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Autore: ElaSmoakQueen    18/02/2014    6 recensioni
Ciao a tutte :)
Eccomi, di nuovo, qui con la mia prima, o seconda, FF su Arrow e più precisamente sulla coppia: Oliver e Felicity. L'altra era una OS xD Tutto ciò, mi è venuto in mente dopo aver visto la 2x13. Ah, in caso non abbiate ancora visto la puntata.. non leggete questa OS. PERICOLO SPOILER.
Bene.. vi auguro buona lettura. Ci ribecchiamo a fine capitolo, nel mio angolino ^_^
Ela.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Felicity Smoak, John Diggle, Oliver Queen, Sarah Lance
Note: Movieverse, OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Il cielo era limpido quella mattina a Starling City e si rifletteva sulla superficie tirata a lucido della Jaguar, ferma davanti alla stazione ferroviaria.
Diggle era uscito dall’auto e si era appoggiato al cofano, sorridendo, mentre aspettava che il treno delle 8.47 arrivasse. Finalmente, l’aria nel covo sarebbe tornata quasi normale e nessuno avrebbe rischiato nulla.
Ma proprio quando questo pensiero gli si era formato nella mente, una figura esile ed aggraziata aveva attraversato la porta principale seguita da un’altra figura esile, ma decisamente maschile.
“Vai a prenderla in stazione domattina e portala al lavoro, non abbiamo molto tempo.”, gli aveva detto Oliver appena nove ore prima.
Mentre la coppia si avvicinava a lui, si costrinse a sorridere e a mostrarsi rilassato, ma solo lui sapeva quello che si sarebbe scatenato di lì a pochi, decisamente molto pochi, minuti.
- Ehi, ciao Barry! Come stai? E’ davvero un piacere vederti! – aveva detto Diggle, prendendo la valigia del ragazzo e ponendola nel portabagagli. Dopo gli aveva stretto la mano e dato una leggera pacca sulla spalla, come suo solito.
- Salve! Grazie, sto molto meglio. Ed è un piacere anche per me rivederla, Mr. Diggle! – il ragazzo ancora non sapeva come relazionarsi con quell’uomo grande e grosso, che, però, gli aveva mostrato una sincera simpatia.
- Ciao anche a te, Felicity! – aveva poi detto Diggle, mentre sistemava anche il borsone della ragazza e le si avvicinava per abbracciarla.
- Hai deciso di farci finire tutti con una bella freccia in un occhio, per caso?! Il rischio è stato già alto in questi giorni.. – sussurrò John alle sole orecchie di Felicity.
La ragazza sapeva cosa sarebbe potuto succedere, in più di un’occasione Oliver aveva chiaramente espresso la sua “non simpatia” nei confronti di Barry. Ma quel ragazzo era stato davvero utile nella loro unica indagine in comune e Felicity aveva agito d’impulso.
- Ciao anche a te, John! Non vedo il motivo di questa tua preoccupazione, sai? Sei anche tu diventato allergico a Barry? – chiese, nascondendo invano una punta di risentimento.
- No, no.. certo che no! Anzi, il ragazzo ci sarà molto utile.. – disse poi John, dirigendosi verso l’auto per far entrare Felicity e prendendo poi posto sul sedile di guida.
“Sarà molto utile!”, pensò tra sè, ridacchiando, e ingranando la prima, partì alla volta dell’altissimo grattacielo dove risiedevano gli uffici della Queen Consolidated.
 Era davvero, e sinceramente, curioso di poter assistere all’espressione che si sarebbe dipinta sul viso del suo “capo”, non appena avesse visto il terzo incomodo.
 
Seduto alla sedia del suo ampio e luminoso ufficio, Oliver stava guardando il tg locale, mentre una pila enorme di contratti e altri documenti lo fissavano petulanti dalla sua scrivania.
Per fortuna quel giorno non aveva riunioni con la sua socia e visto che al meeting del giorno prima, sempre secondo la Rochev, si era comportato impeccabilmente, la donna gli aveva concesso un giorno intero per firmare tutti quei fogli vista l’assenza della sua segretaria.
