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Autore: mi piacciono i treni    21/02/2014    2 recensioni
C'è sempre quella relazione che ammiri e di cui ti chiedi quale sia il segreto. Il problema si presenta quando la coppia tanto ammirata è la tua, i tuoi amici sono un po' indiscreti e soprattutto credono che passiate il vostro tempo a cantare canzoni d'amore e a disegnare cuoricini su qualunque superficie disponibile. Tu formuleresti le frase in modo differente, "su qualunque superficie disponibile" lo terresti ma il disegnare cuoricini non di certo.
Genere: Comico, Erotico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dedico la storia al gruppo 
dei "CrissColfriends".
Mi rallegrate le giornate!
Grazie a tutte + Lorenzo (cit.) <3

 
Da quando Kurt e Blaine avevano iniziato la loro relazione non c'era stato giorno in cui gli amici del Glee club non si fossero chiesti quale fosse il loro segreto per la felicità.
 
Erano chiaramente la coppia perfetta. Tutti, tralasciando i cazzoni omofobi della loro scuola, l'avevano notato.
 
Blaine era così bello, elegante e generoso da ammaliare tutte le donne che segretamente invidiano Kurt per la conquista.
 
Kurt, d'altro canto, era così pieno di talento, amorevole e premuroso da non far fatica ad emergere fra la massa causando, a volte, l'odio dei più.
 
Insieme erano un piacere per gli occhi e perché no, anche per le orecchie. Camminavano a braccetto per i corridoi del McKinley bisbigliando chissà quali dolci frasi e ridacchiando ad ognuna di esse. Quando cantavano, invece, avevano una sintonia tale da far inumidire persino gli occhi di quella cinica di Santana Lopez.
 
Ogni volta che uno osservava l'altro, nonostante dicessero in giro di essere come una vecchia coppia sposata, sospirava estasiato e innamorato neanche fosse una dodicenne alla vista di un paio di addominali.
 
Chi li conosceva li chiamava "i senza speranza" principalmente perché non ci sarebbe stata mai la possibilità di dividerli, neanche quella mangusta di Smythe era riuscito nell'impresa. Probabilmente avrebbero passato la loro vita in una villetta con il portico e il giardino fiorito nella periferia di New York, ad accudire i loro bellissimi figli con tanto cane e gatto turbolenti.
 
Tra gli intrighi, i tradimenti e gli intrecci amorosi del Glee club, ognuno dei suoi membri cercava quell'amore e quella serenità che dimorava negli occhi dei due giovani.
 
Quindi nell'ultimo periodo la domanda più quotata tra le file canterine era quale fosse il segreto della loro relazione.
 
Quando gli veniva posto quel quesito la risposta tardava sempre ad arrivare.
 
Kurt e Blaine rimanevano interdetti a primo acchito, poi si guardavano negli occhi un po' imbarazzati un po' ammiccanti e si sorridevano dolcemente.
 
"Ci amiamo sempre!" rispondevano entusiasti.
 
Quella frase criptica dava sempre da che pensare a chiunque la sentisse, facendogli credere magari che nascondesse chissà quale romanticheria o segreto.
 
Cose, in realtà, molto lontane dalla verità. Una verità che nessuno avrebbe mai potuto immaginare e che presto uno per uno avrebbero tutti scoperto.
 




                                                                                                                  ***





Il primo, purtroppo, a decriptare quelle parole fu il più ingenuo e bamboccione quarterback di tutto l'Ohio, Finn Hudson.
 
Come tutti i venerdì pomeriggio la casa sembrava essere deserta. Carole e Burt erano probabilmente usciti per andare a fare compre e il silenzio regnava sovrano. Non c'erano radio nè tv accesa, segno che neanche Kurt vi albergasse al momento.
 
Per questo, quando Finn tornò esausto da un lungo e doloroso allenamento con la coach Beiste, non si curò per niente del chiasso che stava producendo e del disordine che stava lasciando qua e là per il salotto,tanto le urla di sua madre e suo fratello non lo avrebbero raggiunto una volta uscito di casa al loro ritorno.
 
