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Autore: difficileignorarti    17/02/2014    2 recensioni
Una brutta situazione da lasciarsi alle spalle.
Due ragazzi apparentemente soli.
Lo zampino di qualcuno a loro vicino.
Una storia d'amore.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Buonaseraaaa popolo di Efp u.u
ho deciso di postare un altro capitolo (eh si, la noia è brutta)!
Con dispiace, ho notato che il quinto capitolo non è stato proprio di vostro gradimento (ç.ç).
Però, intanto, ci tengo a ringraziare quelle persone che la leggono, che l'hanno inserita tra le preferite, le ricordate o le seguite; e ovviamente a chi ha lasciato qualche recensione :')
Questo sarà leggermente più lungo rispetto agli altri, ed è quello a cui sono più affezionata, per adesso.
Si verrà a scoprire qualcosa in più sulla nostra Blue Ivy :)
Besos e buona lettura :*








 
6.







 
“Buon Natale Romeo” mormoro, osservando il mio gatto, comodamente steso sul ripiano da cucina, intento a fissarmi e a fare le fusa.

Pigramente, gli tiro il gomitolo di lana blu scuro che gli ho preso, e lo vedo giocare felice, srotolandolo tutto.

La tua vita è così poco complicata: mangi, dormi e ti fai coccolare.

Zero problemi
.

Sbuffo, afferrando il pacchetto di sigarette e l’accendino, dirigendomi sul balconcino, avvolta in un pesante maglione di lana color pesca.

Osservo la gente sotto di me che cammina felice, che ride, mentre aspiro un po’ di nicotina.

Loro sono felici e in compagnia, poi ci sono io, sola, con una sigaretta che si consuma tra le dita, e un gatto che mi snobba allegramente per della lana arrotolata.

Ho sempre considerato il Natale un giorno bellissimo, dove si scartano i regali insieme ala famiglia, dove stai in compagnia delle persone a cui vuoi più bene, dove mangi fino allo scoppiare, senza badare ai chili di troppo, ingoiando tutto quello che trovi in giro.

Ho smesso di considerarlo tale.

Il Natale è uno dei giorni più brutti dell’anno; lo è diventato da quando mio padre non c’è più.

L’uomo della mia vita, colui che mi viziava quando poteva, che mi ascoltava raccontare cavolate, che mi stringeva e coccolava quando cadevo e mi sbucciavo un ginocchio; lui che è morto facendo il lavoro che amava.

Mi ricordo come fosse ieri, nonostante siano passati più o meno vent’anni, quando il colonnello ha bussato alla nostra porta, con la bandiera americana tra le mani, e alcuni dei suoi oggetti personali; ricordo mia madre che è scoppiata a piangere; ricordo la confusione in casa, gente a me sconosciuta che piangeva e mi abbracciava, rassicurandomi, stringendomi, ma io non capivo, volevo solo mio padre.

Scuoto la testa, cancellando gentilmente le lacrime dal mio volto.

Da quel giorno anche il rapporto con mia madre è cambiato; già che non mi sopportava, da li in poi è peggiorato tutto.

Lei che era sempre stata gelosa del rapporto che avevo con mio padre, non mi ha mai risparmiata; mi sgridava continuamente, umiliandomi davanti ai miei amichetti della scuola, mi ha sempre trattata come se non fossi della famiglia, per lei non ero nemmeno sua figlia.

Le mie labbra si piegano in un sorriso amaro e triste, ricordando i suoi occhi riempirsi di lacrime nel giorno in cui me ne sono andata di casa; lacrime false, come lei.

Voleva costringermi ad essere come lei, ma non dovevo essere superiore caratterialmente ed esteticamente; e infatti sono il suo contrario, e sono così felice di esserlo.

Spengo la sigaretta e dopo aver gettato un’ultima occhiata alle famiglie che, con il sorriso sulla faccia, si dirigono ad un pranzo con i parenti, rientro in casa, dove Romeo mi fissa con i suoi enormi occhioni azzurri, e subito dopo mi si avvicina, come se avesse capito il mio stato d’animo, strisciandomi nelle gambe e miagolando vivacemente.

Lo prendo in braccio, stringendolo a me, cercando di dimenticare e di scacciare tutta questa negatività nel giorno, che dovrebbe essere il più bello dell’anno.

“Fortuna che ci sei tu con me” mormoro tra la sua pelliccia, prima di dirigermi nel salotto, e lasciarlo sul divano.

