Ringrazio
anche solo chi legge.
Remake di La paura che...
Dedicata a Ka93 che l'aveva recensita.
Scritta su La paura che di Tiziano Ferro.
Sofferenza
notturna
“Sei un bugiardo Yamcha, non fai altro che mentire” biascicò Bulma. Le sue guance erano arrossate, strinse le gambe e si piegò. Socchiuse gli occhi, le sue iridi azzurre erano liquide.
La luce soffusa della lampada le illuminava il viso.
Bulma afferrò la
bottiglia e la stappò,
verso il contenuto rosso scuro dentro il bicchiere e si
leccò le labbra. Prese il bicchiere e si voltò,
osservando il cielo nerastro oltre la finestra.
“Sei
un
ammasso di limiti” sussurrò. Sorseggiò
il vino sentendo il sapore d’alcool bruciarle la gola e il
palato. Si
appoggiò sul tavolo, finì il contenuto del
bicchiere e lo mise sulla superficie
del tavolo. Spostò all’indietro la sedia con un
rumore stridulo, una delle gambe
sbatté contro le lattine e le bottiglie rovesciate per
terra. Sollevò il
telefonino, cliccò il pulsante di accensione e
osservò lo schermo azzurrino.
<
Ho un
altro allenamento di baseball. Non torno presto. Ci sentiamo >
lesse
mentalmente il messaggio.
“Immaturo,
poco serio, inseguitore di seni e c**i scoperti”
ringhiò la donna. Riappoggiò
il cellulare, la mano le tremava e sentì gli occhi
pizzicare. Fu scossa da una
serie di brividi, strinse gli occhi e le labbra fino a farle sbiancare.
Si
versò da bere, il sangue cadde fuori dal bicchiere. Si
portò il collo della
bottiglia alle labbra e bevve.
<
Se
almeno provassi la stessa paura che provo io, che tutto ciò
che velocemente nasce
alla stessa velocità finisca >. Una lacrima le
rigò il viso, sentiva gli
occhi pizzicare e avvertì una fitta al petto.
Singhiozzò, le lacrime le
rigarono il viso e strofinò il mento contro il tavolo.
Allungò il braccio e
fece cadere la bottiglia sopra le altre.
“Darti
ancora fiducia significa solo illudersi, ma tu non sei il mio amore, ma
la mia
dipendenza” biascicò con voce rauca. Si nascose il
viso sotto le braccia e si
morse il labbro, fino a sentire il sapore del sangue.
<
Soffro
di un amore raro, più lo vivo e meno imparo; però
non voglio rimanere sola >
pensò.
“Non
voglio
stare sola!” gridò. Sentì dei passi, le
rimbombarono nella testa e si voltò. I
lunghi capelli azzurri le finirono davanti al viso umido, le ciocche
gli
aderivano alle guance pallide. Guardò Vegeta avanzare e
digrignò i denti.
“Ci
mancavi
tu, scimmione abusivo maledetto” ringhiò.
“Se
continui
a chiamare solo quel mollusco resterai sola, oca”
sibilò il principe dei
saiyan. Incrociò le braccia premendole contro il petto nudo
e muscoloso,
l’asciugamano bianca sulla sua spalla era umida.
“Non sono un’oca” farfugliò Bulma.
Vegeta si
voltò e abbassò il capo.
“Se
non lo
lasci continuerai a soffrire. Se aspetti lui, non cambierà
nulla” borbottò.
Uscì dalla stanza e Bulma chiuse gli occhi, passandosi la
mano sulle guance
umide.