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Autore: Zucchan    19/06/2008    4 recensioni
[-Sono subito da voi!-Una voce, tanto lontana quanto pacata, li accolse. Le pile di libri e la moltitudine degli scaffali rendevano impossibile una precisa localizzazione della figura che li aveva accolti, tanto che i due uomini si guardarono un po’ intorno, senza ottenere alcun risultato.
E poi eccola.Come dal nulla, apparire all’improvviso.Dolcemente si snodava dalle pile di libri, sorridente e luminosa. Bellissima.]
Ipotesi dell’incontro fra Glacier e Maes.
Prima classificata al contest indetto dall’fmagdrforum.
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Maes Hughes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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she moves in her own way

 

She Moves In Her Own Way

 

Disclaimers: I personaggi citati in questo racconto non sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

Anime/manga su cui basarsi: Full Metal Alchemist

Pairing: Libero [Meas-Glacier]

Tema: Romantico [introspettivo]

Vincoli: One shot

Parole da usare: libero

Parole usate: 2825

Rating: verde

 

 

Presentazione:  -Sono subito da voi!- Una voce, tanto lontana quanto pacata, li accolse. Le pile di libri e la moltitudine degli scaffali rendevano impossibile una precisa localizzazione della figura che li aveva accolti, tanto che i due uomini si guardarono un po’ intorno, senza ottenere alcun risultato.

E poi eccola. Come dal nulla, apparire all’improvviso.  Dolcemente si snodava dalle pile di libri, sorridente e luminosa. Bellissima.

Ipotesi dell’incontro fra Glacier e Maes.

Prima classificata al contest indetto dall’fmagdrforum.

 

 

_____________________________________

 

 

L’orologio al centro della piazza segnava le ore 12:18, mentre il vento, furioso, soffiava su un’affollata Central City.

Freddo.

Un freddo quasi inverosimile, accompagnato da un cielo coperto da soffici nuvole grigiastre.

-Pioverà, ne sono certo-

Un uomo, sui ventitre anni, qualcuno in più, qualcuno in meno, prese a scrutare il cielo improvvisandosi meteorologo per qualche secondo.

-No, nevicherà. Sai che non mi piace la pioggia …-

L’altro, un amico seduto allo stesso tavolo dello stesso bar, intento a giocare con i fondi del caffè sopravvissuti  in fondo alla bianca tazzina, sorrise spavaldo.

-Roy…  solo perché sei diventato da poco l’alchimista di fuoco, non ti dovresti vantare …-

-Maes, Maes, Maes … un po’ di autocompiacimento è dovuto a tutti, no?-

-Caro il mio alchimista di fuoco … si da il caso che tu sia una persona che si auto compiaccia ogni quattro minuti … sarebbe piacevole se tu limitassi la tua dose di narcisismo …- Inarcò un sopracciglio, alzando l’angolo sinistro della bocca.

-Questa mia presunzione mi serve … non avrei tanto successo con le donne altrimenti … non credi?-

Prevedibile. Tutti i discorsi riguardanti il carattere di Roy finivano infatti in quel modo: alle donne piaceva, non era quindi necessario alcun cambiamento.

-Prima o poi troverai una con la quale non funziona …  sarà una bella delusione …-

-Si, si, certo. A proposito di delusioni … accompagnami a comprare un libro, tra tre giorni è il compleanno di mia madre e le devo assolutamente fare un regalo.-

Maes annuì alzandosi per seguire l’amico Roy. Camminarono in silenzio verso la libreria in fondo alla strada.

Dentro il negozio aleggiava un dolce e soffuso odore di vaniglia, accompagnato da una pacata musica d’epoca. La luce era piuttosto forte, tanto da mascherare il bianco dei muri in un leggero color crema.

Era un’atmosfera calda. Decisamente accogliente. Se non fosse stato per quelle poche centinaia di scaffali e quelle qualche migliaia di libri, si poteva scambiare quel negozio per una casa, magari una di quelle con il camino accesso e una torta posta sul davanzale a raffreddare.