Arriccio il naso, osservando l’unico pacco sotto l’albero, che mi ha spedito Bill dalla calda e bella Los Angeles.

Lo afferro e velocemente lo scarto, trovandomi davanti alla cosa più sconcia che le mie mani abbiano mai toccato.

Sgrano gli occhi analizzandolo bene e, inorridita, lo rimetto nella scatola, incredula.

“Oh mio Dio” mormoro, abbandonandomi sul divano.

Prendo il mio palmare dal tavolino di fronte, notando l’arrivo di una decina di mail; ma no, oggi non faccio niente, mi riposo, mi abbuffo e poi dormo come non ho mai fatto prima.

Scorro le mail velocemente, che sono praticamente tutti auguri di Natale e, con mia grande sorpresa, ne noto una di Tom.

Ma non è una mail normale, non c’è una risposta all’ultima che gli ho scritto, ma è un video, accompagnato da una frase d’auguri.
 
Buon Natale ragazza:) sono molto contento di averti conosciuta. Ti lascio un video che ho condiviso con le mie Aliens; il mio ragazzo suona la chitarra;)
 
Ridacchio divertita, guardando quel video in cui il suo cane, il suo ragazzo, si “cimenta” nel suonare quello che è lo strumento di Tom.

Povero cane, penso continuando a ridacchiare, come si fa torturare.

Romeo si intrufola tra le mie braccia, cercando affetto, coccole, come sempre; sento il suo musetto sfregare contro il mio viso, facendo le fusa, attirando la mia attenzione.

“Si, lo sai che ti adoro” mormoro tra la sua pelliccia e, quasi capendomi, mi dona un’altra carezza, miagolando sommessamente. “Miao” ridacchio imitandolo.

Mi si accoccola sul petto, e come sempre, affondo le dita tra la sua pelliccia, ma decido anche di scattare una foto, mostrandomi nel mio stato più pietoso, con le occhiaie, i capelli arruffati e raccolti sulla testa, gli occhiali da vista, e la invio a Tom, come risposta.
 
Per la prima volta mi mostro a te, con l’amore della mia vita e nella mia versione zombie. Il tuo cane si fa fare troppe cose, come fa a sopportarti, Kaulitz? Grazie, buon Natale anche a te:)
 
 *****

Fumo tranquillamente una sigaretta post-pranzo di Natale, dove mia madre ha veramente superato se stessa, esagerando come suo solito.

Nostra madre, Simone, e il nostro patrigno, Gordon, ci hanno raggiunto qualche giorno fa, per passare il Natale con noi, in California.

Non è esageratamente freddo, e oggi è pure presente un minimo di sole, e Scotty ne approfitta per scaldarsi e per giocare, correre.

Lo osservo attentamente, concentrandomi solo ed esclusivamente su di lui, e poi mi ritrovo a sorridere divertito mentre mi viene incontro, scodinzolando.

È la mia gioia, colui che mi porta ad avere sempre e comunque il sorriso sulle labbra.

“Ehi” mi volto e vedo mia mamma, così le sorrido, invitandola ad accomodarsi al mio fianco, sul dondolo. “Ti va di parlare un po’? È da un po’ che non lo facciamo” mi sorride teneramente.

Ricambio con un sorriso tirato, riportando l’attenzione su Scotty, che rincorre un uccellino.

Pensandoci bene è vero, è da molto che io e mia madre non facciamo una chiacchierata, e penso che la storia di Briana gliel’abbia raccontata mio fratello, visto che non mi ha chiesto sue notizie.

“Ti va di parlarne? Non tenerti tutto dentro” la sento mormorare, stringendo la mia mano sinistra tra le sue, cercando di trasmettere affetto: quello che mi manca quasi tutti i giorni.

“Non c’è molto da dire, mamma” mormoro titubante. “Mi sono preso una bella fregatura, e mi sarà difficile uscirne, come lo sarà fidarmi di un’altra donna” soffio, facendo poi una smorfia, pensando pigramente che un po’ sto cominciando ad avere fiducia in Yvonne. “Non pensavo di soffrire in questo modo, ma io l’amavo davvero, e invece lei mi ha solamente preso in giro” mi si blocca il respiro, ripensando a tutto quello che ho vissuto con Briana.

La sento abbracciarmi, facendomi accoccolare sulla sua spalla, permettendomi di sfogarmi, dare libero sfogo alle lacrime troppo trattenute.

