Nemmeno
nei miei peggiori incubi mi
sono mai ritrovata imparentata con Katherine Pierce, o meglio,
Katherine Petrova. Il mio aspetto, tutto di me è una sua
chiara
copia.
Doppelganger.
Sono l'esatta copia della persona che ha
ucciso i miei genitori. Tento di metabolizzare tutto quello che ho
scoperto, ma è troppo e la mia mente si rifiuta anche solo
per un
attimo di soffermarsi troppo a lungo su un determinato pensiero per
analizzarlo.
Tatia...tutto è nato con lei. Gli Originali sono
stati creati grazie ad un potente incantesimo che gli ha permesso di
acquistare delle abilità tali da essere invincibili, ma per
qualche
motivo Klaus è diverso e ha bisogno del nostro sangue.
No, non
del nostro sangue. Quello delle doppelganger umane, l'unico modo per
creare il suo personale esercito di ibridi, metà vampiri e
metà
licantropi. Un mix letale e ciecamente fedele al suo creatore; eppure
sono riuscita facilmente a sfuggire alle guardie poste intorno alla
villa di Klaus.
La nebbia sale velocemente creando quasi una sorta
di cerchio intorno alla magione infiltrandosi nel bosco che la
circonda creando un'atmosfera tutt'altro che tranquilla.
Ormai
Klaus deve essersi accorto della mia assenza, non ha mai passato
troppo tempo lontano e solo in casi eccezionali mi lasciava nelle
mani di un'attentissima Caroline. Evito di pensare alla sua reazione
nei suoi confronti quando si accorgerà della mia
“fuga”; mi
chiedo soltanto quanto tempo ci vorrà prima che si presenti
alla
porta di questa casa.
I fratelli Salvatore sono stati i primi a
trovarmi e sono sempre stata seguita da Stefan passo dopo passo. Anche
la sua scomparsa non può passare inosservata, non a lui.
Se
tutto quello che mi hanno raccontato è vero, io non ero
né più né
meno di una sacca di sangue per lui. Una garanzia per assicurarsi il
potere che desidera tanto ardentemente.
Mi
spoglio prendendo una camicia di
Damon dal suo armadio da usare per dormire nel suo gigantesco letto.
Questa camera è da sempre stata il mio rifugio e comunque
per come
sono andate le cose nessuno avrà qualcosa da dire se la
occupo.
Non
ho nemmeno bisogno del loro permesso; sono loro ad avermi trascinato
qui in attesa di chissà cosa. Davvero non si aspettano
l'arrivo di
Klaus? Sono così sicuri di loro da rimanere nella sua stessa
città
con la sola persona che può garantirgli il suo esercito?
Prendo
il paletto che avevo nascosto qualche tempo fa dietro un ripiano di
libri antichi mettendolo sotto il cuscino tenendolo stretto con una
mano. La casa è avvolta nel silenzio più totale
ma è solo una
messinscena. È palpabile la tensione che aleggia nei nostri
animi;
mi sfioro il collo dove solo qualche ora prima Stefan aveva affondato
i denti bevendo il mio sangue, ma il ricordo più vivido
è la
sensazione del sangue di Damon dentro di me.
É stato qualcosa di
completamente diverso dalle rare volte in cui Caroline mi guariva.
So
che Damon si tiene il più lontano possibile, ma è
come se fosse
tutto intorno a me. Nella stanza, nell'aria, nella testa e in ogni
mia fibra muscolare. Forse chiudermi dentro la sua stanza non
è
stata la migliore delle mosse, ma dopo tutto quello che è
successo,
non riesco a guardarli più come prima.
I sogni inoltre non aiutano a
rilassarmi, tutto quello che ho provato e tenuto in un angolo
recondito della mia mente per Damon esplode in una miriade di sogni
tutt'altro che tranquilli risvegliando desideri che non ho mai avuto
intenzione di ammettere nemmeno con me stessa; nonostante le mie
azioni inconsce rivelassero già più di quello che
avevo intenzione
di rivelare.
Non è mai stato giusto cercare
Damon o rifugiarsi nella sua stanza come se fossi autorizzata a
rimanerci; non mi stupisco del fatto che si fosse allontanato
così
tanto.
Dovevo sembrargli oltremodo patetica per i miei stupidi
tentativi di incontrarlo quando lui restava a fianco della donna che
ha massacrato la mia famiglia.
Ha sempre preferito lei a me,
nonostante sono la sua esatta copia, rimango ancora la bambina
nascosta tra le piante di verbena...la sacca di sangue di Klaus,
nulla più.
Scalcio le coperte rabbiosamente cercando di fermare
il flusso di pensieri e riprendermi dagli ultimi sogni. Non posso
continuare così.
Sposto lo sguardo verso la finestra scoprendo di
essere ancora nel bel mezzo della notte. Potrei trovare anche
un'altra stanza, di certo non ne mancano, probabilmente mi aiuterebbe
a prendere più facilmente sonno e magari sbarazzarmi della
presenza
di Damon dalla mia testa.
