She Moves In Her Own Way
Disclaimers: I
personaggi citati in questo racconto non sono miei; appartengono agli aventi
diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.
Anime/manga su cui basarsi: Full Metal Alchemist
Pairing: Libero [Meas-Glacier]
Tema: Romantico [introspettivo]
Vincoli: One shot
Parole da usare: libero
Parole usate:
2825
Rating: verde
Presentazione:
-Sono subito da voi!- Una
voce, tanto lontana quanto pacata, li accolse. Le pile di libri e la moltitudine
degli scaffali rendevano impossibile una precisa localizzazione della figura che
li aveva accolti, tanto che i due uomini si guardarono un po’ intorno, senza
ottenere alcun risultato.
E poi
eccola. Come dal nulla, apparire all’improvviso. Dolcemente si snodava dalle pile di
libri, sorridente e luminosa. Bellissima.
Ipotesi dell’incontro fra Glacier e
Maes.
Prima classificata al contest indetto dall’fmagdrforum.
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L’orologio al
centro della piazza segnava le ore 12:18, mentre il vento, furioso, soffiava su
un’affollata Central City.
Freddo.
Un freddo quasi
inverosimile, accompagnato da un cielo coperto da soffici nuvole
grigiastre.
-Pioverà, ne
sono certo-
Un uomo, sui
ventitre anni, qualcuno in più, qualcuno in meno, prese a scrutare il cielo
improvvisandosi meteorologo per qualche secondo.
-No, nevicherà.
Sai che non mi piace la pioggia …-
L’altro, un
amico seduto allo stesso tavolo dello stesso bar, intento a giocare con i fondi
del caffè sopravvissuti in fondo
alla bianca tazzina, sorrise spavaldo.
-Roy… solo perché sei diventato da poco
l’alchimista di fuoco, non ti dovresti vantare …-
-Maes, Maes,
Maes … un po’ di autocompiacimento è dovuto a tutti,
no?-
-Caro il mio
alchimista di fuoco … si da il caso che tu sia una persona che si auto
compiaccia ogni quattro minuti … sarebbe piacevole se tu limitassi la tua dose
di narcisismo …- Inarcò un sopracciglio, alzando l’angolo sinistro della
bocca.
-Questa mia
presunzione mi serve … non avrei tanto successo con le donne altrimenti … non
credi?-
Prevedibile.
Tutti i discorsi riguardanti il carattere di Roy finivano infatti in quel modo:
alle donne piaceva, non era quindi necessario alcun
cambiamento.
-Prima o poi
troverai una con la quale non funziona …
sarà una bella delusione …-
-Si, si, certo.
A proposito di delusioni … accompagnami a comprare un libro, tra tre giorni è il
compleanno di mia madre e le devo assolutamente fare un
regalo.-
Maes annuì
alzandosi per seguire l’amico Roy. Camminarono in silenzio verso la libreria in
fondo alla strada.
Dentro il
negozio aleggiava un dolce e soffuso odore di vaniglia, accompagnato da una
pacata musica d’epoca. La luce era piuttosto forte, tanto da mascherare il
bianco dei muri in un leggero color crema.
Era un’atmosfera
calda. Decisamente accogliente. Se non fosse stato per quelle poche centinaia di
scaffali e quelle qualche migliaia di libri, si poteva scambiare quel negozio
per una casa, magari una di quelle con il camino accesso e una torta posta sul
davanzale a raffreddare.
-Sono subito da
voi!- Una voce, tanto lontana quanto pacata, li
accolse.
Le pile di libri
e la moltitudine degli scaffali rendevano impossibile una precisa localizzazione
della figura che li aveva accolti, tanto che i due uomini si guardarono un po’
intorno, senza ottenere alcun risultato.
E poi
eccola.
Come dal nulla,
apparire all’improvviso.
Dolcemente si
snodava dalle pile di libri, sorridente e luminosa.
Bellissima.
-In cosa posso
aiutarvi?- chiese piegando leggermente il capo verso
destra.
Roy la fissò per
un po’, dando un’occhiata veloce, senza fissarsi sui particolari, per poi
risponderle sicuro di sé.
