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Autore: thedgeofbreakingdown    18/02/2014    6 recensioni
Cercò di alleggerire il peso che aveva al petto e che sembrava quasi opprimente mentre si spogliava rimanendo in boxer e infilandosi sotto le coperte.
Grover non era nella sua stanza ma a lui andava bene così. Voleva stare da solo anche se non sapeva bene il perché.
Voleva stare da solo, il cuore impregnato del sorriso che lui considerava il più bello del mondo, la testa carica di una risata che avrebbe ascoltato ventiquattro ore su ventiquattro.
Non pensare a lei -si diceva- non è la cosa giusta, non ci pensare.
Ma come non puoi pensare a una persona che ti è entrata sotto la pelle?
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Luke Castellan, Percy Jackson, Talia Grace
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'Beating Heart'
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Imma make you bend your back



- Ciao – sorrise Annabeth entrando nella sua nuova stanza, tenendosi la borsa che era scivolata nell'incavo del gomito e chiudendosi la porta alle spalle con un colpo di sedere.

 - Sono Annabeth – si presentò sorridendo e allungando il braccio libero per stringere la mano alla bella ragazza che aveva davanti.

E bella forse era riduttivo.

I capelli neri, lunghi fino al seno, erano legati in una treccia scura. Il volto magro cosparso di lentiggini, che facevano quasi a contrasto con l'eye-liner spesso che risaltava gli occhi grandi e blu elettrico.

Aveva il fisico snello e atletico come quello di Annabeth, le mani affusolate seppur il tutto quasi stonasse con i jeans aderenti neri strappati, la canottiera con le spalline sottili e lo smalto dello stesso colore.

- Io sono Talia, piacere di conoscerti – disse sincera stringendole la mano.

Aveva già personalizzato il suo lato della stanza, arricchendolo di poster di rock band un po' vecchie.

Annabeth le sorrise di rimando e poi buttò la borsa rossa sul letto, sedendocisi accanto e testando la morbidezza del materasso.

Andava bene e si abbandonò a pancia in su, con la testa sul cuscino soffice, osservando il soffitto bianco con un sorriso mentre Talia alzava un po' il volume della musica e continuava a sistemare poster.

- Allora, Annabeth – iniziò la mora guardandola da sopra la spalla, – da dove vieni? –

La bionda sorrise, lieta che fosse stata la sua compagna di stanza ad iniziare la conversazione.

- Dal sud, e tu? – fece mettendosi seduta e incrociando le gambe sul letto.

- New York, ma non sopportavo più quella stronza della mia matrigna e quella testa di cazzo di mio padre quindi sono venuta ad Harvard, tu? –

Annabeth rise prima di rispondere, – Mio padre è un idiota e la sua nuova moglie mi odia. Sono qui per le tue stesse ragioni –

Il volto di Talia si illuminò, aprendosi in un sorriso. Si girò verso Annabeth sporgendosi sul letto e allungando il braccio col pugno chiuso.

- Grande! Batti pugno, Bionda, noi due andremo d'accordo –

Annabeth rise facendo scontrare le sue nocche con quelle della mora, osservandola poi ritornare a sistemare gli angoli del poster mentre canticchiava e agitava i fianchi a ritmo di musica.

Come inizio non sarebbe potuto essere migliore.

 

- Ciao bello, sono Percy, come va? – esordì il ragazzo chiudendosi la porta alle spalle con un calcio.

Il ragazzo che si trovò davanti aveva il volto gentile, i capelli ricci e castani tenuti buoni da un berretto di lana nonostante il clima mite, un accenno di pizzetto e il fisico asciutto.

Non atletico come quello di Percy ma pur sempre asciutto.

Il ragazzo castano allungò il pugno chiuso verso quello di Percy che fece scontrare le loro nocche.

- Ciao amico, sono Grover –

Percy gettò il borsone sul letto guardando la stanza luminosa, la finestra sul fondo, la scrivania ad angolo e un piccolo divano accanto con la porta del bagno vicino.

Forse quello era l'inizio di una nuova vita.

Forse quella era la sua possibilità di lasciarsi il passato alle spalle.

Estrasse l'iPod dalla tasca esterna del borsone e srotolò veloce gli auricolari bianchi infilandoseli alle orecchie.

