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Autore: parolecomemarchi    17/02/2014    1 recensioni
Vivevo per lui, che mi aveva dedicato un amore non corrisposto.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Justin Bieber
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Unrequieted Love

Chi ha mai imposto la regola dell’amarsi l’un l’altro a vita? Proprio nessuno, ma sembra che solo io ne subisca le amare conseguenze. L’amore è un sentimento condiviso, è un qualcosa troppo forte e travolgente per una sola persona, è troppo evidente per lasciarlo in disparte e non lasciarsi trasportare coinvolgendo la persona di cui ci si è innamorati, ma sembra che questo riguardi solo gli altri e non me. È un qualcosa di esplicito ma difficile da percepire, è facile da acquisire ma difficile da perdere, come un bambino che impara ad andare in bici, una volta che ha imparato è quasi impossibile scordarsi come si fa e questo, come qualsiasi altra ipotesi e riflessione sull’amore, sembra non riguardare in nessun modo me. Non sono depressa o almeno non credo di esserlo, ma sento che questo sentimento tanto comune e scontato non faccia per me. Non che non riesca a provare amore, anzi credo che sia anche troppo facile coinvolgermi emotivamente, ma sembra che nessuno riesca a ricambiare con le mie stesse emozioni e se prima non calcolavo di molto questo particolare, ora sento che mi sta distruggendo lentamente.
Tutti parlano di amore non corrisposto e di tutto ciò che dicono sono d’accordo sul fatto che sia uno dei tipo di relazione peggiore al mondo, ma alla fin fine nessuno soffre di amore non corrisposto perché in un modo o nell’altro, che sia in uno stupido film o nella vita reale, tutti trovano qualcuno per amare ed essere amati. Ci illudiamo tutti di soffrire per qualcuno che non ricambia i nostri sentimenti, ma è tutto un imbroglio psicologico che noi stessi ci siamo creati solo per attirare le attenzioni e la compassione altrui così che abbiano un motivo per compiacerti anche solo dicendo ‘quella povera ragazza si è innamorata del ragazzo sbagliato’ cosa che per certi versi e nel mio caso è vera.
Non esiste soggetto da definirsi più sbagliato di Justin Drew Bieber, classe 4G del liceo linguistico di Stratford, Canada che casualmente frequento anche io.
Il primo giorno di scuola vedendo quel dolce ragazzino con il ciuffo a coprirgli la fronte e le guancie costantemente porpora mi prese quasi un attacco di dolcezza e pensai a lui come un semplice amico, era troppo innocente a quell’età per istigare in me una qualche reazione che mi spingesse a provare attrazione benché anche io avessi solo 14 anni e il mio apparecchio ai denti non rendesse il mio aspetto dei migliori.
Il mio pensiero su di lui rimase coerente per circa tre anni e poi, arrivati in terzo superiore era successa la catastrofe, e ancora oggi per certi versi mi pento per non aver impedito che mi succedesse tutto quello:
 
Mi sedetti al mio solito banco, alla penultima fila a destra dove quello che era il mio banco da ben due anni, veniva illuminato da un fascio di luce autunnale proveniente dalla finestra aperta, l’unica della classe.
Aspettai nella noia più assoluta il suono della campanella di inizio lezione, la prima di quel lungo anno scolastico, e solo dopo pochi minuti al mio fianco la presenza sgargiante e allegra di Clary si fece notare come suo solito. Le rivolsi un cenno di saluto ed un sorriso scambiando qualche parola sulla noia che avremmo riscontrato in quell’anno di scuola dove lo studio e l’impegno per ottenere crediti a favore dell’esame in quinto aumentavano. Aspettammo circa dieci minuti che l’insegnante facesse il suo ingresso, minuti in cui i nostri compagni si erano scambiati pacche amichevoli di buon anno e buona fortuna, gridando la loro felicità nel ritrovarsi dopo un’estate divisi nelle diverse località di vacanza che per me, era stata casa. Non mi concentrai su nessuno in particolare ed adocchiai i più evidenti come Samuel, i capelli neri spiccavano in mezzo alle teste principalmente bionde degli altri o Thomas i cui occhi neri erano profondi e scuri come carbone e si erano posati su di me una volta lasciandomi brividi e un cenno di saluto che ricambiai fingendo un sorriso tranquillo. Lanciai uno sguardo complessivo alla mia classe e mi accorsi che solo uno mancava all’appello, non ci feci troppo caso e tornai a scribacchiare qualche parola che sentivo ronzarmi in testa sul banco.
-alla buon ora signor Bieber- ero consapevole che il professore di letteratura fosse in classe da parecchi minuti e probabilmente aveva iniziato la sua ispezione post-estate costringendoci a raccontare delle nostre esperienze culturali che si fermavano ad un ‘ho letto un libro’ o per i più perspicaci ‘sono andato a teatro’ ed il professore restava colpito dal nostro interesse verso l’arte e la lettura, se solo sapesse che il libro fosse un fumetto e il teatro fosse quello comico che ogni anno si teneva in città, sono sicura che il professore non sarebbe poi così fiero. Quel cognome mi aveva fatto alzare di scatto la testa china sul banco, non che aspettassi così intensamente di vederlo, era piuttosto una reazione spontanea e forse ero un minimo curiosa di rivedere quel ciuffo a cui teneva tanto accarezzargli la fronte.
-è già tanto se sono entrato- borbottò passandomi accanto con fare nervoso, se avessi potuto specchiarmi avrei visto la mia mascella a terra e gli occhi stralunati, quello che ora si trovava nel banco a sinistra della mia stessa fila non era Justin Bieber,  quel Dio greco non poteva essere davvero quel dolce ragazzino che mi aveva ispirato dolcezza, guardandolo bene dedussi che mi ispirava tutt’altro in quel momento.
Le lezioni passavano in fretta e non me ne accorgevo nemmeno sotto incanto del nuovo Bieber, i capelli erano tirati su in una cresta del solito colore di capelli, di un biondo cenere che completava perfettamente il caramello fuso dei suoi occhi. Le labbra piene e a cuore erano lucide, frequentemente inumidite dalla lingua rossa che passava sulla carne rendendola morbida e invitante. volevo affondare i miei denti nel suo dolce labbro, assaporando a pieno il suo sapore. Il suo fisico era probabilmente il cambiamento che mi aveva sconvolto attratto di più, anche da sopra la maglia bianca aderente, riuscivo a scorgere il profilo tonico dei suoi addominali, doveva averci lavorato molto quest’estate. Il pensiero di me e lui avvinghiati passionalmente l’un l’altro fu impossibile da arrestare e prepotente scavalcò ogni mio pensiero ed ogni mia priorità rendendo quello un desiderio innegabile. Quando mi scoprì a fissarlo, quando mi resi conto di star squadrando il suo corpo di centimetro in centimetro, sempre più a fondo e sempre più presa e desiderosa di giorno in giorno fu quello il momento in cui capì di essere rovinata.
 