-Un libro di
poesie … è un regalo per mia madre.- sorrise sfacciato, sperando di far
colpo.
-Che genere di
poesie?- Chiese quella guardandolo senza cambiare espressione.
Primo tentativo,
fallito.
-Bhe non so … è
uguale … poesie per poesie, insomma …- sorrise toccandosi i capelli. Il primo
tentativo era anche andato in fumo, il secondo sicuramente
no.
-Ah.- si limitò
a dire la ragazza. Si girò su se stessa e si diresse verso uno scaffale lontano
dai due clienti.
-Ma che le è
preso?- chiese Roy al compagno, senza farsi
sentire.
-Non saprei …-
disse quello sforzandosi di non guardare la commessa. –Quando hai detto “poesie
per poesie”, ha totalmente cambiato espressione … forse le ha dato fastidio
…-
-Bha … alla fine
tanto…- Roy dovette far morire le parole sulle labbra. La ragazza era tornata e
non si voleva certo fare sentire.
-Guardi- iniziò
quella porgendogli un libricino dalla copertina rossa. –questa è una piccola
raccolta di poesie poco impegnative. Penso vada
bene…-
-Si, penso di
si…-
-Le faccio un
pacchetto- si diresse veloce al bancone, per iniziare a rinchiudere il regalo in
una delicata carta verde, ornata da un nastro bianco
latte.
12:30. L’orologio sembrò voler
urlare quell’ora. Il suo dolce rintocco rimbombò per tutto il negozio, coprendo
per un secondo la musica d’epoca che aleggiava pigra nella
libreria.
-Sono in
ritardo! Maes, paga tu per me! Ti restituisco i soldi dopo-
-Roy … aspetta…-
Troppo tardi.
Roy era già scappato, lasciando l’amico con i soldi in mano e una strana
felicità che cresceva dal profondo dell’animo.
Si girò verso la
ragazza, intenta a finire il pacchetto.
-Sa…- Maes sentì
la sua voce risuonare nel negozio. Ma davvero stava parlando a quella ragazza?
–il mio amico andava un po’ di fretta… non credo pensasse davvero ciò che ha
detto… per quanto riguarda le poesie, ovviamente…-
-Non saprei dire
…- disse quella senza staccare gli occhi dalla carte verde, che stava dando più
problemi del previsto. –però… quando si minimalizza su cose come poesie, libri …
opere d’arte, insomma … non so, a me da fastidio… ho sempre pensato che chiunque
abbia scritto qualcosa, da una riga di quaderno a un libro… qualsiasi cosa
insomma, lo abbia fatto per trasmetterci un messaggio… le persone che non
capiscono, mi danno ai nervi… e…- alzò lo sguardo.
Un secondo.
Gli occhi di
entrambi si incrociarono, stettero li a guardarsi, a scrutarsi, a cercare
qualcosa dell’altro. Qualsiasi cosa.
E poi il
rossore, che invadente, macchiava il viso di
entrambi.
Il guardare da
un’altra parte.
Il far finta di
niente.
Era qualcosa di
speciale.
Era
bellissimo.
-Sa… io e lei
non ci siamo ancora presentati- tese la mano tremante. –Io sono Maes,
piacere.-
-E’ vero…- prese
la mano. Era grandissima ed era incandescente. –Io sono Glacier. Penso ci
possiamo anche dare del tu…no?-
-Si… hai
ragione, Glacier...-
La ragazza
sorrise, porgendo il pacchetto.
-Ecco a te,
Maes. Non sono molto pratica con i pachetti… ci è voluto un
po’…-
-Tranquilla, è
stato un piacere conoscerti. Davvero.-
-Lo è stato
anche per me.-
-Bhe… io vado…
ci si vede. Ciao…-
-Ciao…-
Maes uscì a
malincuore da quella libreria.
Non perché il
freddo gli punse le guance.
Non perché fuori
c’era solo puzza di smog.
Non perché aveva
appena iniziato a piovere.
