4) Uno yop preso all'amo (complimento, Cleo!)
Mi risveglio dopo non so quanto
stesa nel salone del
conte Vampyro, che ha la testa tra le mani e geme, poco più
in là giacciono i
resti distrutti di Ombrosa e Goultard seduto.
“Uhm!”
Lo Yop si alza di corsa e viene verso di me.
“Cleo?”
“Goultard, cosa è successo?
Ho sete.”
“Una cosa per volta.”
Per prima cosa mi tende una borraccia da cui bevo
avidamente, finalmente sento di nuovo tutto il mio corpo.
Finito di bere gliela restituisco.
“Cosa è successo?
Dove è Ombrosa?”
“Diciamo che è morta, l’ho spezzata con
la mia spada e
questo l’ ha distrutta.”
“Sì, il veleno. Ma io come sono stata
liberata?”
Lui prende fiato.
“Dopo che tu hai smesso di lottare contro il demone, io
sono riuscito a saltare sulla testa di Ombrosa e togliere
l’occhio e quindi il
demone che è tornato nel suo contenitore.”
Io sospiro di sollievo.
“Sei stata veramente forte a tenere testa a Ombrosa,
anche se per un momento ho temuto di perderti quando lei ha
vinto.”
“Tu tieni a me?”
“Siamo amici, no?"
Mi risponde lui, rivolgendomi il suo solito ghigno.
“Già, amici.”
Rispondo io amara e subito dopo vorrei tapparmi la bocca
per averlo detto.
“Cosa significa Cleo?”
“Nulla!”
Urlo, uscendo dal castello per correre a una velocità
assurda lungo la scala a chiocciola, la nebbia si è alzata e
la luna splende
alta in cielo.
Cosa mi è venuto in mente?
Ora lui vorrà sapere il perché di quella strana
frase e
io non sono pronta a dirgli che lo amo, quasi sicuramente
distruggerebbe il
nostro rapporto. Un dio non ha tempo da perdere con una ragazzina come
me,
forse dovrei andarmene e cercare qualcun altro della mia età
con cui andare
all’avventura.
Non sarebbe lo stesso, ma almeno avrei più
possibilità di
essere ricambiata.
Sono arrivata alla fine della scala e mi sto lanciando
verso il villaggio quando Goultard mi si para davanti.
“Quanto corri, piccola ocra! Si può sapere il
perché?”
“Niente, cose personali.
Forse non dovrei stare con te, sono solo un impaccio,
meglio che mi cerchi una mia compagnia, come ha fatto mia
sorella.”
Sputo la frase senza nemmeno una pausa.
“Credevo stessi bene con me.”
“Sì…”
“E allora?”
Io prendo fiato.
“Io… io penso di essermi innamorata di te, ma sono
solo
una ragazzina e tu sei un dio, per quanti sforzi possa fare non
sarò mai alla
tua altezza, quindi è meglio per tutti e due che me ne
vada.”
“Per tutti e due o per te?”
Io non rispondo, che domanda è?
“Cleo!”
“Per tutti e due. Io avrò la mia avventura e tu
non avrai
un peso da salvare.”
“Non ho mai detto che sei un peso. Non è che hai
paura di
qualcos’altro?”
“Non sono affari tuoi.”
Faccio per scansarmi, ma lui non si sposta.
“Pensavo stessi bene con me.”
“Senti, io non posso stare con un uomo che non mi ama.
Stare ogni giorno con lui mi consumerebbe, quindi lasciami
andare.”
“Non hai detto di non amarti.”
“Mi hai chiamata amica.”
Questa volta mi lascia passare, io mi infilo nella prima
locanda che trovo e ordino la colazione, tutto buonissimo, ma non colma
il
vuoto che dentro.
Esco dalla locanda ed entro dentro una mescita di liquori
e ordino un superalcolico, il tizio al bancone non alza nemmeno un
sopracciglio.
Bevo abbastanza
liquori da non riuscire più a camminare e raggiungere il
bagno da sola, visto
che questo posto
non pullula di
gentiluomini mi tocca barcollare senza aiuto.
In bagno faccio quello che devo fare e vomito, pago al
barista e compro una bottiglia, ho deciso che me la berrò da
sola.
Cammino per il villaggio con addosso un sorriso da scema
e salutando gente che non conosco, è dura digerire una
delusione d’amore.
