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Autore: Junum_    22/02/2014    1 recensioni
|Kellic|
Unire due anime, può essere davvero difficile. Dio, o chiunque ci sia lassù, non lo capisco proprio. Tutta questa pazienza da dove la trova? Saranno forse alcuni risultati così ben riusciti a dargli la forza di andare avanti dalla notte dei tempi? Risultati ben riusciti come Kellin e Vic, probabilmente. Coppie così unite da far innamorare chi li guarda. Coppie che litigano e tornano strisciando l'uno dall'altro a chiedersi scusa perché si sentono consumare dentro senza l'altro.
Chissà, forse il destino non è tutta una stronzata.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Vic Fuentes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cosa vuoi?! Perché continui a fare così?!” urlò il ragazzo dai capelli color pece. Era pazzo, non c’era altra spiegazione. Come avreste definito un metro e cinquantaquattro di pura rabbia che agitava i pugni in aria, batteva i piedi a terra e con quanta più voce, urlava quelle cose ad un libro? Pazzo, ecco come. Sentì prudere gli angoli degli occhi, segno che si stavano inumidendo.
“No, no, no” bofonchiò contrariato. Portò le mani tra i capelli neri, che tirò appena per calmarsi. Avanzò nuovamente verso il libro, e dopo qualche minuto di titubanza tra il “Custodiscilo” e il “Brucialo”, lo afferrò con rabbia. C’era un “Vic­+Kellin” disordinato, schizzato sulla copertina. Sorrise a quella scritta, sfiorandola con le dita. Aprì con uno scatto a metà perfetta del libro, e il profumo di carta prestampata lo investì, invadendogli le narici. Inspirò a fondo quel profumo che tanto amava e con cura quasi maniacale sfogliava il libro, ascoltando il dolce fruscio che emettevano le pagine quando venivano girate. Scoppi di colori da tutte le parti, le frasi che avevano evidenziato, quelle che più piacevano loro.
A fatica avevano trovato la versione inglese del libro italiano –così ricorda-. “Bianca come il latte Rossa come il sangue” mormorò il giovane uomo con un pessimo accento. Rilesse le frasi evidenziate in verde, quelle che piacevano a Vic.
Il brutto della vita è che non ci sono le istruzioni per l'uso lesse, e sentì una doloroso pugno essere incassato dal suo cuore debole.
I tuoi capelli ricresceranno, come i tuoi sogni” frase di Leo a Bea. L’aveva sottolineata solo perché lì aveva visto una lacrima rigare la guancia di Kellin, e l’aveva raccolta col pollice, per poi premere le labbra sulla sua pelle lattea, schioccandoci un bacio che rese le guance del giovane rosee.
Se tu mi fai chiudere gli occhi è perché io stia più attenta, quando li riapro” ancora, Kellin non voleva saperne di darsi pace, ricordando ogni momento nel quale avevano sottolineato le frasi insieme. Quelle in blu le aveva scelte lui. Ne lesse qualcuna, sorridendo a malapena e passandoci lentamente le dita. Prese a leggere un capitolo, sentiva la mancanza di quel libro e dei momenti che gli aveva fatto passare con l’altro. Inarcò un sopracciglio, leggendo una frase non evidenziata. Si diresse verso il barattolo contenente qualche matita, un righello e gli evidenziatori usati dai due, e prese quello celeste, poi prese a sottolineare.


Dio, non servono più le stelle: spegnile una ad una.
Smantella il sole e imballa la luna.

Svuota l’oceano e sradica le piante.
Ormai nulla è più importante

Evidenziò tutta la strofa, la rabbia che riprendeva ad arrampicarsi sui suoi polmoni, sui suoi muscoli a comandarli, sul suo viso, che continuava pian piano a tornare rosso furioso. Con uno scatto lanciò il libro e l’evidenziatore sul divano, gettandosi a terra in ginocchio con un urlo strozzato. Kellin non era mai stato bravo a controllare i suoi scatti di rabbia. Cacciò un nuovo urlo e sentì che il petto si scuoteva in modo spasmodico: piangeva. Sentì l’acqua salata rigargli i tratti di bimbo, e i pugni battevano sul parquet smaltato. Credeva che i vicini potessero chiamare la polizia, tanto urlava, ma in quel momento non gli importava davvero più di tanto. Restò a piangere tutto il pomeriggio, non sapeva quante ore fossero passate. Era normale che sentisse il sedere incollato al pavimento e un mal di schiena tremendo? No, probabilmente no, ma poco se ne curava. Dolorante, si fece una veloce doccia, le parole di Vic che continuavano a martellare contro il suo cranio.
 
“Non voglio più sentirne di te!”
 
Aveva urlato sbattendo l’uscio di casa. E Kellin lo sapeva, che lui e Vic ne hanno passate di peggiori. Quello era solo uno stupido litigio, sapeva che il giorno dopo uno dei due sarebbe tornato implorando l’altro, e si sarebbero baciati come se non si fossero sentiti per un anno intero. E Kellin credé di percepire un sorriso incastrarsi a fatica sul viso, mentre pensava alle labbra morbide di Vic.
A quel punto, fu come se gli si fosse accesa la lampadina. Sapeva cosa doveva fare. Finì in fretta e furia la doccia, si vestì e si asciugò i capelli al volo, ancora umidi. Si sarebbe preso un colpo ma non gli interessa in quel momento. Si precipitò al piano inferiore, prese un telo e la bomboletta spray nera che teneva sempre Vic quando si doveva vendicare di qualcuno che ci provava con Kellin, disegnando peni giganti sulle facciate delle loro case. Soffocò una risata al pensiero, e prese a scrivere, in preda ad una scarica di adrenalina che gli impediva di fermarsi o di far scomparire quel sorriso che si era impossessato delle sue labbra.