Voleva ritornare
da lei. Rivederla. Riparlarci. Guardarne i capelli. Scrutarne gli
occhi.
Si girò verso il
negozio. La vide pensierosa, poggiata con i gomiti sul bancone della cassa a
pensare a chi sa cosa.
Avrebbe dato
qualsiasi cosa per essere il protagonista dei suoi
pensieri.
*****
-E quindi ti
piace questa Glacier.-
-No aspetta… non
è che mi piaccia… diciamo che è carina… molto carina… simpatica
e…-
-Maes, non mi
prendere in giro. Sei cotto. Si vede lontano un
miglio-
-Va bene lo
ammetto… solo che è così bella.
Simpatica. Hai visto gli occhi? E i capelli? Il tono di voce? Il sorriso? Hai
visto…-
-SI MAES!- urlò
Roy interrompendolo. –L’HO VISTA ANCHE IO!- riprese fiato, guardandosi
intorno. Aveva decisamente urlato
troppo. La gente del bar lo guardava sconvolta, bisbigliando di tanto in tanto
qualche maligno commento.
Roy si
risedette, cercando di darsi un contegno.
-Si, Maes. L’ho
vista anche io. Comunque, cosa hai intenzione di fare?-
-Cosa dovrei
fare, Roy? Le chiederò di conoscerci meglio e la inviterò ad uscire,
no?-
-E
poi?-
-E poi cosa?
Parleremo, prenderemo il the, faremo un giro e poi la riaccompagnerò a
casa…-
-Bravo bravo.
Stai imparando dal maestro, che ovviamente sarei io. Allora il piano è questo:
la via a trovare al negozio, ci parli , fai il carino e le dici che ti farebbe
piacere vederla fuori dalla libreria. Lei accetta, la porti fuori, la fai
divertire, la riaccompagni a casa e quando siete sotto il portone di casa sua…
la baci. Capito?-
-Va bene… penso
di aver capito… dici che funzionerà?-
-Funziona
sempre, fidati!-
*****
Il cuore gli
stava per esplodere. Lo sentiva. Avrebbe avuto un infarto, ne era certo.
Si ripeteva di
stare calmo, che sarebbe andato tutto bene. Ma era difficile credere a quelle
parole.
Glacier se ne
stava seduta dietro il bancone, all’oscuro di tutto.
E se avesse
detto di no? E se fosse già innamorata di qualcun altro? O se semplicemente non
ricambiava i sentimenti per Maes?
Fece un respiro
profondo, raccolse il coraggio che sembrava essere scappato, ordinò al cuore di
stare calmo ed entrò.
-Ciao!- Glacier
lo accolse con un dolce sorriso. Bastò questo a farlo stare meglio. –Come
stai?-
-Tutto bene…
tu?- Si sforzò per non far tremare la voce. Maledisse l’agitazione e continuò a
guardarla.
-Diciamo che si
va avanti come si può. Con questo freddo poi… sono contenta che tu sia venuto a
trovarmi, sai?-
Un colpo dritto
al cuore.
Come una doccia
calda in un gelido inverno.
Come una boccata
d’aria dopo una lunga apnea.
Una felicità
immensa. Indescrivibile.
-Ah… davvero?
Anche a me fa piacere vederti …- distolse lo sguardo, erano troppo emozioni
tutte insieme. –comunque… cosa stavi facendo di bello?- Maes sperò che cambiare
discorso fosse una soluzione per sconfiggere il
rossore.
-Stavo leggendo
“Il rumore della città”. È un libro bellissimo a mio parere. Parla di una
ragazzina, Elicia, che scappa di casa per andare in città… non l’ho finito
ancora, ma mi piace la protagonista. Dolce, determinata, ingenua… un bel
personaggio, davvero. Tu invece cosa stai
leggendo?-
-Io… una
raccolta di poesie. Ce ne è una bellissima, che fa più o meno
così…
“Erano i capei
d’oro a l’aura sparsi/ che in mille dolci nodi li
avolgea,/…”
Conosci?-
-Certo. È una
poesia molto bella, piena di significati, di messaggi. Piace molto anche a
me-
Sorrise, di
nuovo.
