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Autore: Layla    19/02/2014    0 recensioni
“Il re di Bonda ha una cosa che mi interessa molto.”
“Uno shushu, immagino.”
“Sì, uno shushu molto potente, un anello.”
“Lascia perdere Ombrosa, Smiss finirai per essere il suo schiavo.”
“Oh, e così la conosci.”
“Me ne ha parlato mia sorella, assorbe le anime e trasforma gli uomini in ghoul, ma vuole anche liberarsi e ottenere un nuovo corpo. Una volta ha provato anche a prendersi il corpo di Eva.”
“Interessante. Beh, la eliminerà dalla lista e prenderò l’altro shushu, una spada infuocata, ma ho bisogno di una mano. Qualcuno che distragga il re e le guardie con la sua bellezza.”
Io lo guardo sorpresa.
“Tu vuoi che io faccia da puttana?”
“No, solo da esca. Potresti essere una principessa che viene da lontano e vuole sposare il principe, tutti dedicherebbero la loro attenzione a te e io potrei prendere ciò che voglio indisturbato.”
“Io non sono una ladra!”
“Ma rivuoi la tua mappa e questo è l’unico modo che hai per riottenerla."

{CleoxGoultard
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Goultard, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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4) Uno yop preso all'amo (complimento, Cleo!)

 

Mi risveglio dopo non so quanto stesa nel salone del conte Vampyro, che ha la testa tra le mani e geme, poco più in là giacciono i resti distrutti di Ombrosa e Goultard seduto.
“Uhm!”
Lo Yop si alza di corsa e viene verso di me.
“Cleo?”
“Goultard, cosa è successo?
Ho sete.”
“Una cosa per volta.”
Per prima cosa mi tende una borraccia da cui bevo avidamente, finalmente sento di nuovo tutto il mio corpo.
Finito di bere gliela restituisco.
“Cosa è successo?
Dove è Ombrosa?”
“Diciamo che è morta, l’ho spezzata con la mia spada e questo l’ ha distrutta.”
“Sì, il veleno. Ma io come sono stata liberata?”
Lui prende fiato.
“Dopo che tu hai smesso di lottare contro il demone, io sono riuscito a saltare sulla testa di Ombrosa e togliere l’occhio e quindi il demone che è tornato nel suo contenitore.”
Io sospiro di sollievo.
“Sei stata veramente forte a tenere testa a Ombrosa, anche se per un momento ho temuto di perderti quando lei ha vinto.”
“Tu tieni a me?”
“Siamo amici, no?"
Mi risponde lui, rivolgendomi il suo solito ghigno.
“Già, amici.”
Rispondo io amara e subito dopo vorrei tapparmi la bocca per averlo detto.
“Cosa significa Cleo?”
“Nulla!”
Urlo, uscendo dal castello per correre a una velocità assurda lungo la scala a chiocciola, la nebbia si è alzata e la luna splende alta in cielo.
Cosa mi è venuto in mente?
Ora lui vorrà sapere il perché di quella strana frase e io non sono pronta a dirgli che lo amo, quasi sicuramente distruggerebbe il nostro rapporto. Un dio non ha tempo da perdere con una ragazzina come me, forse dovrei andarmene e cercare qualcun altro della mia età con cui andare all’avventura.
Non sarebbe lo stesso, ma almeno avrei più possibilità di essere ricambiata.
Sono arrivata alla fine della scala e mi sto lanciando verso il villaggio quando Goultard mi si para davanti.
“Quanto corri, piccola ocra! Si può sapere il perché?”
