Fanfic su artisti musicali > SHINee
Segui la storia  |       
Autore: SaraShawol1994    19/02/2014    9 recensioni
[JongKey, Accenni 2Min]
Vorrei tornare indietro nel tempo. Vorrei non fare lo stesso errore di nuovo. E' tutta colpa mia è se è finita così. Avrei dovuto farmi aiutare. Mi manchi, mi manchi tanto. Mi mancano tutti i momenti passati insieme... e solo ora... mi ricordo di quanto ti amavo davvero. Grazie dei bei momenti, ti amo... e ti amerò per sempre.
Genere: Angst, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jonghyun, Key, Minho, Onew, Taemin
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ciao a tutte!! *-* sono felice di essere qui! Scusate il ritardo esagerato! T_T (ma già sapevate che avrei tardato).
Inizio ringraziando chi ha letto Savin me' e Ready 2 love: il doppio ciondolo, mie nuove OS, pubblicate di recente! Sono felice di ogni nuova recensione... o di sapere che sono apprezzate (preferite, seguite e ricordate continuano a salire! *_*)


***
Ringrazio chi mi ha seguito fin qui e... spero di non avervi perso per strada, proprio ora che siamo alla fine! T_T
Fatemi sapere tramite recensione, i vostri pareri su questo capitolo! E' davvero molto importante che mi diciate sinceramente cosa ne pensate! (una volta che cominciate a leggere, capirete cosa intendo!)

***
Grazie come sempre a chi mette in preferite, seguite e ricordate: continuate a salire, sono felice di questo!! *_*


 

LEGGETE, IMPORTANTE!!
Questo è il finale! Ma, è suddiviso in due parti, quindi, per favore, non lanciatemi pomodori quando arrivate al fondo... e attendete il capitolo 22!!!!)

 



CAPITOLO 21: When Love Stops (part 1)

... and becomes insanity.


Ehi Jonghyun... ciao... è passato del tempo, non è vero? Non ho scusanti. Mi dispiace. So che lo hai fatto per me. So che hai voluto proteggermi facendo così, ma, credevi di tenermi lontano dai miei ricordi per sempre?

Vorrei poter tornare indietro nel tempo e soprattutto, non fare lo stesso errore di nuovo. È tutta colpa mia se è finita così e se ora non sei più qui al mio fianco. Avrei dovuto farmi aiutare da qualcuno invece di affidarmi a medicinali e mezzi che sapevo mi avrebbero rovinato ancora più di quanto non avessi fatto tu. Speravo davvero di averti dimenticato per sempre. Speravo davvero di non dover più soffrire a causa tua... e guardami ora.
Quello che farò oggi, mi farà tornare da te sai? Mi stai aspettando? Oppure, non mi vuoi? Vuoi che io stia ancora lontano da te, Jonghyun? Io... non so davvero che fare. Una parte di me, vorrebbe tornare ignara: leggere quel diario come se fosse la storia di qualcun altro, come se tutto questo non riguardasse anche me. Eppure, la memoria è tornata. La memoria è di nuovo qui, pronta ad uccidermi dentro. Jonghyun, sono anni che sono lontano da te, ed oggi, a distanza di cinque anni dalla tua morte: ho deciso.

Jonghyun. Ti amo ed il non avertelo mai confessato mi uccide. Mi mancano tutti i nostri momenti passati insieme, mi manca tutto: i tuoi baci, le tue coccole... il tuo sorriso. Dio, Jonghyun... mi manchi... e solo ora, mi ricordo di quanto davvero io ti ho amato davvero... prima che tu frantumassi il mio cuore.

Troppo stupido a quel tempo, forse troppo giovane. Forse immaturo. Ma ora so, Jonghyun, ti amo per davvero... e, l'unico errore che sento di aver fatto nella vita... è stato quello di non dirtelo, quel giorno. Quel giorno in cui eravamo entrambi in coma. Quel giorno in cui i nostri pensieri si fusero e i nostri sogni erano diventati un tutt'uno. Quel giorno in cui ti ho visto per l'ultima volta. Quel giorno in cui ti ho stretto per l'ultima volta, prima di cadere in un baratro. Prima di morire dentro, davvero.

 

************************************

 

Cinque anni prima.
Ore 08:30

 

“Jong...”

“Si, Bummie?” il ragazzo sorrise dolcemente al minore, poggiandogli un bacio sulla fronte.

“Buona giornata.” il biondo salutò con una mano il moro, che pian piano usciva di casa e scendeva le scale.

“A questa sera!” fece l'occhiolino il più grande.