- Vado a farmi un giro – disse indicando la porta dietro di sé con il pollice senza far partire la musica, – vieni? – domandò.

Grover gli sorrise negando con la testa, – No, bello. Devo sistemarmi come si deve –

- grande, ci vediamo dopo allora – rispose Percy facendo partire la musica a tutto volume nelle orecchie senza sentire il “perfetto, a dopo” del suo nuovo compagno di stanza.

Si infilò l'iPod nella tasca posteriore dei jeans calati sui fianchi e si tirò il cappuccio sulla testa affondando le mani nelle tasche mentre varcava il corridoio bianco, diretto al cortile.

Scese le scale di corsa saltando gli ultimi sei gradini e cadendo facilmente sulle piante dei piedi. Ignorò un paio di ragazze che sospirarono e lo guardavano con insistenza.

Wow! Davvero in record per essere in quel college da meno di un'ora.

Scosse la testa e affondò ancora di più le mani nelle tasche della felpa appena uscì in cortile nella speranza di cancellare tutto ciò che precedeva il pre-salire sul pick up e lasciare New York alla velocità della luce.

Camminò sul prato soffice baciato da un dolce sole pomeridiano lasciando che la musica facesse da colonna sonora a quella merda che era la sua vita.

Sei ad Harvard, Percy. Devi ricominciare. Niente casini o impicci e ce la puoi fare.

Vagò con gli occhi verdi e luminosi per il campo, lasciando che indugiassero su ogni individuo che incontravano.

Niente di interessante comunque.

Tutti matricole arrapate o veterani montati.

Percy sbuffò mentre la musica, forse un po' troppo alta, gli risuonava nelle orecchie.

Niente aveva il potere di catturare la sua attenzione e il suo sguardo tranne.. Annabeth.

Lui non aveva idea di chi fosse ma incontrò la figura della ragazza, alla sua sinistra, leggermente lontano, un po' per caso, mentre osservava la piscina sul retro.

Il cuore quasi gli mancò di un battito quando la vide, era la ragazza più bella che avesse mai osservato.

I capelli biondi e ricci le sfioravano il sedere. Il fisico atletico era avvolto da una canottiera bianca aderente e una felpa grigia con la cerniera aperta che metteva in risalto gli occhi grandi e dello stesso colore contornati da lunghe ciglia. La carnagione era abbronzata, tipico dei californiani.

Era abbastanza alta e i jeans aderenti blu scuro non facevano altro che risaltare le forme già definite e le gambe toniche.

Rideva, rideva tanto tenendosi con una mano alla bella ragazza con i capelli scuri e le lentiggini accanto a lei, e con l'altra si reggeva lo stomaco.

Percy per un secondo, maledisse i Simple Plan che ci stavano dando dentro, e che gli impedivano di sentire la risata, sicuramente dolce e cristallina di quella ragazza bionda.

Percy la guardò senza dare nell'occhio e continuando a camminare, ed era sicuro, sarebbe potuto rimanere ad osservarla per tutto il giorno ma si sbatté violentemente a qualcuno.

Barcollò all'indietro mentre il cappuccio gli scopriva i capelli neri e un po' scompigliati, e si tolse gli auricolari, inchiodando gli occhi verdi in quelli azzurro cielo del modello mancato che aveva davanti.

- Ma dove diavolo stavi guardando, idiota? – domandò rabbioso il ragazzo biondo.

Percy strinse i pugni lungo i fianchi, – Ma dove stai guardando tu! – disse di rimando, – potevi anche evitarmi se avessi fatto attenzione, che ne pensi? –

Il ragazzo biondo rise.

Sovrastava Percy di un paio di centimetri e avrebbe incuto timore a chiunque con i jeans scoloriti calati sui fianchi e la canottiera bianca che gli evidenziava il fisico atletico e tonico. Trattenne un sorriso compiaciuto ma rise sarcastico.

- Sei in cerca di guai, matricola? –

Percy alzò le sopracciglia scure, – potrei dire la stessa cosa di te dato che hai chiamato 'idiota' uno sconosciuto senza sapere che potrebbe anche farti il culo – fece sorridendo sarcastico.

Il ragazzo biondo emise uno sbuffo che poteva anche sembrare un accenno di risata.

Affondò le mani nelle tasche dei jeans e voltò il capo verso sinistra.