Naturalmente la prima tappa fu la cucina. Era dall'ora di pranzo che non mangiava. E frugando nel frigorifero tra i barattolini di yogurt dietetico optò per del latte, non si azzardata più a preparare un panino quando era solo in casa, e afferrata la scatola dei cereali a doppio cioccolato acquistati proprio per lui ma che anche Hummel senior avrebbe tanto voluto gustare, si mise a mangiare.
 
Stanco ormai del costante ticchettio dell'orologio nel silenzio della casa decise di spaparanzarsi sul divano e mangiare in compagnia magari di qualche telecronista sportivo o presentatore tv.
 
Ascoltando, però, un vivace dibattito tra opinionisti esperti sul risultato delle prossima partita, un rumore al piano superiore attirò la sua attenzione.
 
Allarmato da quello che sicuramente non era il vento che sbatteva le finestre, recuperò da seminterrato la famosa mazza di Burt e andò all'avanscoperta.
 
Man mano che saliva i gradini poteva sentire il rumore aumentare, un inquieto cigolio semi costante o a volte dei passi poco calibrati.
 
Un ansito basso e affannato lo raggiunse da dietro la porta della stanza di suo fratello.
 
Si accostò con cautela alla porta socchiusa, con la mazza alta e ben stretta in pugno pronta ad attaccare ma la sua convinzione e il suo coraggio si spensero velocemente proprio come si erano accesi.
 
Dalla sua bocca spalancata dalla sorpresa poteva respirare un'aria pesante e più calda rispetto a tutto il resto della casa. Gli ansiti affannati, che prima aveva pensato appartenessero a qualcuno entrato dalla finestra, si trasformarono ai suoi occhi e alle sue orecchie in gemiti acuti e tutt'altro che contrariati.
 
Il suo piccolo, dolce e tenero fratellino giaceva disteso sul suo letto da una piazza e mezza, le guance rosse come non gliele aveva mai viste, la schiena incaricata e la testa che girava da una parte all'altra del cuscino. Dalla sua bocca uscivano grida acute che nemmeno cercava di trattenere e tra le sue gambe stringeva il bacino di quel farabutto, usurpatore di fratelli di Blaine Anderson.
 
Il moro sembrava soddisfatto del suo operato, concentrato nello spingere sempre con più forza e precisione e a suggere la pelle bianca e sudata del collo del suo ragazzo.
 
Il letto cigolava e compiva un leggero movimento ad ogni colpo.
 
Quella vista per Finn fu definitivamente troppo. La mazza gli scivolò producendo un rumore ovattato.
 
Non aveva pensato fosse il vento a sbattere le finestre ma neanche che fosse Blaine a sbattere suo fratello.
 
I due ragazzi fermarono i loro corpi e ancora nella stessa posizione fissarono Finn altrettanto scioccati.
 
"Oh  mio Dio!" si pronunciò allora il quarterback flebile.
 
Li guardo con gli occhi fuori dalle orbite e scappò da quello che sembrava un incubo.
 
Pochi minuti dopo Kurt, vestito solo di un paio di boxer e una camicia a quadretti, chiaramente non sua, si affacciò nel corridoio, raggiunse il bagno e busso insistentemente.
 
"Finn non fare il bambino. Apri questo diavolo di porta!"
 
"Non ci penso proprio! Ridammi indietro la mia innocenza!" piagnucolò.
 
"Finn, dai! Prima o poi uscirai e dovremo parlarne!"
 
" A costo di rimanere chiuso qua dentro per l'eternità non ne parlerò! Voglio solo dimenticare!"
 
"Ecco, bravo! Tu non hai visto niente, quindi tienitelo per te!"
 
Dopo minacce su minacce Finn uscì dal bagno e la discussione avvenne davvero, ma le cose non furono più le stesse. Nessuno poté evitare a Blaine le occhiate astiose e le battutine cattive da parte di Finnocenza. E nessuno poté evitare il rossore che compariva sulle guance di Hudson quando i due appena si sfioravano le punte delle dita.
 
Finn fu il primo a scoprire qual era uno dei significati nascosti, e forse il più vero, della frase che sussurravano più a se stessi che agli altri Kurt e Blaine. Il primo di una lunga serie.