“Cleo, cosa stai facendo?”
Eccolo, Goultard è spuntato di nuovo, mentre ero seduta
su un muretto a bere in solitudine.
“Bevo.”
Rispondo piatta.
“Questo lo vedo, ma non ti sembra di esagerare?
Hai fatto fuori mezza bottiglia.”
“Ti interessa davvero?”
Dico io ridendo, lui tenta di togliermela di mano, ma non
ci riesce.
“Eh no,
signor dio degli yop! Adesso posso fare quello che
voglio!”
Lui sbuffa.
“Cleo, dammi quella bottiglia o finirai per
vomitare!”
“Ho già vomitato!”
Ghigno io.
“Ok, allora dammela per non vomitare di nuovo.”
Alla fine gliela consegno.
“Contento?”
“Abbastanza, anche perché al castello non mi hai
nemmeno
dato la possibilità di rispondere in modo adatto.”
“Non esiste un modo adatto, o mi ami o no! Non è
come
scegliere un’arma in cui devi soppesare pregi
e difetti dell’oggetto in questione!”
Rispondo io.
“Touchè!”
"Allora, qual è la risposta soppesata?”
“Che ti amo anche io, nonostante sia troppo vecchio per
una ragazzina come te. Quando hai deciso di venire con me ero
leggermente
infastidito dalla tua faccia tosta, poi però ho cambiato
idea. Sei molto
carina, sei un’ottima guerriera e una buona compagna e io
sono solo da troppo
tempo.
Vuoi essere la mia ragazza?”
“Sì, non mi interessa il fatto che tu sia
più vecchio di
me, anche perché non dimostri la tua
età.”
“Sono un dio e presto sarai una dea anche tu.”
“Ma davvero?”
Gli chiedo.
Poi mi viene da vomitare e corro a farlo in un cespuglio.
Finito, il mio mondo diventa nero e svengo.
Mi sveglio in una camera con le
tendine alle finestre,
Goultard invece è seduto su una sedia e mi guarda divertito.
Io mi porto le
mani davanti al volto ricordando la mia dichiarazione e la mia fuga.
“Perché quelle mani, Cleo?”
“Mi sono dichiarata e tu mi hai rifiutato.”
“Non è andata proprio così, o meglio
c’è stato un
seguito.”
“Sì, io mi sono ubriacata.”
Lui ride.
“Sì, ma è successa anche
un’altra cosa.”
Io lo guardo senza capire.
“L’ultima cosa che ricordo è di essere
entrata in una
mescita di liquori.”
“Ne sei uscita con una bottiglia in mano e ti sei
messa a bere seduta
su muretto, lì ti ho
sequestrato la bottiglia.”
Io sospiro, che figura di merda!
“Abbiamo parlato un po’e ho accettato di essere il
tuo
ragazzo o meglio il tuo uomo.”
Io lo guardo con gli occhi spalancati, le fitte del mal
di testa che mi massacrano.
“Dici sul serio?”
“Sì, certo Cleo.
Sei la mia donna, ora.”
Io lo abbraccio di slancio e poi grugnisco.
“Cosa c’è?”
“La testa. Mi fa male la testa.”
Lui ride.
“Con quello che ti sei bevuta non mi sorprende, per
questo ho chiesto al locandiere di portarti un rimedio per le
sbronze.”
In effetti poco dopo qualcuno bussa alla porta della
stanza e un uomo di mezza età entra tenendo in mano una
tazza fumante.
“Mi raccomando, signorina. Lo beva tutto.”
Io prendo la tazza e annuisco, inizio a bere l’intruglio
e fa decisamente schifo, però lo bevo tutto visto che
è probabilmente in grado
di togliermi il mal di testa.
Finito, appoggio la tazza sul comodino e guardo lo yop.
“E così sono davvero la tua donna?”
“Senza dubbio alcuno.”
Si avvicina a me, io chiudo gli occhi e finalmente lo
bacio.
Erano mesi che sognavo questo momento ed è assolutamente
perfetto, meglio delle mie migliori aspettative.
Cielo, ce l’ho fatta!
Sono la donna di Goultard.
Vorrei urlarlo al mondo, ma temo che dovrò tenerlo per me
stessa o al massimo
dirlo a mia sorella
e Pan Pan.