“Niente, cose personali.
Forse non dovrei stare con te, sono solo un impaccio, meglio che mi cerchi una mia compagnia, come ha fatto mia sorella.”
Sputo la frase senza nemmeno una pausa.
“Credevo stessi bene con me.”
“Sì…”
“E allora?”
Io prendo fiato.
“Io… io penso di essermi innamorata di te, ma sono solo una ragazzina e tu sei un dio, per quanti sforzi possa fare non sarò mai alla tua altezza, quindi è meglio per tutti e due che me ne vada.”
“Per tutti e due o per te?”
Io non rispondo, che domanda è?
“Cleo!”
“Per tutti e due. Io avrò la mia avventura e tu non avrai un peso da salvare.”
“Non ho mai detto che sei un peso. Non è che hai paura di qualcos’altro?”
“Non sono affari tuoi.”
Faccio per scansarmi, ma lui non si sposta.
“Pensavo stessi bene con me.”
“Senti, io non posso stare con un uomo che non mi ama. Stare ogni giorno con lui mi consumerebbe, quindi lasciami andare.”
“Non hai detto di non amarti.”
“Mi hai chiamata amica.”
Questa volta mi lascia passare, io mi infilo nella prima locanda che trovo e ordino la colazione, tutto buonissimo, ma non colma il vuoto che dentro.
Esco dalla locanda ed entro dentro una mescita di liquori e ordino un superalcolico, il tizio al bancone non alza nemmeno un sopracciglio.
Bevo abbastanza liquori da non riuscire più a camminare e raggiungere il bagno da sola, visto che questo  posto non pullula di gentiluomini mi tocca barcollare senza aiuto.
In bagno faccio quello che devo fare e vomito, pago al barista e compro una bottiglia, ho deciso che me la berrò da sola.
Cammino per il villaggio con addosso un sorriso da scema e salutando gente che non conosco, è dura digerire una delusione d’amore.
“Cleo, cosa stai facendo?”
Eccolo, Goultard è spuntato di nuovo, mentre ero seduta su un muretto a bere in solitudine.
“Bevo.”
Rispondo piatta.
“Questo lo vedo, ma non ti sembra di esagerare?
Hai fatto fuori mezza bottiglia.”
“Ti interessa davvero?”
Dico io ridendo, lui tenta di togliermela di mano, ma non ci riesce.
“Eh no, signor dio degli yop! Adesso posso fare quello che voglio!”
Lui sbuffa.
“Cleo, dammi quella bottiglia o finirai per vomitare!”
“Ho già vomitato!”
Ghigno io.
“Ok, allora dammela per non vomitare di nuovo.”
Alla fine gliela consegno.
“Contento?”
“Abbastanza, anche perché al castello non mi hai nemmeno dato la possibilità di rispondere in modo adatto.”
“Non esiste un modo adatto, o mi ami o no! Non è come scegliere un’arma in cui devi soppesare pregi  e difetti dell’oggetto in questione!”
Rispondo io.
“Touchè!”
"Allora, qual è la risposta soppesata?”
“Che ti amo anche io, nonostante sia troppo vecchio per una ragazzina come te. Quando hai deciso di venire con me ero leggermente infastidito dalla tua faccia tosta, poi però ho cambiato idea. Sei molto carina, sei un’ottima guerriera e una buona compagna e io sono solo da troppo tempo.
Vuoi essere la mia ragazza?”
“Sì, non mi interessa il fatto che tu sia più vecchio di me, anche perché non dimostri la tua età.”
“Sono un dio e presto sarai una dea anche tu.”
“Ma davvero?”
Gli chiedo.
Poi mi viene da vomitare e corro a farlo in un cespuglio.
Finito, il mio mondo diventa nero e svengo.