                                                                                                             ***




 
Nonostante Finn facesse di tutto per sabotare la loro relazione e cercasse di avvertire chiunque della cattiva influenza del moro su Kurt, ancora nessuno, dopo tanto tempo, aveva assecondato i suoi goffi tentativi o ascoltato, forse per la troppa innocenza, le accuse rivolte a Blaine. Molto del merito dei fallimenti del quarterback andavano proprio attribuiti a Kurt. Infatti il ragazzo non avrebbe mai permesso al fratello geloso e iperprotettivo di rovinargli il sollazzo pomeridiano.
 
Purtroppo,però, Finn non era l'unico loro problema. Checché ne dicessero il contrario, non erano così tanto discreti come avevano sempre pensato. Se Finn e i suoi discorsi, per tutti senza senso, su piccoli hobbit facilmente eliminabili che defloravano fratelli, erano ignorati, di certo l'immagine di Kurt e Blaine avvinghiati non lo era altrettanto.
 
Mike e Tina non avevano avuto inizialmente l'intenzione di saltare le prove extra del Glee quel giorno.
 
 La scuola era deserta per l'ormai ora tarda.

Regnava una disarmante tranquillità che faceva apparire completamente diverso quel luogo rispetto a quando era colmo di ragazzi.

 Le luci erano spente nelle aule e molto basse nei corridoi e l'atmosfera era idilliaca per essere quella di una scuola.
 
Tina era  euforica e molto felice di avere in po' di tempo rubato da passare con il suo ragazzo. Camminava a passo veloce per i corridoi trascinandosi Mike dietro divertito almeno quanto lei.
 
La loro meta era il laboratorio di chimica della scuola in cui erano soliti appartarsi nelle ore pomeridiane.
 
Mike prese per il polso la ragazza facendola appoggiare delicatamente alla porta.
 
"Non vedo l'ora di divorare i tuoi addominali!" disse Tina mettendo le mani sotto la maglietta dell'altro.
 
"Allora non perdiamo tempo." detto questo afferrò la maniglia ed aprì la porta.
 
Dei mugugni inaspettati lì fecero staccare dal bacio che avevano intrapreso.
 
La testa reclinata, l'aria estasiata e le stille di sudore che scivolavano giù per le tempie, Kurt Hummel stava lì poggiato alla cattedra vuota, ai suoi piedi,invece, scomodo sulle ginocchia stava Blaine Anderson. Le mani ben salde sulle cosce del compagno e la bocca impegnata nel farlo gemere. Con forza e passione succhiava e leccava il sesso dell'altro senza fermarsi, ogni tanto canticchiava per farlo urlare di piacere.
 
"Blaine, prendilo tutto!"
 
Un rumore forte li interruppe.
 
Blaine si staccò dal membro del compagno con un "pop" osceno che fece arrossire qualcuno nella stanza.
 
Mike e Tina davanti a loro avevano lo sguardo stralunato, quasi avessero appena attraversato un portale spaziotemporale e non sapessero  dove fossero finiti.
 
"Non è come sembra." provò Kurt.
 
Blaine era troppo sconvolto per reagire.
 
L'altra coppia girò i tacchi e prese la via dell'uscita.
 
Kurt, mantenendosi malamente i pantaloni su, li rincorse.
 
"Ehi! Aspettate, posso spiegare."
 
Dal quel giorno nacque la famosa chimica tra Kurt e Blaine che Tina tanto ilarmente decantava.
 
Non paghi della figuraccia fatta, pochi giorni dopo si rinchiusero nello sgabuzzino delle scope per trovare quel poco di intimità che non gli era concessa più nel laboratorio di chimica.
 
"Blaine, ti voglio!"
 
"Qui?"
 
"Dove altrimenti?" così dicendo si arrampicò con le gambe sui suoi fianchi per farsi sbattere contro il muro.
 
Caso volle che proprio quel giorno i bulli avessero deciso di mietere vittime.
 
Un colpo di tosse lì raggiunse.
 
"Ragazzi, per quanto Io vi voglia bene non sono ancora pronto ad assistere ad un vostro rituale di accoppiamento."
 
