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Autore: Shikayuki    21/02/2014    5 recensioni
Dal Cap 1
Mi arresi e uscii allo scoperto, fronteggiando un paio di occhi verde smeraldo incastonati in un volto delicato dalla pelle pallida e le labbra sanguigne e piene.
Il suo sorriso si spense:-Oh mio dio, ma tu sei…-
-Vuoi diventare turnista della nostra band?- non le diedi il tempo di chiacchiere inutili, avevo deciso, e quando Synyster Gates decide nessuno puo’ discutere.
*I capitoli da 1 a 6 sono in revisione, ma non verranno apportate modifiche alla struttura della storia*
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Synyster Gates, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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It's caving in around me, what I thought was solid ground...




*ROXY’S POV*
Erano passati cinque giorni dal servizio fotografico e dopo due giorni sarebbe partito il tanto atteso tour. Il cd era uscito, riscuotendo consensi e parecchie recensioni positive dai principali critici musicali. Certo, c’era chi era rimasto deluso e si lamentava, ma in fondo i ragazzi avevano attuato un’enorme ennesima evoluzione musicale e a mio parere spaccavano come sempre. Al primo ascolto ero scettica anch’io, ma poi ascoltandolo di nuovo, e soprattutto suonandolo, mi ero innamorata follemente di ogni singola nota di ogni singola canzone e, da fan qual ero prima di tutto, mi ritenevo pienamente soddisfatta.
Adesso l’ultimo scoglio da affrontare, almeno per me, era il primo concerto e quindi il mio debutto ufficiale con conseguente annuncio dell’abbandono di Zacky. Avevo una fottutissima paura addosso e conoscendo come si comportavano generalmente i fan immaginavo i peggiori scenari apocalittici infarciti di fischi e offese varie. Avevo ancora davanti agli occhi i vari flames scoppiati dopo l’entrata di Arin nella band e l’ansia ormai era diventata la mia peggiore amica e mi aleggiava sempre intorno, anche se cercavo di non darlo a vedere per mantenere la facciata da dura che avevo costruito con i miei compagni di band.
Sospirando diedi un ultimo sguardo alle valigie accatastate in un angolo della stanza in attesa di essere ritirate per venire poi caricate sul tourbus l’indomani, e poi mi misi davanti allo specchio, osservandomi e sistemando il laccetto del costume che sporgeva dal top che portavo.
Di lì a poco sarebbe passato Arin a prendermi per accompagnarmi al tradizionale party pre-tour, organizzato da Matt e moglie in una spiaggetta privata, al quale era invitato ogni singolo membro della crew, con rispettive famiglie a seguito, e ciò voleva dire conoscere finalmente tutto il resto dell’enorme famiglia Avenged Sevenfold. Non ero stata ancora presentata ufficialmente a tutti dato che avevo passato l’ultimo mese rintanata in studio oppure trascinata in giro da Brian e dalla mia consulente d’immagine, quindi ero consapevole che avrei passato tutta la giornata tra una marea di facce sconosciute intente a squadrarmi per capire se fossi o meno in grado di assolvere al gravoso compito che mi era stato affidato. No, non mi sentivo per niente ansiosa ed ero pronta ad affrontare tutti con il sorriso. Sbagliato. Avevo una fottutissima paura di sbagliare qualche cosa e quindi essere considerata una totale incapace.
Sospirai di nuovo sconsolata continuando ad osservarmi allo specchio, quando suonò il campanello e la voce di Alice si sparse chiara per l’appartamento informandomi che il mio accompagnatore era arrivato. Era passato a prendermi lui perché era l’unico che abitasse a Los Angeles e non ad Huntington Beach e che conoscesse la strada per la nostra meta. Gliene fui immensamente grata quando si offrì di accompagnarmi dopo un’ora che Matt e Johnny provavano a spiegarmi la strada, con l’unico risultato di incasinarmi ancora di più le idee… che disastro quei due!
Tirai un respiro profondo per calmarmi, detti un’ultima occhiata al mio riflesso nello specchio e recuperai la borsa da mare che rischiava di scoppiare e la mia malandata acustica, che Brian mi aveva chiesto di portare perché aveva in mente qualcosa di carino per il falò della sera. Salutai quella traditrice di Alice che non si sa per quale motivo mi aveva dato buca adducendo una qualche evanescente scusa e poi uscii finalmente di casa, trovando Arin ad aspettarmi appoggiato alla sua auto. Mi venne incontro e prese in consegna chitarra e borsa, aprendomi la portiera.
-Hey, ciao Rox!- mi sorrise.
-Ciao!- risposi entusiasta, facendo cozzare leggermente il mio pugno contro quello chiuso che mi porgeva lui.
-Pronta per conoscere tutto il resto di questa folle famiglia?- chiese dopo aver sistemato le mie cose sul sedile posteriore ed essersi accomodato al suo posto.
-Uhm, diciamo di si…- senza rendermene conto feci trasparire un po’ della mia ansia.
-Tranquilla dai, scommetto che andrai subito d’accordo con le ragazze!-
-Per le ragazze intendi le DiBenedetto e Lacey?-
-Si, vedrai che ti faranno sentire a casa!-
-Ok, allora mi fido…-
-Tranquilla, se vuoi ti farò compagnia tutto il giorno, in fondo so come ti senti, fino a pochi giorni fa ero io il nuovo arrivato!-