Kibum tornò in camera per finire di prepararsi. Quel giorno, insieme a Minho e Taemin avrebbe dovuto partecipare ad una conferenza nella loro casa discografica, con i media, per annunciare la sua completa guarigione e l'imminente ritorno del gruppo.

Dopo aver scelto attentamente i vestiti da indossare, si concentrò sullo specchio, curando al meglio la sua pelle, truccandosi subito dopo. Il ritorno della diva equivaleva quasi al ritorno di una divinità – secondo il parere di Kim Kibum, ovviamente – e doveva essere impeccabile.

Jonghyun avrebbe preso parte ad un programma in radio, quindi non sarebbe stato presente.

Il leader invece, aveva degli impegni da sbrigare all'interno della sede della SM.

 

“Omma, sei pronta?” chiese Taemin avvicinandosi al maggiore, intento a pettinarsi i capelli color miele.

Kibum sbuffò. Si sentiva strano. Era dalla sera prima che si sentiva soffocare. Gli faceva male il petto e aveva un peso sullo stomaco. I crampi avevano preso possesso del suo corpo, ma aveva pensato si trattasse dell'ansia pre-conferenza.

Sospirò forte, cercando di concentrarsi e sorrise al suo piccolo Minnie. Gli fece cenno di uscire dalla sua camera e tornò a dedicarsi a sé stesso.

Si fermò, osservando la sua immagine riflessa nello specchio. Kim Kibum... era davvero tornato? Key, era davvero tornato? Non capiva più nemmeno chi fosse. Si sentiva spaesato nel pensare che lui doveva avere diverse personalità nell'apparire davanti ad un pubblico.

Era davvero pronto per tornare ad essere Key, la diva degli SHINee? Era davvero pronto a ricominciare la solita routine? Era pronto a tornare ad essere quello di prima?

“No...” sussurrò a sé stesso scacciando i pensieri, convincendosi che quello che stava facendo, era la cosa giusta. Cercava di convincersi che quella era la via per far tornare tutto come prima. Si sentiva confuso, perso, frastornato, angosciato.

Sospirò diverse volte prima di alzarsi dalla sedia per dirigersi all'armadio – dove custodiva gelosamente il suo diario –.

Lo aprì sull'ultima pagina scritta e storse il naso – le ultime cinque pagine le aveva scarabocchiate di disegni e parole di canzoni, tanto per distrarsi –. Prese la penna dal suo comodino, cominciando a scarabocchiare qualcosa.

 

Caro diario,

oggi è il grande giorno. Oggi, la Diva, tornerà in scena.
Alle 10 devo essere lì... quindi posso scrivere solo poche righe... ma ne ho bisogno... voglio scusarmi per l'ultima volta che ti ho aperto... ti ho trattato male, e tu non c'entri nulla!
Mi sento confuso... è davvero questo che voglio? Si, cioè... non so... ho paura. E se non riuscissi a sentirmi me stesso? Sono un ragazzo molto apprezzato, ho avuto il talento, ho avuto il successo ed una splendida carriera... ma se ora non riuscissi più a mantenere il mio impegno? E se ora non ne fossi più all'altezza?
Vorrei parlare con Jonghyun... lui ha detto che ti vuole leggere, sai? Sono irrequieto per questo (sai bene che leggerà anche le porcate che mi sogno la notte)... però... più che altro è per... quel discorso.
Ho scritto senza pensare e ora ho paura... forse è meglio se quella pagina la strappo, così non potrà andare a vedere la causa del mio crollo emotivo. Ora mi sento bene... quindi, non è necessario che sappia di quella vicenda, no?

 

Sfogliò le pagine, tornando indietro di qualche giorno.

 

Ehi... ciao... diario...

Ho qualche problema oggi... cioè..
Ho smesso di farti leggere da Taemin... ho bisogno di parlarti seriamente, e se lui legge io non riesco a sfogarmi come si deve!
Ho ricordato... ho ricordato... e ora sto piangendo! Sto piangendo perché ricordo tutto! TUTTO.

io... sono stato male... a causa di Jonghyun!

Diario... ho paura, tanta! Ho cominciato a 'drogarmi' quando lui si è messo con quella! Diario, cosa devo fare? Aiutami... perché è dovuto tornare questo ricordo?!
Ora mi sento un cretino... perché sto parlando con te?! Tanto non puoi fare niente per aiutarmi! SEI INUTILE! Ti odio!

 

Kibum rise malinconico notando che le ultime due parole erano sbavate a causa di alcune lacrime ormai asciutte. Era passato qualche giorno da quella vicenda, ma il ragazzo di cui era innamorato gli riservava sempre le migliori attenzioni e lui si era dimenticato del 'ricordo' scomodo.