Artie aveva davvero sperato fosse qualcuno deciso a salvarlo ma si era ritrovato coinvolto in un porno gay di serie c, purtroppo.
 
"Oh cazzo, perché capitano tutte a noi?"





                                                                                                               ***





Erano ormai fin troppe le persone a conoscenza della loro vita sessuale a quel punto. Ogni tanto sentivano i loro sguardi pesanti premere sulle spalle curiosi e interessati, a volte fin troppo. Forse era solo una loro impressione, troppo ossessionati dalla privacy mancata per essere rilassati. Era sempre stato così, avevano sempre avuto bisogno della loro intimità, dei loro segreti innocenti per non sentirsi a disagio. Tra occhiatine, commenti e frecciatine, Kurt e Blaine rischiavano di esplodere dal un momento all’altro. Purtroppo non c’è mai fine al peggio.

Kurt aveva un sistema immunitario da medaglia al valore. Nonostante la continua intima compagnia del suo perennemente raffreddato fidanzato, non era familiare all’influenza. L’ultima volta che ne aveva visto l’ombra era stato intorno al suo tredicesimo compleanno quando Mindy Coen gli aveva malauguratamente starnutito sul vassoio della mensa. Era stato male per almeno due settimane, da allora si era premurato di bere almeno due succhi d’arancia al giorno, giusto per non mancare di vitamina c. Per questo non riusciva davvero a trovare una spiegazione alla febbre terribilmente alta che accusava in quei giorni. Il medico gli aveva assicurato che fosse una cosa passeggera, dettata probabilmente da una folata di troppo del vento freddo che impazzava in quei giorni.

Carole e suo padre impegnati rispettivamente l’una all’ospedale l’altro al congresso , avevano lasciato Kurt alle amorevoli cure dell’Anderson più giovane a cui sembrava piacere tanto fare la crocerossina. Aveva persino tentato di preparargli qualcosa di caldo, fallendo miseramente nell’impresa così come ci si aspettava da un ragazzo adorabilmente viziato qual era.

“Kurt, sono le sette. Devi prendere l’antibiotico.”

“Si, mamma.”

“Vuoi un altro cuscino per stare più comodo?”

“Sto bene così.”

“Forse dovresti dormire un po’. Se continui così ti stancherai e non guarirai facilmente. Devi tornare presto a scuola, io non posso stare senza di te.”

“Santo cielo, Blaine. Basta! Giuro, sto bene.”

“Per favore, fatti aiutare in qualche modo! Mi sento così impotente.”  Mise su il suo solito broncio.

“Beh,un modo ci sarebbe.” lo tirò dalla cintura sorridendo malizioso.

“Ah si?”

“Si.”

Il moro si posizionò su Kurt andandogli a baciare prima le labbra, poi la guancia, il mento, fino al collo. Lì si impegnò con dedizione a suggere e mordere la pelle liscia e morbida, le mani corsero sotto la maglietta e la porta si spalancò.

“Kurt, come stai? Ti ho portato il brodo.” La voce acuta di Rachel si propagò per la stanza. Alla vista dei due interruppe il discorso.

Vicino a lei, in un grazioso vestitino bianco, c’era una divertita Quinn.
Le due andavano stranamente d’accordo in quel periodo, tanto da presentarsi al cospetto di Hummel insieme.

“kurt!” urlò allora Rachel “C’è forse qualcosa che devi dirmi?” continuò concitata “Credevo fossi malato!”

“Si, molto malato, non vedi?” disse Quinn rimirando la loro posizione e l’evidente succhiotto sul collo del castano,poi sorrise malefica “ Gli stava giusto dando la supposta!”

Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Kurt Hummel era una persona ferma nelle sue decisioni e ormai ne aveva preso una.

“Blaine, credo che dovremmo smettere di fare sesso per un po’.”

Erano nell’aula del Glee. La stanza si era svuotata già da dieci minuti buoni, al termine delle lezioni. Erano soli.

“Cosa?” non era sicuro di aver sentito bene.

“Tesoro, dovremmo stare più attenti. Ormai sono più le volte che ci beccano che quelle che concludiamo.”

“Dimmi che stai scherzando!” quasi lo pregò.

