Sorekara
E poi...
[E cielo e terra si mostrò qual era:
la terra ansante, livida, in sussulto;
il cielo ingombro, tragico, disfatto]1
Ti resta la soddisfazione.
Mentre rialzi la testa. Fiera.
Il respiro ritorna indifferente.
Rinfoderi la spada.
Rilassi il braccio.
Osservi.
[Io ti ricordo avevi
il colore
della sera, quando le
campane
suonano a morto.]2
Naraku.
Occhi fermi nell’ironia.
Con quel sorriso pietrificato. Mentre il corpo si disperde in fumo e polvere. E il volto; quel volto, mai autentico, mai vero. Quel volto va.
Finalmente.
Definitivamente.
Hai vinto.
Te lo sussurra una voce che non ha suono. Lo soffia divertita al tuo orecchio. E nella gola il ringhio cresce. Di nuovo. Per spezzarsi in un brillio sinistro fra labbra pallide.
Hai vinto.
Ripete all’infinito. La risata leggera, accondiscendente.
[Alcune sconfitte sono
più trionfali delle vittorie]3
Non hai vinto, Sesshomaru.
E te ne accorgi solo adesso. Dopo che gli hai concesso tempo.
Allora.
Avresti dovuto vincere allora.
Secoli, anni, istanti prima.
Colpire. Quando lui era inerme.
Mentre il vento sollevava polvere e grida.
[Il monaco è scomparso con la sua maledizione]
Mentre le lacrime e la rabbia diventavano sangue e respiro infranto.
[La taijiya si è uccisa. Impazzita contro il mostro]
Mentre l’oscurità diventava corpo e inghiottiva l’ingenuità.
[La miko è svanita. Ma non ti interessa dove e perché]
Mentre l’uomo spariva e restava solo disperazione.
[Inuyasha ha lasciato che il sangue demoniaco vincesse]
[E le stelle
stanno a guardare]4
Tu sei rimasto a guardare.
E avevi capito. Hai sempre capito.
Prima degli altri.
Perché è una sfida privata, vero Sesshomaru-sama?
Una sfida. Un diletto.
Un gioco che avrebbe dovuto concludersi. Lì; allora; in quell’istante.
Ma lo hai lasciato continuare.
Nel tempo.
[Il tempo è
lo specchio dell’eternità]5
Adesso è finita.
Game over. La caccia si è conclusa.
Come volevi tu; come voleva lui.
[Dammi la katana
dea della morte]6
Tu sapevi.
La ragnatela, il corpo che implode, la vittoria davanti agli occhi, bella e facile. E loro.
Loro! Erano partiti per strappare le stelle al cielo, e non sono stati nemmeno capaci di chinarsi a raccogliere un fiore7. Si sono distrutti.
E tu? Tu hai lasciato correre.
Il sangue dalle ferite.
Il respiro dai petti.
Le lacrime dai volti.
Non mi riguarda.
Io voglio te, Naraku.
Tu sapevi.
L’inganno. Il trucco. E non hai fatto niente.
Niente. Allora, sei rimasto a fissare una risata dissolversi.
Un demone piangere la propria compagna
Una bimba a terra non alzarsi.
E dentro crescevi.
[Ma il
fanciullo che avanti a te cammina
E non lo chiami, non sarà più quello]8
E’ passato tempo.
Molto tempo. E tu hai
continuato a braccare
E la sabbia non scendeva.
“È stata un lungo gioco.
Ma adesso mi hai preso”
[Un ragno tesse la sua tela folta
per il mio teschio e nella tela stanno,
morte stecchite, le idee d'una volta.]9
Annuisci al vento.
Una concessione. E il ghigno ironico svanire dal cielo, dagli occhi, dalla mente.
È finita. Davvero.
Per sempre.
[Gli dei ci creano
tante sorprese:
l'atteso non si compie,
e all'inatteso un
dio apre la via]10
(Attenderai?
Gli aveva chiesto, rialzando una smorfia fra le ceneri.
Attenderò.
Gli aveva risposto.
Per il piacere di annientarlo. Di chiudere la partita secondo le sue regole.)
*****
O caro amico
addio, senza parole,
senza
versare lacrime o sorridere.
Morire non è nuovo sotto il sole,
ma più nuovo
non è nemmeno vivere.11
Sergej Aleksandrovic Esenin
_____________________________
1
Giovanni Pascoli, Il lampo, in Myricae
2 Pier
Paolo Pasolini
3 Michel Eyquem
de Montaigne
4 dal titolo di un libro di Archibald Joseph Cronin
5 Diogene di Sinope
6 Ichigo Kurosasaki in Bleach, numero 1
7 ripresa libera dal Cyrano de Bergerac
8 Sandro Penna in Blu(e) notte di Roberto Vecchioni, nell’album Samarcanda
9 Sergio
Corazzini, Dai soliloqui di un pazzo
10
Euripide, Baccanti
11 versi scritti col sangue la notte prima del suicidio, da Il
fiore del verso russo di Renato Poggioli
Concludendo
No. Decisamente temo che l’humor non faccia
per me.
La mia vendetta per il finale del manga. Ma
di vendetta, a voler esser sinceri, non ha nulla. Assomiglia di più ad una strage. Potrebbe essere in pendant con “Arcani maggiori”. Almeno, lo stile e l’impostazione
sono volutamente simili. Non so. L’ho pensata da sola.
L’ho scritta di getto, seguendo un’idea che è balenata nella
testa mentre scorrevo i titoli di questa maturità (non che c’entrino
qualcosa, ma tant’è). E mi sono concentrata sul dopo. Dopo anni, secoli. Naraku vince la
prima sfida, e Sesshomaru lo uccide in seguito.
Non so, alla fine, chi abbia davvero vinto. E la frase con
cui ho chiuso vorrebbe trasmettere questa idea: alla fine, Naraku
e Sesshomaru erano amici, nel senso
che hanno percorso un cammino in parallelo, l’uomo prendendo qualcosa
dall’altro. Naraku il confronto, Sesshomaru il
riscatto.
In un modo o nell’altro, erano legati.
Alla vostra gentilezza