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Autore: SunlitDays    22/02/2014    4 recensioni
Percy aveva nostalgia della sua vecchia vita. Quando le cose erano più semplici e lui passava le giornate a uccidere mostri e a cercare di non farsi ammazzare. Bei tempi, quelli.
[Percabeth]
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Percy Jackson, Percy/Annabeth
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: L’Arte di Arrangiarsi ed Essere Felici
Ship: Percabeth
Rating: Giallo
Prompt: L'illusione di un momento (Otto Fandom e Una Valanga di Prompt)
Conteggio Parole: 1326 (fdp)
NdA: era da tanto tempo che non scrivevo una Percabeth, non certo per mancanza di ispirazione, ma in qualche modo altre ship hanno preso la precedenza. Be', temetemi! Sono tornata alla carica!
Questa fic può essere considerata il sequel di questa (e di altre Percabeth che ho scritto che non sto ad elencare perché se no non la finiamo più) perché comincia qualche mese dopo la sua fine. Non c'è bisogno che la leggiate per capire questa. Vi basta sapere che Percy e Annabeth vanno a vivere insieme per cominciare il college.
 
 
 
 
Percy aveva nostalgia della sua vecchia vita.
Quando aveva presentato la domanda per entrare nella facoltà di Biologia Marina, non aveva previsto che tutto sarebbe diventato più complicato. Se proprio doveva essere sincero con se stesso, il suo unico pensiero al momento era stato "vi prego, accettatemi, così ho una scusa valida per andare a vivere con Annabeth". Aveva passato le settimane successive in attesa della risposta e fantasticando su pacifiche cene intime, sull'addormentarsi soddisfatto e sudato tra le braccia della sua ragazza e sullo svegliarsi con l'odore della pelle di Annabeth sotto il naso.
«Non è che mi mancano le basi per diventare un biologo marino,» aveva detto una sera ad Annabeth. «Sarà come respirare sott'acqua.»
E invece tutte le sue fantasie erano scoppiate in una nuvola di sabbia come un mostro colpito da Vortice.
Si era ritrovato a passare le giornate a masticare matite per evitare di addormentarsi durante i corsi, a cercare di decifrare libri in codice (almeno, Percy era convinto che fossero scritti in codice) e a scrivere saggi sulla componente microbica delle popolazioni marine (la che?). Il che era stupido perché tutte quelle lezioni gli toglievano il tempo di studiare dal vivo nell'oceano, ma il professore non aveva trovato valida la scusa che Percy avesse bisogno di aria salmastra per concentrarsi, e gli aveva detto di impegnarsi se non voleva ritrovarsi con l'acqua alla gola.
Percy non ne era rimasto impressionato, ma Annabeth sembrava convinta che l'avvertimento dovesse essere preso con serietà.
E, come se non bastasse, gli mancava Annabeth.
Vivevano sotto lo stesso tetto e dormivano nello stesso letto, ma durante il giorno andavano sempre di fretta e la sera erano troppo stanchi per attività più impegnative del dormire.
Sì, a Percy mancava tantissimo la sua vecchia vita; quando le cose erano più semplici e lui passava le giornate a uccidere mostri e a cercare di non farsi ammazzare. Bei tempi, quelli.
Il mondo non aveva mai la decenza di essere sull’orlo della fine quando Percy doveva studiare mille pagine di botanica marina applicata.
Sospirò e appoggiò la testa sulla mano mentre picchiettava la matita sul libro. Erano già le otto di sera e Annabeth non era ancora tornata dal suo stage Per Giovani Aspiranti Architetti Troppo Disperati Per Chiedere Un Contributo Economico.
Il suo stomaco brontolò e in quel momento Percy avrebbe dato qualsiasi cosa per una pizza, ma erano in ristrettezze economiche e l’unica alternativa era quella di arrangiare una cena con quel poco di cibo rimasto in casa.
L’appartamento era così silenzioso che il ronzio del frigorifero sembrava assordante. Irritato e affamato, Percy chiuse il libro con un tonfo secco, deciso a passare una serata romantica con Annabeth, e al Tartaro tutto il resto!
Aprì ogni anta della cucina alla ricerca di cibo. Trovò del pane che tre giorni prima era fresco, ma dieci secondi al microonde sarebbero bastati a farlo tornare morbido. In frigo c’era ancora del prosciutto, un paio di pomodori maturi e del formaggio che dall’odore non sarebbe sopravvissuto un altro giorno. Prese l’ultimo pacchetto di cracker e un barattolo mezzo vuoto di burro d’arachidi e si accinse a preparare la cena più misera del mondo.
Quando Annabeth rientrò in casa un’ora dopo, Percy si accorse subito che era irritata dal modo in cui batteva i piedi a terra. Le venne incontro alla porta d’ingresso.
«Troppo immaturi,» disse Annabeth con voce carica di sdegno. «I suoi modelli sono troppo immaturi, signorina Chase. Te lo faccio vedere io l’immaturo, idiota di un architetto ignorante. Ho ricostruito l’Olimpo, io! Non sono la prima ragazzina figlia di papà che non capisce nulla di progettazione. Come quella Susan. Solo perché suo padre ha progettato mezza città nessuno le dà il diritto di—»