In ogni caso il viaggio di ritorno è molto diverso
rispetto a quello di andata, lui mi parla, mi abbraccia, mi bacia e
dormiamo
nello stesso sacco.
La maggior parte delle volte parliamo mentre lui mi
accarezza e sorride, finalmente rilassato.
“Dobbiamo andare dal re di Bonda.”
“Cosa?
Sei pazzo?
Se il re sentisse la mia voce mi riconoscerebbe come
complice di Remington e finirei in galera!”
Lui ride.
“Ho pensato anche a questo, come esistono pozioni che
cambiano il colore degli occhi esistono anche quelle che cambiano la
voce.”
Io sbuffo.
“Grande, ho sempre sognato di avere una voce profonda da
uomo.”
Lui ride più forte.
“Non ho detto che avrai una voce da uomo, solo una
diversa da questa.”
Io sospiro.
“Beh, se è proprio necessario lo
farò.”
“Brava ragazza!”
Mi risponde baciandomi dietro l’orecchio.
“Ruffiano.”
Mugugno prima di addormentarmi.
Il giorno dopo – come stabilito – prendiamo la
strada per
Bonda. È una bella giornata, il cielo è azzurro e
intorno a noi si stendono i
campi verdi, passano anche parecchi carri che trasportano di tutto.
Arriviamo a Bonda due giorni dopo, per prima cosa ci
sistemiamo in una locanda e io mi faccio un bel bagno, godendomi la
vasca.
Finito, trovo Goultard sdraiato sul letto, si fa un bagno
anche lui e poi usciamo alla ricerca di un venditore di pozioni, lo
troviamo
dopo aver girato parecchi quartieri.
Il negozio è piccolo e scuro e il negoziante è un
tipo
dalla pelle grigiastra, mezzo gobbo.
“In cosa posso esservi d’aiuto, signori?”
“Cerchiamo una pozione per cambiare la voce della mia
ragazza.”
“E perché mai? Ha una voce così
bella.”
Goultard lo fulmina.
“Oh, non importa.
Provi questa.”
Mi porge una boccetta che bevo subito, dico qualcosa e la mia voce
è diventata
insopportabilmente alta.
“Non va bene.”
Me ne danno un’altra e la mia voce diventa quasi
maschile.
Al terzo tentativo troviamo la pozione giusta, Goultard
paga tutto e usciamo, la mia voce è diversa, ma è
ok.
“Andiamo dal re, prima lo facciamo meglio
sarà.”
Io annuisco e lo seguo lungo la trafficatissima via
centrale, quella che porta al castello. Ancora una volta le guardie
lasciano
passare Goultard senza problemi, qualcuno gli sorride persino e scambia
quattro
chiacchiere con lui. Non sapevo fosse così di casa in questo
castello.
Beh, questa sarà una delle cose che gli chiederò
quando
ce ne andremo da qui e avremo tutto il tempo che vorremo per parlare,
dalle
cazzate alle cose importanti.
A distanza di qualche mese mi ritrovo di nuovo nella sala
del trono, il re è allo stesso posto e ha la stessa
espressione preoccupata.
“Goultard, finalmente è arrivato!
La faccenda è stata risolta?”
Chiede ansioso.
“Sì, sua maestà. Ombrosa è
stata distrutta, non è più un
pericolo per nessuno.”
Il re sospira di sollievo.
“Ma prego sedetevi e mi racconti tutto Goultard.
Cosa vuole da bere?
E lei, signorina?”
“Io vorrei dell’acqua, sua
maestà.”
“Io vorrei del the freddo, se possibile.”
Chiedo intimidita.
“Ma certo, ma certo.”
Qualche minuto dopo veniamo serviti da due impeccabili
camerieri in livrea, finalmente potrò placare un
po’ questa sete nervosa che mi
secca la gola.
“Ombrosa era tornata dal suo vecchio custode e ancora una
volta era riuscita a soggiogarlo, trasformando il suo villaggio in un
covo di
goul.
Io e Cleo siamo arrivati al castello e lo shushu ha preso
possesso di Cleo, che per un po’ è riuscita a
contrastarla, dando a me il tempo
di sistemare la mia spada intingendola in uno speciale veleno.
Quando Ombrosa ha sconfitto Cleo, l’ho tolta dal suo
corpo e l’ho spezzata con la spada, ora di lei non
c’è più traccia.”