-Sono subito da voi!- Una voce, tanto lontana quanto pacata, li accolse.

Le pile di libri e la moltitudine degli scaffali rendevano impossibile una precisa localizzazione della figura che li aveva accolti, tanto che i due uomini si guardarono un po’ intorno, senza ottenere alcun risultato.

E poi eccola.

Come dal nulla, apparire all’improvviso.

Dolcemente si snodava dalle pile di libri, sorridente e luminosa.

Bellissima.

-In cosa posso aiutarvi?- chiese piegando leggermente il capo verso destra.

Roy la fissò per un po’, dando un’occhiata veloce, senza fissarsi sui particolari, per poi risponderle sicuro di sé.

-Un libro di poesie … è un regalo per mia madre.- sorrise sfacciato, sperando di far colpo.

-Che genere di poesie?- Chiese quella guardandolo senza cambiare espressione.

Primo tentativo, fallito.

-Bhe non so … è uguale … poesie per poesie, insomma …- sorrise toccandosi i capelli. Il primo tentativo era anche andato in fumo, il secondo sicuramente no.

-Ah.- si limitò a dire la ragazza. Si girò su se stessa e si diresse verso uno scaffale lontano dai due clienti.

-Ma che le è preso?- chiese Roy al compagno, senza farsi sentire.

-Non saprei …- disse quello sforzandosi di non guardare la commessa. –Quando hai detto “poesie per poesie”, ha totalmente cambiato espressione … forse le ha dato fastidio …-

-Bha … alla fine tanto…- Roy dovette far morire le parole sulle labbra. La ragazza era tornata e non si voleva certo fare sentire.

-Guardi- iniziò quella porgendogli un libricino dalla copertina rossa. –questa è una piccola raccolta di poesie poco impegnative. Penso vada bene…-

-Si, penso di si…-

-Le faccio un pacchetto- si diresse veloce al bancone, per iniziare a rinchiudere il regalo in una delicata carta verde, ornata da un nastro bianco latte.

12:30. L’orologio sembrò voler urlare quell’ora. Il suo dolce rintocco rimbombò per tutto il negozio, coprendo per un secondo la musica d’epoca che aleggiava pigra nella libreria.

-Sono in ritardo! Maes, paga tu per me! Ti restituisco i soldi dopo-

-Roy … aspetta…-

Troppo tardi. Roy era già scappato, lasciando l’amico con i soldi in mano e una strana felicità che cresceva dal profondo dell’animo.

Si girò verso la ragazza, intenta a finire il pacchetto.

-Sa…- Maes sentì la sua voce risuonare nel negozio. Ma davvero stava parlando a quella ragazza? –il mio amico andava un po’ di fretta… non credo pensasse davvero ciò che ha detto… per quanto riguarda le poesie, ovviamente…-

-Non saprei dire …- disse quella senza staccare gli occhi dalla carte verde, che stava dando più problemi del previsto. –però… quando si minimalizza su cose come poesie, libri … opere d’arte, insomma … non so, a me da fastidio… ho sempre pensato che chiunque abbia scritto qualcosa, da una riga di quaderno a un libro… qualsiasi cosa insomma, lo abbia fatto per trasmetterci un messaggio… le persone che non capiscono, mi danno ai nervi… e…- alzò lo sguardo.

Un secondo.

Gli occhi di entrambi si incrociarono, stettero li a guardarsi, a scrutarsi, a cercare qualcosa dell’altro. Qualsiasi cosa.

E poi il rossore, che invadente, macchiava il viso di entrambi.

Il guardare da un’altra parte.

Il far finta di niente.

Era qualcosa di speciale.

Era bellissimo.

-Sa… io e lei non ci siamo ancora presentati- tese la mano tremante. –Io sono Maes, piacere.-

-E’ vero…- prese la mano. Era grandissima ed era incandescente. –Io sono Glacier. Penso ci possiamo anche dare del tu…no?-

-Si… hai ragione, Glacier...-

La ragazza sorrise, porgendo il pacchetto.