Gli sorrisi grata per quella promessa e mi rilassai un poco, concedendomi di accomodarmi sul sedile. Da dietro le lenti scure dei miei Rayban osservai meglio Arin. Indossava dei pantaloncini da surfista neri e una semplice t-shirt grigia, i riccioli bruni gli ricadevano scomposti incorniciandogli il volto scuro e spigoloso mentre guidava concentrato, ma con un espressione serena.
Tra noi era sceso il silenzio, ma non era male, mi sentivo a mio agio, così guardai fuori dal finestrino, abbassandolo un poco per sentire la calda e umida aria di agosto giocare con i miei capelli liberi. Un arpeggio di chitarra iniziò a spandersi apparentemente calmo nell’abitacolo e riconoscendolo mi voltai sorridente verso Arin.
-Ti piacciono i Pantera?-
-Non sono la mia band preferita ma li ascolto volentieri… amo particolarmente questo cd! Sai, me lo ha regalato Brian dopo che gli avevo detto quanto mi facesse impazzire!-
-Davvero?-
-Si, non è così stronzo come sembra, la sua è solo una facciata!-
-Tranquillo, lo so…- eccome se lo sapevo, forse nessuno poteva saperlo più di me.
Comunque finimmo il discorso quando This love entrò nel vivo ed iniziammo entrambi a cantarla a squarciagola, lui battendo il tempo con le mani sul volante e io facendo air guitar.
Passammo tutto il resto del viaggio cazzeggiando e cantando come se non ci fosse un domani e rimasi quasi delusa quando dopo tre quarti d’ora causa traffico arrivammo a destinazione.
-Signorina, siamo arrivati!- annunciò Arin parcheggiando e spegnendo lo stereo.
Una leggera ansia tornò ad assalirmi e insicura uscii dall’auto recuperando la borsa, dato che la chitarra l’aveva presa in consegna Arin, il quale si era già avviato verso il decorato ingresso della spiaggia. Mi affrettai a seguirlo e ad affiancarlo e cercai di stamparmi un sorriso abbastanza convincente in faccia.
Poco prima di entrare si fermò, prendendomi per mano bloccandomi.
-Sicura che va tutto apposto?-
-Certo, in fondo cosa vogliono farmi… mica mi mangiano!-
Rise della mia battuta.
-Comunque stai benissimo vestita così!- disse alludendo ai miei shorts neri, con sopra una canottiera dei Misfits e delle infradito con tanti simpatici teschietti sopra.
-Grazie, anche tu stai benissimo così!- dissi arrossendo un poco per il complimento ricevuto.
Mi sorrise di risposta e poi mi guidò dentro, dove venimmo accolti dall’imponente vocione di Matt.
-Arin, Roxy, finalmente siete arrivati! Pensavo vi foste persi e stavo per chiamare la polizia!- disse allegro sfondandoci le spalle con delle possenti pacche.
-Matt, ricordi il discorso della forza?- gli dissi boccheggiando.
-Oddio, scusa Roxy, hai ragione! Promettimi di non dirlo a Brian, ti prego!- sembrava terrorizzato e io ed il batterista non potemmo fare a meno di scoppiare a ridere.
-Dirmi cosa, cognato?- Brian era spuntato dal nulla, a torso nudo come la maggior parte degli uomini presenti, guardandoci torvo.
-Niente di rilevante, capo!- gli risposi allegra.
-Uhm, farò finta di crederti, ma Matt…- disse minaccioso –sappi che ti osservo, ed osservo anche voi due!- Lo guardammo interdetti per un attimo, poi scoppiò a ridere delle nostre espressioni scioccate.
-Dio, ragazzi, se aveste potuto vedere le vostre facce!- ci mancava poco che iniziasse a contorcersi a terra dalle risate. Capendo lo scherzo iniziammo a ridere anche noi, attirando lo sguardo della maggior parte della gente che si aggirava tranquilla intorno a noi con drink o cibarie varie in mano.
Venimmo interrotti da delle voci femminili che a un primo ascolto potevano sembrare identiche, ma che in realtà variavano per delle leggere sfumature.
-Matt, se continui a ridere così forte sveglierai persino gli abitanti della luna!- disse una ragazza bionda dai lineamenti delicati e la carnagione dorata.
-Scusaci Val, ma Syn è in vena di cazzate oggi!- rispose lui smettendo di ridere e passandole un braccio intorno ad un fianco sottile, baciandola velocemente.
-Si, infatti oggi Bri è di ottimo umore, vero amore?- disse l’altra ragazza, castana, affiancandosi invece a Brian.
-Puoi ben dirlo tesoro!- non mi sfuggì la forzatura con la quale l’aveva chiamata ‘tesoro’, ma nessun altro parve accorgersene, così credetti di essermela inventata.
-Approposito!- continuò Gates dopo aver abbracciato e scoccato un bacio a sua moglie –Ho finalmente l’onore di presentarvi la tanto acclamata Roxy, la nostra nuova chitarrista!-
E fu così che mi ritrovai squadrata da due paia di occhi identici, che sembravano volermi frugare fin dentro l’anima. Involontariamente mi strinsi ad Arin, che senza farsi notare mi diede una pacca d’incoraggiamento.
-Piacere, sono Roxy!- cercai di sorridere, alzando una mano in segno di saluto.
Valary si aprì subito in un sorriso e venne a stringermi la mano, mentre Michelle rimase un pochino in disparte con una faccia glaciale.
-Il piacere è tutto mio, mia cara, ho sentito molto parlare di te!- le disse Val cordiale –Spero ti trovi a tuo agio con questi quattro spostati… io ormai sono muta e rassegnata!-
-Non mi lamento!- risposi sorridendole grata per la confidenza che mi stava dimostrando.
Stava per dire altro, quando la voce di Michelle la interruppe.
-Chitarrista è? Brian, chissà perché avevo capito fosse un lui e non una lei…-
Calò un silenzio di tomba.

