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Autore: quinnfab    22/02/2014    7 recensioni
-Non posso lasciarti sbagliare in questo modo, Taylor. Non un'altra volta.-
I suoi occhi azzurri sono diventati ancora più cupi, la sua presa sul mio braccio ancora più forte e la sua espressione ancora più esageratamente dura.
-Ho già sbagliato. Entrando nella società, ad esempio. E lasciando che tu, Luke Robert Hemmings, inciampassi nella mia vita.-
Genere: Azione, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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   «Far away, far away, waste away tonight, i'm wearing my heart on a noose.»

Scalcio lo zaino su una delle panche della palestra senza prestarci attenzione. La lezione di ginnastica delle ultime due ore del venerdì è appena iniziata e non ho la minima intenzione di prenderne parte. Mentre la professoressa di educazione fisica segna la mia ennesima giustificazione per indisposizione tattica, infilo anche la seconda cuffietta nell'orecchio.

      «Oh losers..»

Losers. Perdenti. Ogni singolo persona in questa stanza lo è. Ragazze e ragazzi montati, traboccanti di insulti, bestemmie insensate e sorrisi finti. Più vado avanti più penso che la mia solitudine sia vantaggiosa. Nessuna incoerenza tra quello che penso e quello che dico, e nessun gergo da finta rapper di qualche quartiere malfamato di New York. L'unica vera e propria amica che ho è Brittany. La quale non sembra ultimamente sopportare molto il mio essere lunatica e imprevedibile. E come biasimarla. Dopo due ore trascorse a smantellare la playlist e il tasto di replay sulle stesse canzoni, mi alzo dalla panca per tornare a quella che dopo cinque anni dal trasferimento, non riesco ancora a chiamare casa.

Mi chino a prendere lo zaino e un pallone pesante e arancione mi colpisce un fianco. Mi piego leggermente in avanti per l'urto e mi trattengo dallo sputare qualche meritata parolaccia, ma il bacino ha cominciato a farmi male. Abbasso lo sguardo verso le risate provenienti dal centro del campo. Due ragazzi e tre ragazze sostano laggiù indossando le loro tute firmate a pochi metri da me, sghignazzando. 

-Ops, credo di non averti vista.-Esclama ironico uno di loro dopo aver raccolto il pallone da basket, rotolato ai suoi piedi.

-E chi riesce a vederla?-Risponde una biondina, accolta dalle risate generali degli altri.

Mi allontano cercando di evitarli, come faccio oramai da una vita con i problemi, gli ostacoli, e le persone.

Accellero il passo, quando un'altra pallonata mi colpisce il polpaccio. -Diamine, lasciatemi in pace. - 
Urlo sfibrata, e mi volto perchè tutti loro lo sentano. C'è un tono di rabbia e disperazione in quelle parole, perchè dopo tutto questo tempo sono ancora nel loro mirino, per un inspiegabile motivo.-Se no che fai, Cooper?-

Ride una delle ragazze appoggiando le mani sui fianchi.Mi volto e torno a camminare, ancora più rapidamente di prima.

-Brava, corri a piangere da papà e mam...-Il ragazzo si blocca, forse tentando di rimangiarsi le sue parole che da cattive, sono diventate esageratamente crudeli. 

Ma ehy, quasi ci ho fatto l'abitudine.

In effetti, ci tornerei da mio padre e mia madre se fossero ancora qua. 

Evito di mostrargli la mia imbronciata, furiosa e arrossata espressione, nonostante voglia vedere le loro facce in questo momento.

Imbarazzate? O prive di sensi di colpa? Opto per la seconda. Trattengo il furore e le lacrime a stento mentre esco nel cortile, sentendo la pesantezza di ogni mio passo fino alla mia bicicletta. Mi dirigo a casa di mio zio Edward, dove vivo dopo l'incidente del 9 ottobre di quasi cinque anni fa. Mi sembra che la temperatura si sia alzata di dieci gradi in due minuti.Le mie guance scottano e non posso neanche cercare di impedirlo.La crudeltà delle persone mi ha sempre provocato innumerevoli ferite, ma quando non hai niente e nessuno a cui aggrapparti, devi imparare a bendartele da solo.

E ormai non mi feriscono, non come prima.

