Anime & Manga > No. 6
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Autore: hikachu    23/02/2014    2 recensioni
Nezumi non può dire a Shion di chiudere il becco e smetterla di giocare a moglie e marito, perché è stato lui per primo a lasciar cadere il nuovo spazzolino di Shion nella stessa tazza dov'era il suo.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nezumi, Shion
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando Nezumi apre la porta della stanza sotterranea, Shion è la prima cosa che vede.

Ci sono giorni in cui Nezumi non va a prenderlo all'hotel di Inukashi perché ha da fare con il proprio lavoro o perché si sente particolarmente vulnerabile. In questi giorni, sa che tornerà a casa da un pasto caldo e, talvolta, la voce di Shion mentre legge ai topi. Altre volte – di sicuro non altrettanto spesso – Shion è addormentato, sonnecchia sul divano con il libro ancora aperto, poggiato sul suo grembo. Quando ciò accade, di solito Nezumi lo lascia dormire, ma solo perché si diverte a stuzzicare Shion e a prendere in giro la sua espressione stanca e spaesata quando si sveglia.

A volte, trova Shion intento ad asciugarsi i capelli con un asciugamano dopo un bagno caldo, e non può fare a meno di dargli un colpetto sulla testa o di accarezzargli i capelli, anche se Nezumi sa, ormai che la cosa non lo farà arrossire nemmeno un po'.

Ed ogni giorno, non importa cosa stia facendo o se si sia appena svegliato, Shion alza lo sguardo verso di lui e, con un sorriso, gli dice: bentornato.

È il saluto, Nezumi realizza, che trasforma la stanza in qualcosa di più di un posto in cui tornare, un posto che non significa nulla più che letto e cibo. Realizza anche che saluti, parole, sono soltanto respiro e suono; cose che non significherebbero nulla e non cambierebbero nulla, se lui lo decidesse. E lui decide di ignorarli, perché è tutto quello che può fare. Nezumi non può dire a Shion di chiudere il becco e smetterla di giocare a moglie e marito, perché è stato lui per primo a lasciar cadere il nuovo spazzolino di Shion nella stessa tazza dov'era il suo; è stato lui ad aver riposto i pochi effetti e vestiti di Shion accanto ai propri nel suo – adesso loro – armadio. È stato Nezumi a permettere a Shion di dormire nel suo letto anche dopo che la febbre si era abbassata e lui si era ripreso: giorni, settimane, mesi sono passati di allora, e loro ancora dormono insieme in quel letto.

Teme che qualora dicesse qualcosa, Shion si accorgerebbe (o forse già l'ha fatto) di tutte queste cose inutili che sono arrivati a condividere tra loro; saprà che stanno entrambi giocando allo stesso gioco e glielo farà notare, e Nezumi, che sta già incominciando a dimenticare come fosse la vita senza Shion, non se lo può permettere.

Non riuscirebbe a sopportarlo.

“Bentornarto,” dice anche oggi Shion. È allegro ma in un modo composto, caloroso. È adeguato a lui, al suo carattere.

“Cosa c'è per cena oggi?” anche oggi, Nezumi ignora il saluto. È da più di una settimana che non risponde.

Vuole credere di essere al sicuro e di poter utilizzare questa piccola vittoria per mettere una certa distanza tra di loro, per tornare ad essere la persona che era in un tempo che adesso sembra secoli fa, ma quando Shion abbassa la testa e non risponde, Nezumi sa che c'è qualcosa che non va.

Un pensiero che si rifiuta di articolare in parole scivola lento nella sua mente: forse non ha funzionato, non è stato abbastanza. Ha il vago sapore della vergogna e della paura.

Diviene realtà quando Shion lo guarda di nuovo e ripete: “Bentornato.”

“Shion,” è un avvertimento. Ma il sorriso di Shion non vacilla: questa è la forza che Nezumi rinnega, quasi fosse un imperativo, con risate senza gioia e parole umilianti.

Versa, sereno, zuppa calda in due ciotole e, diversamente da ogni altra sera in cui abbia preparato la cena, non porge a Nezumi la sua porzione: Shion sta aspettando. Non si arrenderà. Questa è la sua forza.

Stanco, Nezumi si lascia cadere sul divano; non riesce a vedersi vincitore.

“Ehi Shion, ho detto—” tenta di nuovo perché è testardo. Perché non riesce ad escogitare nient'altro.

“Ho detto, bentornato, Nezumi.”

C'è così tanto calore in quelle parole. Tanto calore quanta determinazione, inesorabile e fredda come ghiaccio. Nezumi sospira.

“Sono tornato.”

Non è più in grado di comprendere se stesso.

Gli occhi di Shion si illuminano. Ridacchia e gli porge la sua ciotola. È lo stesso piatto di sempre, ma Nezumi pensa che la cena non ha mai avuto un odore tanto buono.

   
 
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