*BRIAN’S POV*
Dopo aver udito il tono di Michelle iniziai a stare sull’attenti, cercando di non perdere ne lei ne Roxy di vista per tutto il giorno e cercando anche di evitare un loro contatto ravvicinato.
Sapevo cosa quel tono volesse dire: era gelosa, ma non avrebbe fatto gesti eclatanti in pubblico. Sapevo anche che quella sera, a casa da soli, sarebbe successo il finimondo.
Passai il resto della giornata in tensione e furono poche le cose che mi strapparono un sorriso, come vedere il piccolo River giocare nell’acqua bassa con Roxy ed Arin, oppure Johnny venire seppellito di sabbia mentre sonnecchiava beato sotto un ombrellone, ma quei piccoli sprazzi di ilarità non sciolsero l’ansia che mi sentivo crescere addosso man mano che la festa si avviava al termine.
Vedevo Michelle aggirarsi come sempre leggiadra tra le persone, fermandosi a chiacchierare amichevole con chiunque, ma vedevo in lei anche una leggera rigidità, che solo chi la conosceva bene sapeva come interpretare: era infuriata.
Alle due di notte la festa si era esaurita e dopo aver salutato le poche persone rimaste, tra cui tutti i membri della band con rispettive famiglie, mi affiancai a Michelle e raggiungemmo la macchina, per poi salirvi e percorrere la strada che ci separava da casa in completo silenzio. Non appena ci eravamo allontanati da tutti, il suo sorriso affabile si era trasformato in una maschera impassibile. Sentivo il gelo provenire dal corpo di mia moglie e rabbrividii, mentre il silenzio pesante mi sembrava assordante.
Arrivati a casa scesi e recuperai la mia chitarra e la borsa da mare, per poi dirigermi verso casa ed aprire la porta. Michelle continuava ad ignorarmi e la cosa iniziava a farmi impazzire, ma non appena la raggiunsi in cucina, dove lei stava bevendo un bicchiere d’acqua, mi freddò.
-Devi dirmi qualcosa?-
-No, cosa dovrei dirti?- risposi sommesso e cauto: quando era arrabbiata era meglio tenere un basso profilo.
-È molto carina… e giovane. È brava quanto bella?-
-Parli di Roxy?- non mi rispose –Se parli di lei, sappi che è un vero portento alla chitarra, e questa è l’unica cosa che mi interessa.-
-Ne sei sicuro?-
-Puoi starne certa.-
-Sai, ho visto come la guardavi… e anche come non la perdevi mai di vista.-
-Ma che dici, Mich?-
-Non prendermi per idiota, Brian!- stava esplodendo –Ho visto il sorrisetto ebete mentre la osservavi giocare con River! E ho visto anche che mentre suonavate intorno al falò la fissavi, e potrei riconoscere quel tipo di sguardo tra miliardi, è quello che mi ha fatto cadere ai tuoi fottutissimi piedi!-
-Amore, ti giuro che hai immaginato tutto!- ero in panico –Ti assicuro che per me è solo una che lavora con me, e sai benissimo che preferirei centomila volte riavere Zacky al mio fianco!-
Avevo addirittura nominato Zacky, ero davvero disperato…
-Io… io non so se posso crederti Brian!- i suoi occhi iniziarono a luccicare e la sua voce si spezzò –Già devo vivere ogni singolo, fottuto giorno nell’ansia che tu possa tradirmi con una qualche groupie compiacente, ma adesso ce l’hai direttamente a portata di mano e ho anche la certezza che da parte tua non ti è indifferente!-
-Michelle, posso assicurarti che da quando stiamo insieme io non ti ho mai tradita e non mi è neanche mai passato per l’anticamera del cervello, nonostante tutte le ragazze che mi si concedevano, puoi credermi!- ero davvero sincero, dal momento in cui avevo capito di provare qualcosa per lei, avevo anche rinunciato alla mia fama da puttaniere incallito –E sicuramente non ho intenzione di iniziare a tradirti adesso, perché io ti amo!-
Amavo Michelle, l’amavo davvero, anche se ultimamente stavo avendo seri dubbi, ma questo non potevo dirglielo, quindi avevo optato per la via del codardo.
-Non lo so, Brian.- le lacrime iniziarono a scenderle sulle guance –Questa volta non so se crederti… non posso essere ipocrita, ultimamente non siamo più la coppia di un tempo e questo lo sai benissimo anche tu!-
-No, Mich, non fare così…-
-No, Brian!- mi interruppe risoluta, mentre la sua voce tornava ferma –Ho bisogno di tempo, tempo per riflettere sul nostro matrimonio.-
Non le risposi: non sapevo cosa dirle dato che aveva centrato appieno il nocciolo del problema.
-Domani mattina presto parto e vado dai miei, tornerò dopo che sarai partito… forse è meglio che tu questa sera dorma nella camera degli ospiti.-
-Mich…- provai a riaprire il discorso in qualche modo, ma lo sguardo disperato che mi lanciò mi spense le parole in gola.
-Siamo confusi entrambi e quindi è meglio così, fidati.- mi si avvicinò e mi diede un lieve bacio sulla guancia –Buon viaggio Bri e sfondali tutti come sempre Synyster Gates.-
-Lo farò Mich.-
Mi sentivo morire e la confusione che avevo dentro non fece che aumentare, mentre la vedevo salire le scale con la sua grazia ed eleganza innate, ma con le spalle cadenti e la testa bassa. Non sapevo cosa fare e quindi non feci nulla, sgattaiolando nel mio studio non appena sentii la porta della nostra stanza sbattere. Suonai per tutta la notte ma i miei pensieri, invece di riordinarsi, divennero ancora più selvatici.