Andai avanti così per più di un anno, lo guardavo da lontano stretta nelle mie insicurezze, incapace di farmi avanti anche solo per dirgli ‘ciao’. Avevo ormai appurato e accettato la mia irrimediabile cotta per lui, che non sapeva esistessi se non per copiare i compiti che puntualmente lui non svolgeva.
Erano solo quelli i momenti in cui si voltava verso di me per parlarmi, e ogni volta arrossivo come se mi stesse baciando un guancia o dicendo qualcosa di dolce e romantico, invece l’unica frase che mi aveva mai rivolto era sempre la stessa ‘fammi copiare i compiti’.
Quello che mi diceva era più un ordine che una gentile richiesta, ma a me andava bene così, non importava cosa dicesse o che tono usasse con me, l’importante era che mi parlasse, volevo sentire la sua voce che si rivolgeva a me, avere quella minuscola sicurezza di essere visibile a lui anche solo per pochi secondi.
Dopo aver analizzato a lungo la mia situazione e le sensazioni che Justin mi provocava anche ad un solo sguardo, probabilmente non diretto a me, dedussi una sola ipotesi che potesse spiegare tutto ciò che mi stava accadendo: amore.
Lo vedevo e mi sudavano le mani, mi guardava e il cuore aumentava drasticamente i battiti, mi parlava e la sua voce restava indisturbata nella mia mente e nel mio cuore per giorni e notti intere, camminava e i suoi movimenti li sognavo di notte, sognavo che stesse camminando verso di me. Parlava e seguivo il movimento delle labbra immaginandole sulle mie, respirava e osservavo il suo petto alzarsi regolare e immaginavo di poter sentire la pelle sollevarsi spinto dall’aria sotto il mio tatto.
Certe volte, mentre lo fissavo, lo scoprivo a sorridere nella mia direzione o anche solo a guardare nello spazio che mi circondava e sapevo in un modo o nell’altro che stava guardando me.
Ero andata avanti con questa convinzione che era diventata la ragione per cui mi alzavo ogni mattina, il fatto che lui fosse in un qualche modo interessato e mi guardasse, per mesi e invece un giorno guardandomi alle spalle scoprì Jessica mandare baci volanti a Justin e tutto il mio mondo crollò in pezzi sopra le mie spalle quando voltandomi lo vidi sorriderle e ricambiare.
Ero stata vittima dell’amore per un anno e mezzo, ero vissuta per una sua minima attenzione, per il suono delle sua voce, per il suo sguardo su di me, ero vissuta per lui mettendo in un angolo me stessa e le mie emozioni, e cosa ne avevo ricavato? Un cuore a pezzi sparso a terra, e ora mi trovavo sola a raccogliere i cocci e ad incollarli insieme, ma niente avrebbe sostenuto tutto il dolore che conteneva e sentivo ad ogni battito, ad ogni suo sguardo mancato, ad ogni sorriso destinato a qualsiasi altro e non a me, sentivo un pezzo staccarsi e cadere a terra.
La depressione vera e oscura mi aveva travolta come un treno in corsa e anche dopo aver preso il diploma ed essermi trasferita nella lontana California, anche lì l’incubo del ragazzo dagli occhi color miele mi perseguitava e mi perseguita ancora.
Lo sogno la notte, lo  vedo accanto a me di giorno e mi sorride come in realtà non ha mai fatto, mi parla con voce dolce e mi dedica parole in realtà mai dette e anche se so che non sono reali, che lui non è reale, che lui nella mia vita non c’è più, non mi importa e continuo a pensarlo.
Mi ero convinta per lungo tempo che la mia vita era mia, che lui ne era finalmente fuori, ma mentivo solo a me stessa perché ora mia accorgo che vivo ancora per quel ragazzo che mi ha dedicato un amore non corrisposto.

 
è la seconda one shot che scrivo, mi sto appassionando di questi capitoli singoli che comunque riescono a ben raccontare una storia anche solo con poche parole.
avevo in mento già da tempo l'idea per una os del genere dedicata a dolore e riflessioni sul sentimento che volenti o nolenti proviamo ogni giorno e io credo di star vivendo la situazione di questa raazza a cui non ho dato nome e volto per il semplice motivo che quelle ragazze siamo tutte noi perchè anche se Justin ci ama come gruppo di beliebers, non ci amerà mai singolarmente come farebbe con una vera e propria fidanzata.
credo di sentirmi come questa ragazza senza nome,  e credo anche che molte si sentano così, spero vi sia piaciuto e che lasciate qualche recensione :)
presto ariveranno altre os.
-sara

 
   
 
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