Arrivata a casa di Edward apro la porta e lo trovo sdraiato sul divano, tentando di portarsi alla bocca un involtino usando due bacchette. La posizione e soprattutto le sue dita enormi non aiutano l'impresa.Mi saluta e mi indica una sacchetto sul tavolo. Tiro fuori una porzione di spaghetti di soia e dei ravioli al vapore. Il cibo cinese è sempre una buona soluzione. Decido di mangiare in soffitta, l'ho pulita a nuovo pochi giorni fa, non dovrebbe essere inadatta a delle riflessioni e del cibo cinese. Salgo le scale e appoggio tutto sul tavolino. Mi avvicino alla scatola dei ricordi con su scritto mamma e papà. La calligrafia da bambina mi fa abbozzare un sorriso. Avevo avuto il coraggio di aprirla solo poche volte. Apro lo scatolone e comincio bagnare qualche ricordo di lacrime, di una ragazzina di dodici anni senza amici che viene trascinata a vivere col suo zio solitario e strano, dopo che un ignoto incidente si è portato via i suoi genitori. 
Trovo un diario, scritto da me quando ero piccola. Con rabbia e tristezza lo lancio contro il mobile di documenti di lavoro dei miei genitori che Ed voleva buttare. Solo tanti brutti ricordi di una bambina in poche pagine.Una di quelle carpette scivola dalla mensola e cade sul pavimento facendomi sussultare. Mi volto di scatto e con la poca forza che mi rimane nelle gambe mi alzo e raggiungo il mobile impolverato. Tutte quelle cartelle non vengono aperte da almeno cinque anni. 

-Gli acari ci avranno fondato una città.- penso. La carpetta caduta è rossa, ma il tempo l'ha fatta scolorire, fino a diventare arancione. Sopra è stampato un marchio, quello del fast food dove i miei genitori lavoravano. Porto su la cartella dal pavimento e l'adesivo del marchio si scolla leggermente. Dopo anni penso sia normale. Premo per riattaccarlo ma l'adesivo si scolla del tutto. Appare sotto, un altro marchio completamente diverso, mai visto.

Segna due lettere grandi, una F e una D. Confusa mi siedo sul pavimento e apro la cartella. 

Passo dieci minuti pieni a cercare di decifrare il significato di questo documenti perchè sono certa che, anche se contrassegnati precedentemente dall'adesivo del ristorante, parlano di tutto tranne che di quello.La cosa mi turba. Questi documenti assomigliano più a quelli immagazzinati nelle centrali di polizia, non nel retro di un ristorante.

Tutti questi nomi, indirizzi, e da qualche parte, qualche foto graffettata agli angoli dei fogli, mi inquietano.

  Sfilo il cellulare dalla tasca e scrivo un messaggio a Brittany.

-Oggi non riesco a venire. C'è una cosa importante che devo fare.-

  Brit mi risponde quasi subito. 

-Cioè?-

Sbuffo ed esco di casa, dirigendomi alla stazione.

C'è un luogo in cui devo andare.-





Hola!

 Prima di tutto, vorrei dire GRAZIE a voi che avete letto fino alla fine, perchè ci tengo un sacco. Secondo..  
Come vi è sembrato? Premetto che non ho mai scritto sui 5SOS, ma ho già scritto fanfictions e su questa conto molto perchè ho formulato già tantissime idee che voglio appunto sviluppare in questa storia. Spero con tutto il cuore che vi sia piaciuto questo capitolo, anche se da qui non si riesce a scorgere praticamente nulla di ciò che accadrà. Il che sarà (spero) coinvolgente e a volte forse vi sorprenderà un po'. Ora che vi ho annoiato ulteriormente posso andare a nascondermi. AHHAH Vi prego, vi prego vi prego, RECENSITE, sarebbe il regalo mio più grande, eeeee eee eeh, vorrei donare il tuo sorriso alla luna perchè di nott.... Vabbe', la pianto, giuro. Se recensite vi vorrò bene per sempre.
Thaank you, little puppies.

Grazie a: voi che avete letto fino a qua. Gaia e soprattutto Feds, perchè mi avete aiutato.

Grazie a quelle quattro scimmie che lunedì ci rilasceranno il video di SHE LOOKS SO PUUUUURFECT.Vi lascio i miei contatti qui sotto. :)

Ciao, love ya. xx

MY NAME'S ANNA, BUT CALL ME AAAAANNIE.



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