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Autore: IMmatura    20/02/2014    5 recensioni
Si sa, una svista può capitare a chiunque...un guasto può sempre esserci...un caso sfortunato può verificarsi in qualsiasi momento e a chiunque. Tuttavia non serve scomodare la teoria degli atti mancati per dubitare che, in una cerimonia olimpica in cui nulla è lasciato al caso, quella di Russia sia stata solo una banale svista. Soprattutto perchè di mezzo ci sono vecchie antipatie reciproche...
Genere: Comico, Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Canada/Matthew Williams, Cina/Yao Wang, Russia/Ivan Braginski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Satira Hetaliana - 1a serie'
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Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Hidekaz Himaruya; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

 

Ripicche olimpiche

(Ovvero: di picconi, mazze da baseball e incidenti non proprio casuali...)

 

L’ultima cosa di cui aveva bisogno il mondo in quel momento era una guerra. Così Matthew aveva afferrato tutto il suo coraggio e, in barba al timore di eventuali motoseghe, si era diretto a passo spedito in camera del fratello. La scena che gli si era presentata di fronte era quasi comica. Alla vigilia della partenza Alfred aveva ancora tutti i vestiti sparpagliati sul letto, e il resto dei bagagli in condizioni ancora peggiori. L’unica cosa che sembrava interessarlo era riuscire in un’impresa fisicamente impossibile: infilare una mazza da baseball nel suo trolley.

-A cosa dovrebbe servirti quella?- provò a chiedere, senza riuscire a farsi sentire per via della sua afonia cronica.

America continuava a combattere con l’attrezzo sportivo, senza che il suo unico neurone non in sciopero afferrasse l’elementare logica per cui una mazza di più di un metro non poteva entrare in un bagaglio a mano.

-Alfred.- tentò di nuovo il canadese, alzando leggerissimamente la voce. stavolta l’altro si voltò sorridente, salutandolo con un tranquillo “Hi, bro.”

-Apriresti un attimo quella valigia, per favore?-

-Um? Sure...-

Matthew riuscì a constatare con sollievo che, a causa del problema di spazio, l’altro non aveva avuto il tempo di elaborare idee più malsane, che comprendessero armi da fuoco. Nella valigia semivuota erano già stati messi solo la PSP e, ovviamente, tanti snack ipercalorici.

-Dobbiamo essere all’aeroporto tra due ore.- gli ricordò gentilmente. -Quindi per favore lascia perdere quella mazza e metti in valigia dei vestiti...pesanti.-

-‘Kay.- rispose a mezza bocca Alfred, non del tutto convinto ad abbandonare il suo proposito. Canada lasciò la stanza sospirando e ripetendosi nella testa, per la milionesima volta, una grande verità: “Finirà male, non so come, ma lo sento!”

 


 

Serata fredda a Sochi, in Russia. Tutte le nazioni invitate alla cerimonia inaugurale delle olimpiadi si stringevano i colletti dei cappotti, nascondendovi il volto il più possibile. Qualcuno si fregava le mani per scaldare ancora di più le mani guantate, qualcun altro le nascondeva in tasca. Yao Wang, seduto “casualmente” accanto al padrone di casa, notò con stupore che questi non solo non sentiva minimamente freddo, ma sembrava anche più allegro del solito. Il che, conoscendo Ivan, non era una buona cosa.

Inutile sperare che, a rallegrarlo, fosse solo la cerimonia sul punto di iniziare, o la particolarità dell’evento.

Cina ebbe la certezza che qualcosa stesse per accadere nel momento in cui vide l’altro chinarsi verso il basso, come per controllare qualcosa sotto il sedile. Scorse un bagliore metallico e, socchiudendo gli occhi per lo sforzo, riuscì a distinguere la sagoma di un piccone. Dopo avergli visto compiere quella manovra un paio di volte, iniziò seriamente a preoccuparsi.

-Posso sapere perché hai un piccone sotto il tuo posto, aru?- mormorò, serrando gli occhi in attesa di una probabile morte. Invece, a sorpresa, il russo ridacchiò.

-Giusto in caso di necessità...- rispose mellifluo, per poi portarsi un dito alla bocca e fare all’altro cenno di stare zitto. La cerimonia stava finalmente iniziando.

 

-Adesso arriva il momento che preferisco.- annunciò ad un certo punto Ivan, per poi rivolgersi al vicino, con voce allegra -Abbiamo anche fatto le prove, sarà...fantastico.-

Yao poteva giurare che l’altro avesse ripreso a ridacchiare, stavolta con aria malevola. Indeciso se prendere o meno le distanze, rimase immobile con lo sguardo fisso davanti a se, aspettandosi qualsiasi cosa.