“Vuol dire che non è più in questo
mondo?”
“Esattamente.”
“Mi sollevi da una grande responsabilità, quello
shushu
aveva corrotto una delle mie guardie per farla uscire dal castello.
È stata
punita come si merita.”
“Non sia troppo duro, maestà. Uomini
più forti sono stati
sconfitti da Ombrosa.”
“Ha ragione. Com’è stato essere
posseduta da uno shushu?”
Mi chiede il re, facendomi sobbalzare.
“Oh, orribile! Non hai più il controllo del tuo
corpo,
devi fare tutto quello che ti ordina il demone, per fortuna sono
riuscita a
contrastarla per un po’, o avrei ferito Goultard e non me lo
sarei mai
perdonata. Il demone è stato scaltro, ha scelto me
perché sapeva che Goultard
non mi avrebbe attaccato. Siamo stati davvero fortunati.”
Sorrido incerta alla fine.
“Mi scusi per la domanda priva di tatto, signorina.
La ringrazio per avermi risposto comunque, per un vecchio
sedentario sentire racconti come questi è un vero piacere,
mi fanno tornare in
mente la mia giovinezza, quella in cui ero un principe indomito e
avventuriero.”
“È in questo modo che ci siamo conosciuti,
maestà.”
“Si, Goultard. Su di te, però, gli anni non
lasciano
traccia, su di me sì. È rimasto ben poco di quel
giovanotto.”
“È rimasto giovane nell’animo e questo
è molto
importante.”
“Tu mi nascondi qualcosa, amico mio.”
Goultard lo guarda senza capire.”
“Questa bella signorina non è solo tua amica,
vero?”
Il mio uomo si gratta la testa.
“Che intuito formidabile, maestà! È
anche la mia donna.”
“Era ora che un vecchio scapolo come te mettesse su
famiglia.”
Lui rimane per un attimo senza parole.
“Non abbiamo ancora parlato di figli.”
“Oh, quelli verranno con il tempo.”
Che argomento imbarazzante, non mi vedo come madre, ma mi
piacerebbe avere un piccolo yop in giro per casa.
“Maestà, il suo tempo è prezioso e noi
ne abbiamo
approfittato fin troppo, è ora di andare:”
“Purtroppo hai ragione, Goultard.
Arrivederci e buon ritorno a casa.”
Lasciamo la stanza e quando la porta si chiude dietro di
noi guardo incuriosita il mio uomo.
“E così sei amico del re.”
“In qualche modo sì, gli piace ascoltare le mie
storie e
insieme ne abbiamo vissute un bel po’, mi ricorda di quando
ero uno yop giovane
e stupido come Tristepan, sempre pronto a correre al richiamo
dell’avventura.
Ecco, perché non ho mai avuto una donna per tanto tempo,
si stufavano tutte di questo lato del mio carattere.”
“Io non mi stuferò mai di questo lato.”
Lui ride.
“Oh, lo so. È per questo che mi piace e che ti ho
scelto,
perché so che non ti arrabbierai mai per questo, magari per
altro, ma non per
questo.”
Io sorrido e mi sento sollevata quando usciamo dal
castello, spero di non tornarci tanto presto, ora ho solo voglia di
stare con
lui nella nostra casa sotto il deserto.
Prima di andarcene da Bonda compro qualche vestito e
della roba per la casa, poi finalmente inizia il nostro viaggio di
ritorno.
“Finalmente si va a casa!”
Urlo, eccitata.
“Vuoi dire la città dei Cra?”
“Di nuovo con questa storia?
Casa mia è dove abiti tu!”
Lui ride e mi prende per mano.
“Su, non te la prendere!
Stavo solo scherzando, chi ti lascia andare adesso?”
Io sorrido senza dire nulla: ho ottenuto il mio obbiettivo.
Goultard mi ama e io lo amo, come nelle fiabe adesso è
lui il mio principe.
Adesso sì che sono felice.
Sorridendo come una scema lo seguo, per una volta non ho
voglia di fare la mangia uomini o di scappare da una relazione troppo
seria.
Mi sento bene esattamente dove sono e non cambierei nulla
della mia vita, non baratterei Goultard per un uomo più
giovane.
Ah, che bello quando sei in pace con te stessa!