Tornò alla pagina odierna, appoggiò nuovamente la penna sul foglio e scrisse ancora, grande, al centro della pagina.

 

Credo di essere pronto per chiarire.

 

Scritto questo, chiuse il diario, riponendolo dentro l'armadio.

 

***

 

Ore 11:47

 

Jonghyun aveva appena cominciato la pausa pranzo, nervoso. Non ne capiva il motivo, ma si sentiva stranamente inquieto. Da un paio d'ore a quella parte sentiva il petto oppresso e una sensazione di nausea invadergli ogni pensiero.

Erano quasi due ore che il programma radiofonico era cominciato e lui non vedeva l'ora di tornare a casa da Kibum per raccontargli di tutte le cose che aveva fatto, delle persone con cui aveva avuto il piacere di parlare... e sopratutto, di abbracciarlo.

Sospirò accendendo il cellulare, sorridendo della foto del suo sfondo nel cellulare.

Kibum... pensò sospirando: gli mancava. Nonostante si fossero salutati qualche ora prima, sentiva la sua mancanza. Sapeva che una volta a casa lo avrebbe abbracciato di nuovo, ma lui voleva un po' di affetto in quel preciso momento.

I suoi colleghi gli offrirono il pranzo e lui fu lieto di accettare, aveva bisogno di distrarsi: avrebbe finito alle 3 del pomeriggio. Aveva voluto a tutti i costi stare in radio più del normale! Voleva farlo perché poi avrebbe ripreso le attività con il gruppo e voleva godersi quella tranquillità che gli veniva trasmessa dal parlare ai tanti ascoltatori.

 

***

 

Ore 11:50

 

I ragazzi erano nel pieno della conferenza: parlavano con i giornalisti e ridevano delle battute che si scambiavano. Fingevano i soliti sorrisi – da mostrare sempre davanti alle telecamere – e raccontavano le ultime vicende del gruppo.

Kibum era più serio dei suoi due dongsaeng: gli faceva male lo stomaco e gli girava la testa, la vista si era annebbiata. Pensò fosse semplice tensione, un calo di zuccheri: non ci diede peso. Non diede il giusto peso ai suoi malori.

Nel momento in cui gli venne data la parola – e gli venne passato il microfono –, si sentì cedere. Le gambe lo abbandonarono, la testa diventò improvvisamente leggera ed il corpo pesante.

Svenne.

Taemin si spaventò e urlò terrorizzato mentre Minho, più lucido del maknae, si apprestava a soccorrerlo, chiedendo a quei fottuti giornalisti di smetterla di fotografare e riprendere la scena. Non doveva diventare una notizia da prima pagina, dannazione!

Prese in braccio il biondo, dopo aver sentito il suo polso assente e corse fuori dalla sala con il più giovane del gruppo. Lo stese a terra, pregando Taemin di chiamare immediatamente un'ambulanza – quei bastardi dei media non ci avrebbero di sicuro pensato! – e prese il cellulare per avvertire il leader.

Il giovane afferrò il cellulare con le mani tremanti e le lacrime agli occhi. Digitò il numero e rispose al telefono con la voce strozzata dal pianto. Disperato, spiegò la situazione del ragazzo, i sintomi che presentava e poi pronunciò con un fil di voce, l'indirizzo della casa discografica. La persona dall'altra parte gli chiese di mantenere la calma: gli spiegò cosa dovevano fare mentre aspettavano l'arrivo dei paramedici e che precauzioni prendere in caso di altri sintomi.

 

Onew era in sala prove con il manager e non appena ricevette la chiamata di Minho, si precipitò fuori dalla porta: preoccupato e spaventato.

Arrivò dai ragazzi – c'erano altre persone oltre a loro: i media, metà degli idol e dei dipendenti dell'agenzia. Si fece largo tra tutte quelle persone urlando di allontanarsi.

Erano impazziti?!

Quando vide Key steso a terra, privo di coscienza, il suo spirito di leader venne fuori e, scrollando Taemin, prese il ragazzo in spalla per portarlo via da tutte quelle persone idiote; i loro amici degli altri gruppi, lo avrebbero aiutato di sicuro a tenerle lontane.

 

Mentre scendevano con l'ascensore e Kibum in spalla, ai tre ragazzi si fermò il cuore in gola. Le mascelle erano tutte tirate, i denti facevano male talmente erano compressi nelle loro bocche e i loro occhi si rifiutavano di far battere le palpebre. I cuori battevano all'impazzata senza dar loro un po' di tregua. L'ansia li aveva assaliti e si sentivano più agitati che mai: come diavolo era possibile che Kibum fosse stato di nuovo male? I dottori avevano affermato che la sua guarigione era completata.