“Dai, non la prendere così,è solo una cosa momentanea. Pensa se ci beccasse mio padre.”

“Mi dispiace amore.” si avvicinò per prendergli i polsi tra le mani “ ma non posso”lo premette contro il pianoforte “ accettare questa tregua” lo baciò.

Gli accarezzò sensualmente le labbra con la lingua per poi chiedere il premesso di entrare in quell’antro caldo e accogliente, permesso che gli fu subito concesso. Mentre le lingue si avvolgevano l’un l’altra, le mani che prima stringevano i polsi, ora scendevano sui fianchi, si intrufolavano sotto i vestiti e salivano ad accarezzare il petto.

“Ne sei proprio sicuro, Kurt?” gli sussurrò sensualmente all’orecchio scandendo bene ogni lettera.

L’unica risposta che ebbe fu un gemito.

Le maglie volarono via velocemente.


Blaine fece voltare il compagno così che le mani andassero a poggiare sulla coda del pianoforte, lo spinse in avanti, gli si spalmò sulla schiena e gli calò i pantaloni.

“Puckerman muoviti a prendere quello spartito.”

Delle voci li fecero immobilizzare.

“Oh madre de Diòs!” sentirono pronunciare da Santana “ Porcellana, hai un pitone! Forza Blaine, ora vogliamo vedere se il tuo regge il confronto.”nemmeno una mosca ronzava nella sala “Beh,non continuate il nostro spettacolino privato?” diede una spallata al suo vicino cercando manforte. Non ricevette risposta.

Noah Puckerman amava quella coppia. In fondo era pur sempre merito suo se quel lontano giorno Kurt si era improvvisato spia e aveva preso per mano uno sconosciuto correndo gaiamente per un corridoio deserto. Il punto era che il nostro Noah era rimasto a quello stadio. Ancora ricordava i timidi sorrisi,gli sguardi dolci che si scambiavano di sovente. Quasi si era messo a piangere quando aveva visto e sentito la loro chimica mentre cantavano Candles. Bei tempi quelli in cui il massimo del romanticismo era lo sfiorarsi delle dita. I suoi bambini erano cresciuti e lui non se n’era nemmeno accorto.

“Puck?”

Guardò spaesato Santana.

“Stai bene?”

“Come ho fatto ad essere così cieco? Come ho fatto?”urlò disperato scappando poi via per il corridoio.

Kurt girò la testa verso il compagno “ Si, Blaine, ne sono sicuro.”

“Abbiamo traumatizzato Puck!” piagnucolò il moro.





                                                                                                            ***





Quell’evento li fece sprofondare in un tunnel di imbarazzo e vergogna di cui non riuscivano a vedere la fine. Camminavano, ormai, a testa bassa in presenza dei loro amici e non potevano evitare l’arrossarsi delle gote. Non si azzardavano più a concedersi quei pochi gesti d’affetto che erano soliti scambiarsi in pubblico. Poi, però, era arrivato il diploma, Kurt aveva lasciato la scuola insieme a molti di loro e dopo un’estate d’incertezza era partito per New York.

 Molte cose erano cambiate in quell’arco di tempo. Kurt non era più il vecchio Kurt e Blaine non era più il vecchio Blaine. Qualcosa si era rotto tra una chiamata persa e una giornata andata male. Non stavano più insieme dopo che Blaine lo aveva dolorosamente tradito ma erano amici, amici non poi così tanto amici. C’erano parole non dette e speranze malriposte di mezzo, nonché quella sfrigolante tensione che c’era sempre stata tra di loro e che aveva decretato l’impossibilità della loro amicizia fin dall’inizio.

Era il 14 febbraio quando Mercedes aveva ricominciato la saga dell’imbarazzo.

Dopo mesi e mesi passati a crogiolarsi nel dolore del tradimento, forse, Kurt stava cominciando a perdonare il suo ex-ragazzo, nonostante preferisse non ammetterlo. Per quel motivo erano, da buoni amici quali erano, spalmati sui sedili posteriori della sua macchina. Era da tanto che non sentivano il sapore dell’altro sulle labbra e il calore dei loro corpi intrecciati. L’elettricità era tanta quanto la smania di vedersi, possedersi. Niente sarebbe riuscito a farli desistere,non il rischio di complicare ancora di più tutto, non la loro nascente amicizia, non Adam.