L’indomani mattina mi svegliai con la testa appoggiata sul mixer del mio studio e la chitarra mezza scivolata sulle ginocchia. La schiena mi doleva e così anche la testa, ma appena i ricordi della sera precedente si fecero vivi nella mia mente un ulteriore sensazione di malessere iniziò ad aleggiarmi dentro, peggiorando la situazione. Uscii da quella stanza insonorizzata e il silenzio tombale della casa mi colpì dritto allo stomaco, peggio di un pugno.
Aveva detto che se ne sarebbe andata e sapevo che lo avrebbe fatto, in fondo la testardaggine era uno dei difetti che amavo di più in lei, anche se dentro di me avevo un barlume di speranza di trovarla ad attendermi in cucina, con un sorriso mesto e un caldo ‘caffè della pace’, come amava chiamarlo lei.
-Mich?- chiamai nel corridoio silenzioso.
Ovviamente non ricevetti risposta, così mi diressi in cucina trascinandomi in perfetto stile zombie e sedendomi sull’isola, per poi abbandonare la testa tra le mani e chiudere gli occhi. Non so quanto tempo rimasi così: secondi, minuti oppure anni interi, so solo che fui riscosso dal cellulare che mi vibrava in tasca e che afferrai con poca voglia, rispondendo solo dopo aver letto attentamente il nome di chi mi stava chiamando.
-Pronto?-
-Brian!- la voce di Roxy era frizzante e piena di allegria.
-Hey Rox…- diciamo che l’entusiasmo che ci misi era pari a quello di un bradipo morto.
-Ti sei appena svegliato vero?- ridacchiò lei alla cornetta e potevo quasi vederla illuminarsi di un sorriso da bambina –Oppure ti ho svegliato io? Se è così scusami! Solo che sono quasi le undici ed avevamo appuntamento per le dieci e mezza e non ti vedevo di arrivare e mi sono preoccupata! Tu non sei mai in ritardo, anzi, in genere sei sempre in anticipo e mi stressi e…-
-Calma, calma, calma!- cercai di fermare quel fiume in piena –Che appuntamento avevamo noi?-
Andai in panico e corsi a recuperare l’agenda per controllare.

