Mi sono svegliata grazie al tocco leggero di Scott, che picchiettava gentilmente sulla mia spalla per tirarmi fuori da un sonno all'apparenza tranquillo, ma pregno in realtà di terrore.
Terrore, sì. Stanotte ho rischiato di morire, stanotte il ragazzo per cui ho una specie di strano debole è quasi morto per me.
Forse morirà, Isaac forse morirà per causa mia.
Mi faccio accompagnare da Scott nella stanza dove tengono Isaac sotto osservazione, solo perché la madre del mio ex ragazzo è un'infermiera e possiede la chiave magnetica per accedere alle camere. Non hanno voluto farmi entrare, non sono della famiglia.
"Lui non ne ha una" ho detto, ma nessuno mi ha dato ascolto, così sono rimasta a vegliare su di lui da lontano.
Non posso fare a meno di pensare che è colpa mia, che se fossi stata un po' più prudente lui non avrebbe dovuto sacrificarsi per me.
E se morisse? Non me lo perdonerò mai.
Isaac è una persona difficile da gestire, da capire, da amare, ma ci sto provando, anche se non ho con lui la stessa empatia di Scott, e ammetto che invidio un po' il loro rapporto.
Sembra non esserci nessun'altro intorno quando si guardano, e non hanno bisogno di scambiare parole perché l'uno sa esattamente cosa pensa l'altro.
Siamo dentro, la camera è nella semi oscurità, solo le macchine a cui Isaac è attaccato emettono qualche debole bagliore. È intubato, respira a fatica.
Metà del suo collo ed una porzione del viso sono anneriti, bruciati dall'acqua elettrizzata che mi sarebbe stata fatale, che lui ha affrontato per proteggere me.
Ho afferrato la mano di Scott perché ho un tremendo bisogno di qualcuno che mi supporti, e lui sembra capirlo perché ricambia la stretta senza dire nulla. Forse ha una cotta per me, Isaac; Lydia ne è convinta, ma io sono dubbiosa in proposito: ammetto che se fosse vero sarei la ragazza più felice del mondo, ma ho visto quegli occhi azzurri illuminarsi e diventare due pozzi profondissimi solo quando guarda Scott. Intuito femminile, dicono.
Osservo Scott prelevare un po' del dolore di Isaac, le vene di entrambi si anneriscono nel passaggio della pena da un corpo ad un altro. Non basterà, ma Scott non si arrende.
Guarda il ragazzo addormentato e trattiene il fiato, digrigna i denti perché si sente in colpa, avrebbe voluto aiutarlo.
Quella che deve sentirsi male, qui, sono solo io.
Prendersela con la mia incoscienza non servirà, posso solo sperare che Isaac si rimetta in forze.
Decido di lasciare Scott da solo con lui, e neanche se ne accorge: è troppo impegnato a fissare la ferita scura, chissà se sparirà. Scommetto che sta pensando che Isaac resterebbe comunque bello, anche con il viso deturpato, ed è ciò che penso anch'io.
È bello dentro.