-Ecco a te, Maes. Non sono molto pratica con i pachetti… ci è voluto un po’…-

-Tranquilla, è stato un piacere conoscerti. Davvero.-

-Lo è stato anche per me.-

-Bhe… io vado… ci si vede. Ciao…-

-Ciao…-

Maes uscì a malincuore da quella libreria.

Non perché il freddo gli punse le guance.

Non perché fuori c’era solo puzza di smog.

Non perché aveva appena iniziato a piovere.

Voleva ritornare da lei. Rivederla. Riparlarci. Guardarne i capelli. Scrutarne gli occhi.

Si girò verso il negozio. La vide pensierosa, poggiata con i gomiti sul bancone della cassa a pensare a chi sa cosa.

Avrebbe dato qualsiasi cosa per essere il protagonista dei suoi pensieri.

*****

-E quindi ti piace questa Glacier.-

-No aspetta… non è che mi piaccia… diciamo che è carina… molto carina… simpatica e…-

-Maes, non mi prendere in giro. Sei cotto. Si vede lontano un miglio-

-Va bene lo ammetto…  solo che è così bella. Simpatica. Hai visto gli occhi? E i capelli? Il tono di voce? Il sorriso? Hai visto…-

-SI MAES!- urlò Roy interrompendolo. –L’HO VISTA ANCHE IO!- riprese fiato, guardandosi intorno.  Aveva decisamente urlato troppo. La gente del bar lo guardava sconvolta, bisbigliando di tanto in tanto qualche maligno commento.

Roy si risedette, cercando di darsi un contegno.

-Si, Maes. L’ho vista anche io. Comunque, cosa hai intenzione di fare?-

-Cosa dovrei fare, Roy? Le chiederò di conoscerci meglio e la inviterò ad uscire, no?-

-E poi?-

-E poi cosa? Parleremo, prenderemo il the, faremo un giro e poi la riaccompagnerò a casa…-

-Bravo bravo. Stai imparando dal maestro, che ovviamente sarei io. Allora il piano è questo: la via a trovare al negozio, ci parli , fai il carino e le dici che ti farebbe piacere vederla fuori dalla libreria. Lei accetta, la porti fuori, la fai divertire, la riaccompagni a casa e quando siete sotto il portone di casa sua… la baci. Capito?-

-Va bene… penso di aver capito… dici che funzionerà?-

-Funziona sempre, fidati!-

*****

Il cuore gli stava per esplodere. Lo sentiva. Avrebbe avuto un infarto, ne era certo.

Si ripeteva di stare calmo, che sarebbe andato tutto bene. Ma era difficile credere a quelle parole.

Glacier se ne stava seduta dietro il bancone, all’oscuro di tutto.

E se avesse detto di no? E se fosse già innamorata di qualcun altro? O se semplicemente non ricambiava i sentimenti per Maes?

Fece un respiro profondo, raccolse il coraggio che sembrava essere scappato, ordinò al cuore di stare calmo ed entrò.

-Ciao!- Glacier lo accolse con un dolce sorriso. Bastò questo a farlo stare meglio. –Come stai?-

-Tutto bene… tu?- Si sforzò per non far tremare la voce. Maledisse l’agitazione e continuò a guardarla.

-Diciamo che si va avanti come si può. Con questo freddo poi… sono contenta che tu sia venuto a trovarmi, sai?-

Un colpo dritto al cuore.

Come una doccia calda in un gelido inverno.

Come una boccata d’aria dopo una lunga apnea.

Una felicità immensa. Indescrivibile.

-Ah… davvero? Anche a me fa piacere vederti …- distolse lo sguardo, erano troppo emozioni tutte insieme. –comunque… cosa stavi facendo di bello?- Maes sperò che cambiare discorso fosse una soluzione per sconfiggere il rossore.

