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Autore: Rota    17/02/2014    1 recensioni
Tra i due, quello che sempre è riuscito con minor difficoltà a palesare i propri sentimenti è stato Danimarca.
Ha una tale astratta e astrusa concezione dell'altro, come corrispondente di ogni possibile dialogo e come soggetto matrice di un sentire palpabile, da portare sé medesimo e il proprio desiderio ad un'importanza superiore a qualsiasi altra cosa – la sottile forma dell'egocentrismo che si dimostra nell'espansività radicata, insomma, è quel particolare che ha imparato davvero subito.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Danimarca, Islanda, Norvegia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*Autore: Rota
*Titolo: The moon is the only light we'll see
*Fandom: Axis Powers Hetalia
*Personaggi: Danimarca, Norvegia, Islanda
*Genere: Sentimentale, Fluff
*Rating: Verde
*Avvertimenti: One shot, Shonen ai
*Prompt: Pudore
*Parole: 1150
*Credits: “Stand by me”, Ben E. King
*Note: La DenNor è una ship che mi è sempre piaciuta tantissimo, volevo fare qualcosina di leggero (L)
Buona lettura (L)

 

 

 

 

 

 

 

-Norvegia! Se non ti muovi, rischi di rimanere indietro! Avanti!
La Nazione si ridesta, sorprendendosi a fissare con insistenza un sasso tondo tondo ai bordi di quel sentiero in sterrato. Alza lo sguardo e vede suo fratello e Danimarca in attesa di un suo cenno per continuare a camminare, con espressioni sospese nei lineamenti.
Riprende il proprio passo, e così anche loro.
Il ragazzo più alto strilla qualcosa, pochi metri più in là, e indica un punto imprecisato del lungo prato disteso oltre i bordi del sentiero, addormentato di scuro: c'è la prima delle lucciole di quella sera che ha cominciato a ronzare e si è levata in aria, partendo da un fiore dai petali attorcigliati. Si rivolge a Islanda con un sorriso che pare largo quanto la sua faccia.
-Visto? Ce ne sono già!
Islanda è diviso tra l'irritazione di dovergli dare ragione e la felicità della scoperta: non era riuscito a credergli quando gli aveva detto, convintissimo, di aver visto le prime lucciole della bella stagione, pur essendo solo Maggio. Opta per una delle solite espressioni tutte serie, che tanto lo fanno assomigliare a suo fratello Norvegia, e Danimarca ride senza malizia.
Smette quando Islanda non gli bada più, troppo intento a seguire con lo sguardo una seconda lucciola. E una terza. E anche una quarta.
Norvegia si sorprende per la seconda volta a fissare quasi il vuoto quando una lucciola gli ronza accanto alla faccia e lui per istinto arretra, cercando di sfuggire alla fonte di quel rumore fastidioso. Ringrazia solo di non essere stato visto, perché sopportare l'ennesima risata sguaiata dello spilungone biondo proprio è l'ultima delle cose che vuole.
Ma Danimarca sembra più intento a sorridere al mondo intero per badargli, e questo gli fa bene al cuore. Si avvicina a lui quando una di quelle creature gli si posa sui palmi chiusi a coppa, rinchiudendolo tra le proprie dita come in una scatola si avvicina a lui e gli fa vedere quella piccola meraviglia da vicino.
-Guarda! Non è bella?
La lucciola ronza in cerchio, tra le sue mani, e solo in un secondo tempo, quando ha giocato abbastanza a disegnare contorni e ombre strane sulla lunga linea della vita di Danimarca, allora piroetta in aria e si allontana.
Tra i due, quello che sempre è riuscito con minor difficoltà a palesare i propri sentimenti è stato Danimarca.
Ha una tale astratta e astrusa concezione dell'altro, come corrispondente di ogni possibile dialogo e come soggetto matrice di un sentire palpabile, da portare sé medesimo e il proprio desiderio ad un'importanza superiore a qualsiasi altra cosa – la sottile forma dell'egocentrismo che si dimostra nell'espansività radicata, insomma, è quel particolare che ha imparato davvero subito.
Anche in quel momento, per esempio, non gli riesce per nulla difficile palesargli la propria felicità, con tutto ciò che quella implica.
Perché è stato lui a volerlo trascinare fuori casa, lontano dal lavoro e dalle solite scartoffie che gli riempiono la scrivania e ogni altra superficie orizzontale. Ha trovato dieci scuse, prima di sentirsi soddisfatto – Norvegia le ha contate tutte, perché ha dovuto rifiutarle una a una. Però, una volta che Islanda ha deciso di aiutarlo, si era ritrovato a non riuscire più a controbattere nulla. E proprio per la motivazione più stupida ha perso.