Percy lo osservò. Osservò il braccio destro contratto, la mascella tesa e si fece trovare pronto.

Il biondo estrasse veloce il braccio destro dalla tasca, chiuse il pugno dirigendolo fulmineo verso il bel volto di Percy. Con sua sorpresa, il moro inarcò la schiena all'indietro lasciando che il pugno -che gli avrebbe sicuramente rotto il naso se lo avesse beccato- gli passasse a un centimetro dal volto.

Si risollevò velocemente caricando il braccio destro diretto al fianco del suo avversario che però lo bloccò prima che potesse colpirlo. Gli torse il polso e Percy gemette seguendo il braccio prima di dare una gomitata al fianco sinistro del ragazzo biondo, con il braccio libero, che lasciò la presa con un gemito.

Roteò su se stesso e quando stava per colpire nuovamente il ragazzo quello si aprì in un sorriso, passandosi una mano tra i capelli biondo sabbia e scompigliandoli ancora di più.

- Hai stoffa, amico – disse raggiante e Percy tornò dritto senza smettere di osservarlo, pronto per qualsiasi reazione. – sono Luke Castellan, capitano della squadra di lotta. Ti voglio con me – fece senza smettere di sorridere e porgendo la mano a Percy che la afferrò ancora sospettoso.

- Percy Jackson, e ci penserò –, ritrasse la mano infilandola nella tasca della felpa blu.

- Sei forte per essere una matricola – ammise Luke, sinceramente colpito.

Percy rise, ora tornato tranquillo, – ehi bello, sono di New York, questo per me è niente –

Stavolta fu il torno di Luke di ridere sincero e si affiancò a Percy, riprendendo a camminare insieme.

 - Sul serio, Percy, ti voglio nella mia squadra. Sei forte. –

Percy abbozzò un sorriso, gratificato per i complimenti, – Ero il più piccolo, in un modo o nell'altro dovevo imparare a difendermi –

- il più piccolo? – fece Luke curioso.

Percy rabbrividì riuscendo a non darlo a vedere. Odiava parlare del suo passato ma, nonostante tutto, aveva come l'impressione che Luke non fosse cattivo. In un certo senso, il sorriso grande e lo sguardo furbo gli davano un po' di fiducia.

Per strada, certe cose aveva imparato a riconoscerle. Decise di non raccontare tutto comunque.

- Sono vissuto praticamente nel Bronx per stare meno possibile a casa. Il risultato? Ho imparato a difendermi, da solo –

Luke gli sorrise guardandolo con un'ammirazione che non aveva mai riservato a nessuno.

- Mi piaci Percy, davvero. Hai fegato e conosci il mondo. Voglio che tu sia nella mia squadra. Ci riuniamo dopo pranzo, mi aspetto che tu ci sia – e accelerò il passo superando il moro, prima di voltarsi con un sorriso furbo, – la biondina può essere tua, la mora l'ho già puntata io –

Percy rise, mentre si rinfilava gli auricolari, con un sorriso che gli abbelliva il volto e un peso in meno nel cuore.

 

Annabeth sorrise mentre si dirigeva verso la palestra accanto a Talia.

Sarà che non aveva mai avuto migliori amiche, ma Talia le sembrava veramente fantastica. Avevano legato in meno di tre secondi netti. Era simpatica, dolce, forte, testarda e sfrontata e tutto questo, Annabeth l'aveva capito in pochissimo tempo.

Era fortunata ad averla trovata, ne era certa.

Varcarono le porte della palestra più grande che avessero mai visto. Non c'erano gli spalti poiché lo stadio era fuori, ma era abbastanza spaziosa da poter ospitare due campi di pallavolo con una distanza di venti metri l'uno dall'altro.

Sul fondo destro c'erano quattro spalliere divise a due a due da una porta a vetri con i maniglioni anti-panico che lasciavano entrare e illuminare con facilità l'ambiente dai raggi del sole.

Nel lato più vicino alla porta d'ingresso c'era un tappeto circolare bordeaux attorno al quale erano giù riuniti una quindicina di ragazzi che saranno stati almeno il doppio di Annabeth e Talia messe assieme. Solo alcuni non sembravano armadi.

Le due ragazzi però non se ne preoccupavano mentre tenevano lo sguardo verso l'alto guardando con avidità e un sorriso sul volto, ogni singolo angolo della palestra.