-Glacier,- disse
Maes prendendo fiato.-ti andrebbe, sta sera, di uscire con me per fare un
giro?-
Silenzio.
Si guardarono
per un po’, una manciata di secondi che durò
un’eternità.
-Va
bene…-
-Davvero?- Gli
aveva davvero risposto di si?.
-Davvero. A che
ora?-
-Ci vediamo
davanti alla caffetteria qui di fronte alle otto in punto. Va
bene?-
-Va
bene.-
-A dopo
allora-
*****
Erano le 20:01 e
lui era in ritardo. Correva veloce per le strade di Central City. I fiori nella
mano destra, le gambe che si facevano sempre più pesanti, il fiato corto, il
vento che gli scompigliava i capelli e la speranza che Glacier, come tutte le
donne arrivasse in ritardo.
Speranza vana.
Erano le 20:12 e Glacier era già arrivata.
Se ne stava
seduta composta su una panchina vicino al grande orologio, guardando nel
vuoto.
-Glacier!- la
chiamò Maes a gran voce. –Glacier… scusa il ritardo… è tanto che aspetti?-
La guardò bene.
Era bellissima, truccata in modo dolce e leggero in modo tale da risaltare gli
occhi chiari e le labbra fini. Non sembrava arrabbiata, ma c’era qualcosa di
strano nel suo volto.
-No non ti
preoccupare.-
-Bene. senti,
questi sono per te…- le porse i fiori, guardandola dritta negli
occhi.
-Ah… grazie…- si
limitò a dire. Effettivamente, non avrebbe potuto dire altro. I fiori, nella
corsa, si erano rovinati. Alle margherite mancavano i petali, le rose li avevano
strappati le foglie e gli iris sembravano mutilati. –Allora, dove vogliamo
andare?-
-Ti porto in a
mangiare. C’è un ristorante qui vicino che è davvero ottimo- le porse la mano e
la tirò su dolcemente, conducendola nel luogo che le aveva appena
accennato.
****
Nel ristorante
aleggiava un’aria dolce. Si stava bene. Il caldo era confortante, accompagnato
da un singolare odore di pulito. Le pareti erano dipinte di rosa salmone ed a
esse erano attaccate svariati quadri rappresentati paesaggi nelle diverse
stagioni dell’anno.
Glacier e Maes
erano stati tutta la sera in una saletta privata a mangiare e a parlare del più
e del meno.
-Sai- iniziò ad
un tratto la ragazza. –sono stata molto bene con te sta sera.
Grazie.-
-Bhe… ci sono
altri posti dove mi piacerebbe portarti. Pago e ce ne andiamo, ti
va?-
-Certo- disse
accompagnando quella parola con un dolce sorriso.
Il conto ci mise
pochissimo ad arrivare. Fu tanto veloce quanto salato. Maes all’inizio si
spaventò, ma pensò che per una volta, il gioco valeva davvero la
candela.
Si tastò le
tasche dei pantaloni, per poi passare a quelle della
giacca.
Dove diavolo
aveva messo il portafogli?
Si sforzò. Non
poteva rovinare la serata per una dimenticanza.
Dimenticanza.
Improvvisamente
realizzò. Aveva dimenticato il portafoglio sulla scrivania della sua
camera.
-Glacier… senti…
mi aspetteresti qualche minuto? Devo… comprare le sigarette e non mi va che tu
prenda freddo, ok?- cercò di essere il più convincente possibile, sperando che
la ragazza non si accorgesse dell’inganno.
-Va bene… ti
aspetto qui.-
Uscì piano dal
ristorante e prese a correre subito fuori.
Veloce.
Doveva fare
prestissimo. Avrebbe fatto prestissimo. Mentre correva pensava al volto di
Glacier, alla sua voce, ai suoi occhi. Non poteva rovinare tutto. Non sta
volta.
Più
veloce.
Accelerò. Spinse
di più con le gambe. Ignorò il dolore alla milza e continuò a
correre.
Eccola.
Casa.
