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Autore: Mary CM 93    18/02/2014    0 recensioni
Premetto che sono abituata a scrivere storie con psicodrammi da film americani, omicidi ed amori sofferti, perché, anche nella vita, mi diverte fare un po' la "sturm und drang" di turno. Con questa storia, invece, voglio tentare qualcosa di scanzonato e divertente, di quotidiano, molto alla mano, con un linguaggio semplice, a volte "scurrile", ma, spero, sempre corretto. Il mio intento è scrivere qualcosa di più leggero del solito, qualcosa che si possa leggere per "cazzeggio", diciamo così. Quindi, ecco qui, una storia originale e buffa!
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi qui, tra mille formule, qualche pagina svolazzante, la mia preziosa tavola periodica, i capelli arruffati e lo smalto sbeccato, che tento di non sembrare una secchiona mentre bevo litri di caffè, in preda ad una crisi di nervi. No, ecco, le impressioni non sono errate: sono proprio la classica sfigata con gli occhialoni e le occhiaie fino alle ginocchia e non mi trasformerò improvvisamente in una femme fatale che indossa abiti scollati e fa strage di uomini, rimarrò per tutta la storia una tipa buffa ed impacciata. La storia, sì beh, la storia di come sono stata fottuta, e non dico semplicemente “fregata”, no, intendo esattamente “fottuta”, ed aggiungerei doppiamente fottuta, ma arriveremo a tutto questo solo più avanti. Per ora devo cercare di capire quale sia il numero di molecole contenute in 3.25 moli di SO3 e forse iniziare con lo spiegare, per lo meno, chi sono e cosa faccio nella vita: sono al primo anno di università e, come avrete potuto intuire, studio Chimica, precisamente nella facoltà di Parma, inoltre, per concludere, sono, anzi ero, fino a qualche tempo fa, totalmente, irrimediabilmente, estremamente, irrevocabilmente e tremendamente vergine. Vergine proprio nel senso di una alla quale non hanno mai “inzuppato il biscotto”, e non certo per volontà personale, ma piuttosto perché non sono la classica “gnocca” che si aggira per le discoteche in cerca di maschioni sudati pronti a sfoderare le loro armi migliori. Quella, però, è la mia migliore amica, Sara, la tipica biondona, alta un metro ed infinito, fisico stile modella, piacente ed irresistibile, ossessionata dalla moda e dai trucchi, mia compagna sin dalla prima media e mia coinquilina. Ad ogni modo, ero destinata a diventare una “racchia sfigata” sin dalla nascita, quando i miei genitori decisero di chiamarmi Renata: con un nome del genere non potevo certo crescere “novanta- sessanta- novanta”, il mio destino era già segnato. Avrebbero potuto scegliere qualcosa tipo “Francesca”, “Federica” o “Giulia”, uno di quei nomi, insomma, che sono così frequenti da riuscire a farti diventare una ragazza come le altre. Meglio ancora avessero optato per “Vanessa” o “Ginevra”, perché con un nome tale hai un futuro assicurato: sarai una “figa”, ricca ed elegante. E’ una sorta di karma, se così vogliamo chiamarlo, è fondamentale il modo in cui gli altri ti chiamano, perché assoceranno il volto al suono e pronunciare “Renata”, non può che farti pensare a qualcuna di poco attraente, anche questa fosse la ragazza più intrigante del pianeta. Per altro, non mi hanno neppure lasciato una piccola via di fuga quei sadici dei miei genitori, non hanno pensato di mettermi un secondo nome, anche uno casuale, di una nonna, una zia, insomma anche solo un “Margherita”, prima del cognome. Ho dovuto provvedere da sola: da tempo immemore mi faccio chiamare Gabriella, che è stato frutto di un compromesso stipulato alla sola età di otto anni con mio padre. Il soggetto in questione è sempre stato un appassionato lettore, caratteristica che mi ha trasmesso, ma più di tutti, mio padre, ama Gabriele D’Annunzio, il quale scrittore, come qualcuno forse saprà, aveva una figlia, la quale figlia s’era gravemente ammalata, ed una volta guarita, il padre l’aveva ribattezzata “Re-nata”, per l’appunto, volendo sottolineare il fatto che la bambina avesse superato la convalescenza. Così, quando mi ribellai al mio nome assurdo, l’unico accordo accettabile con il mio genitore, fu quello di farmi appellare “Gabriella”, ossia il corrispettivo femminile del suo amato Gabriele. Questa vicenda temo sia noiosa quasi quanto tutta la mia adolescenza, nella quale mi sono sempre comportata come la brava ragazza che colleziona buoni voti a scuola, s’impegna nelle faccende domestiche e va in chiesa ogni domenica mattina. Purtroppo, sono sufficientemente intelligente ed autocritica per poter affermare che questi ultimi anni siano stati una “gran rottura di palle” e che ho effettivamente iniziato a vivere una volta iniziata l’università. Sara ha dato una bella scossa alle mie giornate, dall’arredamento fluo con il quale ha stravolto casa nostra, alle tinte che mi ha obbligato a fare dal suo parrucchiere di fiducia, ai mojito che mi rifila ogni sabato sera. Alla fine dei conti, forse, però, è comunque solo lei a spassarsela: la domenica mattina mi sveglio e trovo sempre un post-it appeso al frigo con scritto “C’è Alex” o “C’è Fabrizio”, o ancora “Oggi Enrico”, o peggio “Tizio di cui non ricordo il nome, ma con pene grosso”. Significa, in poche parole, che devo cucinare la colazione per tre e, magari, che dovrò attaccare un mio foglio con la frase “Regalami un vibratore, ti prego, non lo si deve neppure sfamare!”. Ad ogni modo, mi accontento di essere, per lo meno, intelligente, interessante, acculturata e ben informata sulle vicende di attualità. Sì, perché, so che può sembrare un po’ un clichés la tipa bruttina, ma capace; beh difendo la mia “categoria” e dico che non lo è affatto: ho conosciuto parecchie ragazze brutte oltre che stupide, alcune perfino brutte, stupide ed antipatiche. Non è facile fare l’amplein, ma qualcuna ci riesce, in fondo esistono anche persone belle, intelligenti e simpatiche, tuttavia io mi accontento di avere le ultime due caratteristiche. Non che proprio io sia un “ciospo” ambulante, forse mi sentissi un po’ meno “Bridgett Jones” e un po’ più “Megan Fox”, il mio aspetto potrebbe migliorare notevolmente. Eppure non è questo che m’interessa, anche perché, negli anni, qualche storiella, qualche fidanzato insipido e saccente l’ho persino avuto. Soprattutto, però, perché negli ultimi tempi ho fatto stragi di cuori e sono stata, appunto, “doppiamente fottuta”.
  
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