-Stavo leggendo “Il rumore della città”. È un libro bellissimo a mio parere. Parla di una ragazzina, Elicia, che scappa di casa per andare in città… non l’ho finito ancora, ma mi piace la protagonista. Dolce, determinata, ingenua… un bel personaggio, davvero. Tu invece cosa stai leggendo?-

-Io… una raccolta di poesie. Ce ne è una bellissima, che fa più o meno così…

“Erano i capei d’oro a l’aura sparsi/ che in mille dolci nodi li avolgea,/…”

Conosci?-

-Certo. È una poesia molto bella, piena di significati, di messaggi. Piace molto anche a me-

Sorrise, di nuovo.

-Glacier,- disse Maes prendendo fiato.-ti andrebbe, sta sera, di uscire con me per fare un giro?-

Silenzio.

Si guardarono per un po’, una manciata di secondi che durò un’eternità.

-Va bene…-

-Davvero?- Gli aveva davvero risposto di si?.

-Davvero. A che ora?-

-Ci vediamo davanti alla caffetteria qui di fronte alle otto in punto. Va bene?-

-Va bene.-

-A dopo allora-

*****

Erano le 20:01 e lui era in ritardo. Correva veloce per le strade di Central City. I fiori nella mano destra, le gambe che si facevano sempre più pesanti, il fiato corto, il vento che gli scompigliava i capelli e la speranza che Glacier, come tutte le donne arrivasse in ritardo.

Speranza vana. Erano le 20:12 e Glacier era già arrivata.

Se ne stava seduta composta su una panchina vicino al grande orologio, guardando nel vuoto.

-Glacier!- la chiamò Maes a gran voce. –Glacier… scusa il ritardo… è tanto che aspetti?-

La guardò bene. Era bellissima, truccata in modo dolce e leggero in modo tale da risaltare gli occhi chiari e le labbra fini. Non sembrava arrabbiata, ma c’era qualcosa di strano nel suo volto.

-No non ti preoccupare.-

-Bene. senti, questi sono per te…- le porse i fiori, guardandola dritta negli occhi.

-Ah… grazie…- si limitò a dire. Effettivamente, non avrebbe potuto dire altro. I fiori, nella corsa, si erano rovinati. Alle margherite mancavano i petali, le rose li avevano strappati le foglie e gli iris sembravano mutilati. –Allora, dove vogliamo andare?-

-Ti porto in a mangiare. C’è un ristorante qui vicino che è davvero ottimo- le porse la mano e la tirò su dolcemente, conducendola nel luogo che le aveva appena accennato.

****

Nel ristorante aleggiava un’aria dolce. Si stava bene. Il caldo era confortante, accompagnato da un singolare odore di pulito. Le pareti erano dipinte di rosa salmone ed a esse erano attaccate svariati quadri rappresentati paesaggi nelle diverse stagioni dell’anno.

Glacier e Maes erano stati tutta la sera in una saletta privata a mangiare e a parlare del più e del meno.

-Sai- iniziò ad un tratto la ragazza. –sono stata molto bene con te sta sera. Grazie.-

-Bhe… ci sono altri posti dove mi piacerebbe portarti. Pago e ce ne andiamo, ti va?-

-Certo- disse accompagnando quella parola con un dolce sorriso.

Il conto ci mise pochissimo ad arrivare. Fu tanto veloce quanto salato. Maes all’inizio si spaventò, ma pensò che per una volta, il gioco valeva davvero la candela.

Si tastò le tasche dei pantaloni, per poi passare a quelle della giacca.

Dove diavolo aveva messo il portafogli?

Si sforzò. Non poteva rovinare la serata per una dimenticanza.

Dimenticanza.

Improvvisamente realizzò. Aveva dimenticato il portafoglio sulla scrivania della sua camera.

-Glacier… senti… mi aspetteresti qualche minuto? Devo… comprare le sigarette e non mi va che tu prenda freddo, ok?- cercò di essere il più convincente possibile, sperando che la ragazza non si accorgesse dell’inganno.

-Va bene… ti aspetto qui.-

Uscì piano dal ristorante e prese a correre subito fuori.

Veloce.

Doveva fare prestissimo. Avrebbe fatto prestissimo. Mentre correva pensava al volto di Glacier, alla sua voce, ai suoi occhi. Non poteva rovinare tutto. Non sta volta.