È il sangue, non c'è altra spiegazione
logica.
Per tornare alla vaga apparenza di normalità devo trovare
il modo di liberarmene entro la mattina.
Mi siedo al centro
dell'enorme letto guardando dritto verso la porta in silenzioso
ascolto di un qualsiasi rumore, ma i vampiri sono abili ad arrivare
di soppiatto o parlare in modo tale che le orecchie umane non possono
percepire il suono; non mi stupisco di trovare a poca distanza una
figura maschile avvolta dall'oscurità.
Per la prima volta nella
mia vita non è né Caroline né Stefan a
raggiungermi, ma il mio
corpo sembra già sapere l'identità dell'ombra
rispondendo alla sua
presenza pulsando.
Dalla finestra entra solo un debole fascio di
luce -talmente debole da non riuscire a tagliare in due
l'oscurità.
Posso solo sentire il mio respiro nella stanza, ma è come se
non
rispondessi più dei miei pensieri ormai completamente
indirizzati
verso Damon.
«Cosa vuoi?» sibilo cercando di mascherare
l'emozione.
«Mi hai chiamato.» risponde semplicemente restando
nell'ombra, «E con Katherine sotto lo stesso tetto non
è una
cattiva idea avere qualcuno che ti protegge quando sei più
vulnerabile»
«Non ti è mai importato nulla di me. Non posso
credere che ti senti di punto in bianco ti senti responsabile per
me»
sbotto tagliente stringendo forte le lenzuola nei pugni.
Si
avvicina al letto lentamente sedendosi appena sul bordo lasciandomi
il mio spazio, «Ci sono momenti in cui odio la memoria umana
mentre
io sono condannato a conservare ogni singolo ricordo della mia
vita»
Ancora prima che posso dire qualcosa annulla la distanza:
«Bevi» mi ordina con tono perentorio aprendosi una
ferita sul
polso.
«Sto bene. Sono guarita» gli faccio notare
spostando i
capelli in modo da potergli mostrare la linea del collo. Il morso di
Stefan è guarito completamente senza lasciare alcun segno;
mi
sono
già assicurata di togliere qualsiasi traccia di sangue
rappreso prima di andare a letto.
«Voglio che tu abbia in circolo da ora in poi sempre un
po' del sangue di un vampiro» continua Damon ignorando
platealmente
le mie proteste.
«Cosa? No!» tuono allontanandomi da lui, ma non
sembra volermela dare vinta. Si allunga sul letto prendendomi per la
vita e riportandomi al punto di partenza.
«Qualsiasi cosa accada,
voglio accertarmi che tornerai in vita. In un modo o in un
altro»
dice scuro in volto aprendo di nuovo la ferita che nel frattempo si
era rimarginata.
«Non diventerò mai un vampiro»
«Allora
questo non farà altro che spingerti a rimanere in vita e non
arrenderti»
In un battito di ciglia mi ritrovo il polso di Damon
premuto sulle labbra obbligandomi ad ingerire il suo sangue. Di
nuovo.
Il suo profumo m'invade le narici mentre il mio corpo
inizia a desiderare sempre più sangue inghiottendone
più del reale
bisogno. Mi ritrovo a cavalcioni sulle sue gambe schiacciata contro
di lui spingendo il polso contro le labbra.
«Elena...» sussurra
con il viso tra i miei capelli e la bocca estremamente vicina al mio
collo.
Per la prima volta in tutta la mia vita desidero il morso
di un vampiro ed è probabilmente per questo motivo che
espongo
ancora di più il collo lasciandogli la
possibilità di mordermi
staccandomi appena dal suo polso. Sento il suo sangue bagnarmi ancora
le
labbra e non posso trattenermi dal raccogliere quelle ultime gocce
con la lingua.
Quando riapro gli occhi trovo i suoi alterati dalla
brama di sangue.
«Vedo
che siete entrambi svegli,
perfetto» sghignazza Katherine. Rotolo immediatamente via
dalle sue
gambe recuperando il paletto da sotto il cuscino.
«Ancora questa
storia?» sbuffa la vampira alzando gli occhi al cielo. Non
riesco
ancora ad abituarmi al suo aspetto, né credo di potermi
specchiare
senza ricordarmi di lei.
«Scendete. Abbiamo alcune cose da
discutere prima che sorga il sole» dice infine uscendo dalla
stanza
seguita subito dopo da Damon.
Infilo il paletto nella manica della
camicia ringraziando l'altezza del maggiore dei Salvatore in modo
tale che la camicia arriva a coprirmi almeno fino a metà
coscia. Non
che ci sia probabilmente qualcosa che i due vampiri non hanno visto
in riflesso di Katherine dato che entrambi sono stati i suoi amanti.
Trattengo un conato di vomito quando la vedo davanti al camino
flirtare con Stefan.
Sul tavolino un plico di fogli bianchi con
una penna posata sulla prima pagina.