Si fiondò verso
la porta, mentre si frugava nelle tasche cercando le
chiavi.
Ma dove diavolo
le aveva messe??
Realizzò.
Erano vicino al
portafoglio. Erano dentro la casa.
-Cazzo- disse
colpendo la porta con un pungo. –Devo entrare.-
Guardò fisso
davanti a sé per un po’. Poi decise cosa fare: avrebbe sfondato la
porta.
Iniziò a
prendere a spallate il pezzo di legno che lo divideva da ciò che necessitava,
continuando per un bel po’.
Quando la porta
cadde, non seppe dire quanto tempo fosse passato. Se lo chiese, ma non indagò
più di tanto. Corse su per le scale, prese il portafogli e le chiavi (che ormai
servivano a ben poco) e corse fuori.
Corse verso
Glacier.
*****
-Glacier, mi
dispiace io…- disse entrando nella saletta dove erano stati per tutta la serata.
Peccato che lei non ci fosse.
-Glacier?- la
cercò. Ma lei non c’era.
-Signore- disse
un cameriere mettendogli una mano sulla spalla. –La signorina che l’accompagnava
se ne è andata. Ha pagato ed è praticamente fuggita… mi sembrava
piangesse…-
-No…
grazie!!-
Riprese a
correre.
L’aveva fatta
piangere?
L’aveva fatta
soffrire?
Come aveva
potuto?
Idiota.
Era davvero un
idiota. Aveva rovinato tutto. L’aveva rovinato sin dall’inizio, arrivando tardi,
presentandosi con quei fiori rovinati. E poi questo.
Abbandonata.
Non poteva dire
la verità? Che si era dimenticato tutto? Che era un povero
idiota?
Corse verso casa
sua. Sapeva dove abitava, ma non sapeva come farsi perdonare. Come si poteva
perdonare un idiota del genere?
-Glacier!- prese
ad urlare. –Glacier!! Ti prego, sono Maes! Ti posso spiegare! Glacier ti posso
spiegare tutto!-
Nessuna
risposta. Lei aveva sentito. Maes ne era sicuro. Era ‘unica cosa di cui era
sicuro.
-Glacier! Lo so,
sono un idiota. Un cretino. Un minorato mentale. Ti ho fatto soffrire. Lo so.
Esci, ti prego! Dimmi quello che vuoi. Picchiami se ti va, mi va bene! Glacier
qualsiasi cosa! Dimmi qualsiasi cosa!!-
Silenzio.
Solo silenzio
come risposta.
-Glacier!!!-
-Maes se
continui così sveglierai tutto il vicinato.-
Eccola.
Stava sulla
soglie della porta e guardava il suo interlocutore con un misto di tristezza,
rabbia e dolcezza.
-Glacier io ti
posso spiegare…- cercò di avvicinarsi ma la ragazza
indietreggiò.
Ferita. L’aveva ferita.
-Meas…- disse
cercando di trattenere le lacrime. –se mi volevi scaricare bastava dirlo. La
scusa delle sigarette potevi risparmiartela, davvero…- e poi esplose.
Non riuscì a
trattenersi, pianse lacrime amare cerando di
nasconderle.
-No Glacier… tu
hai frainteso…- si avvicinò. Ora erano a pochi centimetri di distanza. –Mi ero
scordato il portafogli con le chiavi. Ho sfondato la porta per prenderlo. La
scusa delle sigarette… non mi andava di dirti la verità. Non volevo sapessi che
sono un idiota.
Non era l’andar suo cosa
mortale,/ ma d’angelica forma; et le parole/ sonavan altro che pur voce humana./
Uno spirito celeste, un vivo sole/ fu quel ch’i’ vidi: et se non fosse or tale,/
piagha per allentar d’arco non sana./
Glacier… questa
poesia… mi fa pensare a te. Lo so, forse sono un pazzo… ma te la dedico. Mi
piace tutto di te. I tuoi capelli lunghi che cadono fino a metà schiena e che si
muovono seguendo il ritmo del tuo corpo, i tuoi occhi. Mi piace quando mi
scrutano, quando si interrogano… anche quando sono persi a guardare il nulla. Mi
piacciono le tue mani fredde con le unghie mangiucchiate, mi piace il suono
della tua risata. Mi piaci quando arrossisci, quando ti arrabbi… mi piace anche
uqando piangi, ma spero di non doverti mai più vedere in questo
modo…-
Si chinò sul suo
volto, per asciugarle le lagrime salate.