 

Mi sveglio in una camera con le tendine alle finestre, Goultard invece è seduto su una sedia e mi guarda divertito. Io mi porto le mani davanti al volto ricordando la mia dichiarazione e la mia fuga.
“Perché quelle mani, Cleo?”
“Mi sono dichiarata e tu mi hai rifiutato.”
“Non è andata proprio così, o meglio c’è stato un seguito.”
“Sì, io mi sono ubriacata.”
Lui ride.
“Sì, ma è successa anche un’altra cosa.”
Io lo guardo senza capire.
“L’ultima cosa che ricordo è di essere entrata in una mescita di liquori.”
“Ne sei uscita con una bottiglia in mano e ti sei messa  a bere seduta su muretto, lì ti ho sequestrato la bottiglia.”
Io sospiro, che figura di merda!
“Abbiamo parlato un po’e ho accettato di essere il tuo ragazzo o meglio il tuo uomo.”
Io lo guardo con gli occhi spalancati, le fitte del mal di testa che mi massacrano.
“Dici sul serio?”
“Sì, certo Cleo.
Sei la mia donna, ora.”
Io lo abbraccio di slancio e poi grugnisco.
“Cosa c’è?”
“La testa. Mi fa male la testa.”
Lui ride.
“Con quello che ti sei bevuta non mi sorprende, per questo ho chiesto al locandiere di portarti un rimedio per le sbronze.”
In effetti poco dopo qualcuno bussa alla porta della stanza e un uomo di mezza età entra tenendo in mano una tazza fumante.
“Mi raccomando, signorina. Lo beva tutto.”
Io prendo la tazza e annuisco, inizio a bere l’intruglio e fa decisamente schifo, però lo bevo tutto visto che è probabilmente in grado di togliermi il mal di testa.
Finito, appoggio la tazza sul comodino e guardo lo yop.
“E così sono davvero la tua donna?”
“Senza dubbio alcuno.”
Si avvicina a me, io chiudo gli occhi e finalmente lo bacio.
Erano mesi che sognavo questo momento ed è assolutamente perfetto, meglio delle mie migliori aspettative.
Cielo, ce l’ho fatta!
Sono la donna di Goultard.
Vorrei urlarlo al mondo, ma temo che dovrò tenerlo per me stessa  o al massimo dirlo a mia sorella e Pan Pan.
In ogni caso il viaggio di ritorno è molto diverso rispetto a quello di andata, lui mi parla, mi abbraccia, mi bacia e dormiamo nello stesso sacco.
La maggior parte delle volte parliamo mentre lui mi accarezza e sorride, finalmente rilassato.
“Dobbiamo andare dal re di Bonda.”
“Cosa?
Sei pazzo?
Se il re sentisse la mia voce mi riconoscerebbe come complice di Remington e finirei in galera!”
Lui ride.
“Ho pensato anche a questo, come esistono pozioni che cambiano il colore degli occhi esistono anche quelle che cambiano la voce.”
Io sbuffo.
“Grande, ho sempre sognato di avere una voce profonda da uomo.”
Lui ride più forte.
“Non ho detto che avrai una voce da uomo, solo una diversa da questa.”
Io sospiro.
“Beh, se è proprio necessario lo farò.”
“Brava ragazza!”
Mi risponde baciandomi dietro l’orecchio.
“Ruffiano.”
Mugugno prima di addormentarmi.
Il giorno dopo – come stabilito – prendiamo la strada per Bonda. È una bella giornata, il cielo è azzurro e intorno a noi si stendono i campi verdi, passano anche parecchi carri che trasportano di tutto.
Arriviamo a Bonda due giorni dopo, per prima cosa ci sistemiamo in una locanda e io mi faccio un bel bagno, godendomi la vasca.
Finito, trovo Goultard sdraiato sul letto, si fa un bagno anche lui e poi usciamo alla ricerca di un venditore di pozioni, lo troviamo dopo aver girato parecchi quartieri.
Il negozio è piccolo e scuro e il negoziante è un tipo dalla pelle grigiastra, mezzo gobbo.
“In cosa posso esservi d’aiuto, signori?”
“Cerchiamo una pozione per cambiare la voce della mia ragazza.”
“E perché mai? Ha una voce così bella.”
Goultard lo fulmina.
“Oh, non importa.
Provi questa.”
Mi porge una boccetta che bevo subito, dico qualcosa e la mia voce è diventata insopportabilmente alta.
“Non va bene.”
Me ne danno un’altra e la mia voce diventa quasi maschile.
Al terzo tentativo troviamo la pozione giusta, Goultard paga tutto e usciamo, la mia voce è diversa, ma è ok.
“Andiamo dal re, prima lo facciamo meglio sarà.”
Io annuisco e lo seguo lungo la trafficatissima via centrale, quella che porta al castello. Ancora una volta le guardie lasciano passare Goultard senza problemi, qualcuno gli sorride persino e scambia quattro chiacchiere con lui. Non sapevo fosse così di casa in questo castello.
Beh, questa sarà una delle cose che gli chiederò quando ce ne andremo da qui e avremo tutto il tempo che vorremo per parlare, dalle cazzate alle cose importanti.
A distanza di qualche mese mi ritrovo di nuovo nella sala del trono, il re è allo stesso posto e ha la stessa espressione preoccupata.
“Goultard, finalmente è arrivato!
La faccenda è stata risolta?”
Chiede ansioso.
