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Autore: _bianconeve_    17/02/2014    18 recensioni
Ci sono persone che ti mancano, a prescindere da tutto. Ti sono mancate, ti mancano e continueranno a mancarti. Ti avvicini, ti allontani e tu speri solo che tornino.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Michael, Cliffors
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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STORIA SUL MODELLO DI NOI SIAMO INFINITO, DI STEPHEN CHBOSKY

12.09.1991

Caro Elisabeth,

ti ho scritto in cerca di qualcuno con cui parlare. Quando ho detto a mio fratello di aver bisogno di sfogarmi mi ha fatto il tuo nome. Ho deciso di rimanere anonima per puro e semplice imbarazzo.

Be', prima di iniziare a parlare di cose complicate, vorrei dirti un po' come sono. Ho sedici anni da compiere. Una vita davanti a me. E tante idee sul futuro che mi ronzano in testa. Non voglio dirti come sono fisicamente. Perché poco importa ora.

Frequento un liceo. Anche se ancora non mi spiego come una sempliciotta come me possa esserne in grado. Sono sempre stata affascinata dall'arte, sin da piccola. E guardami ora? Ad un liceo scientifico. A studiare chimica, fisica e greco, che cosa assurda.

La scuola è iniziata cinque giorni fa. Sono già carica di compiti e di ricerche da fare.

Ti ho scritto perché oggi a scuola ho incontrato un ragazzo. Non farti paranoie, davvero non mi interessa l'amore. Esteticamente è il ragazzo che tutte desiderano invano. Ma ciò che mi ha stupito di più è stato come si è comportato in questi cinque giorni. Non si atteggia nonostante le lecchine (mia madre le chiama così) che gli corrono dietro. Anzi, cerca sempre di stare da solo e alla larga da tutti. Passa l'ora di pranzo seduto su una panchina in pietra, appena fuori da scuola a sfogliare spartiti musicali e a mettersi le mani tra i capelli. In classe si morde spesso le unghie. Oppure si mangia le cuticole. È nervoso.

È normale che quelli “nuovi” siano nervosi e timidi. Ma lui è diverso. E non so determinare se sia un bene o un male. Forse, in mezzo a quella massa di caproni, è l'unico che si distingue. Non dico per intelligenza, ancora non lo conosco; ma per maturità.

Oggi mi ha chiesto una matita durante l'ora di italiano. Si è girato verso di me e mi ha chiesto gentilmente una matita. Ero davvero confusa. Mi era stata posta una domanda semplicissima. Ma non sapevo davvero come rispondere. Forse a causa della sua innata gentilezza che mi metteva in suggestione. Ho sorriso appena e poi gli ho chiesto di ripetere. Mi avrà preso per una ritardata, ma andiamo: da quando si è gentili alle scuole superiori?!

Mi ha ripetuto la domanda ricambiando timidamente il sorriso. Ho preso l'astuccio dando qualche occhiata in giro e gliel'ho passata. Stento a crederci, giuro. Mi ha addirittura ringraziata!

Durante l'ora di biologia si è seduto accanto a me e mi ha chiesto come stavo.

A quel punto ho cercato di fare la ragazza per bene. Almeno la metà di lui.

Per descriverti l'accaduto userò dei nomi di fantasia.

« Dems, come stai?» si chinò verso terra cercando il proprio zaino.

«Bene, grazie. Tu?» nella mia mente era tutto un groviglio. Così ho deciso di usare una delle solite frasi fatte.

«Bene.» Ha sorriso estraendo dallo zaino grigio dell'eastpak gli appunti. «E' carino qui.» ha continuato poi in seguito.

«Non c'è da lamentarsi di certo. Non è la scuola migliore ma, è accettabile e i professori sono eccellenti. Da dove vieni?» Chiesi incuriosita dal suo accento.

«Sidney.» ridacchiò «Si nota così tanto?» abbassò lo sguardo imbarazzato.

La mia risposta è stata ovvia. Il professore è entrato in classe pochi secondi dopo e mi lasciai scappare sottovoce un «Abbastanza.» Seguito da un sorriso.

Quando sono tornata a casa in autobus me lo sono ritrovato seduto di fianco.

La prima cosa che mi è venuta in mente è stata “Che è? T'accolli? Dio cammello.”