“Devo chiamare Jonghyun.” affermò Minho, stringendo i pugni.

“No, lo farai dopo. Prima portiamolo in ospedale.”

 

***

 

Ore 14:15

 

Jonghyun aveva acceso il cellulare felice e soddisfatto, mancava più di mezz'ora alla fine della trasmissione, ma aveva bisogno di scrivere al suo Bummie; dopo aver visto molte chiamate perse di Minho, si accorse di un messaggio normale – che non lesse – e di uno in segreteria telefonica.

Hyung, porca puttana! Rispondi! Kibum si è sentito male! Siamo al pronto soccorso!!”

Disperazione. Questo si poteva sentire in quella voce resa leggermente robotica dal telefono. In sottofondo, la voce di Onew che urlava a Taemin di calmarsi. Taemin piangeva, terrorizzato. Jonghyun lo captava il terrore nella voce strozzata e così profonda del maknae. Urlava a pieni polmoni, si poteva sentire quanto fosse sconvolto.

 

 

Ora stava correndo. Correndo disperato verso la sua macchina, maledicendo tutti quelli che si piazzavano davanti a lui. Spintonava e scansava le persone. Le gambe facevano male, tese per l'improvvisa corsa. Il respiro era nullo, assente. Gli occhi bruciavano. Il cuore esplodeva.

Arrivò all'auto e ci entrò velocemente schizzando via per le strade di Seoul, diretto verso l'ospedale dove Kibum era stato sicuramente ricoverato.

Non aveva pensato ad avvertire il suo dongsaeng. Non aveva pensato di dirgli che aveva sentito il messaggio, di chiedere in che condizioni fosse Kibum. Semplicemente, aveva dato di matto e sfrecciava per le strade senza tener conto dei limiti di velocità e dei pericoli che poteva correre non rispettando le norme stradali.

Non aveva tempo!

Non aveva il tempo di andare piano, di pensare con lucidità a cosa stava facendo. Il suo unico obiettivo era schivare gli ostacoli lungo il percorso, cercare di non far sbandare la macchina, di tenere sotto controllo la sua coscienza per non rimetterci la vita: doveva rivedere Kibum.

 

 

Ora era imbottigliato nel traffico e non sapeva come fare. Suonava il clacson come se ne andasse della sua vita e imprecava. Ci avrebbe messo un'eternità ad arrivare!

Si era persino messo a piangere contro il volante della macchina. Ancora gli mancava mezz'ora di tragitto e non poteva farcela a resistere! Sarebbe voluto scendere da quella fottuta macchina per correre a più non posso verso l'ospedale, ma sapeva che sarebbe stata una follia.

Prese il cellulare abbandonato sul sedile del lato passeggerò e compose il numero del suo Hyung. Era più lucido ora e voleva sentire la voce rassicurante del leader che gli diceva che tutto andava bene e che semplicemente il suo Kibum aveva avuto un calo di zuccheri.

 

 

Ore 15:32

 

Finalmente era arrivato. Onew non aveva risposto nemmeno una volta alle sue chiamate, ma poco importava, no? Intravedeva l'ospedale!

Aveva esultato mentalmente nel trovare l'edificio senza troppo caos intorno. Aveva sgommato aprendo di fretta la portiera dell'auto – lasciata accesa e aperta –, catapultandosi fuori. Stava per cominciare a correre quando tutto si fermò.

Jonghyun ebbe la coscienza di voltare lo sguardo ai lati della strada, troppo tardi.

Una macchina.

Troppo.

Troppo veloce.

E poi... buio.

Jonghyun, l'ultima cosa che la sua mente riuscì a pensare, fu di voler vedere Kibum un'ultima volta. Sapeva che la macchina andava troppo veloce, sapeva che, sarebbe stato investito.

A terra, con la testa sanguinante e diverse parti del corpo fratturate, dopo un ultimo barlume di lucidità, Jonghyun chiuse gli occhi, velati di lacrime.

 

***

 

Ore 15:40

 

 

Il tempo per metabolizzare Jinki non lo aveva avuto.

Era sceso al pian terreno a comprare qualcosa da ingurgitare ai distributori alimentari e di bevande, quando un frastuono aveva attirato la sua attenzione. Si erano sentite delle urla al di fuori l'edificio e molti infermieri erano corsi fuori.

Pensò fosse normale che fosse così: era in un ospedale dopotutto.

Quello che non capì subito però, fu come mai il suo cuore si era fermato alla vista di quella barella che entrava così dannatamente nella sua testa. Tutto scorreva a rallentatore mentre il suo cervello elaborava che in quel lettino con le rotelle, c'era Jonghyun.

