voluto farti del male." disse lui.

"Avresti dovuto pensarci quando hai preso la tua decisione. Io ti vedevo come la persona che non mi avrebbe mai ferita. In nessun modo. Abbiamo parlato di andare insieme al college. Abbiamo parlato del nostro futuro. Che avremmo avuto un matrimonio grandioso. Che avremmo avuto tre bambini, che avremmo vissuto in una grande casa. Ma ovviamente adesso è chiaro che mi stavi soltanto prendendo in giro."

"Io non ti ho mai presa in giro, Hanna."

"Sì, bene, io devo andare." disse Hanna, non volendolo baciare, sapendo che avrebbe voluto di più. E non poteva.

E non potrà.

Non l'avrà mai.

Salvo miracoli.

"Possiamo salutarci?" chiese lui, con voce debole, rotta e rassegnata.

Perché Caleb aveva appena perso l'amore della sua vita. Non poteva credere di aver accettato di trasferirsi, Hanna era la cosa più speciale della sua vita.

Il ragazzo diede un calcio al tavolo della cucina, piangendo.

"No, perché renderebbe tutto più dannatamente difficile di quanto non lo sia già." gridò Hanna, afferrando la sua borsa e raggiungendo la porta.

"Ti amo, Hanna." disse Caleb, riportandola a quando lui stava partendo per la California.

Ma stavolta se ne stava andando davvero.

E stavolta non sarebbe tornato per lei.

"Ti amo anch'io." disse Hanna, con la mano sulla maniglia della porta.

"Addio, Hanna." disse lui, e diventò realtà. Tra loro era finita. Quali erano le possibilità che si sarebbero rincontrati in America? L'America era enorme. E lei se ne andò. Non disse addio, perché altrimenti sarebbe crollata proprio lì, scoppiando in lacrime e supplicando Caleb di non andarsene. Era la sua vita, la sua decisione.

Non avrebbe potuto fermarlo.

Giusto?

La ragazza guidò fino a casa di Spencer, quindi entrò dal retro, dove Spencer era impegnata con le mani sulla tastiera del suo pc per qualche saggio. Spencer sollevò lo sguardo e si precipitò dalla sua amica singhiozzante. Hanna crollò su Spencer, dunque lei la fece salire in camera sua, ed Hanna pianse sulla sua spalla finché non si addormentò. E Spencer annullò il suo appuntamento con Toby.

Sorelle oltre che amiche, giusto?

Nel frattempo, Caleb era sul pavimento a bere una bottiglia di vodka, da solo. E piangeva. Le luci erano spente, la musica era accesa, le tende erano chiuse, e lui pensava a come aveva potuto lasciarla andare, a come aveva potuto pensare di trasferirsi senza di lei, a cosa stesse facendo lei in quel preciso istante.

Ma forse avrebbero potuto rincontrarsi, forse si sarebbero rincontrati.

Nel giro di quattro anni.

Così.

  
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