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Autore: Kotomy    22/02/2014    3 recensioni
Potevo concedermi un lasciapassare? Potevo per un attimo dimenticare quello che avevo fatto e sognare? Si, potevo. Tutti potevano.
O almeno, era quello che credeva Natsume...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mikan Sakura, Natsume Hyuuga
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Natsume santa pazienza! Vieni qui" urla una voce tanto soave da mandarmi in fibrillazione.

 

Mi affacciai dalla porta e la vidi. Quei suoi capelli color carota mi piacevano, erano unici e morbidi. Le mie mani avevano accarezzato quella chioma infinite volte e la stessa infinità di volte mi era scappata perché mentre la mano cercava di passare tra la seta, lei si girava, mi mostrava il suo viso e soprattutto il suo sorriso, sempre stampato sotto quel nasino alla francesina.

Le stesse mie mani avevano stretto mille volte quei fianchi per sorreggerla o semplicemente per darle coraggio. Avevo cinto cinquecento volte le sue spalle per consolarla dall'ennesima batosta che aveva preso dal suo “amico”. Un miliardo di volte avevo sognato di poter sfiorare quelle candide labbra, semplici e senza nessun elemento estetico a renderle più perfette di quanto non lo fossero già.

Però sapevo che doveva essere e che sarebbe per sempre stata un'utopia. Purtroppo il suo cuore apparteneva già a Ruka. Avrei sfidato chiunque per ottenerla ma lei sembrava sempre non accorgersi dei miei sentimenti, ma come non darle ragione.... Le avevo mentito, dicendo di odiarla e lei da quel momento mi aveva accantonato e aveva approfondito la sua amicizia con Ruka. Ma l'avevo fatto per proteggerla, non avrei mai voluto allontanarla da me. Adesso parlavamo a malapena e lei cercava comunque di essere sempre sorridente.

"Natsume se non salti subito fuori giuro che non ti lascio più in pace!" continuò lei imperterrita.


Per favore, fallo. Lo chiedevo con tutto il mio cuore. Se lo avesse fatto avrei potuto confessarle tutto, avrei potuto dirle che la notte sognavo di abbracciarla e di baciarle i capelli, dandole la buona luna, avrei potuto dirle che la mattina non vedevo l'ora di vedere il cancello della scuola perché sapevo, che dietro esso c'era lei con la sua allegria, avrei potuto dirle che ogni volta, durante le lezioni la guardavo di sfuggita e arrossivo ai soli pensieri che vagano nella mia testa, avrei potuto dirle che al ballo di primavera ci sarei andato solo se fosse stata lei ad accompagnarmi, avrei potuto dirle che a casa avevo un album pieno di nostre foto e non solo ma con tutti anche se accanto al suo viso c'era sempre un cuoricino disegnato con il pennarello rosso indelebile come l'amore che provavo verso lei. Avrei potuto dirle tutto in mille modi a partire dal silenzio del mio sguardo per finire con le mie labbra desiderose delle sue.

“TI HO TROVATO!” strepitò vittoriosa.

 

Potevo concedermi un lasciapassare? Potevo per un attimo dimenticare quello che avevo fatto e sognare? Si, potevo. Tutti potevano.

Il mio corpo senza neanche un rimorso si protese verso di lei, afferrandola per i fianchi e immobilizzandola contro il muro. La sua faccia confusa era qualcosa di indescrivibile, qualcosa di una bellezza rara.

Le mie labbra trepidanti si avvicinarono sempre di più e in un attimo le fui sopra. Le mie mani contro al muro si chiusero a pugno, quasi sapessero che quello che stavo facendo non andava bene. Stavo tradendo la sua fiducia, già precoce.

Sentii le sua labbra tirarsi indietro e le sue mani, posate sul mio petto, respingermi violentemente.

Avevo messo un punto dove volevo una virgola, avevo messo la parola fine ad un rapporto più unico che raro.

Alzai la testa e incrociai il suo sguardo ma fu l'errore più stupido che un novellino come me potesse fare.

I miei occhi videro scendere dal suo candido viso quelle lacrime piene di rabbia, delusione, frustrazione, tristezza, sfiducia e tutto quello che ne comportò.

Le sue mani si scontravano velocemente con la lacrime per fermarle ma loro continuavano imperterrite. La vidi alzare lo sguardo e incrociare il mio. Quello che successe dopo fu la cosa più dura da accettare.

 

Avevano ragione. L'indifferenza era la miglior arma per distruggere una persona e lei ci riuscì e solo per colpa del mia stupidità.

 

Meglio essere attaccato che passare inosservato.

 

 

/! Premetto, che questa fic non era originaria della categoria Gakuen Alice, ma mi piaceva e l'ho riadattata. La fiction originale è sempre di mia idea e quindi è di mia proprietà /!

 

   
 
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