Ma la mente del ragazzo era altrove, stava pensando a quando Diggle gli avrebbe riportato la sua partner e data l’ora sarebbero arrivati di lì a poco.
Il criminale a cui stavano dando la caccia era alquanto fuori di testa e non potevano permettersi il lusso di perdere tempo, ma senza la loro “maga dei computer” non potevano fare chissà quali passi avanti. Ed era stato decisamente sollevato quando John lo aveva informato dell’esito positivo della chiamata fatta a Felicity, la sera precedente. Ed anche se non voleva ammetterlo, saperla lontana da quell’Allen gli aveva risollevato l’umore. Quel ragazzino era una spina nel fianco, non c’era dubbio.
L’unica cosa in dubbio era la vera ragione dell’astio che provava, e non si preoccupava di nascondere, verso quel ragazzo.
All’improvviso il suono dell’ascensore in arrivo lo distolse definitivamente da tg.
- Entrare qua dentro mette sempre un po’ di soggezione. – disse una voce maschile.
“Ma che diavolo?!”, pensò Oliver, indeciso se incamminarsi o no verso l’ascensore.
Il terzetto, che dopo poco gli si presentò alla vista, lo fece quasi ricadere sulla sedia da cui si era alzato non appena aveva sentito il rumore familiare dei tacchi, di una certa ragazza, sul pavimento.
- Oliver! – lo salutò Diggle, cercando di trattenere un sogghigno alla vista dell’espressione che si era formata sul viso del suo “capo”.
- Mr. Queen! – lo salutò cortesemente Barry, anche se cercava di nascondersi dietro Digg.
- Oliver! – lo salutò Felicity, sostenendo lo sguardo del ragazzo come a volerlo sfidare a uscirsene con un’altra delle sue scenate.
Oliver rimase muto e immobile per un secondo. Un secondo, lungo un secolo, nel quale stava cercando di darsi un contegno, perché un ragazzino non poteva ammutolirlo solo con la sua presenza, e stava cercando di essere gentile ed educato, perchè fino a prova contraria quel ragazzino gli aveva comunque salvato la vita.
- Barry. Felicity. Sono contento tu stia meglio. – disse, cercando di fare almeno un mezzo sorriso.
Tentativo che fallì miseramente perché quello che gli si leggeva in faccia esprimeva tutto il contrario di quello che stava tentando di esprimere.
“Possibile che anche il solo pensiero dei loro nomi nella stessa frase mi dia sui nervi?”, pensò il ragazzo.
- Grazie, Mr. Queen! – disse Barry, fermandosi lì. Non capiva fino a che punto potesse spingersi con la sua parlantina con quell’uomo, cosa che gli mandava in tilt il cervello.
- Visto che Diggle mi ha aggiornato sulla faccenda, credo sia meglio mettersi al lavoro, no? E così posso anche usufruire, anche se per lavorare comunque, del mio giorno di ferie! – disse Felicity, che non aveva poi molta voglia di lasciar per troppo tempo Barry sotto gli occhi gelidi di Oliver. E non voleva nemmeno rischiare di incrociare nei corridoi “l’Arpia”.
- Sì.. sì. Andate. Io finisco di firmare questi documenti e arrivo. Ci vediamo al Verdant. – disse Oliver, riprendendo posto e lanciando un ultimo sguardo alla figura di Felicity che stava lasciando l’ufficio.
Quella ragazza stava mettendo a dura prova il suo autocontrollo. Ma in che modo, precisamente, nemmeno lui sapeva dirlo.

Quando erano arrivati nel covo, non c’era nessuno. Così, i due ragazzi avevano preso subito posto alla postazione con i pc e si erano dati da fare. Trovare il loro Dottor Hood si stava dimostrando più difficile del previsto. Tutto quello che avevano scoperto si poteva riassumere così: rapiva indistintamente uomini e donne dell’alta società, tutti irrimediabilmente in ottima salute, e poi asportava da loro ogni organo trapiantabile e lo trapiantava in uno dei tanti poveretti del Glades. Ciò presumeva che doveva effettuare entrambi gli interventi nello stesso momento, per preservare l’integrità dell’organo e la riuscita dell’intervento.
