Il primo per capire che non si può far tutto da soli.
“Ci siamo anche noi, Shaka.”
Il secondo per riabbracciare amici perduti.
Gioia.
Il terzo per accogliere antichi traditori.
Perdono.
Il quarto per liberarsi di un’armatura e salire in cielo.
“Vanitas vanitatum omnia vanitas”.
Il quinto per un addio a chi vivrà grazie al loro sacrificio
Speranza.
Il sesto per la Dea.
Giustizia.
Il settimo per i loro successori.
“Cavalieri, a voi affido Athena!”
L’ottavo per guardarsi negli occhi.
Coraggio.
Il nono per sentirsi fratelli.
Uniti.
Il decimo per morire.
Eufonia.
Un’orchestra di primi violini per un’ultima – luminosa – nota.
Il titolo di questa drabble è preso da Momenti di Gloria. “Basteranno dieci secondi a giustificare tutta la mia vita?” è la domanda che pone Harold Abrahams al proprio allenatore, Sam Mussabini, prima di correre per i 100 m nelle Olimpiadi di Parigi del 1924.
“Cavalieri d’Oro, addio!”