Guardare, ma non toccare
“Sto per
sposarmi...”
Quelle tre
fottutissime parole avevano rallegrato tutti.
Tutti eccetto Greg
Sanders.
Sì, perché
quelle tre semplici, insignificanti, misere parole non erano uscite dalle
labbra di Sara, di Sofia o di chiunque altra donna della sua squadra, ma da
quelle morbide e rosee dell’unica persona, in quel manicomio, che
più volte era stata la protagonista assoluta delle sue fantasie erotiche
e delle sue sedute di sesso solitario che, da un po’
di tempo a questa parte, si stavano facendo sin troppo assidue.
“Sto per
sposarmi...”
Quando Nick aveva dato
il lieto annuncio -anche se, per Greg, tanto lieto non
lo era stato- la sua voce aveva tremato per l’emozione e nei suoi occhi
tutti avevano potuto scorgere una gioia ed una felicità inaudite che avevano
reso il suo volto ancor più bello, la sua immagine, l’immagine della
persona amata, ancor più dolorosa di quanto non lo fosse mai stata in
passato.
Era come se Nick
avesse sempre avuto, attaccato al collo, un cartello con su
scritto, a caratteri cubitali: GUARDARE, MA NON TOCCARE, un divieto preciso
che, per una precisa persona era diventato, giorno dopo giorno, un vero e
proprio castigo, una vera e propria punizione.
E come Catullo, il grande poeta latino, era in grado, senza però capire
come, di amare ed odiare nel medesimo, fulgido, istante, anche Greg si era
ritrovato più volte diviso tra quei due sentimenti, così diversi
eppure così simili, così dannatamente vicini l’uno all’altro
da risultargli addirittura inscindibili nel loro esistere.
Vederlo, parlargli,
stargli accanto e, peggio ancora, doverlo sfiorare, toccare era diventato per
Greg, volendo usare un paio d’eufemismi, insopportabile, straziante:
avere l’oggetto dei propri desideri a meno di un paio di metri da sé
e dover tacere ogni dannatissimo sentimento, ogni
dannatissima emozione, fare finta di niente, negare se stessi fino a calpestare
la propria dignità.
Quante volte aveva
mortificato il proprio io pronunciando il suo nome, con il solo, devastante,
risultato di sentirlo ancora più lontano di quanto non fosse normalmente quando veniva da solo?
E quante volte aveva soffocato lo stesso, maledetto, nome sciogliendosi in
corpi diversi da quello di Nick, l’unico in cui avrebbe mai voluto
insinuarsi, venire e sentirsi vivo fino in fondo?
“Sto per
sposarmi...”
Il cuore di Greg aveva
perso un battito; il mondo intorno a lui s’era fermato di colpo, come
congelato; un’ondata di dolore l’aveva investito con una violenza
inaudita, troncandogli il respiro nel petto; in un attimo, ai suoi occhi s’era
fatto tutto assurdamente buio, come se, nella sua testa si fosse verificato un
enorme blackout che però, contrariamente a
quanto avrebbe mai immaginato, era durato solo pochi decimi di secondo, solo
pochi attimi in cui aveva dovuto fare appello a tutte le proprie forze per non
lasciarsi scivolare a terra.
Con uno sforzo
sovrumano, poi, aveva applaudito come avevano fatto tutti gli altri, anche se
le mani avevano preso a tremargli come mai prima di allora e quando Nick aveva
puntato le proprie iridi scure nelle sue, sorridendo felice, lui aveva fatto
finta di non vederlo e s’era voltato verso Hodges,
da poco entrato a far parte del team investigativo
vero e proprio, per dirgli qualcosa.
“Sto per
sposarmi...”
Una coltellata forse
sarebbe stata meno dolorosa, meno nefasta; una coltellata avrebbe fatto
sanguinare il corpo, non l’anima; una coltellata avrebbe ucciso il corpo,
non l’anima.
Sicuramente avrebbe
sofferto di meno, l’avrebbe tollerata meglio e, nella peggiore delle
ipotesi, sarebbe morto dissanguato in capo ad un paio d’ore, mentre per
dimenticarsi di Nick, sempre che ciò fosse possibile, non sarebbero bastate un paio d’ore, né un paio di
giorni o un paio di settimane.
Forse non gli sarebbe
bastata una vita.
Rassegnato si chiese
perche fosse permesso agli uomini di arrivare ad amare così
tanto e con così tanta perseveranza qualcosa o qualcuno; come
potesse l’amore degenerare in quel modo sino a diventare la pestis ed il furor latini che avevano portato Didone, regina di Cartagine, a rivolgere la violenza
estrema e liberatrice della morte contro se stessa.
Quel giorno Quel
giorno Greg Sanders aveva imparato un secondo, importante significato del verbo
amare, un secondo significato che nei dizionari, purtroppo o per fortuna, non veniva mai riportato, perché amare significa
diventare autolesionisti, perché amare vuol dire lasciarsi divorare da
un fuoco eterno e senza scampo, perché non esiste un perché che
vada a giustificare quel che si prova e l’uomo , misera creaturina
insignificante, confinata stretta dai e nei suoi limiti, non può far
altro che subire, mentre la sua anima si disfà piano, senza far rumore,
senza disturbare nessuno, fino a scomparire.
“Sto per
sposarmi...”
“...Ne sono
felice.”
Mai avrebbe
pronunciato parole più false.
Fine.
Spero che questo mio piccolo pastrocchio che spaccio per fanfiction vi sia piaciuto e sia riuscito ad emozionarvi almeno un po’...
Vi ringrazio per avere letto e mi raccomando, recensite!
Isi.