Anche le altre Nazioni stavano osservando, chi più chi meno interessato, la luminaria che si era accesa.

-Come on, tutto qui? E questo sarebbe il momento clou?- bofonchiava a mezza bocca America, seduto parecchi posti più indietro, osservando quella struttura metallica su cui si erano accesi cinque fiori luminosi. Pian piano si allargavano a formare quelli che, ovviamente, erano i cerchi del logo delle olimpiadi.

Non era un genio in geografia, ma Inghilterra lo aveva costretto, per Atlanta 1996, ad imparare una nozione fondamentale: il simbolo dei giochi olimpici era composto da cinque cerchi, ognuno dei quali rappresentava un continente.

C’era il cerchio in alto a sinistra, di norma blu, che rappresentava l’Europa. Vale a dire lo stesso Inghilterra, Assieme a Francis e un sacco di altri.

C’era il cerchio in basso a sinistra, giallo, che rappresentava l’Asia. Aspetta, chi erano gli asiatici? Oltre a Kiku non gliene venivano in mente, al momento.

C’era il cerchio centrale, in alto, per l’Africa. Era sotto l’Europa, giusto?

Istintivamente si voltò in cerca di conferma verso il fratello e Inghilterra, che erano come sbiancati. Avevano gli occhi sgranati e fissi su di lui.

“Adesso se ne accorge, adesso se ne accorge...” pensava nel panico Matthew, mentre Inghilterra tentò di tastare il terreno.

-A-america?-

-‘Sup, dudes? Come mai di colpo avete quelle facce?-

Non ricevendo altra risposta che un fuggi fuggi di sguardi imbarazzati, Alfred tornò a guardare i cerchi. c’era qualcosa che non gli quadrava.

Allora...dopo quei tre che aveva già ricordato c’era un cerchio in basso a destra, che di solito era verde, e rappresentava Australia, quel tipo simpatico.

Infine c’era, in alto a sinistra, il cerchio rosso che...che...non si era aperto.

 

Cina aveva già iniziato a fare il conto alla rovescia nella sua testa.

“Tre” pensò, mentre si rendeva conto che in quel logo c’era qualcosa che non andava, e che non poteva proprio passare inosservato.

“Due”. I mormorii si facevano più accesi mentre tutti, lui compreso, si giravano ad osservare la reazione di un certo americano, che fissava la luminaria tutto concentrato.

“Uno.” Piano piano il tempo di elaborazione del neurone solitario di Al scorreva. Ivan allungò una mano sotto il sedile.

-RUSSIA!-

Voltandosi di nuovo Yao vide distintamente Alfred precipitarsi giù, verso di loro...con una mazza da baseball? Come diavolo l’aveva portata li?

-Si, Amerika?- chiese dolcemente Russia voltandosi, e rivelando di essere a sua volta “armato”. -Qualcosa ti disturba, per caso?-

Yao decise saggiamente di scivolare lateralmente via, il più lontano possibile. Inutile dire che tra gli altri Stati si era generato un parapiglia tra chi voleva intervenire a calmarli e chi proponeva di correre il più in fretta possibile, finché le gambe reggevano. Stranamente, stavolta, la proposta dei Vargas sembrava la più ragionevole.

Mentre Cina si rifugiava in un angolo, per non farsi travolgere dalla folla, andò a sbattere contro un ragazzo mai visto prima (o almeno così gli sembrava), stranamente somigliante ad America, intento a sospirare qualcosa come un “sapevo che non sarebbe finita bene...”

 

Angolo di IMma

Ma quanto tempo era che non pubblicavo una comica? Sul serio, mi scuso con tutti coloro che aspettano gli aggiornamenti della raccolta e della long ma...prima della fine di Sochi DOVEVO pubblicare questo! Quando ho visto quella scena ho avuto un attimo di confusione del tipo: ma che cavolo succede? Poi mi sono documentata e...LOL. Senza neanche arrivare a leggere quale cerchio rappresentava cosa avevo già un certo presentimento... Nella realtà sarà stato un incidente, comunque molto Freudiano, non trovate anche voi? xD

Se volete farmi sapere la vostra opinione, o semplicemente commentare questo mio sclero, sentitevi liberi di recensire. Come sempre accetto anche critiche, purché costruttive.

Saluti

 

IMmatura

 

PS Sentitevi liberi anche di insultarmi per l’orario indecente. Sorry and goodnight! ^_^

  
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