Fuoco
e sangue
Aegon
osservava la terra sotto di sé. Migliaia di uomini, con
indosso tenute da
guerra diverse, affollavano la piana. Le bandiere che svettavano
nell’aria
erano quelle di case diverse, ognuna con la sua personale insegna.
Razza di
sciocchi, come se tutto quello sfoggio di uomini e fervore militare
servisse a
qualcosa. Allungò una mano ad accarezzare le scaglie di
Balerion, lucide e nere
come le ali di un corvo. Si prese ancora qualche minuto per godersi la
sensazione di adrenalina che cominciava a pervaderlo. Tutta quella
terra, i
Sette Regni, finalmente sarebbe stata sua.
-
Allora, cominciamo? –
La
voce di Visenya, seduta su Vhagar con le braccia risolutamente
incrociate, lo
riscosse dai suoi pensieri. Uno scintillio passò nello
sguardo del giovane
guerriero. Non gli piaceva quando qualcuno gli dava ordini, neanche se
si
trattava della sua amata sorella: Visenya, senza alcun dubbio la sua
preferita.
-
Ancora un attimo, c’è
tempo. –
Voleva
godersi tutto quello e non lo avrebbe certo fatto affrettando le cose.
La
vittoria era sicura, avevano i draghi e il loro sangue dalla loro
parte. Quando
ebbe deciso che quella vista non gli procurava più alcun
piacere particolare,
si rivolse a Balerion.
-
Coraggio, è ora di dare il nostro contributo allo scontro.
–
Il
possente drago ruggì la sua approvazione, gettandosi in
picchiata verso terra.
Quando fu abbastanza vicino da riuscire a centrare in pieno
l’avanguardia, proruppe
in un’incredibile vampata di fuoco. I soldati vennero
investiti in pieno,
emettendo urla orribili mentre le fiamme li avvolgevano e ne
consumavano le
carni.
Visenya,
al suo fianco, spronava Vhagar a dare ancora di più, a non
lasciarsene sfuggire
neppure uno.
Anche
Meraxes, il drago della minore delle sue sorelle, li aveva raggiunti.
Volavano
in cerchio, dandosi il cambio e lanciando getti incandescenti a turno.
Un’ora
più tardi la piana era diventata un cimitero, non
c’era altro che erba bruciata,
alberi ancora fiammeggianti e litri di sangue che inzuppavano il
terreno e
venivano lentamente assorbiti dai pochi fili d’erba che erano
sopravvissuti
alla furia distruttrice dei tre draghi.
-
Sono nostri, sono tutti nostri. Benvenute a casa, sorelle. –
esclamò Aegon, con
gli occhi viola scintillanti di soddisfazione.
Mancava
solo qualcosa che li identificasse, un motto, che ricordasse
ciò che i
Targaryen e i loro draghi erano in grado di fare. Fissando la piana e
la
distruzione che li circondava, ebbe un’illuminazione. Avevano
portato fuoco e
sangue, e l’avrebbero fatto ogni volta in cui la loro
sovranità fosse stata
messa in discussione. Suonava persino bene, in modo quasi poetico, alle
sue
orecchie.
“Fuoco
e sangue”, quello sarebbe stato il loro motto.
[430
parole]
Spazio
autrice:
Come
avevo detto già con “Non svegliare il drago che
dorme”, sono in fase da
scippatrice compulsiva, così eccomi qui con questa flash. In
realtà questo
racconto partecipa al concorso a turni indetto da Daenerys Laufeyson
sul forum
di EFP: “Al Gioco del Trono o si vince o si muore.”
Spero che vi sia piaciuta e
che vogliate farmi sapere che ne pensate. Alla prossima (che
sicuramente
arriverà moooolto, ma moooolto presto).
Baci
baci,
Fiamma Erin Gaunt