Più veloce.

Accelerò. Spinse di più con le gambe. Ignorò il dolore alla milza e continuò a correre.

Eccola.

Casa.

Si fiondò verso la porta, mentre si frugava nelle tasche cercando le chiavi.

Ma dove diavolo le aveva messe??

Realizzò.

Erano vicino al portafoglio. Erano dentro la casa.

-Cazzo- disse colpendo la porta con un pungo. –Devo entrare.-

Guardò fisso davanti a sé per un po’. Poi decise cosa fare: avrebbe sfondato la porta.

Iniziò a prendere a spallate il pezzo di legno che lo divideva da ciò che necessitava, continuando per un bel po’.

Quando la porta cadde, non seppe dire quanto tempo fosse passato. Se lo chiese, ma non indagò più di tanto. Corse su per le scale, prese il portafogli e le chiavi (che ormai servivano a ben poco) e corse fuori.

Corse verso Glacier.

*****

-Glacier, mi dispiace io…- disse entrando nella saletta dove erano stati per tutta la serata. Peccato che lei non ci fosse.

-Glacier?- la cercò. Ma lei non c’era.

-Signore- disse un cameriere mettendogli una mano sulla spalla. –La signorina che l’accompagnava se ne è andata. Ha pagato ed è praticamente fuggita… mi sembrava piangesse…-

-No… grazie!!-

Riprese a correre.

L’aveva fatta piangere?

L’aveva fatta soffrire?

Come aveva potuto?

Idiota.

Era davvero un idiota. Aveva rovinato tutto. L’aveva rovinato sin dall’inizio, arrivando tardi, presentandosi con quei fiori rovinati. E poi questo.

Abbandonata.

Non poteva dire la verità? Che si era dimenticato tutto? Che era un povero idiota?

Corse verso casa sua. Sapeva dove abitava, ma non sapeva come farsi perdonare. Come si poteva perdonare un idiota del genere?

-Glacier!- prese ad urlare. –Glacier!! Ti prego, sono Maes! Ti posso spiegare! Glacier ti posso spiegare tutto!-

Nessuna risposta. Lei aveva sentito. Maes ne era sicuro. Era ‘unica cosa di cui era sicuro.

-Glacier! Lo so, sono un idiota. Un cretino. Un minorato mentale. Ti ho fatto soffrire. Lo so. Esci, ti prego! Dimmi quello che vuoi. Picchiami se ti va, mi va bene! Glacier qualsiasi cosa! Dimmi qualsiasi cosa!!-

Silenzio.

Solo silenzio come risposta.

-Glacier!!!-

-Maes se continui così sveglierai tutto il vicinato.-

Eccola.

Stava sulla soglie della porta e guardava il suo interlocutore con un misto di tristezza, rabbia e dolcezza.

-Glacier io ti posso spiegare…- cercò di avvicinarsi ma la ragazza indietreggiò.

Ferita. L’aveva ferita.

-Meas…- disse cercando di trattenere le lacrime. –se mi volevi scaricare bastava dirlo. La scusa delle sigarette potevi risparmiartela, davvero…- e poi esplose.

Non riuscì a trattenersi, pianse lacrime amare cerando di nasconderle.

-No Glacier… tu hai frainteso…- si avvicinò. Ora erano a pochi centimetri di distanza. –Mi ero scordato il portafogli con le chiavi. Ho sfondato la porta per prenderlo. La scusa delle sigarette… non mi andava di dirti la verità. Non volevo sapessi che sono un idiota.

Non era l’andar suo cosa mortale,/ ma d’angelica forma; et le parole/ sonavan altro che pur voce humana./ Uno spirito celeste, un vivo sole/ fu quel ch’i’ vidi: et se non fosse or tale,/ piagha per allentar d’arco non sana./

Glacier… questa poesia… mi fa pensare a te. Lo so, forse sono un pazzo… ma te la dedico. Mi piace tutto di te. I tuoi capelli lunghi che cadono fino a metà schiena e che si muovono seguendo il ritmo del tuo corpo, i tuoi occhi. Mi piace quando mi scrutano, quando si interrogano… anche quando sono persi a guardare il nulla. Mi piacciono le tue mani fredde con le unghie mangiucchiate, mi piace il suono della tua risata. Mi piaci quando arrossisci, quando ti arrabbi… mi piace anche uqando piangi, ma spero di non doverti mai più vedere in questo modo…-

Si chinò sul suo volto, per asciugarle le lagrime salate.