- che forza no, Bionda? – domandò Talia continuando a guardarsi attorno senza smettere di camminare mentre Annabeth si limitava ad annuire, assolutamente concorde davanti a quello spettacolo architettonico bianco.

Si fermarono una accanto all'altra a un centimetro dal tappeto bordeaux senza notare il bel ragazzo che stava dalla parte opposta alla loro e che aveva alzato lo sguardo appena Annabeth aveva varcato la soglia della palestra.

Per un attimo, si chiese come fosse possibile che una ragazza come la bionda, in apparenza così fragile, potesse entrare in una palestra dove si sarebbero quasi ammazzati a colpi, ma si sa, le persone sanno sempre sorprendere. Lanciò uno sguardo alla ragazza con la treccia scura al suo fianco e che aveva un viso incredibilmente familiare, ma quando il suo sguardo balenò nuovamente sulla bionda, smise di preoccuparsi su dove l'avesse potuto vedere.

Non se ne preoccupò assolutamente mentre osservava quella bellissima ragazza che aveva raccolto i capelli in una coda alta, sostituito i jeans con due pantaloncini corti e rossi che mettevano in mostra le gambe atletiche e toniche, mentre non aveva cambiato la canottiera bianca, in quel momento però, priva della felpa grigia. Ai piedi aveva delle All Star bianche basse.

Percy sorrise, lui le portava blu.

Si guardò attorno studiando tutti i ragazzi che circondavano il tappeto e sbuffando annoiati. Solo alcuni avevano la stoffa, ma il resto, per la maggior parte più armadi che ragazzi, erano i tipi che Percy conosceva meglio. Tanto grossi quanto dementi.

Tanto fumo e niente arrosto, diceva la madre.

Lo stomaco gli si chiuse in una morsa al ricordo della donna che era stata la più importante della sua vita.

Ricordò i suoi capelli castani e lunghi con qualche filo bianco. Ricordò il suo sorriso dolce e i biscotti e le caramelle azzurre che gli portava dal suo negozio quando lui era solo un bambino.

Poi la situazione era precipitata. Quel bambino con gli occhi verdi e un incisivo mancante era scomparso. Così come era scomparsa la donna spensierata che portava dolci azzurri solo perché era il colore preferito del figlio.

Fu Luke a distrarlo da quei pensieri dolorosi e ad evitare che si conficcasse ancora di più le unghie nei palmi.

- Ciao gente! – sorrise mettendosi al centro del tappeto mentre i brusii dei ragazzi si interrompevano. – Wow! Quante facce nuove che abbiamo qui –

Percy lanciò un'occhiata ad Annabeth che faceva un mezzo sorriso alla mora che aveva accanto.

- Smettila di mangiartelo con gli occhi, stai sbavando – le sussurrò mentre Talia si voltava verso di lei divertita.

- Ma lo vedo solo io quanto è bello? – le rispose riportando poi lo sguardo su Luke.

- Tante facce nuove ma chissà se sarete tutti all'altezza – continuò il biondo alzando un sopracciglio con un sorriso furbo. – Combatterete a coppie – annunciò scatenando una serie di sussurri che spaziavano dai terrorizzati agli eccitati. – deciderò io con chi e quando combatterete. Non demoralizzatevi se non vincerete. È il primo incontro e non mi aspetto che siate Chuck Norris da subito – un paio di risate nervose riempirono l'aria.

Percy abbozzò un sorriso divertito e lanciò uno sguardo alla bionda che quasi studiava Luke nonostante sorridesse alla battuta.

Luke sorrise rassicurante non parlando per un paio di secondi prima di battere le mani e sfregarle tra di loro, – bene! – indicò due armadi agli estremi l'uno dall'altro. – tu e tu – disse indicandoli.

Capelli castani rasati, colli taurini, maglietta bianca e pantaloni lunghi da baskettaro.

Percy alzò le sopracciglia. Era una sorta di scontro tra titani ma era certo che il ragazzone con gli occhi ambrati avrebbe vinto.

Lo aveva capito dal modo in cui studiava il suo avversario, dal modo in cui aveva ridotto gli occhi a due fessure, attento.

Così aveva imparato a riconoscere i bravi combattenti, dagli occhi.