“Piangi tesoro, ti farà bene” sussurra, posandomi un bacio tra i capelli. “Non devi permettere a nessuno di rovinare la tua felicità e la tua vita, Tom” continua, mentre ricambio l’abbraccio, stringendola a me. “Prenditi qualche giorno di pausa, prendi il primo aereo che ti capita ed evadi un po’ dalla tua vita californiana” mormora, donandomi un altro bacio.
Tiro su con il naso, scacciando le lacrime e torno a guardarla in faccia; quegli occhi così simili ai miei.

“Mi meraviglio sempre di non trovarla in giro” mormoro abbassando lo sguardo. “Fino a qualche settimana fa speravo di incrociarla” sorrido amaramente, sentendo il suo sguardo addosso. “Insomma, è la donna che mi ha cambiato totalmente la vita, anche se per lei provo un odio enorme, e adesso vorrei che sparisse dalla faccia della Terra, evitando di far star male altra gente” sbotto. “Poi Bill mi ha “presentato” una persona” mormoro, mimando le virgolette, riportando l’attenzione su mia madre che ha entrambe le sopracciglia alzate.

Ecco da chi ha preso mio fratello, uguale identico, sputato.

L’amica newyorkese di Bill?” mi chiede facendomi sgranare gli occhi. “Si, mi ha detto anche questo, lo sai che non sa tenere la bocca chiusa un minuto” alzo lo sguardo al cielo. “Forse è per questo che ama cantare” ridacchiamo, cercando di sdrammatizzare. “Come ti trovi quando parli con lei?” mi chiede, curiosa e maliziosa.

“Confuso e a disagio” borbotto. “Lei è…” mi blocco aggrottando le sopracciglia. “Non so come sia, mamma” la sento ridacchiare. “Oh andiamo, ci ho scambiato qualche mail, e la maggior parte del tempo l’ha passato insultandomi, ripetendomi le stesse cose perché sono troppo ottuso, ma è anche dolce e premurosa, lo si capisce” aggiungo, sorridendo scioccamente. “Mi dispiace non sapere quale sia la sua faccia e non poter passare del tempo con lei, parlare, parlare, parlare, è questo che voglio adesso” mormoro confuso.

“Sei totalmente perso, Tom” ridacchia. “Cosa ti sta facendo questa ragazza senza volto, uhm?” mi passa una mano tra i capelli. “Ma sai cosa ti dico? Spero continui a fare ciò, perché sto ricominciando a vedere il sorriso spensierato di molto tempo fa, e questo, parlando da madre, mi rende felice” mormora, facendomi sorridere intenerito.

La stringo, di nuovo, a me, ricambiando le affusioni precedentemente ricevute.

“Perché non vai un po’ da lei?” mi chiede.

“Mamma, New York non è piccola, e io non so quale sia la sua faccia, come faccio a trovarla?” mormoro scioccato. “Sarebbe come cercare un ago in un pagliaio, e non è mia intenzione, finirei per perdermi e basta” continuo.

Scioglie l’abbraccio e mi fissa maliziosa.

“Non hai negato di voler andare da lei, però” mi stuzzica, allungando le mani per farmi il solletico.

Sgrano gli occhi, cercando di allontanarmi, ma preferisco bloccarle le mani, ridendo come un bambino, come non facevo da tempo.

È solamente un’amica, se così possiamo considerarla” mormoro, mettendo in chiaro le cose, ma in cuor mio so che lei non ci crede nemmeno un po’.
 
*****
 
“Bill! Spero ti si congelino le corde vocali!” sbotto nel momento in cui lo trovo nella mia stanza.

Lo prendo alla sprovvista e lo vedo crollare di culo sul pavimento, gemendo di dolore.

“Oww” lo sento mormorare. “Grazie eh, molto gentile! A cosa devo questo amore profondo?” chiede, voltando la testa nella mia direzione, rimanendo sul pavimento.

Aggrotto le sopracciglia, togliendoli il mio portatile dalle mani, facendolo piagnucolare.

“Uno, fatti gli affari tuoi!” dico riferendomi al computer. “Due, hai raccontato altro alla mamma? Prima la storia di Briana e ora quella di Yvonne!” lo fulmino, mentre lui alza le spalle.

“Io dico tutto alla mamma, da sempre, lo sai!” mi ammonisce, alzandosi dal pavimento. “E poi non c’è bisogno di essere così cattivi, lo faccio per il tuo bene, nel tuo interesse!” mi punta un dito contro ma poi sorridere maleficamente. “C’è una mail di Yvonne, a proposito” mormora, facendomi deglutire, e comincio a sentire caldo. “Ci state prendendo gusto, eh?” continua ridendo, mentre sgrano gli occhi. “Ti lascio alla tua nuova donna, non sciuparmela, mi serve ancora!” ridacchia e si chiude la porta alle spalle, poco prima di prendere un cuscino in piena faccia.