Dovette affrontare i passanti che lo guardavano male, rischiare di bagnare il telo, sfrecciare sui marciapiedi, avere il fiato corto, chiedere scusa ogni due per tre all’urtare la gente, firmare qualche autografo e fare foto al volo con chi lo riconosceva, ma alla fine ce la fece. Cadde stremato sul suolo bagnato del cortile del suo ragazzo, ansimante, ma finalmente a destinazione. Con una risata bagnata si lascia cadere completamente sull’erba ricoperta di rugiada, viso rosso per la corsa e fiato corto che gli faceva bruciare i polmoni. Deglutì poi, non c’era tempo da poter perdere. Prese il telo e lo appese tra due alberi del giardino, tenendolo completamente sollevato. Non potendo urlare all’una del mattino, prese una manciata di sassolini e cominciò a lanciarli sulla vetrata dell’altro, aspettando che si affacciasse. “Vic!” urlò in un sussurro, sperando vivamente che si affacciasse per rispondere. “Principessa!” lo chiamò poi, lasciandosi scappare un risolino e dopo una ventina di secondi finalmente si affacciò un Vic Fuentes in tutto il suo assonnato splendore. Probabilmente lo aveva svegliato, concluse Kellin. Cominciò a piovere, nemmeno fosse un film d’amore o un romanzo avvincente. La scritta prese a sciogliersi, benché troppo fresca, ma Vic riusciva ancora a intravedere le frasi da loro sottolineate durante il corso di qualche mese dal libro.
“Kellin, che diavolo combini?” chiese grattandosi la cute e guardandolo con uno sguardo perso nella più totale confusione. “Ti dimostro il mio amore” rispose semplicemente e, presa la scala che tenevano i fratelli Fuentes in giardino, l’appoggiò al balcone dov’era affacciato l’altro, e salì fino ad arrivare al suo viso, basso com’era. Si morse il labbro inferiore a vederlo sorridere in quel modo sornione, non riuscendo a trattenere a sua volta un timido sorriso. “Ehi…” è tutto ciò che uscì dalle sue labbra ma a Vic bastava quello. “Sembriamo Romeo e Giulietta…” disse con una smorfia il più basso, accorgendosi che lui era ‘Giulietta’. “Te l’ho sempre detto che sei la mia principessa, no?” disse ridendo, mentre passava un dito lungo la sua guancia asciutta. Era completamente bagnato, ma Vic sapeva che provare a convincerlo ad entrare sarebbe stato inutile. “Lo sai che potevi salire dentro, vero?” sussurrò soffiando una risata che finì sul volto dell’altro. “Così è più romantico, Victor!” esclamò, arricciando quindi il naso accompagnato da un altro risolino dell’altro. “E lo sai che domani sarei tornato strisciando a chiederti perdono?” sussurrò, questa volta dritto al suo orecchio, facendo trasalire il giovane. “Dovevo chiederti io scusa, per una volta…” sussurrò estraendo una rosa da dentro la giacca e porgendola al maggiore. Petali sgualciti, spine storte, gambo cadente. Eppure agli occhi di Vic era la rosa più bella che avesse mai visto. “Ti amo, Victor” sussurra al suo orecchio Kellin, baciandogli poi con leggerezza una guancia. La reazione fu immediata: il maggiore lo prese per il colletto della giacca, tirando il viso del giovane al proprio finché le loro labbra non combaciarono. E, a volte, ci sono alcuni momenti. Dei momenti che passano troppo veloci, altri troppo lentamente. E poi ci sono quelli che sembrano durare un secondo, ma poi ti assopisci in quelli e il tempo si ferma, facendolo sembrare infinito. Uno di quei momenti nei quali tutto attorno scompare, niente scalfisce più la tua realtà, perché è perfetta così com’è. E adesso Kellin, a 35 anni, sente ancora quel brivido attanagliargli le ossa, appena sente il contatto con le labbra di suo marito, quel brivido che riesce a bloccare il suo flusso sanguigno, quel rincorrersi di lingue dolce e avido al tempo stesso, che riesce a fargli girare la testa anche se appena accennato. Perché, andiamo, lo sappiamo tutti. L’amore è tutto o niente.


 


 . . . 
SALVE.

E bentornate.
Anzi. Sono nella categoria dei PTV. Quindi benvenute e.e
E' la prima... cosa, che scrivo dopo i miei Larry (sì, scrivo fan fiction sugli One Direction, arrestatemi), quindi non siate troppo cattive col giudizio. So che non è niente di speciale. Ma... mi hanno dato un promt, "libro". Mi è uscito questo.
Altro da dire non ho. Lascio che siate voi a commentare. Se è abbastanza dignitosa da essere commentata. Sigh. E scusate eventuali errori :c
Alla prossima! -si spera-

 
Ringrazio Loueh, del fake, per il promt c:
 
  
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