Ore 11:00 Piercer Roxy


Mi tirai una manata sulla fronte, imprecando mentalmente per la mia idiozia.
-Oddio, avevamo appuntamento dal piercer! Scusami, ma adesso non faccio in tempo ad arrivare fin lì a Los Angeles, ti scoccia andare da sola?-
-Oh, tranquillo, non fa nulla!- disse lei tranquillamente –In fondo ti avevo già detto che per me non era un problema andare sola, ma tu avevi tanto insistito!-
-Scusami davvero, mi era completamente passato di mente, io…-
-Brian, davvero, tranquillo!- mi interruppe con tono dolce –Sono grande, grossa e vaccinata, e tutti i tatuaggi che ho, sono andata a farli da sola, quindi tranquillo, ok?-
-Okay, ma avevo insistito così tanto…-
-Ripeto: tranquillo! Se proprio non vuoi che vada da sola, chiamo Arin, ti senti più tranquillo papà?- e scoppiò a ridere della sua stessa battuta.
-Okay, va bene, vai da sola e scusami di nuovo, non so cosa mi sia preso!-
-Sai Brian: un po’ di stanchezza e qualche imperfezione ogni tanto sono concesse anche a te, non puoi essere Synyster Gates anche nella vita reale!- mi disse seria.
-Hai ragione, grazie.-
-Grazie di cosa?-
-Lo so io per cosa…-
-Ma Brian…-
-Ora devo andare Roxy... mi raccomando domattina puntuale all’LAX e ricordati che alle quattro oggi pomeriggio passano i Berry a ritirare i bagagli e gli strumenti che hai a casa!- la interruppi.
-Okay, ma…-
-A domani!- e troncai la conversazione.
Mi venne in mente solo l’attacco di una canzone dei Five Finger Death Punch, la band che ci avrebbe aperto i concerti durante il tour:

It’s caving in around me
What I thought was solid ground




*Schecter's corner*

C'è chi ha il blocco dello scrittore e chi ha il blocco dello scrittore selettivo, io ho avuto il blocco dello scrittore selettivo per questa storia. Non potete capire quanti pomeriggi ho passato davanti alla pagina word scritta per metà senza riuscire ad andare avanti... è stata una cosa estremamente avvilente dato che in realtà la storia è perfettamente ben formata e scritta nella mia testa!
Comunque, questo non mi giustifica, quindi chiedo pubblicamente scusa a tutti i recensori, a chiunque abbia preferito, seguito o ricordato e a tutti quelli che seguivano la storia silenziosamente, non ho scusanti di sorta.
Spero che questo capitolo scritto di getto e pubblicato subito (per paura di bloccarmi di nuovo) vi sia piaciuto e che vi abbia svelato forse qualcosina in più, in caso le vostre opinioni, congetture e consigli sono sempre ben accetti e se proprio non volete recensire potete mandarmi un MP e contattarmi su Twitter @SchecterOnMars! Inoltre, volevo avvertirvi che sono diventata una studentessa fuori sede nel frattempo ed ho una connessione oscena, quindi abbiate pazienza per gli aggiornamenti e mi scuso in anticipo per i futuri ritardi c.c

A presto,
Schecter

N.B. ho spostato l'uscita dell'album a prima dell'inizio dell'Hail To The King Tour, che in realtà è iniziato il giorno dopo del rilascio ufficiale del singolo (15 luglio) solo perché altrimenti mi si sballavano tutti i tempi e la storia perdeva di senso... ah si, ovviamente ho anche sballato completamente le date, dato che ho fatto iniziare il tour in agosto invece che a luglio, ma come sopra dovevo rientrarci in un qualche modo con i tempi!

P.S. La canzone dalla quale prende il titolo il capitolo, e che è inserita a fine testo è questa qui Coming down - Five Finger Death Punch , il video è molto forte, ma ve la consiglio... in questo periodo semplicemente l'adoro.

  
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