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Autore: The Lady of His Heart 23    21/02/2014    2 recensioni
Come può una persona così piccola e innocente morire.
Mi ribellerò, lo farò per lei, per me e per tutti i tributi caduti.
Non mi piegherò a nessuno, sarò la ghiandaia imitatrice che porterà una rivolta a Capitol City.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Katniss Everdeen, Rue
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Puoi cantare?”mi chiese
“Certo!”le risposi. Cominciai con qualche strofa di una filastrocca della valle del mio distretto.
Non ricordavo bene tutte le parole così le inventai. Stonai un pò, ma riuscii a farla sorridere anche in punto di morte.
“Tu devi vincere”mi sussurrò poco prima di morire.
Continuai a cantare fino a che non sentii il suono del cannone. Quel maledetto suono che mi rimbombò nelle orecchie fino a farmi male. Ed ecco il monitor in cielo che mostrava il volto della piccola e dolce ragazzina dagli occhi color cioccolato.
Rue, la mia dolce e tenera Rue.
Dio perché lei, perché non l’hai slavata. Lei più di tutti meritava di vincere.
Guardai il suo volto esanime che mi fissava ad occhi spalancati.
Era così giovane, troppo giovane. Non meritava di finire in questo gioco.
Se solo qualcuno si fosse offerto volontario per lei al momento dell’estrazione,forse sarebbe ancora viva, ma nessuno avrebbe osato.
Tutti avevano troppa paura e la paura rende schiavi di un sistema che ci sta opprimendo e uccidendo.
Le accarezzai i capelli ricci. Quei suoi splendidi e dolci capelli che gli sistemai il giorno dell’intervista perché gli si erano disfatti e nessuno voleva rifargli l’acconciatura.
Ripensare a tutto ciò mi fece sorridere e piangere allo stesso tempo.
Non riusi a trattenere le lacrime sul mio viso quando le accarezzai le guancie, così tenere e rosee.
Così piccola e dolce, così innocente e pura. Non meritava questa fine, non la merita nessuno di noi. Con due dita le richiusi gli occhi.
La lasciai per un solo istante e mi voltai per raccogliere alcuni fiori nelle vicinanze.
Sollevai di peso il suo corpo e lo distesi nel letto di fiori che avevo preparato per lei. Misi infine un mazzo di fiori selvatici tra le sue delicate e giovani dita.
Le restai accanto per dei minuti troppo brevi. Avrei voluto non abbandonarla mai. Non so, ma mi ricorda Prim.
Ma perché non ero con lei quando era rimasta intrappolata in quella maledetta rete, perché non l’ho salvata. Avrei dovuto farlo, avrei dovuto e invece non ci sono riuscita. E adesso era troppo tardi, non ci sarebbe stata nessuna cena.
Le colpe di ciò che era appena accaduto cominciarono a bruciarmi dentro e a logorarmi l’anima. Mi portai le mani tra i capelli e le strinsi forti sulla mia testa. Cominciai a urlare, piangere e tremare. Perché lei, perchè? Perché doveva morire, così giovane poi.
Non mi restò altro da fare se non piegarmi su quel fragile corpo e piansi come non avevo mai fatto in tutta la mia vita.
Piansi per tutto. Per la situazione in cui si trovava la mia famiglia, piansi per Rue, per tutti gli altri tributi morti, e piansi anche per la sua famiglia immaginando solo quale dolore atroce provassero coloro che l’amavano e piansi per me perché per quanto mi sforzassi non riuscivo a capire come fosse possibile tutto questo.
Ma come ci sono finita in questo inferno? Volevo svegliarmi da questo incubo, ma per mi sfortuna era la realtà e non potevo sfuggire da essa.
Gliela avrei fatta pagare. A coloro che hanno inventato e costruito questo inferno. Avrei vinto e vendicato Rue nello stesso modo in cui loro ci hanno insegnato, uccidendo. Gli avrei uccisi uno ad uno. Tutti quei maledetti strateghi. Me ne convinsi a tal punto che quella fu la mia unica ancora di salvezza.
“Vincerò per te Rue”le dissi “Non sono riuscita a salvarti, mi dispiace, ma ti ringrazio per avermi donato la tua amicizia, grazie di cuore”continuai.
La mia voce venne subito soppressa dal canto delle ghiandaie imitatrici che risuonavano come una melodia il segnale di Rue.
“Te lo prometto”conclusi mentre una lacrima mi scorreva sul viso.
Docile e disonesta, quella lacrima era un sintomo di debolezza, ma non me ne importava assolutamente niente.
Che lo sappiano, che tutti sappiano che ho un cuore anche io e che non sono una macchina. Io non sarò mai un oggetto di loro proprietà e anche se dovessi morire continuerò ad essere me stessa.
Mi alzai e incrociando tre dita, le baciai e sollevai il braccio in alto.
Era un segno, il mio segno di ribellione accompagnato da quella melodia che mi affrettai presto ad imitare con un fischio esile.
Si, ero io la ghiandaia imitatrice.

Angolo dell'autrice
Ci tenevo a ringraziarvi per tutto il sostegno che mi date, sarò felicissima di rispondere alle vostre recensioni. Grazie mille in anticipo a tutti.

   
 
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