Ma come al solito corro troppo. In effetti voleva soltanto darmi gli appunti di biologia che avevo dimenticato sul banco e dei quali lui si era preoccupato.

Dopo avermi dato i foglietti mi ha chiesto di poter rimanere e io ho accettato con piacere.

Arrivata alla mia fermata mi ha salutato e mi ha quasi urlato «Ci vediamo domani Dems!». Dico quasi perché era un urlo soffocato.

Penso sia davvero un bravo ragazzo. Non lo conosco, ma mi piacerebbe davvero farlo.

Sono le undici e un quarto, tengo gli occhi socchiusi e non so come io faccia a continuare a scrivere.

Penso che mi sdraierò a letto finita la lettera. Anche se già so che non riuscirò a dormire fino a notte fonda.

Mia sorella Teddie, prima di morire mi disse «Per riposare bene, quando si va a letto, non basta spogliarsi dei vestiti. Dovremmo spogliarci anche dei pensieri.» Allora non capivo ciò che intendeva. Ora penso di averlo capito, ma non solo. Dovremmo spogliarci anche dei ricordi. Loro si che fanno male.

Sempre con affetto,

Dems.

 

 

 

4.10.1991

Cara amica,

ho scoperto molte cose e vorrei renderti partecipe.

Spero che non ti dispiaccia, ma per me ormai sei come un amica.

Il ragazzo solitario della scorsa lettera si è rivelato un ragazzo diverso.

Dico proprio DIVERSO. Completamente incongruente da ciò che mi aspettavo.

È triste. Le persone tristi si riconoscono. Sono quelle che per un attimo parlano, straparlano, dicono cazzate infinite; poi l’attimo dopo le vedi fissare il vuoto, in silenzio, lo sguardo perso, la mente chissà dove.

E Luke è esattamente così.

Durante il cambio dell'ora si volta verso di me e cerca di fare amicizia. Ridiamo per un quarto d'ora fino a quando il professore non ci riprende e lui si mette a posto nel suo banco.

A pranzo preferisce stare da solo, anche se ogni tanto lo obbligo a stare con me e tutti gli altri nella sala mensa. Prende il suo vassoio, lo appoggia su un tavolo vuoto a caso e poi estrae dallo zaino testi di canzoni e spartiti musicale. Fa sempre così.

Settimana scorsa gli ho chiesto di essere socievole.

Non chiedo tanto, ma salutare qualcuno in corridoio, fermarsi a parlare con degli amici accanto all'armadietto.

Ieri pomeriggio una ragazzina del primo anno mi ha fermato per strada e mi ha detto «Ho visto come lo guardavi. Quel tipo di amore non finisce mai.»

Rido ancora ora al pensiero. Come se io lo amassi.

Impossibile anche solo da pensare.

Lo conosco a malapena e per lo più, non è neanche il mio tipo.

 

Mercoledì ho visto mia sorella davanti al vialetto di casa. Nel punto esatto in cui quella macchina l'ha investita cinque anni fa. Mi sono inginocchiata a lei e mio padre mi ha trovato in ginocchio a piangere in solitudine. Malinconicamente le lacrime mi scorrevano sul viso. Mi calmai. Accettai di essere sola e mi lascia accompagnare in casa. Poco dopo sono svenuta e tutto ciò che ricordo è che mio padre ha appoggiato la testa sulla spalla di mia madre e le ha detto: «Ha di nuovo le allucinazioni.» con tono triste.

Domani pomeriggio esco con Luke. Ha detto di avere una cosa da mostrarmi, e davvero non aspetto l'ora.

Mentre lunedì, mi sono accorta che mi mancava parlare con lui e il mio subconscio mi ha detto “Diglielo che alle due di notte ti svegli e ti manca, e il letto è sempre troppo grande per una persona sola.”. Ma io odio, odio davvero queste frasi da diabete e i sentimenti profondi. Penso di volergli bene, tutto qui.

Sempre con affetto,

Dems.

heii, ho deciso di scrivere questa ff sul modello di NOI SIAMO INFINITO, ROMANZO DI STEPHEN CHBOSKY; è il mio romanzo preferito e ho pensato che una ff su i 5sos basata su tale storia sarebbe stata carina:)
spero vi piaccia, aggiornerò a 2+ recensioni.
-Alli

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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