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Autore: SaraLaPierre    22/02/2014    3 recensioni
La storia racconta di come Rose Tyler ha imparato ad amare la metacrisi del suo Dottore.
Genere: Avventura, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 10, Doctor - 10 (human), Doctor - Altro, Jackie Tyler, Peter Alan Tyler, Rose Tyler
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Le giornate successive passarono senza eventi particolari.
Il Dottore continuava a lamentarsi di quanto il tempo passasse lentamente e di quanto assurdo fosse il loro modo di mangiare.
Jackie continuava ad irritarsi alle sue lamentele e ad offenderlo ridendo.
Tony continuava a cercarlo per giocare. Sembrava addirittura che quei due si capissero, certe volte.
Pete e Rose continuavano in segreto a preparare una festa per il cinquantaduesimo (e lei avrebbe continuato a dire cinquantunesimo) compleanno di Jackie.
Le notti passavano tra discorsi malinconici e favole.
Ogni tanto era lui ad andare da lei, per chiederle come stava e cercare di ricordare momenti passati insieme, qualche volta lo assecondava, altre volte lo cacciava irritata.
Ogni tanto era invece lei ad andarlo a cercare nella stanza degli ospiti, si sistemava nel piccolo letto a una piazza e lo ascoltava leggere storie fantastiche dagli stessi libri che sua madre aveva ricomprato per Tony e che anni prima aveva letto a lei.
Una notte lui azzardò a prepararle il thè.
Lei reagì molto male e lo cacciò urlando e svegliando i suoi genitori.
Umiliato lui si era chiuso nella sua stanza ma ben presto lei, pentita, si era presentata alla sua porta ed aveva accettato il thè, scusandosi più volte.
Quella notte avevano rotto la loro piccola usanza di leggere favole in quella stanza ed avevano ricordato.
New New York.
Ricordarono come fosse stato strano essere pressati nella loro stessa testa da Cassandra e in un momento in cui avevano abbassato la guardia a lui scappò una domanda che aveva sempre avuto vergogna a porle “Ricordi qualcosa di quel bacio?”
Da dietro la tazza Rose spalancò gli occhi e si costrinse ad ingoiare il thè.
Aspettò un attimo e disse “Si, ero lì quando è successo” e con grande coraggio ammise “E credo sia stato l’unico momento in cui ho smesso di urlarle di lasciarmi andare…”
La notizia lo rasserenò e velocemente passò ad altri ricordi, conservando quell’attimo di felicità con gelosia.
Il giorno dopo non parlarono della notte trascorsa e continuarono a vivere tenendosi discretamente lontani l’uno dall’altra, abituati ormai a farlo.
Arrivò la sera della festa a sorpresa e per Jackie fu una grande gioia scoprire che le avevano appeso uno striscione in cui le auguravano buon compleanno per un’età inferiore a quella che aveva veramente.
Gli invitati erano molti, il cibo era buono e la musica orecchiabile.
Rose si assicurò che il Dottore bevesse e quando si rese conto che non c’era bisogno dei suoi incoraggiamenti perché succedesse cominciò a godersi il suo operato passando il tempo parlando con vecchi amici e cercando di tenere la situazione sotto controllo per evitare inconvenienti.
Troppo impegnata per curarsi di lui non si rese conto che fosse ubriaco, almeno fino a quando non lo scoprì a cantare su di uno dei tavolini.
Fu un attimo.
Fu come se la nebbia si fosse diradata completamente, in un solo attimo.
Lo guardò per minuti interi mentre cantava una canzone in una lingua a tutti sconosciuta, probabilmente quella di Gallifrey.
Lo fissò, con quella cravatta legata intorno alla testa e quei piccoli occhialetti neri sugli occhi.
Nella mano un Daiquiri alla banana.
Era lui.
Per la prima volta dopo quel bacio nella baia quella consapevolezza la travolse.
Sorrise, un sorriso vero e sentito.
E lui la vide.
La vide e sorrise di rimando, scendendo dal tavolino e prendendola per mano.
La fece ballare, al ritmo di una musica che era nella sua testa e le disse, inondandola del suo alito che sapeva di alcool “Sai, dopo l’emozione di avere la possibilità di riaverti con me ci ho pensato bene. Io in un solo posto? In una casa, una vera e propria casa con porte, divani, tappeti? Io in un appartamento? Poi però ho pensato, parafrasando quello che hai detto tu, che bloccato con te non sarebbe stato poi così male!”
Lo diceva con serenità, non capiva o forse non ricordava la loro situazione in quel periodo.
Non erano più Rose e il Dottore.
Erano Rose.
E il Dottore.
Un punto li divideva, non era più così facile tra loro.
Eppure per lui lo era, lo guardava e capiva quanto per lui sarebbe stato facile lasciarsi tutto l’ultimo periodo alle spalle, e cominciò a cullarsi nell’idea che forse insieme ce l’avrebbero fatta questa volta.
Passò una serata fantastica, ballarono e parlarono molto.
Risero addirittura.
Poi lo portò a letto e lo mise sotto le coperte.
Non osò mettergli il pigiama, non avevano una tale intimità, non più almeno.
Si limitò a togliergli gli occhiali e a sfilargli la cravatta dalla testa.
Uscita dalla stanza non andò verso la sua, la festa era finita ed avrebbero potuto mettere a posto il giorno dopo, ma c’era qualcosa che doveva fare.
E non avrebbe più perso tempo.
  
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