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Autore: TheRebelInk    17/02/2014    1 recensioni
-Fermati! – urlai correndogli incontro – No! Fermo! Non lo fare! Aspetta!
Tremava come una foglia. – Lasciami in pace!
-No! Scendi per favore! Non sai quello che stai facendo!
- TU non sai quello che stai facendo! – e si alzò in piedi. Ero nel panico, disperata. Non sapevo come fermarlo e lui sembrava sempre più deciso.
- Come ti chiami? – gli chiesi.
Lui esitò poi, tra le lacrime, rispose:- Ettore.
Due vite.
Le stesse scelte.
La storia di come ognuno di noi può rialzarsi anche nei momenti più difficili.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Capitolo 5
 
Mi svegliai di soprassalto da un sonno agitato e stropicciai gli occhi. Era l’alba. La finestra della camera si affacciava proprio di fronte ad una chiesa e le campane riflettevano la luce dorata sulle piastrelle del pavimento.
-Mi passi gli antidolorifici?
Mi accorsi di Ettore solo in quel momento. Ed era stato proprio lui, facendo cadere due scatole di medicine, a svegliarmi. Mi concentrai sul suo viso violaceo e sul braccio che sarebbe potuto essere uno scolapasta con tutti i buchi delle flebo.
-Certo. – e mi alzai per raggiungere il comodino. Poi mi sporsi verso di lui e gli passai un paio di dischetti azzurri. Li inghiottì con una smorfia e dopo alcuni minuti si rilassò e sprofondò i capelli scuri nei cuscini.
- Elisabetta?
- Solo Bet.
- Allora non farlo neanche tu. Non chiamarmi più con il mio nome vero.
Mi sedetti di nuovo e avvicinai la sedia al bordo del suo letto. Lui girò la testa e mi fissò. Sembrava arrabbiato.
-Perché, non ti piace?
Sorrise debolmente:- Odio chi me l’ha dato.
-Tuo padre?
Voltò la testa dall’altra parte. – Perspicace.
Guardammo il sole sorgere per un po’, fino a quando lui non ruppe il silenzio:- Tu sei del IV C, no?
Mi immobilizzai.
-Perché?
- Dì a Christian di lasciarmi almeno un po’di dignità la prossima volta.
Silenzio.
In corridoio passarono una decina di dottori che sfrecciarono con una barella gridando:- Resisti! Ci sei! Spostatevi!
Ettore si voltò ancora e scrutò il mio viso. Mi aveva riconosciuta.
-Sei la sua ragazza… - bisbigliò aggrottando le sopracciglia. Sentii il calore delle lacrime prima sulle ciglia e poi sulle guance e giù sul collo.
- Scusa, non volevo…
- Non fa niente. – lo interruppi passandomi le mani sul viso nel tentativo di asciugarlo. Riuscii solo a piangere di più. Ettore aspettò in silenzio, sopportando i miei singhiozzi. Quando mi calmai, chiese:- Ti volevi buttare a causa sua?
Fissai il vuoto, ricordai il vento che mi aveva sfiorata sul viadotto e i piedi pronti a lasciare il cemento. Pronti a saltare verso il nulla. E per cosa? Avevo fermato uno sconosciuto senza pensarci due volte, ma se non ci fosse stato Ettore io sarei morta. Io sarei stata debole, una nullità. Io stavo per suicidarmi a causa di un ragazzo e avevo tutta la vita davanti. Ripensandoci, mi resi conto di quanto assurdo fosse quel pensiero. Davvero mi ero quasi tolta la vita per Christian e per gli scherzi del suo branco?
-Lo so, non riesco neanche a capire come posso essere stata tanto stupida.
Ettore scoppiò a ridere, ma dovette subito smettere per via della costola rotta. Quando il dolore gli passò, continuò a ridacchiare sotto i baffi. Gli avrei volentieri spaccato la testa in quel momento. Quindi lo presi in contropiede:- E tu ti stavi per suicidare a causa di tuo padre?
Lo guardai negli occhi. I suoi, marroni e scuri, si velarono di lacrime e s’incupirono ancora di più.
-Come ti ho già detto Bet, sei molto perspicace. – rispose flebile. Gli esposi le mie riflessioni, sperando che mi desse più informazioni:- Christian – e mi inceppai sul suo nome – non ne sarebbe capace. Di picchiarti in quel modo intendo. E so che non hai altri nemici oltre al suo branco. – Mi fermai, cercando di ricordare tutto ciò che potevo sul genio della scuola:- So che hai amici solo nel gruppo di matematica avanzata, quindi…
- Quasi che mi conosci meglio di me stesso. – bisbigliò.
Aspettai ancora.
-Mio padre e mio fratello. – disse infine mentre i lividi sui suoi zigomi luccicavano di lacrime.     
 
 
  
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