Sgranò gli occhi e ricominciò a respirare. Un forte fastidio allo stomaco lo aveva colpito mentre cominciava a correre dietro ai paramedici per chiedere cosa fosse successo.

Risposero affannosamente che era stato investito proprio davanti al cancello principale. Alcuni passanti avevano assistito alla scena e avevano affermato di averlo visto correre verso l'ospedale.

Onew trattenne nuovamente il fiato: il suo dongsaeng era stato investito perché scosso dal messaggio di Minho. Non poteva che essere così.

Si maledisse mentalmente, senza motivo, e si diede la colpa di ogni cosa. Era il leader, era colpa sua.

Portò entrambe le mani a tenere la testa, tirando indietro i capelli scuri. “Che casino.” aveva sussurrato con l'angoscia in gola.

Cosa doveva fare? Due dei suoi migliori amici erano finiti in ospedale... sotto ai suoi occhi, e lui non aveva fatto niente per impedire che ciò accadesse.

Se solo si fosse accorto dei problemi che aveva passato Kibum... tutto quello non sarebbe successo.

 

 

Prese il telefono, componendo un numero di cellulare a lui caro. Aveva bisogno di lui, di loro: i suoi dongsaeng Minho e Taemin. Non ce la faceva più, non da solo. Aveva sopportato troppo, era rimasto troppo lucido già per Kibum, non avrebbe retto il peso di Jonghyun. Non ce la faceva. Ci provava, ma sentiva le lacrime invadergli gli occhi, privandolo di ogni possibile forza di reagire.

Quando il telefono smise di squillare, il ragazzo poté sentire distintamente la voce del maknae. Aveva risposto lui.

“Taemin, passami Minho... per favore...” aveva sibilato a bassa voce. Si stava piegando, si stava sgretolando. Lee Jinki stava cedendo alla voglia di urlare.

Dopo diversi minuti riuscì finalmente a parlare con Minho, chiedendogli ovviamente di restare calmo e di prepararsi alla notizia.

“Ehi...”

Come sta?”

“Non ti chiamo per quello...”

Eh?! E per cosa allora?!”

Prese un respiro profondo, ravviando i capelli prima di continuare “C'è stato un incidente!” spiegò della situazione. Spiegò di come aveva per puro caso notato qualcuno di familiare su quella barella, e di come si fosse avvicinato per curiosità.

“Minho, non ce la faccio da solo... vorrei essere forte... ma non ce la faccio più. Dopo Kibum, ora anche Jonghyun... vorrei potervi tranquillizzare, vorrei potermi prendere cura di voi, ma non ce la faccio... non posso farcela ad essere forte da solo.”

Hyung, calmati arriviamo subito!” aveva detto Minho in tutta fretta.

 

 

Minho aveva costretto il suo ragazzo a vestirsi di corsa per tornare in ospedale; non aveva dato spiegazioni inizialmente, e Taemin si era spaventato.

“Si tratta di Jonghyun.” aveva solo detto, prendendolo poi per mano e trascinandolo fuori dal dormitorio.

Durante tutto il tragitto non parlò, tenendo sott'occhio la strada. Non poteva farsi prendere dalle emozioni, non con i suoi due Hyung in quelle condizioni, il leader a pezzi e il suo ragazzo con il cuore in frantumi.

Strinse i denti, mantenendo la calma.

 

Quando videro Onew, seduto da solo su una delle sedie bianche nell'enorme entrata, con profonde occhiaie a contornare i suoi occhi, Minho capì che la situazione era più grave del previsto. Abbracciò il suo Hyung per dargli coraggio e rimase immobile finché non si aggiunse anche il più giovane. Il leader tremava, così come il maknae.

Minho baciò la testa ad entrambi, sorridendo con le lacrime agli occhi. “Ragazzi, andrà tutto bene! Parliamo pur sempre di Jonghyun! Quello è duro come una roccia!” le sue labbra vibravano mentre pronunciava quelle poche parole e la sua sicurezza andava scemando.

 

 

 

Il manager del loro gruppo era riuscito ad avere i permessi per andare a trovare Kibum, così da poter risollevare i morali dei ragazzi di cui si prendeva cura.

Taemin, ovviamente, era stato il più felice di tutti. Aveva sgranato gli occhi, incredulo; non poteva crederci: avrebbe rivisto il suo adorato Key!

Minho quasi scoppiò a piangere nel vedere il suo ragazzo finalmente con la luce negli occhi e non poté che essere felice di andare a trovare il suo Hyung ancora incosciente.