Resta a sentire i sassi sotto la suola delle scarpe, acuendo la vista per colpa di una luna stanca che non emette alcuna luce davvero d'aiuto, avvolto in un cappotto troppo pesante per quel tempo; lo ha aperto, sul davanti, e un poco del rossore sulle sue guance è andato via.
Si avvicina lento, quando Danimarca ha smesso di agitarsi come un ossesso per merito delle cattive parole di Islanda, e resta con le braccia aperte nell'attesa che le lucciole gli vengano vicine. La Nazione più giovane, in un gesto temerario, compie il primo passo nell'erba fredda di rugiada, e ascolta il suono morbido degli steli rigidi che si piegano sotto il suo piede; Danimarca stesso, nel vederlo titubante, lo supera correndo e si immerge nel verde.
Islanda lo insegue subito dopo.
Norvegia sospira ma evita di porsi alcune domande pericolose circa la maturità dell'uno e dell'altro: non sono risposte che gli piacciono tanto, quelle che trova alla fine del percorso.
Vede un albero dalla chioma folta a campana, sulla cima della collina su cui si stende il prato. All'improvviso si mette a correre, superando bene la coppia che si è fermata in una zuffa.
-Chi arriva ultimo paga pegno!
Non lo grida neanche, in realtà, e basta che corra accanto alla coppia perché i due capiscano.
Vince Danimarca, ma solo perché ha le gambe più lunghe. E quando si stende sul prato, tra le radici sporgenti dell'albero e il terreno, sia Norvegia che Islanda gli si stendono sopra per sdegno e irritazione, godendo nel pesargli sopra. Lui chiede pietà e solo il più giovane gli da ascolto: Norvegia rimane fermo, mentre il fratello minore rotola via e si mette a guardare la luna in silenzio.
Danimarca è bravo a palesare i sentimenti, ma non a prevederne le conseguenze a lunga durata. Norvegia è restio anche solo a citarli, ma prima di dare loro un nome li identifica con precisione e esattezza.
Per questo è sempre Danimarca a ritrovarsi in imbarazzo, quando sono troppo vicini – o quando sente chiaramente il battito del suo cuore, calmo e tranquillo, con quel ritmo preciso che lui ha definito tempo addietro. Proprio perché si tratta più di una questione sentimentale che fisica, Norvegia l'ha sempre chiamata “pudore”.
Già hanno fatto l'amore, già hanno sentito il sapore delle labbra l'uno dell'altro.
Già Danimarca ha detto quelle parole maledette, una volta. Poi non le ha mai più ripetute, perché troppo ne ha considerazione e troppo ha in considerazione lui per pensare che se ne possa dimenticare in qualche modo.
È il suo sentire, quello che si è esposto, e benché sappia che l'altro non conservi per lui intenzioni di sopraffazione o scherno, si sente in dovere di mostrarsi sensibile a qualsiasi contatto.
Stupido e pretenzioso; egocentrico oltre ogni dire.
Norvegia si alza lento dal suo petto e quando lo guarda in viso lo vede arrossato, pur nell'ombra. È una cosa che gli fa effetto, per quanto non dimostri con nessun guizzo di luce negli occhi o nessun tremito sulla pelle: apprezza Danimarca a modo suo, nella stramba bellezza e nell'assurdo comportamento che non ha cambiato, da prima a dopo, dimostrando più tatto e sincerità di quanto avrebbe potuto aspettarsi.
Per quello è portato a credere di ricambiarlo. Per quello rispetta il suo pudore e non cede alla tentazione di baciarlo sulle labbra
Danimarca sorride e capisce, vedendolo immobile sopra di sé, quello che serve: lo accarezza e basta, sulla guancia.
Islanda, poi, li richiama con un verso strano, e quando arrivano a guardarlo vedono un paio di lucciole curiose disposte sul viso della giovane Nazione. Danimarca si trattiene dal ridere, per non farle scappare via.
Si stendono, tutti e tre, l'uno vicino all'altro – c'è qualche intreccio di dita, silenzioso, che non è niente più della normalità tra di loro.

 

 

 

When the night has come
And the land is dark
And the moon is the only light we'll see
No I won't be afraid, no I won't be afraid
Just as long as you stand, stand by me

   
 
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