Mi accomodo sul letto e velocemente, come un adolescente alle prime cotte amorose, apro la mail di risposta al mio video, dove mi ringrazia, dove mi chiede come Scotty faccia a sopportarmi, e dove, finalmente (!), si mostra a me.

Deglutisco e apro la foto allegata, trovandomi davanti ad uno dei faccini più stanchi che io abbia mai visto; ma oltre questo, credo che sia una delle ragazze più semplici e belle di sempre.

I tatuaggi sulle dita di entrambe le mani sono leggeri, piccoli e senza senso: linee spezzate per di più, frecce, puntini, ma sembrano così delicati e le donano molto.

Gli occhi scuri, leggermente socchiusi dalla stanchezza, nascosti in parte dagli occhiali da vista, esageratamente grandi; il nasino alla francese; le labbra carnose piegate in un sorriso stanco; i capelli castano chiaro, sfumati di biondo, arruffati e scomposti, la rendono più piccola di quello che sembra, anche se in realtà non so quanti anni abbia.

L’amore della sua vita è un bel micione e mi ritrovo a ridacchiare mentre li guardo.

Dove ti eri nascosta?
 

Da: Thomas Kaulitz
A: Blue Ivy Davis
Data: 25 dicembre 2013 11.15 pm (orario legale Los Angeles, California)
Oggetto: Speechless.
 
Wow. Penso che tu sia una delle poche che in una tenuta del genere sa essere bella. Complimenti, Ivy, davvero, sei wow.
Quando ho letto “insieme all’amore della mia vita” mi è preso un mezzo infarto! Cosa mi stai facendo? Lo sai?
Non ti conosco personalmente, abbiamo parlato poco, eppure qualcosa, forse tutto, di te, mi attrae.
Non so se questo sia positivo o sia negativo, credo di non essere mentalmente e sentimentalmente stabile per deciderlo.
Forse mi sto solo facendo troppi viaggi, ma niente e nessuno mi impedisce di dirti quello che penso.
Sei un vero spettacolo.
Per quanto riguarda Scotty, il mio ragazzo, bè si è vero, si fa fare di tutto, ma non ti credere che sia sempre d’accordo; poveretto.
Un bacio.

 
Titubante gliela invio, per poi maledirmi per aver scritto tutte quelle cose, quei complimenti; maledizione, penserà davvero che sono disperato!

Non mi interessa.

 
*****

Avevo pensato di uscire, di prendermi una sbronza colossale e di dormire in macchina, ma ho preferito rimanere a casa, al caldo, con la cioccolata calda, la musica, e un bagno caldo e rilassante.

È questo che ci vuole a Natale, per una persona sola come me; almeno per adesso.

Fisso distrattamente i tatuaggi che ho sulle dita e, pigramente, penso che mia madre non li avrebbe mai accettati, come non lo avrebbe fatto per gli altri che ho.

Non li ho mai contati tutti: alcuni sono piccoli, altri di media grandezza, la maggior parte legati a qualcosa, come l’ancóra che ho all’altezza del cuore: mio padre era un Marines e così lo porto sempre con me, mi sembra di sentirlo vicino, sempre e comunque.

Gioco distrattamente con la schiuma e le bolle formatesi, mentre il pc continua a mandare le canzoni di Lana Del Rey, comincio a sentire i muscoli rilassarsi e i nervi sciogliersi.

Questi giorni così negativi mi capitano spesso; sprofondo in una tristezza improvvisa che mi porta a ricordare molti degli avvenimenti passati che mi hanno toccata nel profondo.

La morte di mio padre, il non-rapporto con mia madre, gli episodi di bullismo, l’essere considerata, e sentirsi, diversa agli occhi altrui, le compagnie sbagliate, i ragazzi sbagliati e sballati, l’alcool; questi mi hanno resa la donna che sono, con le mie paure, insicurezze, forza, tenacia, voglia di fare.

La gente mi conosce come la giornalista di Cosmopolitan, la ragazza che risponde alle mail e che gestisce un blog, ma anche per l’essere la figlia di una persona che ha perso la propria vita per l’America.

Scuoto la testa, immergendomi completamente nella vasca, nascondendomi sotto l’acqua e la schiuma.

Ogni tanto vorrei dimenticare chi sono.
 
*************
   
 
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