Il leader aveva alzato la testa al soffitto e aveva respirato a bocca aperta, come a volersi fermare dal gridare. Strinse i pugni abbracciando i suoi compagni e ringraziò il manager.

Salirono piano le scale, sperando che tutto d'un tratto, Kibum si svegliasse, facendo accorrere gli infermieri ad affermare che lui stava bene.

Si fermarono sulla porta, tutti e tre titubanti.

“Hyung, apri tu?” chiese Minho stringendo la mano del suo ragazzo.

“Mh, è mio dovere.” sospirò il maggiore, facendo scattare la serratura. Lui era già entrato in quella stanza priva di qualsiasi tipo di movimento, silenziosa. Aveva potuto parlare direttamente con il ragazzo biondo, aveva potuto sussurrargli parole amare che dovevano servire a scusarsi di cose che non aveva neanche fatto. Aveva potuto accarezzare i suoi capelli morbidi, la sua fronte e sorridergli dolcemente, sperando si svegliasse da un momento all'altro.

Taemin, con la testa bassa, trattenne il respiro mentre la porta si spalancava e i suoi occhi seguivano il percorso delle piastrelle bianche, arrivando fino ai piedi del lettino, salendo su per i suoi contorni, fino ad intravedere la figura immobile della sua Omma. Mise un palmo davanti alla bocca, entrando per primo nella stanza.

Si avvicinò senza fretta, senza foga: camminava piangendo e gemendo silenziosamente.

Si fermò di fronte a lui, esaminando ogni piccolo dettaglio visibile del viso: gli occhi dalla forma allungata, chiusi; il piccolo naso da cui provenivano impercettibili respiri – perché si, Kibum respirava senza l'aiuto di macchine e questo voleva significare che il suo risveglio non doveva essere così lontano –; la bocca a forma di cuore, leggermente aperta e secca.

Taemin scoppiò in un pianto di gioia. La sua Omma era così bella nonostante la situazione. Sembrava stare bene. I capelli erano ordinati e puliti: probabilmente le infermiere erano passate da poco.

“Omma...” sussurrò piano, come ad aver paura di poter essere sentito. Voleva che Key facesse qualcosa per fargli capire che era cosciente, che per non si sa quale ragione riusciva a sentirlo.

Strinse la mano del biondo, forte, mentre i suoi compagni si avvicinavano per guardare l'amico. Sospirarono quasi all'unisono e l'unica cosa che si poteva sentire all'interno di quella camera, erano i loro respiri accelerati e pesanti, così come i cuori, che battevano all'impazzata per l'agitazione.

Taemin sussultò quando sentì la stretta essere ricambiata; fu una lieve pressione, durata pochi attimi, meno di un secondo probabilmente.

Sgranò gli occhi inspirando profondamente prima di parlare di nuovo. Taemin, l'aveva davvero sentita! Ora la sua voce aveva un volume più normale, il tono quasi disperato. “Omma!”

Minho e Jinki sobbalzarono per lo spavento e lo guardarono confusi. “Hyung, Hyung! Guardate! Ha mosso la mano! L'ho visto!” aveva un sorriso largo in viso il più giovane e i due ragazzi si erano inteneriti e intristiti allo stesso tempo. Taemin... era così ingenuo, come poteva starsi svegliando per davvero? Come poteva aver sentito il richiamo?

Il maggiore sospirò, accarezzando la schiena del ragazzino. Voleva farlo ragionare, non doveva vedere e sentire cose inesistenti: si stava ferendo e illudendo.

Minho aprì gli occhi così tanto da poter sembrare una rana: aveva visto il braccio di Kibum muoversi di scatto. Possibile che non fosse un movimento involontario dei suoi muscoli?

“Si è mosso, hai visto?!” il maknae si era rivolto al fidanzato, che aveva annuito. “Jinki-Hyung! Guarda anche tu! Ha mosso il braccio!”

“Minnie, potrebbe esser un riflesso del suo corpo, non per forza si deve star svegliando...” aveva bisbigliato, cercando di non distruggere le fragili speranze del giovane.

“No! No! Ne sono sicuro! Davvero!” aveva le lacrime agli occhi mentre tornava a guardare il viso perfetto di Kibum. “Svegliati Omma!”

Un altro movimento del suo corpo e il respiro che si faceva lentamente più pesante e udibile. Una lacrima solcò quel viso perfetto e di porcellana; Onew rimase senza fiato a osservare come, davanti ai suoi occhi, Kibum riprendeva conoscenza.

La cosa che li lasciò più stupiti però, fu sicuramente l'urlò che lanciò. “JONGHYUN!”