Avevano cercato tutte le informazioni su tutti i medici, in generale, della città ma si era fatta sera inoltrata e ancora non erano riusciti a trovare nulla.
Nel bel mezzo della loro ricerca era arrivata anche Sara che, dopo essersi presentata a Barry, aveva iniziato ad allenarsi prima con il corpo a corpo insieme a Diggle e, dopo averlo battuto per metà delle volte, si era dedicata alla Salmon Ladder.
Barry era rimasto imbarazzato nel vedere quella ragazza mezza nuda che si “arrampicava” su quell’attrezzo, ma anche sorpreso nel vedere quanta forza possedesse.
- Trovato nulla? – chiese Sara, mentre si allenava.
- No, ancora niente. E il fatto che le vittime vengano riportate nei loro appartamenti o case, dopo essere stati uccisi, non ci aiuta a capire dove agisce il nostro uomo. – disse Felicity, esasperata da quella ricerca inconcludente.
- Ehi, un momento.. c’è per caso un appartamento che possiamo perquisire? Così da trovare qualche traccia? – chiese Barry, guardando prima Felicity e poi Sara.
- Credo che comunque la polizia abbia già dato un’occhiata, no?! E potrebbero aver ripulito tutto! – rispose Felicity.
- Sì, ma dare un’occhiata non costa nulla! Se solo non mi avessero revocato, temporaneamente, il tesserino, potremmo persino dare un’occhiata all’ultimo cadavere.. anche se il referto non diceva nulla di strano. Sicuramente, come c’era scritto nei documenti, il Dottore li lava prima di portarli di nuovo nelle loro case. – riflettè Barry, cercando di trovare una soluzione.
Felicity non ebbe modo di rispondere o fare altro, perchè quello che successe nei secondi successivi lasciò tutti senza fiato. Oliver era appena arrivato, stava scendendo le scale preparandosi alla presenza “di troppo” di Barry mentre fissava intensamente la schiena di Felicity. Digg era seduto e si stava gustando la sua bevanda energetica dopo gli allenamenti. E Sara, che era ancora sulla Salmon Ladder, mentre si preparava a conquistare un altro “gradino” di quella scala, fu distratta dallo sguardo che leggeva negli occhi di Oliver e che guardava l’altra donna presente in quella stanza.
Così, non riuscendo ad agire in tempo, una mano le scivolò dalla sbarra di ferro e presa alla sprovvista anche l’altra perse la presa. La ragazza si ritrovò a cadere nel vuoto ed anche se erano pochi metri, la caduta poteva comunque essere fatale.
Ma non toccò mai il pavimento. O meglio, lo toccò, ma tra lei e la superficie c’era qualcosa: più precisamente, un corpo.
Di lì a pochi secondi, si scatenò un pandemonio.
Oliver percorse correndo gli ultimi gradini che gli restavano e si precipitò verso la Salmon Ladder.
Digg quasi si strozzò con la sua bevanda enegetica e si alzò, precipitandosi verso Sara e il ragazzo.
Felicity si alzò dalla sedia e, istintivamente, urlò il nome di Barry.
Sara, invece, si girò e si ritrovò tra le braccia e a pochi centimetri dalla faccia di quel nuovo e buffo, sotto certi aspetti, ragazzo che le ricordava tanto Felicity.
- Come hai fatto? – chiese la Lance, rimettendosi in piedi ed aiutando il ragazzo ad alzarsi.
- Barry! – urlò Felicity, precipitandosi verso i due. – Oh Mio Dio! State bene? – chiese, toccando il braccio di Sara.
- Sì, tranquilla, stiamo bene. Grazie Barry! – disse Sara, scostandosi quel tanto che bastava per permettere a Felicity di raggiungere il suo amico.
- Di.. di niente. – rispose il ragazzo, mentre si tastava ogni centimetro del corpo per assicurarsi di non avere nulla di rotto.
Per qualche secondo, tutti rimasero in silenzio. Nessuno fiatava, nessuno osava dire nulla e persino Barry, guardava terrorizzato la sua amica.