-Sai Maes… anche tu mi piaci…-

Si fissarono un attimo.

Occhi negli occhi.

Mano nella mano.

Labbra sulle labbra.

Si baciarono. Dolce, passionale, bramato, pieno di significato fu il loro primo bacio. Un qualcosa che avrebbero custodito geloso mante per tutta la vita. Non l’avrebbe cambiato per nulla al mondo.

Si staccarono, guardandosi un altro po’. Abbracciati, sorridenti.

Felici.

-Sai Glacier… mi piaci anche per un altro motivo…-

-Che motivo?- chiese curiosa la ragazza, guardandolo negli occhi.

-Mi piaci… perché ti muovi a modo tuo-

Si ribaciarono.

Avrebbero venduto l’anima per stare così per tutta la vita.

Ma la notte passò, lasciando posto al giorno che riportò tutti alla solita vita.

Ma adesso la solita vita aveva qualcosa in più.

Adesso la vita aveva qualcosa di dolce.

La loro vita aveva amore.

E sarebbe bastato per sempre.

 

Mi sono sempre chiesta come sia nata la famiglia Hughes. È stato decidere che versione scegliere, ma tra quelle elaborate dalla mia testolina, penso questa fosse la migliore.

Il titolo vuol dire “Si muove a modo suo” e evidenzia la diversità, la particolarità di Glacier rispetto alle altre donne. Per quanto riguarda i colori … bhe, la storia è ambientata nella stagione invernale e il nome Glacier mi ha sempre fatto pensare a qualcosa di freddo. Per questo ho deciso di usare colori freddi ^^

Hope you like it

 

Emily the Strange

 

 

Riporto qui i giudizi e il risultato:

Seconda Fanfiction: She Moves on Her Own Way.
By xXx...EscapeTheFate...xXx.

84/90.

COMMENTO FINALE: Sluny
28

Non ti ho potuto dare il massimo per qualche imprecisione qua e la nello scrivere, ma per il
resto questa FF è eccezionale, sei riuscita a commuovermi. Questa coppia è una delle mie
preferite e il modo di descriverne l'incontro e l'unione è stato unico. Hai mantenuto alla perfezione
l'IC dei personaggi (forse solo andando un pò fuori con Glacier, ke è risultata molto più glaciale
di quanto sembri). Tirando le somme, ottima fan fiction!

COMMENTO FINALE: FrozenDragon
28

Il metodo di scrittura e di stesura del testo è particolare ma semplice e facilmente comprensibile a chiunque.
Alcuni errori di scrittura ci sono stati,ma non trovo irregolarità di lettura nello scorrere nelle pagine.
Il tema è semplicemente fantastico, non ho mai visto niente di simile in vita mia e credo che tu mi abbia colpito abbastanza.
Niente da dire. Un 28 davvero meritato.

COMMENTO FINALE: {•_NiHaL ~†

28

Sono pienamente soddisfatta di quest'opera.
Originale, creativa e romantica, un tema che nessuno fin'ora aveva mai affrontato.
La traccia è ben delineata, il carattere dei personaggi è stato rispettato, il
linguaggio è semplice e scorrevole con alcuni termini ricercati ma non troppo difficili
per comprensione. Mi spiace solo di non aver potuto dare il massimo anche nell'ortografia,
poichè sono stati riscontrati alcuni errori (di battitura e/o distrazione sicuramente^^),
ma di poco conto, infatti ero tentata nel tralasciarli e dare il massimo. La traccia
è ben strutturata e delineata, i tempi verbali rispettati e la storia attinente alla trama
dell'anime. Meravigliosa u_u

 

  
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