Rimasero tutti a bocca aperta, osservandolo increduli. Si rifiutavano persino di sbattere le ciglia, per paura di ritrovarlo di nuovo privo di coscienza.

“O-Omma...” balbettò il più giovane con le lacrime agli occhi. Kibum si era davvero svegliato davanti ai suoi occhi!

 

 

************************************

 

Ehi Jonghyun, sono quasi pronto. Sto scrivendo una lettera, mi vedi? Voglio dire due parole ai miei genitori e alla mia adorata nonna. Sai che mi viene a trovare due volte a settimana?!

Tranquillo, ho ancora delle cose da fare. Devo ancora farne un paio di lettere: è tutto il giorno che scrivo i miei pensieri.

I prossimi saranno i nostri vecchi compagni. Ehi, non ti ho ancora parlato di loro, vero?

Il mio piccolo Taemin è diventato un solista, sai? Oggi dovrebbe spostarsi in Giappone per la tournée, ma gli faranno avere sicuramente il mio messaggio. Jinki lavora con i genitori, ha deciso di ritirarsi dopo tutto il casino che è successo, non ce la faceva... anche se ogni tanto lo trovo sulle riviste di moda insieme al nostro maknae ed a Minho. Lavorano ancora insieme ogni tanto.

Minho è tornato ad essere un modello in pianta fissa, ed anche un attore di successo... canta ancora, ma solo se c'è anche il nostro Hyung, vengono organizzati dei concerti durante l'anno: il giorno del tuo e del mio compleanno e anche il giorno della tua scomparsa.

Probabilmente queste cose le sai già, dato che ci osservi sempre... o almeno credo... mi guardi mai Jonghyun?

 

Io... bè... vuoi che ti parlo di me, Jongie? Hihihi. Non puoi aspettare che sia da te? Dai, tranquillo, quando arrivo potremo parlare per sempre di tutto, staremo per sempre insieme e saremo felici per davvero!

 

 

************************************

 

Nell'istante in cui venne comunicata la notizia, i ragazzi rimasero con volti spenti, privi della minima espressione.

E come potevano... anche solo piangere?

Jonghyun si era lasciato morire. Si era lasciato morire senza più combattere, dopo aver parlato un'ultima volta con Kibum. Aveva mille rimpianti e mille cose ancora da fare e sperimentare, ma era sbagliato: Kim Jonghyun, si riteneva sbagliato. Riteneva di non dover più esistere: aveva causato troppo dolore all'unica persona che davvero lo aveva amato. L'unica persona che realmente aveva sofferto a causa sua, che si era ammalato per lui. Kim Jonghyun aveva rovinato e distrutto la vita di Kim Kibum, suo migliore amico, suo compagno... il ragazzo che amava.

Perché rimanere in vita? Perché lottare? Kibum ne avrebbe sofferto... così come il leader, il maknae... e il suo migliore amico Minho... la famiglia, gli amici. Jonghyun implorava il perdono di tutti. Era colpa sua e doveva pagare, non voleva più rovinare la vita a nessuno.

Non voleva più rovinare la vita a Kibum.

Era morto in quella sala operatoria dove tanti medici intorno a lui cercavano di fare il loro lavoro, e, con tutte le sue forze, contrastava il loro operato e impediva la rianimazione: non voleva più ferire Kibum.

Smise di respirare, di lottare, di vivere.

 

Kibum, lo venne a sapere nel modo peggiore possibile: il suo cuore aveva fatto male per più di mezz'ora dopo il risveglio – arco di tempo nel quale Jonghyun aveva lottato contro la vita – e aveva corso come un pazzo per i corridoi dell'ospedale. I suoi compagni lo avevano seguito, ma non avevano realmente cercato di fermarlo: non ne avevano il coraggio.

Kibum aprì le porte della sala con ancora la spia rossa accesa. Urlò vedendo Jonghyun pieno di tubi, di persone attorno con le mani nel suo torace. Bisturi ovunque, aggeggi meccanici rumorosi. Kibum scoppiò a piangere quando sentì improvvisamente un suono acuto arrivare da un display; ci vide sopra, la linea della vita di Jonghyun... fissa, immobile... orizzontale.

E lì capì.

Gli urli disperati, probabilmente li sentì tutto l'ospedale.