Fu proprio mentre ribadivano che quella poteva essere solo un’amicizia che sentirono bussare.

“Dimmi che non è di nuovo Tina!”

“Ehi, potreste rivestirvi? Il matrimonio sta per cominciare e io ho bisogno dei miei due gay al fianco.”

Ormai erano adulti ed abituati ad essere interrotti in certi momenti ma il disagio era uguale considerata la loro relazione complicata.

Mercedes se la rideva alla grande delle loro espressioni.





                                                                                                            ***




Quasi un anno era passato da quel San Valentino e le cose erano cambiate ulteriormente. Dal concedersi “una scappatella ad un matrimonio” erano arrivati al “stiamo organizzando il nostro di matrimonio” senza passare dal via, ma erano molto felici  e sicuri di quello che stavano facendo. Abitavano a New York in una casa troppo stretta per contenere tutta quella gente ma infinitamente accogliente proprio per quello. Come al solito, però, il  più grande problema era la loro privacy o meglio lo era per Sam. Il ragazzo sapeva che i due facessero sesso,insomma erano uomini adulti con le loro pulsioni e lui era il miglior amico di Blaine e non è che Anderson fosse uno da tenersi le cose per sé, ma non pensava così tanto. Non importava che fosse notte, giorno, primo pomeriggio, sera , doveva stare sempre in allerta, a qualunque ora sarebbero potute cominciare le urla e i gemiti. La cosa più brutta era sicuramente essere l’unico a sentirsi a disagio con la cosa, le sue coinquiline sembravano non farci minimamente caso.

“ Non è possibile! Non di nuovo!” anche quel giorno non si erano risparmiati.

“Sam, c’è qualche problema?” Rachel gli offrì del succo di mela.

“Come fai a sopportare tutto questo?”

“Tutto questo cosa?” lo guardò confusa.

“Ogni volta che sono a casa entrambi non c’è un attimo di silenzio. Tutto ciò è imbarazzante! Ma non possono, che so, vedersi un film ogni tanto?”

Rachel scoppiò a ridere.

“Ne hanno visti così tanti da stare bene per tutta la vita.”gli riservò uno sguardo dolce “ Non fare così! Lo sai che si amano e non riescono a stare lontani l’uno all’altro, è normale!”

“Si, ma noi non abbiamo i muri!” piagnucolò.

“Su ora vai a chiamarli, tra poco arriveranno gli altri.”

“Non ci penso nemmeno!”

Rachel rise di nuovo di cuore.

Quando il campanello suonò pochi minuti dopo, Kurt e Blaine si teletrasportarono magicamente nel salotto tutti puliti e profumati, senza un capello fuori posto. Assistettero volentieri alle prove dei Pamela Lansbury e cenarono tutti insieme con del cibo Tailandese.

Fu al dolce che la domanda che li aveva perseguitati negli anni del liceo ricomparve.

“Qual è il segreto della vostra relazione?” chiese Elliot, forse un po’ geloso, rimirando le loro dita che si intrecciavano.

“Ci amiamo sempre.” dissero all’unisono.

La risposta non era cambiata.

“E con questo cosa intendete?” nessuno mai aveva chiesto spiegazioni.

Sui volti di quasi tutti i presenti apparve un sorriso malizioso.

Gli interessati rimasero a bocca aperta,a corto di parole. Era così difficile spiegare quel concetto.

Brittany, però, corse inaspettatamente in loro aiuto.

“ Significa che il gelato è tutto di Kurt quando è triste, che c’è un cassetto pieno di papillon e che di domenica si mangiano i pancakes.”







La ferrovia di Ale:

Salveeeee! Eccomi tornata tra di voi! Non so che dire...Ho pubblicato questa storia abbastanza leggera per prevenire gli insulti che mi arriveranno quando finirò quella da "persona cattiva". X'D
Grazie a Verdiana che è sempre la solita pasticcina <3 e che mi sprona a pubblicare.
Fatemi sapere se vi è piaciuta.

Un bacione! Ale <3
 
  
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