- Cosa diavolo è successo? – chiesero all’unisono Oliver e Diggle.
- Io.. io non lo so. Qualcuno ha visto? Ci sono telecamere qui dentro? – chiese Barry, mentre il suo cervello, sotto shock, si comportava come se stesse analizzando un caso.
- Ragazzo, se non lo sai tu.. come pensi possiamo sapere noi quello che ti è successo? O quello che hai fatto, insomma. – esordì Digg, che aveva visto solo un lampo di luce rossa.
- Io ho visto! – disse Felicity. – Ed è stata la cosa più strana che io abbia mai visto! Come hai fatto? – chiese.
- Felicity! Sei l’unica ad aver visto qualcosa e Barry ha appena detto di non sapere quello che è successo. Potresti, per favore, dircelo tu? – chiese Oliver, rivolgendole la parola.
- Sì, giusto! Ho visto Sara perdere presa sulla sbarra e cominciare a cadere. Poi ho visto Barry fare indietro la sedia e muoversi verso Sara, ma un attimo dopo era sotto di lei. E ho visto un lampo di luce rossa. – spiegò.
- Oh Dio! Eccole le conseguenze.. Dovrò davvero iniziare a studiarmi! – scherzò Barry, ma nessuno rise alla sua battuta. Tutti erano impegnati a metabolizzare quello che Felicity aveva appena detto.
Restarono ancora qualche minuto fermi a pensare, poi ognuno si ridestò e dopo essersi accertati che sia Sara che Barry stessero bene, si rilassarono leggermente.
Per quella sera, le ricerche sul Dottor Hood cessarono.
Sara si cambiò e tornò a casa Lance, si era completamente dimenticata della piccola cena familiare organizzata, dai suoi genitori, proprio per quella sera. E siccome il rapporto con Laurel non era proprio dei migliori, cercava di comportarsi nel miglior modo possibile ed evitando di aggiungere altri motivi per cui la sorella dovesse odiarla.
Anche Felicity e Barry andarono via, e la ragazza ospitò il ragazzo a casa sua. A parte il fatto che l’avrebbe ospitato comunque, dato che a poco a poco quel ragazzo era diventato uno dei pochissimi amici che aveva, e il fatto che voleva rendergli il favore di averla ospitata a casa sua, Felicity voleva tenerlo sotto controllo. Ed anche se restarono per una buona mezz’ora a discutere, alla fine il ragazzo capitolò e accettò l’offerta dell’amica.
Solo nel covo, la tensione era ancora alta.
Oliver si stava allenando alla Salmon Ladder e al commento sarcastico di Diggle, che gli aveva ricordato di fare attenzione perchè Barry era già andato via con Felicity, sul viso del ragazzo si disegnò un ghigno insofferente.
- Perchè se l’è portato dietro? – chiese Oliver, più a se stesso che a Diggle. Ma nel silenzio dell’immensa stanza, le parole del ragazzo arrivarono comunque chiare e limpide alle orecchie del suo “autista”.
- Non lo so. Non mi aveva detto che sarebbe venuto anche lui, per telefono. Forse, magari, per ripicca? – chiese Diggle, sorridendo sornione. Sapeva che prendere certi argomenti con Oliver era seriamente pericoloso, ma sapeva anche che certe cose era meglio fargliele sentire.
Tra l’altro, aveva promesso a se stesso che non avrebbe più ucciso. Valeva sia da Arrow che da Oliver, no?
- Ripicca?! – chiese il ragazzo e conquistò un altro gradino sulla salmon ladder. – Ripicca per cosa? -.
- Ah, non so. Forse per quello che ha visto qualche sera fa, qui.. nel covo? -.
Oliver rimase prima zitto, poi atterrò con un agile salto e si diresse verso il manichino.
- Non c’entra nulla. Mi ha spiegato che per lei va bene così ed è stato solo imbarazzante. Non ho bisogno che quel ragazzino la distragga dal suo lavoro! – disse Oliver, mentre martoriava di pugni e calci il manichino.
“O che la distragga da te?”, pensò Digg. Era un uomo, certe cose le capiva, ed anche se Oliver si nascondeva dietro muri altissimi e indistruttibili, sapeva come il suo cervello ragionava.