Luke diede il via e Percy si permise di lanciare uno sguardo ad Annabeth che studiava i due avversari come se avesse dovuti mandarli al tappeto da un momento all'altro.

I due armadi si scagliarono contro, incassando e ricevendo pugni senza ritengo e senza risparmiarsi.

Alcuni ragazzi sussultarono alla potenza dei colpi ma una decina di minuti dopo, ciò che aveva pensato Percy si avverò. Il ragazzo con gli occhi ambrati stese, con un pugno ben piazzato sul naso, il suo avversario che roteò gli occhi prima di cadere rigido e con un tonfo sul pavimento.

Luke sorrise osservando il ragazzo, che poi si scoprì chiamarsi Clint, prima di scrivere il suo nome su una lavagnetta bianca che aveva alle spalle nella colonna dai ragazzi che avevano vinto. Fece portare il ragazzo vinto, Gus, via dalla prima matricola che gli capitò a tiro scrivendo poi il suo nome nell'altra colonna.

Dopo un paio di coppie chiamò Talia con un ragazzo che era forse un pochino più allenato di Percy.

Luke la osservò con un interesse del tutto diverso da quello che aveva mostrato verso gli altri ragazzi e se in un primo momento lei si mostrò intimorita davanti al biondo che aveva davanti, si smentì pochi minuti dopo mandandolo a tappeto con un calcio talmente forte sul petto che gli mozzò il respiro.

Luke le sorrise mentre scriveva il suo nome, Talia, sotto quello degli altri vincitori e rassicurava lo sconfitto che era particolarmente umiliato per esser stato battuto da una ragazza.

- Ok – fece Luke mentre erano rimaste poche coppie, – Percy e..

- Annabeth – rispose la bionda venendo incontro al ragazzo che logicamente non conosceva il suo nome. Si levò le scarpe con i piedi salendo sul tappeto mentre Percy faceva lo stesso senza staccarle gli occhi di dosso.

- Andiamo amico! – protestò il moro voltandosi verso il più grande – non combatterò mai contro una ragazza.

Luke gli sorrise, – non rompere e combatti, matricola.

- ma andi.. – ma si interruppe di colpo appena un pugno forte e fulmineo gli arrivò alla mascella. Si voltò di scatto incontrando gli occhi grigi di Annabeth ridotti a due fessure, i pugni alzati e i muscoli tesi.

- Non mi sottovalutare, Testa d'Alghe.
Percy si sistemò la mascella, saltellando e scrollando le spalle, sorridendo leggermente per quel soprannome.

- L'hai voluto tu – le rispose prima che Annabeth gli si potesse scagliare contro.







Angolo Autrice

Ehiila<3
Mi sto praticamente dando della deficiente da sola perché volevo pubblicare giovedì (il mio giorno della settimana preferito, non chiedetemi perché) ma oggi sono talmente felice per la puntata di Teen Wolf -anche se ho la mezza impressione che mi verrà un infarto- e perché ho salto scuola per farmi spiegare da due delle mie migliore amiche matematica e l'ho capita al volo.
Yeee viva me!
Ok, non vi interessa e parliamo della storia ahaha come vedete, in questo capitolo conosciamo Talia, Luke e Grover che però, a differenza dei primi due, non avrà assolutamente un ruolo rilevante nella storia. Non so eprché, ma è uscito così mentre scrivevo ahaha come potete vedere, Annabeth è una ragazza forte e decisa, abbastanza perché non si lasci intimorire da Percy ma anzi, sia quasi bramosa di sfidarlo e fargli vedere che gli può far male (scoprirete nel prossimo capitolo come andrà a finire^.^).
A si, il titolo è preso dalla canzone di Selena Gomez B.E.A.T che consiglio a tutti di ascoltare.
Un'ultima cosa ancora e poi vi lascio in pace ahah Talia è interpreta dalla bellissima Kaya Scodelario (http://it.tinypic.com/r/wv7eqv/8), teoricamente ci dovrebbe essere il collegamento..
Per Annabeth, Percy e Luke, ditemi quello che volete ma Alexandra Daddario, Logan Lerman e Jake Abel sono e saranno sempre perfetti per interpretarli.
Spero che la storia vi abbia incuriosito e aggiornerò tra una settimana, forse prima (come oggi ahahah) a seconda di quello che mi dite:**
Ciao ciao<3

Love yaaa<3

  
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