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Autore: B Rabbit    23/02/2014    1 recensioni
Rimaneva immobile, quell’essere dal corpo snello che il buio temeva, silenzioso e solenne fra i vivaci bagliori degli abitanti della foresta che si accendevano la notte, accerchiandolo quasi a volerlo festeggiare.
["Altri" sta per Pokémon]
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Will-o’-the-wish




Fra i labirinti e gli intrecci degli alberi secolari di una foresta antica, era possibile scorgere, quando le tenebre colavano sulla terra dal cielo notturno, un’elegante figura brillare di luce pallida e meravigliosa, capace di incantare gli sguardi fortunati che si posavano su di essa.
Rimaneva immobile, quell’essere dal corpo snello che il buio temeva, silenzioso e solenne fra i vivaci bagliori degli abitanti della foresta che si accendevano la notte, accerchiandolo quasi a volerlo festeggiare.
E altre luci giungevano a schiarire il nero, una per ogni morbida coda di quella creatura fatata, uscendo timidamente dai loro nascondigli.
Si avvicinavano impacciati a lei, a quella vita dall’aspetto maestoso che, percependoli, allontanava l’attenzione dall’estraneo per posarla su di loro, e abbassava il muso affusolato per salutarli.
Le luci la circondavano, spandendo i loro colori sull’erba e sugli arbusti, rallegrando la selva buia.
Ogni umano la fissava rapito, quell’essere dalla corona di luce bianca, che immobile ricambiava lo sguardo, fra quegli otto piccoli sprazzi che giocavano e le correvano intorno come fuochi fatui dalla curiosa sfumatura rossiccia – e la nona, di un debole color giallo, luccicava fra le zampe argentee della maestà – .
E quando i suoi occhi scarlatti riconoscevano il pericolo nell’avvicinarsi ammaliato del diverso, un ringhio basso e leggero vibrava nell’aria vicina a lei, e con un balzo aggraziato fuggiva via, seguita da quegli esili brillii che miscelavano la loro luce rossa e dorata con la sua, bianchissima.


Leggende delineavano la sua sfuggente esistenza, raccontando della serenità eterna e della condanna che avrebbero ottenuto gli impavidi da quell’incontro secondo la loro condotta, vile o temperata che fosse.
Gli abitanti del villaggio circostante la foresta avvisavano ogni viaggiatore che si fermava, intrigandolo solamente con quei fatti.




Fissò da vicino gli occhi vuoti e sbarrati che si perdevano nell’ignoto e ringhiò, aggrottando il muso.
Alzò il collo e guardò con odio e delusione quel corpo disteso a terra di cui l’acqua rifletteva il terrore del volto.
Dei guaiti richiamarono insistenti la sua attenzione, spaventati dagli eventi e dalla loro rapidità.
Si voltò, pronta a guidarli e proteggerli nel mistero del bosco, ma gli spasmi le indebolivano i muscoli e i suoi movimenti vacillanti accrescevano nei loro animi la paura.
Si sedette per celare i tremori agli arti posteriori e si guardò intorno, acuendo l’udito alla ricerca di altri ostili, decisa a stanarli tutti.
Notò le altre anime della foresta osservarli sgomenti e angosciati dai rami degli alberi o dai floridi cespugli.
Sentì i suoi cuccioli strusciarsi preoccupati contro di lei per rassicurarla e rassicurarsi, confortandosi reciprocamente a quel tenero tocco – erano vivi, madre e piccoli erano sopravvissuti insieme – .
Mise una zampa di fronte all’altra e piano si adagiò sul terreno fra i lamenti dei suoi tesori.
Posò stancamente la testa sugli arti snelli e affusolati e chiuse gli occhi con l’intento di riposarsi quel minimo per condurre la sua prole al sicuro.
Alcuni piccoli le si accucciarono vicino il costato, acciambellandosi stretti in sé stessi, nascosti dalle loro code; altri, invece, le leccavano con spirito il manto rilucente d’argento, sbiadendo il rosso che le imbrattava sdegnosamente il pelo.
Avvertì smuoversi l’erba prossima al suo capo e dischiuse gli occhi stanchi: la cucciola dalla pelliccia gialla le si accucciò vicina vicina, strofinò il musetto contro il suo e lei ricambiò, affettuosa.
Le leccò il nasino scuro e la piccola corrispose, cancellando con la linguetta rosea le gocce scarlatte risaltate dal chiarore del pelo.
Si accoccolò e chiuse gli occhi, la mamma, deliziata da quel tepore che le regalavano i suoi cuccioli.

















Ok, va bene, non so cosa ho scritto.
No, formulo meglio l’affermazione: non so perché l'ho scritto .
Se non si è capito – cosa abbastanza presumibile date le mie capacità da schifus - , la storia parla di Ninetales e dei suoi cuccioletti. Mamma e cucciola sono "sbrilluccicosi".
Questa OS vuole sottolineare la cupidigia dell’uomo verso le bellezze che incrocia con lo sguardo… penso?
Potete infamarmi =D

Ho messo “Videogioco” perché sì mi sembrava il più adatto. Il genere l’ho tirato a caso.
Scappo via.
Bye bye a tutti.


  
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