“Sì, sua maestà. Ombrosa è stata distrutta, non è più un pericolo per nessuno.”
Il re sospira di sollievo.
“Ma prego sedetevi e mi racconti tutto Goultard.
Cosa vuole da bere?
E lei, signorina?”
“Io vorrei dell’acqua, sua maestà.”
“Io vorrei del the freddo, se possibile.”
Chiedo intimidita.
“Ma certo, ma certo.”
Qualche minuto dopo veniamo serviti da due impeccabili camerieri in livrea, finalmente potrò placare un po’ questa sete nervosa che mi secca la gola.
“Ombrosa era tornata dal suo vecchio custode e ancora una volta era riuscita a soggiogarlo, trasformando il suo villaggio in un covo di goul.
Io e Cleo siamo arrivati al castello e lo shushu ha preso possesso di Cleo, che per un po’ è riuscita a contrastarla, dando a me il tempo di sistemare la mia spada intingendola in uno speciale veleno.
Quando Ombrosa ha sconfitto Cleo, l’ho tolta dal suo corpo e l’ho spezzata con la spada, ora di lei non c’è più traccia.”
“Vuol dire che non è più in questo mondo?”
“Esattamente.”
“Mi sollevi da una grande responsabilità, quello shushu aveva corrotto una delle mie guardie per farla uscire dal castello. È stata punita come si merita.”
“Non sia troppo duro, maestà. Uomini più forti sono stati sconfitti da Ombrosa.”
“Ha ragione. Com’è stato essere posseduta da uno shushu?”
Mi chiede il re, facendomi sobbalzare.
“Oh, orribile! Non hai più il controllo del tuo corpo, devi fare tutto quello che ti ordina il demone, per fortuna sono riuscita a contrastarla per un po’, o avrei ferito Goultard e non me lo sarei mai perdonata. Il demone è stato scaltro, ha scelto me perché sapeva che Goultard non mi avrebbe attaccato. Siamo stati davvero fortunati.”
Sorrido incerta alla fine.
“Mi scusi per la domanda priva di tatto, signorina.
La ringrazio per avermi risposto comunque, per un vecchio sedentario sentire racconti come questi è un vero piacere, mi fanno tornare in mente la mia giovinezza, quella in cui ero un principe indomito e avventuriero.”
“È in questo modo che ci siamo conosciuti, maestà.”
“Si, Goultard. Su di te, però, gli anni non lasciano traccia, su di me sì. È rimasto ben poco di quel giovanotto.”
“È rimasto giovane nell’animo e questo è molto importante.”
“Tu mi nascondi qualcosa, amico mio.”
Goultard lo guarda senza capire.”
“Questa bella signorina non è solo tua amica, vero?”
Il mio uomo si gratta la testa.
“Che intuito formidabile, maestà! È anche la mia donna.”
“Era ora che un vecchio scapolo come te mettesse su famiglia.”
Lui rimane per un attimo senza parole.
“Non abbiamo ancora parlato di figli.”
“Oh, quelli verranno con il tempo.”
Che argomento imbarazzante, non mi vedo come madre, ma mi piacerebbe avere un piccolo yop in giro per casa.
“Maestà, il suo tempo è prezioso e noi ne abbiamo approfittato fin troppo, è ora di andare:”
“Purtroppo hai ragione, Goultard.
Arrivederci e buon ritorno a casa.”
Lasciamo la stanza e quando la porta si chiude dietro di noi guardo incuriosita il mio uomo.
“E così sei amico del re.”
“In qualche modo sì, gli piace ascoltare le mie storie e insieme ne abbiamo vissute un bel po’, mi ricorda di quando ero uno yop giovane e stupido come Tristepan, sempre pronto a correre al richiamo dell’avventura.
Ecco, perché non ho mai avuto una donna per tanto tempo, si stufavano tutte di questo lato del mio carattere.”
“Io non mi stuferò mai di questo lato.”
Lui ride.
“Oh, lo so. È per questo che mi piace e che ti ho scelto, perché so che non ti arrabbierai mai per questo, magari per altro, ma non per questo.”
Io sorrido e mi sento sollevata quando usciamo dal castello, spero di non tornarci tanto presto, ora ho solo voglia di stare con lui nella nostra casa sotto il deserto.
Prima di andarcene da Bonda compro qualche vestito e della roba per la casa, poi finalmente inizia il nostro viaggio di ritorno.
“Finalmente si va a casa!”
Urlo, eccitata.
“Vuoi dire la città dei Cra?”
“Di nuovo con questa storia?
Casa mia è dove abiti tu!”
Lui ride e mi prende per mano.
“Su, non te la prendere!
Stavo solo scherzando, chi ti lascia andare adesso?”
Io sorrido senza dire nulla: ho ottenuto il mio obbiettivo.
Goultard mi ama e io lo amo, come nelle fiabe adesso è lui il mio principe.
Adesso sì che sono felice.
Sorridendo come una scema lo seguo, per una volta non ho voglia di fare la mangia uomini o di scappare da una relazione troppo seria.
Mi sento bene esattamente dove sono e non cambierei nulla della mia vita, non baratterei Goultard per un uomo più giovane.
Ah, che bello quando sei in pace con te stessa!

 

   
 
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