Ciao a tutti! Ci sono momenti in cui le persone che vanno a scuola si annoiano cosi tanto (nel mio caso sempre) che prendono in mano il primo quaderno che hanno davanti o la prima superficie liscia e chiara che vedono e si mettono a scrivere perche' non ce la fanno più ad ascoltare il prof che spara minchiate su Pirandello (che tra l'altro io adoro ma che volete il mio prof ha la capacita' di annoiare un sasso). Cosi è venuta fuori questa cosetta qui che non è una vera e propira flash fic perche' credo che sia leggermente più lunga ma chissene siamo la'. Ovviamente il pairing è SHERIARTY (ma nooo non s'era capito xD)
Colgo l'occasione per ringraziare coloro che hanno commentato la mia ultima fic, "Yin e yang", perche' siete veramente delle persone fantastiche, sul serio, anche se non ci siamo mai viste e non vi conosco di persona mi sento felice quando ricevo un vostro commento! Mi fate tanti complimenti che io penso di non meritare e grazie a voi la mia gia' bassa autostima sta a poco a poco salendo quindi voglio solo dire GRAZIE! Grazie a tutti quelli che mi seguono, che leggono le mie storie e che mi sostengono perche' per me è veramente importante :')
Oraaa... credo di aver finito di piangere quindi vi lascio alla lettura di questo ultimo parto della mia mente annoiata xD
Buon divertimento <3

Ps: dedicata in particolare ad Arias che apprezza un Jim passivo e che grazie a lei sto iniziando ad apprezzare pure io anche' perche', diciamocelo, io non credo nei ruoli fissi soprattutto tra questi due ;)


 
 
 
 
 
 





-Puoi torturarmi, puoi fare tutto quello che vuoi con me- aveva detto Moriarty sul tetto dell'ospedale e Sherlock l'aveva preso sulla parola. 
Disteso sul letto, completamente nudo, braccia e gambe divaricate e ammanettate alle sbarre metalliche del letto, Jim Moriarty non aveva idea di come fosse arrivato lì. La vista era annebbiata e a stento riusciva a muovere la testa per guardarsi intorno. La stanza era piccola e priva di arredamento, la poca luce presente filtrava attraverso delle persiane abbassate e dalla sensazione di smarrimento e confusione che stava provando si rese conto di essere stato drogato. 
Tutto girava attorno a lui e si lamento' sommessamente quando una lampada si accese accanto al suo viso e tento' di vedere chi fosse il suo rapitore. Ridacchio' per essersi lasciato fregare così facilmente, proprio lui, e un brivido di eccitazione pura gli percorse la schiena e un calore forte gli si sparse nel basso ventre quando sentì una voce profonda rivolgersi a lui. 
-Ti diverti?-
Sherlock fece la sua comparsa uscendo da una stanzetta, con i pantaloni eleganti e neri stretti sulle gambe, la camicetta viola con le maniche arrotolate fino ai gomiti lasciando vedere gli avambracci nervosi e cosi stretta sul petto che i bottoni imploravano pieta'. Jim non pote' fare a meno di sghignazzare più sonoramente nel pensare di essere così esposto, vulnerabile e alla completa merce' della sua nemesi. 
-Oh oh Sherlock! Non sei affatto noioso, no no- canticchio' quello. 
-Puoi ben dirlo. Io sono te, ricordi? L'hai detto tu-
Era vero. Moriarty sapeva che dentro Sherlock c'era un lato oscuro, nascosto, se vogliamo addirittura un altro Sherlock, uno Sherlock nero che era attratto dal male, dall'oscurita', dalle cose nuove e proibite e che voleva sporcarsi le mani, ma di cui egli stesso aveva paura. E a quanto pareva il lato oscuro stava prendendo il sopravvento su di lui proprio ora. 
-Si, è vero, l'ho detto. E ora che vuoi fare? Unirti al cattivo o continuare a fare il giustiziere della notte accanto al tuo Robin?- lo canzono' il criminale ma si zittì quando percepì un dolore bruciante accanto alle sue parti intime. Sherlock l'aveva colpito con un frustino. Ghigno'. 
-Nessuno dei due. Per ora voglio solo togliermi uno sfizio personale-
-E cioe'?-
-Farti supplicare, urlare, contorcere, soffrire. Farti piangere, se ci riesco, dalla frustrazione, perche' oggi non avro' pieta'- annuncio' Sherlock accarezzando l'asta di cuoio. 
-Insomma tu vuoi dimostrarmi che mi sbaglio e che saresti in grado di farmi fare cose che non vog...- si blocco' quando sentì la mano di Sherlock scivolare sotto i suoi testicoli e penetrarlo con il dito indice, senza preavviso, senza preparazione. I loro sguardi si incontrarono e il detective si abbasso' appena con il viso sfiorando le labbra di Moriarty con le proprie. 
-Esatto-
Fu allora che Jim provo' a baciarlo facendo scattare in avanti la testa e ringhiando perche' l'altro si era allontanato prima che potesse raggiungerlo. Il ricciolo rise togliendo il dito dal suo corpo. 
-Lo vedi?- lo prese in giro salendo poi sul letto e mettendosi in piedi su di lui, con il suo busto tra le gambe. Lo guardo' dall'alto accarezzando il frustino e facendolo calare violentemente sul petto, sull'addome, sul pene e a volte sul viso, sfottendolo dicendo “ti piace questo?”. Quando si fermo', Jim ne approfitto' per riprendere fiato e parlare. 
-Vuoi davvero torturarmi?-
-Lo sto gia' facendo-
-Allora ti confesso un segreto- disse il sottomesso e Sherlock gli si accovaccio' sulla pancia, posandovi il sedere e poggiando i gomiti sulle proprie ginocchia. 
-Si?-
-La tortura mi eccita- sussurro' l'altro poco dopo e, con un bel colpo di reni, lo fece sbilanciare in avanti e mentre quello metteva i palmi davanti a se' facendoli sprofondare nel cuscino, Jim mosse la testa e gli infilo' letteralmente la lingua in bocca, costringendolo a sentire il suo sapore, buono penso’, rubandogli un bacio. Mugolo' quando lo sentì distendersi completamente sul suo corpo, irritando la pelle con i vestiti e pote' sentire la vistosa erezione intrappolata nei pantaloni premere contro la sua e una mano bianca e affusolata che andava ad accarezzargli l'interno coscia risalendo lentamente facendolo fremere ma senza dargli soddisfazioni. 
Si staccarono solo quando i loro polmoni iniziarono ad invocare l'aria e si guardarono. 
-Questo rende le cose più interessanti- constato' il ricciolo. 
-Puoi scommetterci- fu la risposta del più basso, e i loro occhi si inchiodarono accettando mutamente la, altrettanto muta, sfida che i loro proprietari si erano lanciati.