 

 

************************************

 

Jonghyunnie, cosa devo scrivere a Tae? Ho paura di fare qualcosa di sbagliato. Ormai è un uomo, però resta pur sempre il mio piccolino, no? Credi che gli dispiacerà se lo lascio solo? Ha la ragazza ora, quindi magari si diverte con lei e non si preoccuperà della mia scomparsa... ah, non te l'ho detto che lui e Minho hanno rotto vero? È successo dopo sei mesi che te ne sei andato... Tae mi ha spiegato che Minho non era più lo stesso. Era strano, sempre triste e nonostante gli impegni, non trovava pace interiore, continuava a parlare di te come se ancora ci fossi, sembrava impazzito! Non pensi sia buffo? Poi ha smesso di colpo quando si sono lasciati. Taemin aveva bisogno di affetto e di un sostegno... Minho non lo era più... non ce la faceva... quei due si amavano, io lo so. Si amano ancora. Dovresti vederli quando si riuniscono e cantano, sembrano felici!

Ci sono anch'io a questi eventi sai? Però ho sempre partecipato come spettatore in prima fila... dopo la tua morte mi si è auto cancellata la memoria... e mi è tornata solo dopo che Taemin, tre mesi fa, ha portato il mio diario. Sono in questo posto strano da diverso tempo, hanno detto che ho una malattia strana e che vogliono che io riposi... mi fanno uscire spesso, però non sono mai solo... mi annoio!

Jongie, mi manchi. Ho quasi finito: tra poco sarò da te.

 

 

************************************

 

Taemin era preoccupato. Jonghyun era stato diagnosticato morto da un paio d'ore e non aveva ancora versato una lacrima, al contrario di Minho e Jinki, che avevano ceduto. Lui li guardava senza nessuna emozione, poi, voltava lo sguardo alla sua Omma e lei... bé, sembrava fuori controllo. Aveva distrutto la camera in cui erano stati chiusi a chiave – per evitare fuggisse di nuovo – e aveva iniziato a rompere le tende, graffiandole con le unghie, aveva sfatto i letti e aveva cercato di rompere i vetri alle finestre. Aveva gettato a terra dei vasi, e con essi aveva cominciato a incidere profondamente nella sua carne, con foga, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Le sottili schegge dei cocci sporchi di terriccio, si erano conficcati nella pelle sanguinante, cominciando a fare infezione.

Non voleva cure, allontanava tutti minacciandoli, non voleva nessuno: ringhiava e aveva cercato di mordere un'infermiera che gli aveva offerto aiuto in modo dolce e spontaneo.

Impazzito.

Taemin non riusciva nemmeno più a guardarlo, come non riusciva più nemmeno a guardare gli altri suoi due Hyung. La vita faceva davvero schifo.

 

 

************************************

 

“Sono venuto a trovare Kibum-Hyung.” aveva una voce mascolina, ma ben familiare alla segretaria, si era presentato alla reception ancora con i costumi di scena. Non era ancora partito solo per poter andare a trovare il suo Hyung un'ultima volta.

“Buongiorno Taemin-Oppa! Tutto bene?!” aveva lanciato un gridolino la ragazza, eccitata alla vista del cantante.

“Si, grazie.” aveva sbuffato apatico, insensibile. Tirò indietro i capelli neri con una mano, per poi riproporre la stessa domanda a quella donnaccia che non gli staccava gli occhi di dosso.

“Certo, ecco le chiavi della camera, come al solito.”

Taemin le prese irritato dalla sua vocina, e si incamminò per il lungo corridoio color crema, pallido, scialbo e privo di vivacità. C'erano rumori di ogni genere, urla, schiamazzi e risate isteriche in ogni dove, come sempre.

Bussò alla porta nera della camera del suo Hyung, e inserì le chiavi. Quello che vide dopo, fece tornare la scintilla nei suoi occhi.

Lee Taemin, per un attimo, era tornato indietro a cinque anni prima: era tornato un ragazzino fragile.

OMMA!” aveva urlato. E lui, non usava quel termine da molto, molto tempo. Si era rifiutato di pronunciarlo ancora dopo la perdita di memoria di Kibum, dopo che gli avevano diagnosticate: Nevrosi isterica e Schizofrenia.

Si gettò a terra, e prese il ragazzo dai capelli corvini, stringendolo in un abbraccio bagnato; in un abbraccio doloroso, rosso.

“AIUTATEMI, AIUTATEMI! PER FAVORE!” e la sicurezza era accorsa subito, notando il ventenne in lacrime, che teneva stretta a sé, una delle persone più importanti della sua vita, in un lago di sangue: le braccia di Kibum erano ricoperte di tagli, di graffi ed escoriazioni: come diavolo era riuscito a farsi quelle ferite? Aveva utilizzato la penna, la penna con cui aveva scritto un ultimo messaggio.

 

Jonghyun, sto venendo da te

 

Bad Ending.


 

   
 
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > SHINee / Vai alla pagina dell'autore: SaraShawol1994