«Bentornata a casa,» la interruppe Percy. L’aiutò a sfilarsi il cappotto prima di prenderla per le mani e baciarla delicatamente sulle labbra.
Questo distrasse Annabeth dalla sua filippica. «Ciao» disse in tono di domanda.
«Giornata dura, eh? Vieni, la cena è pronta.» La condusse in cucina con una mano sulla sua vita, poi si affrettò a scostarle la sedia in un muto invito.
Annabeth guardò la tavola imbandita con la tovaglia nuova che non avevano mai usato, piatti di porcellana invece dei soliti di plastica e la piccola candelina da torta mezza sciolta che illuminava debolmente l’ambiente di luce rossa e soffusa, posata su un piattino da tè al centro della tavola. Sandwich e cracker spalmati di burro d’arachidi erano posati artisticamente nei loro piatti e una piccola radio malridotta suonava della musica in sottofondo. Si sedette nel posto offerto da Percy meccanicamente, mentre cercava di processare il tutto.
«Che significa tutto questo? Oh miei dei! È un giorno importante? Un anniversario?» guardò il calendario appeso alla parete con sguardo di panico.
«Non che io sappia,» rispose Percy. «Gradisci del vino?» Le mostrò una bottiglia di acqua di rubinetto e le versò un piccola quantità in uno dei bicchieri di Nutella che avevano collezionato col tempo, come un perfetto sommelier.
Annabeth ridacchiò. «Sì, grazie» disse con grazia.
Percy le dette un altro bacio prima di sedersi al suo posto. «Il menù di stasera comprende sandwich con pane raffermo ripieni di prosciutto, pomodori e formaggio scadente. Come antipasto ci sono dei deliziosi cracker con burro d’arachidi.»
«E come dessert?» chiese Annabeth.
«Il tuo affascinante e devoto uomo» rispose Percy con un gesto teatrale verso se stesso.
Annabeth rise di nuovo. «Una ragazza non può sperare di meglio,» disse e le sue spalle sembrarono finalmente rilassarsi. «Ma perché hai fatto tutto questo?»
Percy alzò le spalle, mentre leccava del burro d’arachidi in eccesso dal cracker. «Ho pensato che una cena romantica fatta di avanzi era quello di cui avevamo bisogno.»
Gli occhi di Annabeth si addolcirono. «Lo sto facendo di nuovo, vero? Ti sto trascurando. Sono così presa dal college e da questo stupido e inutile stage che sto perdendo di vista tutto il resto.»
«Un po’» ammise Percy, ma poi sorrise per farle capire che non era arrabbiato. Annabeth era fatta così, la sua mente si concentrava ossessivamente su un obiettivo preciso e tutto ciò che le stava intorno scompariva finché non aveva raggiunto i risultati che si era prefissata. Percy aveva imparato da tempo a non prendersela. E poi, non era anche per questo che si era innamorato di lei? Il trucco stava nell’inventarsi ogni volta qualcosa di nuovo per attirare la sua attenzione. «Però adesso siamo qui insieme, davanti a una lauta e sofisticata cena» aggiunse con enfasi.
«Lo sai vero, che domani non avremo nulla da mangiare.»
«Abbiamo ancora dei biscotti secchi. Il latte è scaduto però. Allora, raccontami della tua giornata.»
E così Annabeth gli raccontò di quanto si sentisse frustrata dal dover frequentare uno stage dove non avevano nulla da insegnarle e non poter ammettere di essere già un architetto con esperienza, e dei compagni di college ricchi e spocchiosi, che non capivano nulla di arcate e capitelli. E Percy le disse delle difficoltà che stava trovando nello studiare, di quanta voglia avesse di prendere a pugni il suo capo nel locale dove lavorare il fine settimana e di quanto gli mancasse insegnare la scherma ai ragazzi del Campo.
«Dovremmo prenderci una pausa e tornare a New York. Mia madre mi ha chiamato stamattina lamentandosi del fatto che non le faccio mai una telefonata.»
«Mi piacerebbe. Mi manca Chirone e il Campo, e ho proprio voglia di riguardare le tue imbarazzanti foto da bambino con Sally.»
«Traditrice!»
Mangiarono leccandosi le dita e risero quando la candelina cadde incendiando tutti i tovaglioli di carta. Quando ebbero finito, fecero un bagno caldo e rilassante insieme, non curandosi di sparecchiare la tavola e lavare i piatti sporchi. Poi andarono a letto dove fecero l’amore lentamente, prendendosi tutto il tempo che volevano e perdendosi in carezze e sussurri.
L’indomani, avrebbero ricominciato a preoccuparsi del pigione e delle bollette, Percy avrebbe di nuovo perso la testa nei libri e Annabeth sarebbe tornata a pensare solo ai suoi progetti, e nel mentre avrebbero ucciso qualche mostro, ma in quel momento, nudi e sudati, volevano solo godere dell’illusione di quel momento, fingere di essere dei normali ragazzi innamorati, senza alcuna preoccupazione se non loro stessi.
 


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