- E tu ci hai creduto. – concluse Diggle. “O ci hai voluto credere con tutto te stesso!”.
- E’ di Felicity che stiamo parlando Diggle. L’hai mai sentita mentire? No. Anzi, a volte, parla anche troppo. – continuò il ragazzo, sorridendo leggermente al pensiero della parlantina caratteristica della ragazza.
- Oh andiamo, Oliver. Il tuo lato da playboy l’hai decisamente lasciato sull’isola? O l’hai semplicemente sepolto nelle profondità del tuo animo? – chiese Diggle, incrociando le braccia e ponendosi davanti al ragazzo.
Al sol nominare l’isola, Oliver smise di allenarsi, o sfogarsi, e fissò Diggle. Il suo sguardo era gelido, ma c’era una piccola scintilla nei suoi occhi.
- Cosa vuoi dire? Parla chiaro, John. – disse Oliver. Era raro quando lo chiamava per nome, era più semplice e spontaneo chiamarlo con il diminutivo del suo cognome.
- Voglio dire che, ok, Felicity non mente. Mai. Ma è pur sempre una donna. Non sarà una di quelle particolarmente civettuole, facili e superficiali, ma resta una ragazza. Non puoi non averlo notato! – disse Diggle.
Dopo che il suo amico ebbe parlato, la mente di Oliver si riempì di immagini: Felicity che lo guardava mentre si allenava, che si prendeva cura di lui, che cercava in tutti i modi di farlo agire per il bene della città e di se stesso, che non lo forzava mai a parlare dei cinque anni passati su Lian Yu ma era lì, pronta ad ascoltarlo, quando era lui a decidere di parlarne. Nessuno, mai, aveva fatto questo per lui. E lui sapeva quello che Diggle voleva dirgli, solo non poteva ammetterlo. Non voleva.
- Io.. non posso. Preferirei non prendessimo più questo argomento. – disse Oliver, avanzando verso l’amico e superandolo.
Ma prima che potesse sfuggirgli, Digg allungò il braccio ed afferrò la spalla del ragazzo.
- Non lo farò. Ma, Oliver, dovresti fare un po’ di chiarezza dentro di te. Perchè prima o poi esploderai e avverrà solo in due modi: positivo o negativo. E non è una cosa che potrai scegliere, se ti terrai tutto dentro ancora a lungo. – detto ciò, lo lasciò libero di andare.
“Maledizione!”, pensò Oliver mentre si allontanava. Qualcosa si era mosso nel profondo dell’animo di Oliver, qualcosa che già da un po’ era lì che faceva capolino e cercava di attirare l’attenzione del ragazzo. Qualcosa che Oliver stesso non comprendeva o, forse, preferiva non comprendere, ignorando ciò che gli stava succedendo.


 
To be continued..
 
 
 
«Quella pazza dell’autrice.»
Ciao a tutti! :)
Ecco qui, anche questo capitolo non ha visto come protagonista la “caccia” al criminale di turno. Nel nostro caso, il Dottor Hood. Ma io amo il personaggio di Barry, a prescindere da tutti i bei momenti Olicity che ci ha permesso di vedere, e sono davvero curiosa di vedere come procederanno con la sua serie tv. ^_________________^ Quindi, ho cercato di dare una mia interpretazione al suo cambiamento e l’ho voluto introdurre così, visto che il caro Allen si è svegliato dal coma.
Venendo a noi, spero di essere riuscita a caratterizzare al meglio Oliver. Quel ragazzo mi manda sempre in tilt, non so mai se sono andata in OOC o ho fatto un lavoro accettabile. Fatemi sapere! :D
Nel prossimo capitolo, le cose cominceranno a movimentarsi un po’.
Recensite in tanti, mi raccomando. Come sempre, ringrazio chi ha letto in silenzio e chi ha letto e recensito! :D Grazie mille, a tutti! <3
Alla prossima settimana, con il nuovo capitolo! Provate a passare tra domenica e lunedì ^_____________^
Ciao ciao e buona serata, ragazzi!
Ela.
   
 
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