-Sai Maes… anche
tu mi piaci…-
Si fissarono un
attimo.
Occhi negli
occhi.
Mano nella
mano.
Labbra sulle
labbra.
Si baciarono.
Dolce, passionale, bramato, pieno di significato fu il loro primo bacio. Un
qualcosa che avrebbero custodito geloso mante per tutta la vita. Non l’avrebbe
cambiato per nulla al mondo.
Si staccarono,
guardandosi un altro po’. Abbracciati, sorridenti.
Felici.
-Sai Glacier… mi
piaci anche per un altro motivo…-
-Che motivo?-
chiese curiosa la ragazza, guardandolo negli occhi.
-Mi piaci…
perché ti muovi a modo tuo-
Si ribaciarono.
Avrebbero
venduto l’anima per stare così per tutta la vita.
Ma la notte
passò, lasciando posto al giorno che riportò tutti alla solita
vita.
Ma adesso la
solita vita aveva qualcosa in più.
Adesso la vita
aveva qualcosa di dolce.
La loro vita
aveva amore.
E sarebbe bastato per sempre.
Mi sono sempre chiesta come sia nata la famiglia Hughes. È stato decidere che versione scegliere, ma tra quelle elaborate dalla mia testolina, penso questa fosse la migliore.
Il titolo vuol dire “Si muove a modo suo” e evidenzia la diversità, la particolarità di Glacier rispetto alle altre donne. Per quanto riguarda i colori … bhe, la storia è ambientata nella stagione invernale e il nome Glacier mi ha sempre fatto pensare a qualcosa di freddo. Per questo ho deciso di usare colori freddi ^^
Hope you like it
Emily the Strange
Riporto qui i giudizi e il risultato:
Seconda Fanfiction: She Moves on Her Own
Way.
By xXx...EscapeTheFate...xXx.
84/90.
COMMENTO FINALE: Sluny
28
Non ti ho potuto dare il massimo per qualche imprecisione
qua e la nello scrivere, ma per il
resto questa FF è eccezionale, sei
riuscita a commuovermi. Questa coppia è una delle mie
preferite e il modo di
descriverne l'incontro e l'unione è stato unico. Hai mantenuto alla
perfezione
l'IC dei personaggi (forse solo andando un pò fuori con Glacier,
ke è risultata molto più glaciale
di quanto sembri). Tirando le somme, ottima
fan fiction!
COMMENTO FINALE:
FrozenDragon
28
Il metodo
di scrittura e di stesura del testo è particolare ma semplice e facilmente
comprensibile a chiunque.
Alcuni errori di scrittura ci sono stati,ma non
trovo irregolarità di lettura nello scorrere nelle pagine.
Il tema è
semplicemente fantastico, non ho mai visto niente di simile in vita mia e credo
che tu mi abbia colpito abbastanza.
Niente da dire. Un 28 davvero
meritato.
COMMENTO FINALE: {•_NiHaL
~†
28
Sono pienamente soddisfatta di quest'opera.
Originale, creativa e
romantica, un tema che nessuno fin'ora aveva mai affrontato.
La traccia è ben
delineata, il carattere dei personaggi è stato rispettato, il
linguaggio è
semplice e scorrevole con alcuni termini ricercati ma non troppo
difficili
per comprensione. Mi spiace solo di non aver potuto dare il massimo
anche nell'ortografia,
poichè sono stati riscontrati alcuni errori (di
battitura e/o distrazione sicuramente^^),
ma di poco conto, infatti ero
tentata nel tralasciarli e dare il massimo. La traccia
è ben strutturata e
delineata, i tempi verbali rispettati e la storia attinente alla
trama
dell'anime. Meravigliosa u_u