«Quello è per te» mi
spiega Stefan seguendo il mio sguardo allontanandosi dalla vampira.
«Per me?» ripeto
sedendomi sul divano e sporgendomi quel tanto che basta da poter
leggere quello che risulta essere un contratto.
«Ma...mi state cedendo la proprietà della
casa?»
Guardo i due vampiri posti davanti a me dall'altra parte
del tavolino annuire in sincrono.
«Avrai il completo controllo di
questa casa. Sarai al sicuro» spiega Stefan calmo. Mi
rannicchio sul
divano portando le gambe sotto la camicia alla ricerca di un po' di
calore; con il camino principale della casa spento, le stanze sono
più fredde che mai ma, essendo l'unica umana presente, sono
anche
l'unica a soffrire il freddo. Mi sciolgo i capelli cercando un
ulteriore scudo per il freddo che aleggia in tutta la
magione.
«Firma, Klaus non potrà entrare se non sarai tu
stessa
ad invitarlo» m'incita Damon abbassando lo sguardo
nascondendo
ancora una volta la brama di sangue. Stefan si volta verso il camino
toccandosi gli occhi; un gesto che fa ogni volta che il richiamo del
sangue diventa troppo per lui, come se voltandosi mi chiudesse al di
fuori di una stanza.
Entrambi trattengono il respiro agitati,
«Cosa diavolo sta succedendo?» sbotto iniziando a
spaventarmi
nonostante Katherine rimane immune a qualsiasi tentazione possa dare il
mio sangue.
So anche che nel caso di bisogno non potrei lasciare la mia sicurezza
nelle sue mani. Non riesce a nascondere il disprezzo che prova verso di
me. Se
l'istinto di vampiro dovesse prevalere su uno dei due o su entrambi,
sono sicura che non li fermerebbe.
«Oh ragazzina, entrambi stanno
fremendo di desiderio.» dice Katherine mettendosi in un
secondo
davanti a me. Mi porta i capelli davanti allacciandomi bene la
camicia fino a quasi l'ultimo bottone;«Stefan ha assaggiato
il tuo
sangue, una cosa che si era ripromesso di non fare dal momento stesso
in cui ha riconosciuto in te le mie fattezze.» spiega
arricciando il
naso.
«Katherine...» la riprende Damon, ma è
ovvio che la vampira non intende fermarsi.
«E Damon...oh già,
lui ti ha dato il suo sangue per guarirti.» ridacchia
allontanandosi
in modo felino guardandoci come se fossimo una specie di caso umano.
«C'è uno spareggio per entrambi. Il tuo caro
Stefan, il vampiro
che ti ha visto crescere ora dovrà controllarsi ancora di
più in
tua presenza. Il sangue delle Petrova è molto zuccherino,
una vera
tentazione per qualsiasi vampiro.»
Damon scatta in avanti
prendendola per il collo e sbattendola contro la libreria. L'impatto
è talmente cruento da far cadere alcuni libri dagli scaffali
più in
alto. Katherine però non sembra affatto turbata anzi, ride
di gusto
liberandosi un secondo dopo della sua presa.
«Dille la verità,
dille che vorresti affondare i denti nella sua tenera pelle
assaggiando il suo sangue mentre spingi dentro di lei»
sussurra non
curandosi minimamente di me.
Gli occhi di Damon diventano per
pochi istanti quelli di un vampiro prima di sopprimere qualsiasi
istinto suscitato dalle parole della vampira in qualche parte
recondita del cervello.
«Basta!» sbotto non riuscendo più a
sopportare oltre questa situazione.
Katherine sorride soddisfatta nella mia direzione. Non
impiego molto ad arrivare al plico di fogli e firmare velocemente
l'atto che mi rende proprietaria di questa casa ponendo così
fine a
tutto. I tre vampiri mi guardano con gli occhi di fuori trattenendo
il fiato prima di scappare fuori dalla porta fermandosi di colpo solo
quando raggiungono l'esterno.
«Elena» mi chiama
Stefan apprensivo
tentando di entrare senza successo.
Li raggiungo camminando
lentamente verso di loro.
«Credo che farebbe bene a tutti
schiarirsi un po' le idee» dico chiudendo la porta in faccia
prima
che possano leggere il turbamento di quelle parole sul mio volto.
Non
sono solo loro che devono tornare in sé, anche io devo
riprendere il
controllo della mia mente respingendo qualsiasi desiderio riguardante
un certo vampiro.
Sono una Gilbert.
L'ho scordato per troppi
anni.
Non sono mai stata una Mikaelson e non diventerò nemmeno
una Salvatore.
Sarò per sempre una Gilbert, non si può cambiare
ciò che si è e nel sangue ho i geni di una delle
famiglie che hanno
costruito Mistyc Falls proteggendola dai vampiri, non posso
continuare a tradire la mia famiglia.
«Sono una Gilbert...»
sussurro spostandomi dalla porta.